martedì 29 aprile 2014

Un papà: Ho una figlia down, ma non è affatto una tragedia


"Inutile nascondere le difficoltà", dice, "ma posso assicurare che sono ripagato da una grande gioia, dalla soddisfazione di ogni sua piccola conquista e dalla simpatia che suscita". Una lettera pubblicata da Famiglia Cristiana...
 
LA LETTERA - Sono il papà di due bambine di cui una, quella di due anni, con sindrome di Down. Non giudico il comportamento di nessuno, ma voglio prendere le difese di quei bambini Down che, per volontà dei genitori, non sono mai nati. In particolare, mi rivolgo alle coppie che hanno saputo o sapranno che il figlio che nascerà avrà questa sindrome. A loro dico: se motivi religiosi o etici non sono per voi sufficienti a farvi decidere di far nascere il bambino, prima di scegliere di negargli la vita, provate almeno a contattare qualche famiglia con un figlio Down. 


Incontratela: sicuramente molte delle vostre paure e angosce si attenueranno, e non apparirà così impossibile far nascere e crescere un piccolo con questo "problema". E aggiungo: non sottovalutatevi, sono sicuro che troverete in voi e attorno a voi le risorse umane necessarie per vivere questa avventura, che trasformerà in meglio anche voi stessi.


Inutile nascondere le difficoltà che dovrete affrontare, ma vi posso assicurare che sarete ripagati da una grande gioia, dalla soddisfazione di ogni piccola conquista che il piccolo raggiungerà (e voi con lui), dalla simpatia che questi bambini sanno suscitare attorno a loro. Informatevi poi su tutte le possibilità che la normativa offre per sostenere le famiglie con un disabile: certo, non è ancora sufficiente, ma qualcosa esiste (legge 104, indennità di accompagnamento, agevolazioni fiscali, ecc.). Insomma, posso assicurarvi che la nascita di un bambino Down non è assolutamente una tragedia, è semmai l'occasione per tirare fuori il meglio di voi stessi e allargare i confini, a volte troppo "stretti", della nostra società.
Francesco

LA RISPOSTA - Anche toccando un tema così inquietante, cerchiamo di mantenere il pacato equilibrio di cui dà prova Francesco. Evitiamo, quindi, non solo i toni da crociata, ma gli stessi giudizi sulle persone che non la pensano come lui. Non perché siamo indifferenti alle scelte morali (siamo di fronte a un gravissimo "disordine" morale), o perché succubi di quello che oggi viene chiamato "relativismo morale", secondo cui non esistendo princìpi etici oggettivamente validi, si può tollerare tutto. Se ci asteniamo dal giudizio è solo perché non sappiamo in base a quali condizionamenti e a quante e quali informazioni, in simili casi, una persona giunge a questa tragedia.
Gli scenari aperti dalla diagnosi prenatale sono molto complessi. A cominciare dall'esistenza stessa della possibilità di conoscere in anticipo lo stato di salute del nascituro (che dovrebbe permettere di curare, ove possibile e con i mezzi a disposizione, le anomalie o le malformazioni diagnosticate, non certo per rendere più facile la scelta dell'aborto).
Com'è vissuta dalle coppie in attesa di un figlio la diagnosi prenatale? Come una possibilità, appunto, alla quale ci si può sottrarre, o come un obbligo, insieme sanitario e morale? La presenza stessa di protocolli medici che prevedono per le donne maggiormente a rischio di gravidanze con malformazioni di sottoporsi a esami programmati inclina per la seconda interpretazione.
Esiste sempre la possibilità di sottrarsi. Non poche coppie, determinate a non interrompere la vita al proprio figlio, qualunque sia il corredo di integrità e di salute cui l'ha destinato la roulette genetica, rinunciano a sottoporsi a ecografie o altri esami. È una decisione che richiede lucidità e, sempre più, una buona dose di coraggio. Nella nostra società, la nascita di un disabile non è accompagnata da comprensione e solidarietà; una specie di censura morale - nei casi peggiori, anche sgradevoli commenti espliciti - graverà su coloro che hanno deciso di sottrarsi alla diagnosi prenatale e alle decisioni conseguenti; mentre la scelta di abortire un feto malformato è, per lo più, accolta con indulgenza complice.
La posizione della Chiesa al riguardo è molto netta: «Il feto, anche se difettoso, è un essere umano e proprio perché tale ha un diritto inalienabile alla vita». Paolo VI a un incontro di ostetriche e ginecologi ricordava: «Le malformazioni organiche non possono privare nessun essere umano della sua dignità e del suo inalienabile diritto all'esistenza».
Tornando alle scelte da fare, la prima è, dunque, quella di sottoporsi o non sottoporsi ai test prenatali. Non poche coppie ammettono, con candore, che non avrebbero avuto la forza di accettare un figlio Down, se avessero avuto la possibilità di conoscere prima la diagnosi, mentre poi, quando il bambino è nato, l'hanno accolto e cresciuto con gioia.
Il problema dell'informazione si presenta anche dopo la nascita di un bambino che si discosta dai parametri della normalità: è essenziale per i genitori sapere che cosa si potranno aspettare per il futuro, il grado delle disabilità, le possibilità curative ed educative, l'impatto che l'handicap avrà sulla vita della famiglia. Ma al riguardo ci sono vistose carenze di comunicazione.
Il Cepim (un'associazione che riunisce genitori con figli Down, che opera a Torino dal 1979) ha fatto una ricerca per conoscere esperienze e quali informazioni vengono date ai genitori sulla disabilità del figlio. Alcune esperienze sono terrificanti (si trovano nel volume: Nascere bene per crescere meglio). Pensiamo a che cosa possono provare dei genitori - per fare un solo esempio - ai quali viene detto: «Il vostro bambino è Down. Non vi preoccupate, non è drammatico: vi terrà compagnia, come un cagnolino».
È importante che i sanitari diano informazioni corrette. Ancor più decisivo è lo scambio di esperienze di genitori con un figlio Down. Serve a fugare fantasie catastrofiche, a far crescere la competenza dei genitori a essere padri e madri di bambini speciali. Censurare gli aborti fatti per paura di non essere all'altezza di situazioni eccezionali non basta: bisogna fornire un sostegno. A cominciare dalle informazioni corrette. E arricchirsi delle esperienze positive degli altri.

Fonte: Superabile Italia/Famiglia Cristiana

Ripreso sa: http://www.proinfirmis.ch

lunedì 28 aprile 2014

Madre e figlio: tra concepimento e nascita

Il prossimo 10 maggio a Bassano del Grappa un convegno con il contributo di medici e giuristi

di  Debora Maria Marcon 

L'appuntamento è a Bassano del Grappa il 10 maggio 2014 presso l’Aula Magna  dell’Ospedale San Bassiano e rappresenta un’indagine concreta su un tema ragguardevole: Madre e figlio: tra concepimento e nascita.


Il convegno nasce dall’esigenza di condivisione e approfondimento su questioni di innegabile interesse come la sterilità o la diagnosi prenatale con qualificati e competenti contributi di medici e giuristi. Sono stati assegnati dalle commissioni competenti ben 9 crediti ECM per il personale sanitario e 3 crediti formativi per gli avvocati.
Interverranno il prof. Giuseppe Noia, responsabile del servizio di diagnosi prenatale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il prof. Riccardo Marana, professore di fisiopatologia della riproduzione umana presso la stessa università con l’andrologo dott. Giuseppe Grande, il dott. Giuseppe Anzani, già presidente del tribunale di Como, l’On. Carlo Casini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, l’On. Gianluigi Gigli, ordinario di neurologia all’Università di Udine e membro della Commissione Sanità della Camera dei deputati, il dott. Antonio Oriente, direttore del Dipartimento Materno-Infantile della Azienda Sanitaria Provinciale di Messina.
L'iniziativa cade nel trentacinquesimo anno di attività del Centro di Aiuto alla Vita di Bassano del Grappa. Dal 1979 l'associazione, che opera in difesa e a sostegno della maternità, per la gioia grande delle mamme, ha aiutato a nascere 1730 bimbi, destinati a non essere tra noi. I traguardi non si vincono, si costruiscono e, certo, l’impegno e la dedizione dei volontari ha reso possibile tale traguardo.
L’organizzazione dell’evento ha visto lavorare fianco a fianco il personale sanitario, medico e non, dell’ULLS n. 3 di Bassano del Grappa con i volontari del locale Centro di Aiuto alla Vita. Coordinatori scientifici dell’evento sono il dott. Gabriele Falconi, ginecologo presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale San Bassiano, don Saverio Crestanello, responsabile della Pastorale della Salute dell’ULSS n.3, e l’avvocato Gabriele Alessio consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bassano del Grappa. Coordinatore organizzativo il dott. Ezio Santagiuliana, funzionario dell’ULSS n.3.

