venerdì 16 ottobre 2015

Dalla cicogna all'utero in affitto: soluzione o tratta delle schiave?

di Valeria Randone


In America aumenta, in maniera esponenziale, il numero delle “mamme surrogate” - donne che mettono a disposizione di un’altra coppia il loro utero - e gli italiani con la valigia in mano sono in costante e, preoccupante, aumento.

Leggi l'intero articolo in:

http://www.medicitalia.it/news/psicologia/6066-cicogna-utero-affitto-soluzione-tratta-schiave.html

lunedì 12 ottobre 2015

I bambini in affido possono restare in famiglia

12/10/2015  Sta per diventare legge il "diritto alla continuità affettiva" dei minori in affido. Se verrà approvata dalla Camera, i bambini che sono in stato d'affido presso una famiglia, potranno anche essere adottati da quest'ultima, evitando un secondo distacco.



I bambini che sono in stato d’affido presso una famiglia, potranno anche essere adottati dalla stessa, qualora risultasse impossibile il ritorno alla famiglia d’origine.  Siamo ormai a un passo dall’approvazione definitiva di una legge (il voto in Parlamento è previsto per il 13 ottobre)  che segna una rivoluzione nel campo delle adozioni: per la prima volta in Italia diventa operante il “diritto  alla continuità affettiva  dei bambini e delle bambine in affido familiare”. Questo è il nome del ddl 1209 già approvato dal Senato l’11 marzo scorso, che vede come prima firmataria la senatrice Francesca Puglisi (Pd), e che permetterà anche alla famiglia affidataria di concorrere per l’adozione del minore, proprio in forza dei “legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia”, come recita l’articolo 1 della legge stessa. In pratica si equiparano ad ogni livello le condizioni  dei genitori affidatari alle coppie richiedenti un minore in adozione.   

  La legge cerca di porre rimedio al fenomeno  diffusissimo del cosiddetto affido “sine die”, cioè il prolungarsi per tempi  abnormi dello stato di affidabilità di un minore, lasciando però i genitori “a tempo” privi della possibilità di  rendere definitivo il rapporto col minore.  L’intervento della legge va nella direzione di tutelare l’interesse superiore del bambino, troppo spesso  esposto a nuovi, laceranti distacchi.

     Il dibattito sulla proposta di legge, in questi anni, è stato assai lungo e conflittuale perché toccava la delicata questione dei requisiti per l’adottabilità che, secondo la legge 184 del 1983 che norma l’adozione in Italia, escludono questa possibilità per le coppie di fatto e i single. la stesura finale  della 1209 mantiene inalterati quei requisiti, con una novità:  permette alle coppie affidatarie, ma non idonee all’adozione, soltanto  di mantenere un legame coi i minori, anche nel caso questi vengano adottati da altri. 

    Questo il commento della senatrice Puglisi sulla legge: “Ci sembra un passo importantissimo. Nella vita, purtroppo, ci sono dolori che non si possono evitare, ma se è la rigidità della legge a causarne nuovi, allora la legge va cambiata. Purtroppo, accade non di rado che bambini e bambine vedano protrarsi  il periodo di affidamento. Sono oltre il 60% dei casi di affido. Costringerli a vivere una nuova esperienza di distacco e di abbandono, qualora diventino adottabili, non giova certo alla loro crescita. Eppure i tribunali continuano a decidere in modo difforme e non sempre nel superiore interesse del minore. E’ necessario dunque superare questi  inutili e dannosi ostacoli. Quando il rapporto di affido familiare si protrae e il minore viene dichiarato adottabile, con la legge 1209 viene offerta la possibilità alla famiglia o alla persona affidataria che ne faccia richiesta, se corrisponde al superiore interesse del minore, la possibilità di essere considerata in via preferenziale ai fini dell’adozione stessa. Resta fermo l’obiettivo di far tornare il minore nella famiglia di origine, ma intanto la legge interviene per assicurare al bambino una continuità di affetti e di legami”.    

Fonte: famigliacristiana.it

venerdì 2 ottobre 2015

Contraccettivi o abortivi?



Contraccezione_emergenza

La prima è stata la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, arrivata in Italia nel 2000, seguita dalla “pillola dei 5 giorni dopo” nel 2012.
Presentate come “contraccettivi di emergenza” (per i meccanismi di azione vai a È davvero “contraccezione” d’emergenza?) promettono di impedire l’inizio di una gravidanza indesiderata dopo un rapporto sessuale “non protetto”. Rapidamente diffuse, soprattutto nella fascia di età 15 – 35 anni, insieme arrivano a circa mezzo milione di confezioni vendute in farmacia ogni anno, il 55% a minorenni.
Non tutto, però, è liscio come appare. Che abbiano un’azione abortiva in un numero elevato di casi è comprovato da numerosi studi internazionali ed è ammesso dalle stesse case produttrici, che ovviamente minimizzano e mascherano la realtà nei foglietti illustrativi (i bugiardini) attraverso un linguaggio tecnico falsamente rassicurante.
Vediamo cosa sono e come agiscono veramente.