Fonte: Zenit.org

 

 

domenica 27 aprile 2014

CI ALZEREMO IN PIEDI….




Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata.
Ci alzeremo in piedi ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.
Ci alzeremo in piedi e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata.
Ci alzeremo in piedi quando un bambino viene visto come un peso
o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio.
Ci alzeremo in piedi quando l’istituzione del matrimonio viene abbandonata all’egoismo umano…
e affermeremo l’indissolubilità del vincolo coniugale…
Ci alzeremo in piedi quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche…
e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell’individuo ma anche per quello della società.
Ci alzeremo in piedi quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l’energia
e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia…
Ci alzeremo in piedi quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine
e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

                                                                             Giovanni Paolo II

sabato 26 aprile 2014

A Roma anche Suor Cristina Acquistapace



M

Al convengo del 3 maggio a Roma sarà presente anche Suor Cristina Acquistapace.
Sono nata nel 1972 con la Sindrome di Down; a quel tempo, non vi erano le associazioni che esistono ora: con me, c’erano solo mia madre e mio padre e intorno a noi c’era l’ignoranza umana. Questa, comunque, non ha avutoinfluenze realmente negative. Ho proceduto nella frequenza delle scuole dalla materna alla superiore. Grazie a mamma e papà che non mi hanno segregato in casa o inviato in un istituto ma, al contrario, mi hanno messo in contatto con la gente, in breve tempo mi sono fatta molti amici e mi sono anche innamorata, imparando cose importanti.
Ho potuto andare a trovare mia zia che è suora missionaria in Kenya.
Di fronte a una così grande povertà, mi sono sentita fortunata e felice. E’ stato così bello! Un’esperienza che non vorrei cambiare con nessun riconoscimento, ma è impossibile renderla solo attraverso le parole; voi dovete vedere con i vostri occhi, proprio come ho fatto io. La sindrome di Down, anche se ha costituito talvolta per me un peso, nel mio modo di pensare non ha mai costituito una maledizione bensì una benedizione (grazia); forse è stata una prova per vedere se, nonostante tutto, io possa vivere una vita piena, una vita come tutti gli altri.
Io sono convinta che vi sia stato anche un incentivo per me stessa, nel dimostrare che sono come chiunque altro, una specie di sfida, dopotutto. Non mi sento diversa da nessuno. Mi sono sempre considerata come gli altri in quanto, come tutti, io sogno, spero e desidero, provo dei sentimenti, gioco. In una sola parola, io vivo.
Le persone con Sindrome di Down hanno i medesimi diritti e doveri degli altri: forse non possono fare alcune cose, ma sono in grado di farne altre. Io, per esempio, non mi metto in testa di guidare l’automobile in quanto, per i miei problemi di vista, non sarei in grado di farlo ma persevero nel sostenere di essere idonea a prestare aiuto agli altri in quanto so che sono in grado di farlo.
Le persone danno prova di intelligenza nel momento in cui accettano i loro limiti e investono le loro energie e capacità in quanto sono in grado di fare. Nel mio futuro, vi sono molte aspirazioni; una di queste, è quella di prendere i voti e dedicarmi interamente alla scelta religiosa. Anzitutto, perchè sento di essere stata chiamata e in secondo luogo, perchè c’è troppa povertà nel mondo: povertà spirituale, soprattutto, e la Chiesa ha bisogno di me, delle mie preghiere e della mia dedizione incondizionata.

Suor Cristina Acquistapace

Fonte: La Roccia Splendente

Ripreso da: www.notizieprovita.it

Bassano del Grappa, convegno sul rapporto tra madre e figlio dal concepimento alla nascita

convegno_madre_bambino
Interessante quanto articolato il convegno “Madre e figlio: tra concepimento e nascita”, organizzato per sabato 10 maggio presso l’Aula Magna dell’Ospedale San Bassiano (Bassano del Grappa).
Innumerevoli relatori, professionisti soprattutto del settore sanitario e giuridico, affronteranno temi quali la la diagnosi prenatale, l’obiezione di coscienza e la tutela della famiglia nel sistema integrato di servizi.
Affrontato con particolare attenzione sarà il tema della sterilità di coppia e le risposte della scienza medica per affrontarla.
Tale sarà il grado di approfondimento che la partecipazione all’evento potrà permettere di maturare crediti formativi sia per avvocati che per professionisti medici ed assistenti sociali.
Scarica la locandina ed il depliant del convegno per maggiori informazioni e contatti.
Redazione

Fonte: notizieprovita.it

venerdì 25 aprile 2014

"Aborto aggrava dolore delle donne"


"L’assenza di Cristo è la povertà più grande”, che si riflette nei mali della società – dalla crisi della famiglia, al dilagare della corruzione, al generale degrado morale. È necessario “ravvivare il dono prezioso della fede” con una evangelizzazione nel segno della “gioia” e della riconciliazione con Dio. È quanto ha affermato Papa Francesco nel discorso consegnato oggi ai presuli di Sudafrica, Botswana e Swaziland, ricevuti in visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana.

La buona battaglia della fede. È a questo che in sostanza Papa Francesco, con la sua accurata disamina della situazione sociale, sprona la Chiesa di Sudafrica, Botswana e Swaziland. Come ormai sua consuetudine nelle udienze ad Limina, le prime parole del Papa sono per i santi che hanno fondato la Chiesa nel meridione africano, missionari itineranti che, ricorda, hanno “costruito chiese, scuole e cliniche” per quasi due secoli, il cui “patrimonio risplende ancora oggi” e si riflette anche nell’attuale “fioritura di parrocchie”, nonostante le “grandi distanze tra le comunità, la carenza di risorse materiali e l'accesso limitato ai Sacramenti”.

Ma la battaglia della fede nei tre Stati di provenienza dei presuli è senza quartiere, in molti campi. Papa Francesco ricorda il servizio quotidiano della Chiesa “ai figli e alle figlie di Dio più vulnerabili: vedove, madri sole, divorziati, bambini a rischio”, in particolare “ai diversi milioni di orfani” causati dall'Aids. Ormai, nota il Papa, aiuti dai Paesi una volta missionari arrivano sempre meno e dunque le Chiese locali sono costrette “sempre più” a contare sulle proprie forze. Forze impegnate in tante direzioni, che equivalgono ad altrettante “gravi sfide pastorali”.

Papa Francesco le elenca minuziosamente. “Le famiglie cattoliche – osserva – hanno meno figli e ciò si ripercuote sul numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Alcuni cattolici si allontanano dalla Chiesa verso altri gruppi che sembrano promettere qualcosa di meglio. L'aborto aggrava il dolore di molte donne che ora portano con sé profonde ferite fisiche e spirituali dopo aver ceduto alle pressioni di una cultura secolare che svaluta il dono di Dio della sessualità e il diritto alla vita del nascituro”.

Crescono, prosegue, separazioni e divorzi – con ricadute sulla stabilità dei figli – e aumenta pure – “e possiamo solo deplorarlo”, afferma, un “incremento della violenza contro donne e bambini”. Una somma di problemi che mina “la vita della società nel suo complesso”. All’analisi, Papa Francesco fa seguire dei percorsi d’azione, apprezzando nel contempo i piani pastorali già messi in atto dai presuli di Sudafrica, Botswana e Swaziland. A essere nutrito deve essere anzitutto lo spirito poiché, ribadisce, “l'assenza di Cristo è per tutti la più grande povertà”.

Abbiamo bisogno di “trovare – incita – modi nuovi e creativi per aiutare le persone a incontrare Cristo attraverso una comprensione più profonda della fede”. Nello specifico, oltre alla promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose, Papa Francesco mostra come sempre grande attenzione al mondo laicale. Chiede che “bambini e adulti siano avvicinati alla vita di preghiera e a una fruttuosa recezione dei Sacramenti”, specie quello della Riconciliazione. Quindi, altro punto cardine, che “la santità e l'indissolubilità del matrimonio cristiano, spesso disintegrato sotto la terribile pressione da parte del mondo laico", siano "approfondite da una dottrina chiara e sostenute dalla testimonianza di sposi impegnati. Il matrimonio cristiano – ripete Papa Francesco – è un patto permanente di amore tra un uomo e una donna”, che “comporta sacrifici reali per allontanarsi dalle idee illusorie della libertà sessuale e al fine di promuovere la fedeltà coniugale”.

E qui, il Papa cita i programmi pastorali di preparazione al matrimonio basati sugli insegnamenti specifici di Giovanni Paolo II, che, riconosce, “si stanno rivelando strumenti promettenti e anzi indispensabili per comunicare la verità liberatrice sul matrimonio cristiano e stanno ispirando ai giovani una nuova speranza per sé e per il loro futuro come mariti e mogli, padri e madri”. Le ultime considerazioni sono per quel certo “degrado della morale cristiana”, denunciato dai presuli, “tra cui – stigmatizza Papa Francesco – una crescente tentazione di colludere con la disonestà”. La corruzione, ribadisce, è un “rubare ai poveri” che “danneggia l'intera comunità” e “distrugge” la fiducia.

Alla comunità cristiana il compito di testimoniare le “virtù dell’onestà e dell’integrità” e con “questo imperativo morale in mente”, conclude Papa Francesco, sarà necessario accostarsi anche ai rifugiati e ai migranti. “Possano questi uomini e donne essere sempre accolti dalle nostre comunità cattoliche, trovando in esse cuore aperto e case in cui poter iniziare una nuova vita”.



Alessandro De Carolis, Radio Vaticana 
 
Fonte. avvenire.it
 

È il tempo dei testimoni. Il convegno per la Vita

di Renzo Puccetti

Anche quest’anno, come ogni anno, la Marcia per la Vita sarà preceduta dal convegno di un’intera giornata che si terrà al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, sede dell’unica facoltà di bioetica esistente in tutto il mondo, dove cioè da tutto il mondo si viene per studiare la bioetica ed apprendere la bioetica personalista fondata sulla dignità ontologica dell’essere umano, quella bioetica di cui il cardinale Elio Sgreccia è stato uno dei massimi esponenti.
La data del convegno di quest’anno è sabato 3 maggio e come nelle edizioni precedenti anche in questa occasione ho avuto il piacere di svolgere un ruolo nell’organizzazione. La giornata si articolerà in una sessione medica ed una giuridica la mattina a cui nel pomeriggio seguirà la sessione per i giovani e la conferenza plenaria.
Come nelle precedenti edizioni anche quest’anno al Regina Apostolorum avremo l’arricchimento di esperienze straniere; nel 2012 ascoltammo Irene Van Der Wende e la sua storia di conversione totale alla causa pro-life dopo l’aborto conseguito ad una violenza sessuale, l’anno scorso fu la volta di Jeanne Monahan, presidente della March for Life di Washington, e Lila Rose di Live Action, quest’anno avremo il dottor Xavier Dor, condannato dalla laicité giustizialista francese per il reato di “intralcio all’aborto” avendo donato un paio di scarpine da neonato a una mamma che voleva abortire. Ci sarà poi il professor Miguel Ayuso, presidente della Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici. Citare alcuni nomi del convegno pre-marcia del Regina Apostolorum non solo costringerebbe ad ometterne ingiustamente molti, ma rischierebbe di assimilare un importante evento scientifico ad una passerella canora. Per questo nel presentare i relatori mi limito a rimandare al programma. Molto più importante è invece presentare i contenuti.
Nella sessione medica sarà esaminata una questione di estrema attualità quale l’abortività che si cela dietro l’impiego di molti strumenti dispensati come contraccettivi, analizzando gli aspetti scientifici dei vari presidi e le implicazioni etiche del loro uso nelle varie circostanze. Seguendo il metodo triangolare ideato dal cardinale Sgreccia, il ragionamento bioetico non può non partire dal dato scientifico che deve essere presentato con gli strumenti della scienza nel modo più rigoroso possibile; Deus mendacio non eget (Dio non ha bisogno della menzogna). Ricordo ancora un magnifico congresso al Regina Apostolorum organizzato dal consorzio STOQ (Scienza Tecnologia e Questione Ontologica) formato dal Pontificio Consiglio per la Cultura e ben tre atenei pontifici.
Uno dei relatori fu Scott Gilbert, autore di uno dei testi più studiati al mondo di embriologia, sostenitore di una filosofia funzionalista negatrice dello statuto personale del concepito; fu anche grazie alle sue posizioni religiose e filosofiche, agli antipodi rispetto alla prospettiva cattolica, che il suo intervento fu di una potenza persuasiva straordinaria nel mostrare come le evidenze scientifiche attestino che l’embrione sin dal momento della fecondazione è un essere umano ed è più dei suoi geni. Mi lasciò le diapositive che proiettò in quell’occasione, alcune di esse fanno parte del bagaglio di strumenti didattici che uso per spiegare l’umanità del concepito. Come in quel caso anche per il convegno che precede la marcia è stata la competenza nei rispettivi ambiti il criterio seguito.
Nella sessione giuridica ampio spazio sarà dedicato alle due questioni che per urgenza richiedono massimo impegno: l’obiezione di coscienza, messa oggi dal relativismo etico sul banco degli imputati, come ha ricordato il cardinale Bagnasco, e il diritto alla libertà di espressione e di educazione dei propri figli. Si devono infatti studiare le strategie e le azioni del nemico per poterlo contrastare con qualcosa che vada oltre la semplice opposizione ideale. La tavola rotonda per i giovani sarà dedicata alla vita nascente, all'affettività autentica e all’attacco forsennato al dato naturale che vede, per lo sviluppo integrale dell’essere umano, la necessaria presenza di quella prosecuzione dell’utero materno che è la famiglia: un uomo, una donna che si promettono amore esclusivo e fecondo per tutta la vita. La sessione plenaria del pomeriggio sarà ampiamente dedicata al racconto delle esperienze di persone che nella difesa della vita, in vari ambiti, si sono spese con tutte le loro forze. Se, come diceva l’ormai prossimo San Giovanni Paolo II, ripreso da Benedetto XVI e ora da Papa Francesco, oggi è il tempo dei testimoni, nel pomeriggio ascolteremo intense testimonianze pro-life che ci faranno battere il cuore ed udire una voce interiore: “se loro sì, perché io no?”.


Fonte: http://www.lanuovabq.it

martedì 22 aprile 2014

Convegno Nazionale per la Vita: "Dai una chance ad ogni vita"



CONVEGNO NAZIONALE PER LA VITA
Roma, 3 Maggio 2014
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
Dai una chance ad ogni vita

Mattina
Sessione medica (9.30-12)

Relatori: Bruno Mozzanega (medico, MpV), Antonio Maria Oriente (medico, AIGOC), Maria Luisa Di Pietro (medico bioeticista, Università Cattolica del Sacro Cuore), Gonzalo Miranda (bioeticista,Upra), Nicola Natale (medico, Scienza &Vita Milano), Renzo Puccetti (medico, Scienza & Vita Pisa), Giuseppe Spimpolo (docente Istituto per la regolazione alla Sessualità e alla Fertilità).