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La pillola del giorno dopo
Le più vendute:
Norlevo, della HRA Pharma spa, costo € 13,00 circa
Levonelle, della Schering spa, costo € 12,40 circa
In commercio dal novembre 2000; è richiesta la prescrizione medica non ripetibile (cioè valida per una confezione) rilasciata del consultorio, del medico curante, della guardia medica.
 Vendite in Italia: 360.000 confezioni all’anno (dati HRA Pharma Italia; non è specificato se si riferiscano al solo prodotto Norlevo o siano globali)

Il principio attivo è il Levonorgestrel, un ormone progestinico presente anche in molte pillole contraccettive, impiegato con un dosaggio 10-15 volte maggiore.
Le indicazioni raccomandano l’uso «preferibilmente entro 12 ore, dopo il rapporto sessuale non protetto e non oltre 72 ore (3 giorni) dopo il rapporto. Norlevo può essere assunto in qualsiasi momento del ciclo mestruale».
Nella versione precedente del bugiardino vi era l’annotazione «potrebbe anche impedire l’impianto» dell’embrione, ma nella nuova stesura, accettata dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nel dicembre 2013, la frase è stata cancellata e si legge che «Norlevo agisce bloccando il rilascio dell’ovulo dalle sue ovaie. Non può impedire l’impianto nell’utero di un ovulo fecondato». Infine, si aggiunge che «è stato dimostrato che Norlevo previene dal 52% all’85% delle gravidanze attese».
Queste affermazioni sono contraddette da uno studio sul Levonorgestrel e altre molecole contraccettive condotto da Susan E. Wills del Charlotte Lozier Institute di Washington, che dimostra come tutti i contraccettivi d’emergenza possano agire come abortivi.
L’autrice compara i risultati delle ricerche di altri studiosi, tra cui Bruno Mozzanega ed Erich Cosmi del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Padova, Rebecca Peck (Facoltà di Medicina della Florida State University) e Juan R. Vélez, Gabriela Noé e colleghi (Istituto Cileno di Medicina Riproduttiva – ICMER).
Tutti questi studiosi concordano sulla conclusione che il Levonorgestrel abbia un’alta probabilità di agire nella fase successiva alla fecondazione, quando l’embrione è già formato. Esso, infatti, inibisce l’ovulazione solo se somministrato prima o appena all’inizio del periodo fertile. Se invece è somministrato quando il periodo fertile è già cominciato il Levonorgestrel fallisce come contraccettivo nell’80­-92% dei casi, cioè l’ovulazione avviene ugualmente ed è possibile che inizi una gravidanza. Inoltre, sono riportati nella letteratura scientifica i suoi effetti di modificazione dell’endometrio, cosa che impedirebbe l’impianto dell’embrione nell’utero.
Quale sia il suo effetto nel periodo tra il concepimento e l’annidamento non è chiarito in alcuno studio sulla sua efficacia, tanto che la Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia e il Consorzio Internazionale per la Contraccezione d’emergenza, che approvarono il farmaco come contraccettivo d’emergenza, in maniera sibillina dichiararono che “l’inibizione o il ritardo dell’ovulazione dovrebbe essere il suo principale e forse unico meccanismo di azione”.
Le alte percentuali di successo della “pillola del giorno dopo” autorizzano a pensare che, nella migliore delle ipotesi, in gran parte dei casi venga assunta al di fuori del periodo fertile, col risultato di introdurre nell’organismo significative dosi di ormoni inutilmente; nella peggiore delle ipotesi, che svolga un’azione abortiva precoce, impedendo lo sviluppo di un embrione già formato, almeno nel 18-20% dei casi.
Il che equivale a dire che provoca circa 70.000 cripto-aborti l’anno.

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La pillola dei 5 giorni dopo
La più venduta: EllaOne, della HRA Pharma spa, costo € 34,89
In commercio da aprile 2012. Fino a qualche mese fa era richiesta la prescrizione medica e l’obbligo del test di gravidanza, ma nel marzo 2015 ne è stata completamente liberalizzata la vendita, senza prescrizione né test, per le maggiorenni; rimane la prescrizione solo per le minorenni.
Vendite in Italia: 20˙000 confezioni all’anno (dati 2014, L’Espresso). 
EllaOne  va assunta entro 120 ore (5 giorni) dal rapporto sessuale e promette un’efficacia del 98% nell’evitare la gravidanza.