Sessione giuridica (9.30-12):

Relatori: Miguel Ayuso (Pontificia Università Comillas di Madrid, presidente Unione Internazionale Giuristi Cattolici), Gianfranco Amato (Giuristi per la vita), Luca Galantini (Uer), Alberto Gambino (Uer), Alfredo Mantovano (magistrato), Francesca Romana Poleggi (Notizie Pro Vita), Livio Podrecca (Unione Giuristi Cattolici).

Pomeriggio
Tavola rotonda per giovani (ore 15-17.30)

Ospiti: Elena Albani (Nuovi Orizzonti), Padre Ernesto Caparros (IVE), Massimo Gandolfini (neuroscienziato, vice presidente Scienza & Vita nazionale), Roberto Marchesini (psicoterapeuta), Assuntina Morresi (Comitato Di Mamme ce n’è una sola).

Sessione plenaria (ore 15-18.30)

Relatori: Cristina Acquistapace, Luigi Amicone (settimanale Tempi), padre Maurizio Botta, Riccardo Cascioli (La Nuova Bussola), Benedetta Frigerio (giornalista), Flora Gualdani (Casa Betlemme di Arezzo), Luca Volontè (Fondazione Novae Terrae), Xavier Dor e altri…

Tutti i lavori sono aperti al pubblico
Per info: perlavita2014@gmail.com

Clicca qui per la locandina dell’evento

giovedì 17 aprile 2014

L'aborto è un progresso?





Intervento del Prof. Francesco Agnoli

fonte: cafeteologico.it

La carezza del Papa al mondo della sofferenza

Ecco chi sono i dodici disabili a cui il Santo Padre dedicherà il gesto della lavanda dei piedi in occasione della Messa in Coena Domini al Centro "Santa Maria alla Provvidenza"

La carezza del Papa ai sofferenti. I dodici assistiti della Fondazione Don Gnocchi a cui il Santo Padre dedicherà il gesto della lavanda dei piedi, in occasione della Messa in coena domini di domani, giovedì Santo, al Centro “Santa Maria alla Provvidenza” di Roma sono il simbolo - ciascuno nel proprio calvario di lacrime e dolore e nel proprio bisogno di prossimità e speranza - delle vecchie e nuove forme di fragilità nelle quali la comunità cristiana è chiamata a riconoscere Cristo sofferente e a dedicare attenzione, solidarietà e carità.

I dodici pazienti a cui papa Francesco laverà i piedi sono affetti da disabilità - per alcuni cronica e per altri temporanea - con la quale fanno i conti dalla nascita o da quand’erano giovanissimi. Di età compresa dai 16 agli 86 anni (nove italiani e tre stranieri, di cui uno di fede musulmana), sono affetti da patologie invalidanti di carattere ortopedico, neurologico e oncologico.
Il più giovane si chiama Osvaldinho ed è originario di Capo Verde, pur risiedendo a Roma. Nell’agosto dello scorso anno, un banale tuffo in mare ha straziato la sua adolescenza. L’acqua troppo bassa e l’impatto violento gli hanno causato un trauma vertebro-midollare costringendolo su una sedia a rotelle.
C’è poi una donna romana, Orietta, di 51 anni, colpita a due anni dal vaiolo che gli ha provocato un’encefalite. A 3 anni, invece, Samuele, oggi sessantaseienne, è stato colpito dalla poliomelite, malattia che a quei tempi falcidiava i bambini e a cui don Gnocchi si era dedicato una volta terminata l’esigenza dei mutilatini.
A un giovane di 19 anni, di nome Marco, proveniente da Sabaudia (Lt), è stata riscontrata nell’ottobre scorso una neoplasia celebrale. Arriva dalla provincia di Latina (dal paese di Maenza) anche Angelica, 86 anni, che nel 1988 ha subito il primo intervento per protesi all’anca sinistra, inizio di un calvario che ha avuto il più recente capitolo nell’agosto scorso: caduta con fratture scomposte dell’anca già operata e di varie costole.
E poi, ancora. Daria, 39 anni, è affetta da tetraparesi spastica neonatale; Pietro, 86 anni, affetto da deficit dell’equilibrio e della deambulazione e ipotonotrofia muscolare; Gianluca, 36 anni, che da quando ne aveva 14 ha subito vari interventi per meningiomi; Stefano, 49 anni, affetto da oligofrenia grave e spasticità in esiti di cerebropatia neonatale; Hamed, 75 anni, libico di religione musulmana, che ha subito gravi danni neurologici a seguito di un incidente stradale; Giordana, 27 anni, etiope, affetta da tetraparesi spastica, scrive poesie e cura con altri disabili il Centro per l’emittente web “Radio Don Gnocchi”. Infine Walter, 59 anni, affetto da sindrome di down.

Fonte: zenit.org

 

martedì 15 aprile 2014

Giovedi santo il Papa laverà i piedi a 12 disabili

Per il rito della lavanda dei piedi abbiamo scelto dodici disabili di diversa età, etnia e di diversa appartenenza religiosa, con handicap di diversa gravità. È infatti un gesto davvero universale di un Dio che si fa uomo e serve tutta l'umanità ed è segno della misericordia evangelica che vuole abbracciare con il gesto del Papa tutto il mondo della sofferenza". Lo ha detto alla Radio Vaticana monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi, a proposito della messa "in coena Domini" che papa Francesco celebrerà il Giovedì Santo nella chiesa del centro romano "Santa Maria della Provvidenza" tra i disabili e gli operatori dell'Opera del "papà dei mutilatini", caratterizzata dal gesto della lavanda a dodici ospiti disabili.

"È un gesto che il Papa compie sempre nel solco di quella convincente Chiesa che vuole inforcare il grembiule del servizio a favore degli ultimi che - evangelicamente - sono poi i primi. Questo regalo è certamente una tenera carezza che Francesco fa al mondo della sofferenza, all'universo abitato dai più fragili e dai più vulnerabili", sottolinea Bazzari.  "Un gesto - aggiunge - che certamente vuole seminare speranza e diventa anche un modello poi da imitare perché si pone in continuità non solo con i gesti del nostro fondatore ma anche con tutta l'azione della Fondazione nei suoi oltre sessant'anni di vita".

Su come è nata la decisione del Papa, il presidente della Fondazione Don Gnocchi spiega che "la cosa è stata semplice: ho inviato una lettera al Papa e poi l'ho incontrato, per un paio di minuti, in piazza San Pietro e gli ho rinnovato l'invito. Mi rispose : 'Perché no? Pensiamoci sù. Poi quando ci è arrivata la notizia della sua decisione - racconta - ha suscitato in tutti noi grande ammirazione e una gioiosa e trepidante attesa. Lo consideriamo un gesto di grande apprezzamento per tutto il mondo della disabilità".

Giovedì Francesco incontrerà tutti gli operatori dei due centri di Roma, "Santa Maria della pace" e "Santa Maria della Provvidenza", ai quali si aggiungono anche delegazioni di tutti i 27 centri Don Gnocchi dislocati in Italia.

Per la messa papa Francesco userà un nuovo pastorale in legno rivestito da una lamina d'argento che gli è stato donato da alcuni artigiani romani che collaborano con il Vaticano.

La messa "in coena domini" dell'anno scorso era stata celebrata dal Papa nella cappella dell'Istituto penale per minori di Casal del Marmo a Roma.

Fonte: avvenire.it

 

sabato 12 aprile 2014

Gian Luigi Gigli: Interpellanza su potenziali effetti abortivi delle pillole del giorno dopo

11 aprile 2014 - Camera dei Deputati



"L'identità di genere" spinta a forza nel diritto internazionale

Due avvocati di diritto internazionale prendono posizione e denunciano una strategia in atto a livello globale per instaurare una cultura di "gender" e pro-aborto.


C'è una tendenza crescente a introdurre nel diritto internazionale un linguaggio che comprende definizioni come “orientamento sessuale” e “identità di genere” - così come il diritto all'aborto. E' quanto evidenziano alcuni avvocati che lavorano a favore dei diritti umani alle Nazioni Unite e in altre organizzazioni globali che denunciano la strategia messa in atto da più parti negli ultimi anni per orientare la cultura e la società verso un pensiero liberale, attraverso il diritto internazionale e il linguaggio. 
"Orientamento sessuale", un termine usato a seconda di come fa comodo
Un “nuovo tema che constatiamo nel diritto internazionale è quello che definiamo movimento SOGI, o Sexual Orientation Gender Identity movement”, ha dichiarato l'avvocato britannico Paul Coleman alla CAtholic News Agency lo scorso 23 marzo. “È nell'aria nell'ultimo decennio e cerca di promuovere le definizioni 'orientamento sessuale' e 'identità di genere' a livello internazionale, cercando di fornire protezione, di cambiare il diritto internazionale per includere quei termini e di avere una serie di effetti a catena in una serie di settori diversi”.
Coleman, esperto in controversie internazionali con un'attenzione particolare al diritto europeo, esercita la difesa legale in istituzioni internazionali di governance come le Nazioni Unite, la Corte Europea dei Diritti Umani e l'Unione Europea. “Le definizioni 'orientamento sessuale' e 'identità di genere' non sono particolarmente ben comprese”, ha spiegato l'avvocato, che è consulente legale presso l'ufficio di Vienna dell'organizzazione internazionale Alliance Defending Freedom.
“È parte della questione con questo tipo di terminologia – così fluida, mutevole –, può significare qualsiasi cosa la gente vuole che significhi”. Come risultato, il linguaggio diventa una sorta di strumento per incorporare nel diritto certe convinzioni. “In effetti, 'orientamento sessuale' è un 'codice', per così dire, per omosessualità e comportamento omosessuale, e 'identità di genere' è un 'codice' per transessualità o per quelle persone che sentono di non essere maschio o femmina, ma qualcosa di diverso, qualcosa a metà, o niente del tutto”, ha osservato Coleman.
All'ONU i "salute" e "diritti riproduttivi" usati per promuovere l'aborto 
Oltre al movimento SOGI, l'avvocato ha notato un “tentativo di creare un diritto all'aborto” nell'ambito del diritto internazionale, già presente agli inizi degli anni Novanta e che continua a crescere fortemente ogni anno. “È una delle tendenze principali a cui assistiamo in questo momento. Ci sono molti documenti in discussione alle Nazioni Unite in cui le definizioni 'salute e diritti riproduttivi' e 'salute e diritti riproduttivi sessuali' appaiono costantemente”. “Non importa quale sia la questione al centro della discussione, troveranno sempre un modo per includere questi argomenti”.
Neydy Casillas, avvocato ed ex docente di Diritto messicano che lavora presso l'Organizzazione degli Stati Americani e dell'America Latina, ha lamentato la forte concentrazione internazionale sulle questioni relative alla sessualità piuttosto che sui problemi che attanagliano le persone. “Purtroppo in queste organizzazioni, dove bisognerebbe parlare dei problemi nel mondo, come la povertà, la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria in generale, la mancanza di istruzione eccetera – problemi che influiranno sullo sviluppo delle Nazioni –, la discussione si è concentrata solo sulla questione relativa a ciò che è la vita, per cercare di legalizzare l'aborto in ogni circostanza”.
“Si lavora sodo anche sull'agenda omosessuale”, ha aggiunto l'avvocato, che lavora anche per Alliance Defending Freedom, “come se fossero questi i problemi del mondo, ignorandone completamente altri che esistono e influiscono su tutti e aiutano davvero lo sviluppo”.
Coleman ha citato tre gruppi diversi alle Nazioni Unite che promuovono il linguaggio e gli obiettivi dell'“orientamento sessuale” e dell'“identità di genere”. I “conducenti primari” sono le “organizzazioni di attivisti”, seguiti dai “Paesi liberali, soprattutto occidentali”, e poi dalle “istituzioni stesse all'interno dell'ONU: gente che lavora per la stessa ONU”. Quando le posizioni dei tre gruppi sono allineate, ha avvertito Coleman, i risultati sono notevoli.
“È per questo che definizioni come 'identità di genere' erano del tutto sconosciute fino a dieci anni fa mentre ora vengono spinte su più livelli anche se non c'è un unico trattato dell'ONU che menzioni le definizioni 'orientamento sessuale' o 'identità di genere'”, ha spiegato. Quanti sostengono il movimento SOGI lavorano “giorno e notte” per “convincere i delegati o i rappresentanti dei Paesi che partecipano a queste organizzazioni che è ciò che la gente vuole”, ha detto Casillas.
Il risultato è che molti Paesi “cambiano il proprio diritto”.
Coleman ha notato che un processo di questo tipo è spesso molto complesso, dato che coinvolge la reinterpretazione dei trattati internazionali. “Dove, ad esempio, i trattati internazionali dicono che la gente ha il diritto alla salute, viene interpretato come se si dicesse 'Bene, la salute include la salute riproduttiva, la salute riproduttiva include l'aborto – quindi c'è un diritto all'aborto'”.
“O ad esempio”, ha continuato, “quando un trattato afferma che chiunque ha il diritto di sposarsi: i trattati dicono realmente che gli uomini e le donne in età matrimoniale hanno il diritto di sposarsi, e questo viene reinterpretato come se si dicesse 'Bene, anche se si dice 'uomini e donne' dovremmo interpretare questa disposizione in base alle circostanze moderne, per cui dovrebbe essere 'uomini e uomini' e 'donne e donne'”.
I trattati, ha dichiarato Coleman, vengono non solo reinterpretati, ma a volte completamente ignorati. “Anziché questi trattati firmati dalle Nazioni, approvati al massimo livello, troviamo che moltissimi altri documenti sono elaborati e approvati con uno scarsissimo esame, con un minimo input dall'esterno – e sicuramente non dai cittadini dei vari Paesi”.
Molti di questi documenti “non sono strettamente vincolanti”, ma “hanno l'aria di essere ufficiali e vengono usati come uno strumento, in un certo senso, per costringere le Nazioni a cambiare le proprie leggi”, ha commentato Coleman. Anche se le Nazioni si possono rifiutare, molte “vogliono far vedere che tengono il passo con i loro 'doveri sui diritti umani' – non vogliono essere costantemente molestate dalle Nazioni Unite o dall'Unione Europea”.
Una notevole influenza nei Paesi occidentali
I primi "bersagli" sono i Paesi occidentali, ma questa nuova cultura viene usata anche per far leva sul resto del mondo. Ne è un esempio un caso recente che riguarda il Regno Unito. L'avvocato britannico ha affermato infatti che “il Regno Unito ha detto che bloccherà gli aiuti ai Paesi del terzo mondo se questi non cambieranno le proprie leggi sull'omosessualità”. “In America vediamo il Presidente Obama dire che è una priorità della politica estera promuovere l'omosessualità nel mondo. Si tratta di Paesi potenti con notevoli budget di aiuti internazionali, e stanno aiutando a promuovere la questione in tutto il mondo”.
“Se alle Nazioni viene detto costantemente: 'Dovete cambiare le vostre leggi sull'aborto. Dovete cambiare le vostre leggi sull'omosessualità', quella pressione può portare a cambiamenti a livello interno”.
Queste idee hanno inoltre un significato molto pratico, o meglio un “effetto a catena”, ha detto Coleman, citando la recente decisione di Facebook di includere 50 diverse opzioni di genere per i profili anziché maschio o femmina o una cosa come i giochi olimpici invernali. “Sono definiti come competizioni maschili e competizioni femminili. Che fare se c'è qualcuno che vuole partecipare alle competizioni femminili e non è una donna?”.
“A un livello più profondo, a un altro livello, può avere un grande impatto sulla libertà religiosa”, ha aggiunto, citando un caso in Gran Bretagna in cui è stata fatta causa a una diocesi per 50.000 sterline perché il vescovo non ha voluto assumere un uomo omosessuale per un incarico come ministro giovanile.
La gente che crede che l'umanità si divida in uomini e donne, e che vuole agire in base a queste convinzioni, affronterà “un conflitto nella legge”, ha dichiarato Coleman. “Assisteremo a più casi di libertà religiosa in cui la gente viene citata in giudizio, venendo minacciata legalmente perché si aggrappa alla convinzione che esistano solo maschio e femmina”.

(CNA/red.)

Fonte: http://www.gdp.ch

venerdì 11 aprile 2014

Vivere un lampo di vita - 'Il Perinatal Hospice'



Vivere un lampo di vita - 'Il Perinatal Hospice'

Sabato 12 aprile, presso l'Aula Magna della Padiglione 13 - Pediatria, dalle ore 9.00 alle ore 16.00 si svolgerà il Workshop "Vivere un lampo di vita - 'Il Perinatal Hospice' - un apprioccio multidisciplinare", con la partecipazione della Dott.ssa Parravicini, neonatologa ed Assistant Professor presso la Columbia University di New York.
Il workshop si propone di promuovere e diffondere nel nostro paese le buone pratiche della comfort care perinatale ed è rivolto a tutti i professionisti che si confrontano con queste problematiche: medici ginecologi e neonatologi, ostetrici, infermieri, psicologi.
L’assistenza al neonato critico si basa principalmente sulla rianimazione e sulle cure intensive neonatali. Tuttavia, non sono rari i casi in cui ci si trova ad assistere neonati con condizioni incompatibili con la vita. Per affrontare queste situazioni con competenza ed etica professionale, la Dott.ssa Parravicini ha ideato e fondato un Perinatal Hospice, cioè una struttura e un processo gestito da un team multidisciplinare, consapevole e convinto che, là dove non è possibile curare per guarire, nondimeno è doveroso salvaguardare la qualità della vita, per breve che sia.
L’iscrizione è gratuita, obbligatoria e riservata ai primi 150 che invieranno  la scheda allegata via fax o via e-mail alla Segreteria Organizzativa.

I crediti formativi sono stati richiesti per Medici Chirurghi Specialisti in Neonatologia e Ginecologia, e per Ostetrici, Infermieri e Psicologi.
Segreteria Scientifica
Prof. Giacomo Faldella, Dott.ssa Chiara Locatelli
UO Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
Segreteria Organizzativa
Nomeda Eventi
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Tel. 051 5876729
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Pillole del giorno dopo: interpellanza urgente al Ministero della Salute


di Anna Fusina


Nella seduta n. 207 dell'8 aprile scorso, gli On. Gian Luigi Gigli e Lorenzo Dellai hanno presentato un'interpellanza urgente al Ministero della Salute riguardo alla revisione da parte dell'AIFA della scheda del Norlevo (pillola del giorno dopo), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio scorso. Quest'ultima elimina ogni riferimento a possibili effetti antinidatori dell'embrione in utero che potrebbero verificarsi a causa dell'assunzione di detta pillola.
I deputati Gigli e Dellai rilevano come sia stata cancellata la vecchia dicitura che riportava che «il farmaco potrebbe anche prevenire l'impianto», sostituendola con «inibisce o ritarda l'ovulazione» e come dunque la pillola in questione sia stata classificata tout-court come farmaco antiovulatorio.
Evidenziano pure che “malgrado le forti pressioni in favore di tale riconoscimento, numerose sono le evidenze scientifiche sui meccanismi antinidatori delle pillole del/i giorno/i dopo."
Gli onorevoli interpellanti sottolineano che il riconoscimento dell'effetto abortivo di un preparato farmaceutico dovrebbe attuarsi sulla base delle evidenze scientifiche. Esso non ha nulla a che fare, affermano, con le discussioni filosofiche, bioetiche, ideologiche o religiose circa il valore da riconoscere alla vita umana ai primi stadi del suo sviluppo, né tocca tantomeno la questione dell'annidamento dell'embrione in utero ed inoltre non dipende dal dibattito dall'interpretazione delle leggi effettuata dalla giurisprudenza.
Aggiungono che il patrimonio genetico dell'embrione “è già interamente presente dopo il concepimento e tale rimarrà fino alla morte e che la legge n. 40 del 2004 ha stabilito che il consenso della coppia richiedente la fecondazione in vitro non può essere revocato dopo l'avvenuta fecondazione, perché, appunto, con la fecondazione nasce una nuova vita umana; ha riconosciuto questa nuova vita «soggetto di diritto»; ha esplicitamente vietato la soppressione dell'embrione (oltre al suo congelamento), sanzionando penalmente tale condotta.”
Rilevano inoltre che la Corte europea di giustizia ha sentenziato, nella controversia Greenpeace vs. Bruestle, che il nuovo essere umano inizia dai concepimento, cioè dalla penetrazione del gamete maschile nell'ovulo femminile.
Gli interpellanti Gigli e Dellai chiedono pertanto al Ministero della Salute:
“- se ritenga opportuno che le cosiddette pillole del/dei giorno/i dopo possano essere definitesemplicemente sostanze ad azione contraccettiva o se piuttosto non debba esserne riconosciuto esegnalato al consumatore anche l'effetto (almeno potenziale) di tipo abortivo attraverso l'ostacoloall'annidamento, quando l'azione farmacologica si produca dopo l'avvenuto concepimento;
- sulla base di quali nuove evidenze scientifiche l'EMA abbia provveduto a modificare il fogliettoillustrativo di Norlevo e da chi sia stata avanzata la richiesta di modifica;
- se la passiva accettazione da parte dell'Agenzia italiana del farmaco della modifica propostadall'EMA sia rispettosa delle prerogative nazionali garantite dalla direttiva europea 83/2001, checonsente di non registrare farmaci abortivi in contrasto con le leggi italiane, e se tale decisione nonsia altresì in contrasto con la direttiva 2005/29/CE, relativa alle pratiche commerciali sleali tra
imprese e consumatori nel mercato interno.”




giovedì 10 aprile 2014

Fecondazione eterologa, Vescovi: quelli che nascono così sono figli di un solo genitore

di Carla Massi

«Mettiamo che un giorno, il figlio nato con la fecondazione eterologa, scopre di avere una malattia genetica. E servono riscontri nei genitori o nei fratelli. Quanti sanno che, anche in un caso come questo, non è possibile risalire al donatore?». Angelo Vescovi, biologo e farmacologo, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca e ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, è certo che la decisione della Consulta potrà generare situazioni eticamente e scientificamente assai complesse.

A parte il caso della malattia lei crede che un figlio vorrà prima o poi sapere qual è il suo genitore-donatore?
«In Gran Bretagna non si contano le cause. Uomini e donne anche adulti si stanno battendo per avere il nome di chi li ha generati, la scienza cozza con i sentimenti più profondi».

Si è detto che il no all’eterologa negava, di fatto, la gioia ad una coppia che voleva avere un figlio o più figli?
«Credo che molti non si rendano conto che cosa voglia dire tirare su un bambino che, di fatto, è figlio di uno solo. L’altro genitore è un estraneo. Un intruso, in qualche modo».

Ma ha permesso di realizzare il desiderio?
«Il desiderio è avere un figlio con chi si ama non un figlio ad ogni costo con chiunque. Allora è meglio adottare e offrire un vita migliore a chi sta messo male».

E’ come se dicesse che l’eterologa è una scelta molto egoistica, o no?
«Quella vita non è figlia di una coppia che ha deciso di generare insieme. L’eterologa, di fatto, sterilizza l’atto che uno dei due, seppur in laboratorio, ha avuto con un altro».

Una sorta di tradimento?
«Non voglio arrivare a bollare la scelta con una parola ma certamente è un’autoassoluzione».

In che senso?
«Se l’uomo o la donna non sterile decide di avere un rapporto con un’altra persona è possibile che il bambino arrivi. Ma in quel caso si tratta di un atto vero. Così, invece, la tecnica permette una sorta di rapporto surrogato».

Lei, dunque, non accetterebbe la fecondazione eterologa?
«Io no, mai. Piuttosto adotterei, come ho detto».

Pensa che anche l’adulto che non si è sottoposto alla tecnica possa con il tempo avere dei ripensamenti?
«Sì penso ad una specie di fenomeno di rigetto, quel figlio nasce dall’unione di un terzo. Non è certo che tutto si superi con il tempo».

Ma l’amore della coppia non basta ad appianare i problemi che lei solleva?
«La tecnologia non può governare l’impatto emotivo che può uscire fuori quando uno meno se lo aspetta. Quel figlio è solo di uno dei due, va ricordato».
Fonte: http://m.ilmessaggero.it

mercoledì 9 aprile 2014

SCIENZA & VITA: CADUTO IL DIVIETO ALL’ETEROLOGA AVANZA LA BABELE PROCREATIVA

Comunicato n° 136 del 09 Aprile 2014 

“Con la sentenza della Corte costituzionale, che travalica la funzione politica del Parlamento su temi complessi che riguardano la società civile e i propri modelli di riferimento culturali, prosegue lo smantellamento progressivo a mezzo giudiziario della legge 40. Una normativa forse da rivedere dopo dieci anni, ma che ha avuto il merito di porre un quadro di riferimento scientifico ed etico in tema di procreazione assistita”, commentano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, Presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita.

“In tal modo si apre un inesorabile vuoto normativo che prelude al ritorno a quel far west procreatico che in questi ultimi dieci anni era stato possibile contenere. Con la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa viene legittimata ogni pratica di riproduzione umana, con il solo pretesto che tutti, comunque, hanno diritto a veder garantiti i propri desideri. La cultura giuridica si rimette in tal senso al dominio della tecnoscienza, legittimandone lo strapotere. Questa sentenza apre inoltre lo scandalo del mercato dei gameti: nessuno garantisce che non avverrà - come già ora all’estero - con lo sfruttamento di chi si trova in difficoltà economiche”.

“Una sentenza nel solco di quella pronunciata ieri in materia di utero in affitto e che, anche in questo caso, rimette in questione i capisaldi della civiltà occidentale al cui interno l’esperienza della trasmissione della vita viene segnata dall’accoglimento del dono senza la pretesa di determinarlo in modo spersonalizzante. In questo modo invece non vi è riguardo per i diritti dei bambini, chiamati al mondo a tutti i costi in virtù di un non identificato ‘diritto alla genitorialità’ ”.
 
Fonte: scienzaevita.orgciazione Scienza&Vita



Ricorso per la delibera Aifa - Pillola del giorno dopo, cinque associazioni al Tar: "È anche abortiva"

di FRANCESCO OGNIBENE

Cinque associazioni cattoliche contro la pillola del giorno dopo.L’Associazione giuristi per la vita, l’Unione cattolica farmacisti italiani, il Forum delle associazioni familiari, l’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici e l’Associazione Pro Vita hanno depositato ieri un ricorso al Tar del Lazio contro la determinazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) del 17 dicembre 2013, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 febbraio, nella quale veniva accolta la richiesta avanzata dalla casa farmaceutica produttrice di modificare il "bugiardino" del Norlevo – nome commerciale del farmaco meglio noto come "pillola del giorno dopo" – omettendo la citazione della sua potenziale abortività per limitarsi a citare gli effetti di inibizione o di ritardo dell’ovulazione.
Un simile intervento dell’organismo pubblico di farmacovigilanza, dipendente dal Ministero della Salute, ha l’effetto di evitare la catalogazione del Norlevo tra i farmaci abortivi, dunque soggetti alla disciplina della legge 194 (incluso il diritto all’obiezione di coscienza), spostandolo nella categoria degli anticoncezionali.
La strategia dei fautori della cosiddetta "contraccezione d’emergenza" è chiara: giungere a una regolamentazione analoga a quella vigente in Francia (l’azienda che produce il farmaco è la francese Laboratoire Hra Pharma) dove – come si legge sul sito della casa farmaceutica – Norlevo è «il primo prodotto contraccettivo ormonale disponibile senza obbligo di prescrizione e il primo prodotto disponibile gratuitamente sotto i 18 anni». Un farmaco da banco, come chiede una storica campagna dei radicali.
Ad avanzare fondate obiezioni scientifiche e giuridiche a questa deriva è ora il ricorso al Tar del Lazio del pool di associazioni d’ispirazione cristiana che
contestano la parte del provvedimento Aifa nella quale «si afferma in modo apodittico e indimostrato che il farmaco non può impedire l’impianto nell’utero di un ovulo fecondato, causando l’interruzione della gravidanza, cioè un aborto, provocando la morte dell’embrione». Visto che il farmaco ha un effetto «antinidatorio», impedendo cioè l’annidamento nell’utero dell’embrione già eventualmente formato, allora è inevitabile che renda impossibile il suo sviluppo e ne causi la morte. Che si chiama aborto.
Per questo stringente ragionamento è sembrata a molti sorprendente la decisione dell’Aifa di accogliere l’istanza di Hra Pharma che nel foglietto illustrativo aveva sempre citato la possibilità che il farmaco potesse causare un aborto spiegando che il Norlevo «potrebbe anche impedire l’impianto» dell’embrione.
Nel ricorso le cinque associazioni rammentano che già nel 2001 il Tar si era occupato di pillola del giorno dopo mettendo in luce il «carattere
ingannevole e non veritiero delle avvertenze del foglio illustrativo». Nella sentenza il Tribunale «aveva censurato l’omessa indicazione del fatto che il farmaco avrebbe potuto impedire l’impianto dell’ovulo fecondato e quindi l’interruzione della gravidanza e la morte dell’embrione. Proprio in seguito alla
citata sentenza il foglietto illustrativo del Norlevo fu modificato».
La prova che le ragioni di quella sentenza sono ancora valide sono contenute nel corposo dossier scientifico che accompagna il ricorso, col quale si punta anzitutto alla sospensione della delibera Aifa.
Pubblicato in "Avvenire" del 2 aprile 2014

In Vaticano presentazione ufficiale della canzone “Amico Papa” del cantautore Franco Nocchi



Il ricavato della pubblicazione sarà interamente devoluto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Il giorno 11 aprile 2014, alle ore 11.00 nella sala del C.I.A.M in Vaticano avrà luogo la conferenza stampa di presentazione ufficiale della canzone “Amico Papa” dell’artista pisano Franco Nocchi. La canzone vuole essere un omaggio alla grandezza dimostrata dal Santo Padre, un omaggio che, forse in modo solo apparentemente casuale, cade proprio nel periodo dell’anniversario del Suo primo anno di Pontificato. Nel testo in ben tre passaggi si possono infatti ascoltare direttamente la sua voce e le sue parole rivolte al mondo. La voce di Sua Santità è utilizzata con l’approvazione, oltre che il plauso e la piena collaborazione, della Libreria Editrice Vaticana e di Radio Vaticana.
Anche l’Osservatore Romano ha sposato l’iniziativa concedendo l’autorizzazione all’utilizzo di una delle più belle foto del Santo Padre da inserire nel cd-book. L’iniziativa vede anche la collaborazione di Propaganda Fide e della testata giornalistica on line Tg Vaticano.it.
Il progetto della canzone ha uno scopo interamente benefico: tutto il ricavato della pubblicazione verrà infatti devoluto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che lo utilizzerà per sostenere il proprio reparto di Onco-ematologia.
La distribuzione è curata dalla Halidon, nota casa distributrice con sede a Milano. Infatti dal giorno 11 Aprile “Amico Papa” sarà disponibile su tutti gli store digitali e il cd potrà essere acquistato su http://www.halidon.it.
Franco Nocchi, 51 anni, docente di “Psico-Pedagogia dei Gruppi”, di “Medicina Tradizionale Cinese” e di “Teoria e Tecnica delle Arti Marziali” dell’Università di Pisa, è un compositore poliedrico e pianista. Le sue composizioni sono quasi sempre orientate a dare vita a progetti in favore delle fasce deboli dell’umanità. Nel 2012, con il suo primo cd “Viandante tra le note”, i suoi concerti hanno avuto l’obiettivo di offrire un contributo di solidarietà verso il popolo africano (Tour “Tai Chi Blues for Africa”) e nel 2013, con la pubblicazione del secondo cd “Abbracciare l’Impermanenza”, verso il popolo tibetano (Tour “Tai Chi blues for Tibet”). E poiché la solidarietà si persegue, oltre che con l’aiuto economico, anche e soprattutto con l’informazione e la sensibilizzazione, dopo i 2 cd sopracitati Franco Nocchi ha prodotto e pubblicizzato il singolo “Il Volo dell’Anima”, un brano (accompagnato dal relativo videoclip) finalizzato a lanciare un messaggio sociale ben preciso: compito principale di ognuno di noi dovrebbe essere quello di aiutare gli altri, soprattutto i più deboli ed i meno fortunati ma, se proprio non riusciamo o non vogliamo essere d’aiuto, è necessario evitare di danneggiare e di essere ostacolo al prossimo, perseguendo un comportamento rispettoso e gentile nei confronti dell’alterità, in qualunque forma essa si presenti.
Alla conferenza stampa, oltre all’autore, ai diversi rappresentanti di varie categorie e forse ad alcuni testimonial dello spettacolo, prenderà parte anche il suo Manager, Thomas Aspidi 35 anni livornese, con alle spalle una pluriennale esperienza nel settore, che ha curato la delicata e lunga fase di coinvolgimento delle varie realtà editoriali e delle principali strutture di comunicazione della Città del Vaticano, oltre che dei dicasteri interessati al progetto. Thomas Aspidi, insieme all’artista, ha anche curato la fase di produzione musicale successiva alla composizione ottenendo la preziosa collaborazione del musicista Ugo Bongianni, arrangiatore e pianista della cantante Mina.


venerdì 4 aprile 2014

Il Centro 21 nella nuova casa di via Limentani. Domenica inaugurazione

Sarà inaugurato domenica pomeriggio alle 16,30 con la benedizione del vescovo Lambiasi, il centro 'Daniela Conti' a casa Limentani 15 a Riccione. Accoglierà progetti e laboratori per l'educazione all'autonomia ed in preparazione al futuro lavorativo di persone con sindrome di down. 

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RICCIONE | 04 aprile 2014 
 
Mancano ancora i mobili, ma sarà tutto pronto per domenica. La casa di via Limentani che sarà gestita dall'associazione 'centro21' è un sogno che diventa realtà e che risponde alla domanda che tutti i genitori di persone con sindrome di down si fanno: che cosa sarà dei nostri figli dopo di noi? Il centro, intitolato alla memoria di Daniela Conti, morta di leucemia nel 2007, a 18 anni, ha l'obiettivo di educare i ragazzi e gli adulti all'autonomia e ad un futuro lavorativo. Attualmente sono 16 le persone, da 2 a 42 anni, seguite direttamente dall'associazione.
La ristrutturazione della vecchia casa di proprietà del Comune è costata 564.000 mila euro, coperti per 177.074 euro dalla Regione, dal Comune per 150 mila euro. Il resto a carico delle famiglie del Centro 21 e donazioni di privati: 237.736 euro.
La struttura, di 230 metriquadrati, ha un salone laboratorio al piano terra e di sopra, cinque camere con 8-10 posti letto, un grande terrazzo e tanto spazio fuori.

'Arriva finalmente a compimento quello che all’inizio di questo mandato sembrava solo un sogno – è il commento del Sindaco Massimo Pironi. Ci siamo riusciti anche grazie ad una legge regionale molto avanzata. Ma le leggi non bastano, ci vogliono le persone giuste. In questo caso le famiglie del Centro 21, che si facessero carico di una sfida. Le istituzioni fanno un passo indietro e lasciano spazio a chi ha le competenze e la spinta per gestire. Di fatto questa casa sarà non solo dei ragazzi e delle famiglie di Riccione ma anche di quelle dei comuni vicini, dell’intero comprensorio Sud'.

'Confesso che ero molto spaventata all’inizio – ammette Maria Cristina Codicè, presidente dell’Associazione Amici del centro 21 – all’idea di farci carico, come famiglie, di una quota importante dei costi di costruzione della casa. Poi, quando abbiamo cominciato a vedere la risposta della città e delle singole persone, abbiamo capito che non eravamo soli, che avevamo una collettività e un’Amministrazione alle spalle. Il centro non sarà una cattedrale nel deserto, ma un luogo vivo, dove i ragazzi svolgeranno attività e trascorreranno esperienze di autonomia residenziale. I ragazzi che oggi già fanno questo percorso (in un appartamento in affitto) sono 5, ma passo dopo passo questo potrà essere allargato anche ad altri. L’altro obiettivo che il Centro21 persegue è quello del lavoro, il passaggio dalla borsa-lavoro dell’Ausl all’impiego vero e proprio tramite assunzione.
Dopo la ristrutturazione, la casa di via Limentani, di proprietà comunale, è ora composta da un grande salone vetrato al pianoterra, con funzione di laboratorio per le attività di lavoro, una sala da pranzo e una cucina, cinque camere con servizi al primo piano, per un totale di 8-9 posti letto, una grande terrazzo, in tutto 230 metri quadrati.


Durante tutto il pomeriggio di domenica sarà possibile visitare il Centro e la mostra:

17,15 Jerome Lejeune e la trisomia 21. Conversazione con Pierluigi Strippoli, professore di Biologia applicata dell’Università di Bologna.

Ore 18 spettacolo “Gustosa”, un varietà tutto da gustare. Creatività, allegria e impegno dei ragazzi del Centro 21.

Mostra “Che cos’è l’uomo e perché te ne ricordi?” Genetica e natura umana nello sguardo di Jerome Lejeune.

Fonte: newsrimini.it
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giovedì 3 aprile 2014

Human Life International: in ricordo dei bambini abortiti gettati nel fiume




Sabato 29 marzo, la sede di Human Life International di Roma, in collaborazione con Militia Christi, ha organizzato una manifestazione pro-vita all'Isola Tiberina a Roma in ricordo delle vite perdute attraverso l'aborto. Questo evento commemorativo è iniziato in Italia più di venti anni fa, dopo che si venne a conoscenza che i corpi di alcuni bambini abortiti erano stati gettati nel Tevere dagli ospedali che avevano eseguito gli aborti.L'incontro è iniziato con una breve esortazione, tenuta dal Direttore Esecutivo della sede romana di Human Life International, Mons. Ignacio Barreiro, sull'importanza della battaglia pro-life.
Mons. Barreiro ha poi guidato i presenti, circa 70 persone, nel pregare una decina del Rosario. Dopo diversi altri discorsi pro-vita, la folla è scesa dalla cima della piccola collina in cui si trovava e si è diretta verso la riva del fiume. Mons Barreiro ha benedetto i fiori che sono stati gettati nell’acqua da un ragazzino, Michele, che è stato battezzato e ha ricevuto la Prima Comunione da Mons. Barreiro stesso.
I fiori simboleggiano i bambini che sono stati abortiti, i cui corpi sono stati gettati nel fiume da parte del personale ospedaliero più di vent'anni fa.All'Isola Tiberina c'è un ospedale cattolico, il San Giovanni Calibita, in cui non avvengono aborti. La località in cui i pro-life si sono riuniti è stata scelta per procurare alta visibilità pubblica alla manifestazione, essendo situata in una zona centrale di Roma, vicino al Ponte Garibaldi che unisce il centro di Roma con Trastevere. Ci sono state occasioni in passato in cui i manifestanti sono stati violentemente attaccati, e qualcuno ha avuto anche bisogno di essere ricoverato in ospedale. Ma quest'anno i manifestanti anti-vita erano ragionevolmente tranquilli, con solo un paio di giovani donne pro-aborto che urlavano insulti a distanza.

E 'solo quando abbiamo completamente svaluta
to la dignità della persona umana che l'aborto può essere sostenuto, ed i corpi dei nascituri trattati in modo così irriverente.
Pregate per la tutela della dignità e della sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, e per la conversione di coloro che sostengono l'aborto.



Traduzione a cura di Anna Fusina per gentile concessione di hli.org
(articolo originale in hli.org)
Fonte: vitanascente.blogspot.it