Il principio attivo è l’Ulipristal Acetato (UAP), «un modulatore selettivo sintetico del recettore del progesterone, che agisce legandosi con grande affinità al recettore umano del progesterone. Si ritiene che il meccanismo d’azione primario consista nell’inibire o ritardare l’ovulazione».
L’UAP è una molecola quasi perfettamente sovrapponibile per struttura chimica a quella del Mifepristone, l’ormone della pillola abortiva RU486, usato in ospedale per l’interruzione della gravidanza fino alla 7a settimana. Simile anche l’effetto di sostanza progestinica antagonista del progesterone, che blocca i suoi recettori e provoca modificazioni nell’endometrio dell’utero.
Ciò che le differenzia, in realtà, è il dosaggio e il periodo dell’assunzione consigliato. Infatti, come ha affermato il prof. Bruno Mozzanega (Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Padova): «Se per l’interruzione chimica della gravidanza si utilizzano 200 mg di RU486, è verosimile che lo stesso quantitativo di UAP sia in grado di sopprimere, in eguale modo, l’embrione», dose che equivale a circa 4 compresse di EllaOne.
Questi effetti sono riconosciuti possibili – anzi lo erano – nell’ “Assessment Report per EllaOne” (EMEA/261787/2009) redatto nel 2009 dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) che mise in commercio il farmaco, nel quale un intero paragrafo era dedicato a «Off-label use as an abortifacient», vale a dire all’impiego fuori etichetta come abortivo.
Quindi, stando alla documentazione 2009, la pillola dei 5 giorni poteva avere diversi effetti: bloccare l’ovulazione se assunta prima che questa avvenga; impedire l’impianto dell’embrione in utero, interferendo nel corretto sviluppo dell’endometrio; agire anche durante i primi due mesi di gravidanza sfaldando l’endometrio e provocando la morte del bambino, se presa in dosi maggiori.
Nella documentazione aggiornata al 2014 e nel bugiardino presentati all’EMA, però, si legge che «EllaOne non interrompe una gravidanza esistente».
Poiché con questa dicitura, secondo l’accezione attuale, ci si riferisce ad un embrione già impiantato nell’utero, cioè oltre i 5 giorni dal concepimento, sorge spontanea la domanda: se l’embrione non è ancora arrivato nell’utero, troverà un tessuto adatto ad accoglierlo e potrà impiantarsi?
La risposta non è chiara né confortante, poiché più avanti si legge che «i dati provenienti da studi di tossicità riproduttiva sono limitati per l’assenza di misurazioni dell’esposizione in questi stessi studi». Inoltre «Ulipristal acetato ha un effetto embrioletale in ratti, conigli (a dosi ripetute superiori a 1 mg/kg) e scimmie. Non si hanno dati sulla sicurezza per l’embrione umano con queste dosi ripetute».
Ciò nonostante, l’azienda produttrice HRA Pharma, ha richiesto di classificare EllaOne come “medicinale non soggetto a prescrizione medica” e l’EMA, nella riunione del 21 novembre 2014, col voto a maggioranza (21 su 31), ha approvato la richiesta. La Commissione Europea poi l’ha ratificata con la raccomandazione agli Stati membri di eliminare l’obbligo di prescrizione.
Il rappresentante italiano dell’Agenzia del Farmaco (AIFA), in quella riunione, aveva espresso parere contrario, a causa della «mancanza di dati scientifici sufficienti per trarre conclusioni certe circa l’assenza di effetti fetotossici o teratogenetici».
Il Governo italiano, allora, dovendo decidere se modificare il regime di vendita di EllaOne, ha interpellato il Consiglio superiore della Sanità (CSS) che pure si è espresso autorevolmente per il mantenimento della prescrizione medica, indipendentemente dall’età della donna (10 marzo 2015), anche per i rischi connessi ad un uso frequente non controllato.
A questo punto, non si sa cosa sia accaduto nei 15 giorni successivi ma dev’essersi trattato di qualcosa di veramente sbalorditivo, visto che l’AIFA il 25 marzo 2015 ha liberalizzato la vendita di EllaOne come medicinale da banco per le maggiorenni, e ha conservato l’obbligo della sola ricetta per le minorenni.
In un colpo solo, l’AIFA ha contraddetto il parere espresso dai propri tecnici all’EMA, se n’è infischiata del parere del CSS e ha ignorato la poderosa documentazione internazionale sugli effetti abortivi depositata dai parlamentari che si opponevano alla liberalizzazione.
La prima conseguenza di questo inspiegabile cambiamento sarà il boom delle vendite di EllaOne, rimaste basse (si fa per dire) in passato sia per il prezzo elevato sia per le difficoltà di acquisto (ricetta + test). Ora sarà facile come comprare l’aspirina. Paradossalmente, per la pillola del giorno dopo resta l’obbligo di ricetta.
Quante saranno le donne che pagheranno volentieri i 20 euro in più del prezzo di EllaOne per non doversi più preoccupare della ricetta? Quante saranno le minorenni che chiederanno il favore ad un’amica più grande? E quanto tempo ci vorrà prima che sui siti compiacenti sarà indicato il dosaggio da usare per provocare aborti alla 4a – 5 a settimana e oltre?

Fonte: http://www.editorialeilgiglio.it/

mercoledì 16 settembre 2015

Il primo giorno per #ANDARELONTANO



http://www.telethon.it - Il primo giorno di scuola è una tappa importante per i bambini che lo affrontano e per i loro genitori. Una tappa della vita che tutti hanno il diritto di vivere e superare per affrontare nuove sfide. Auguriamo a tutti i bimbi e a tutti i genitori un buon inizio di anno scolastico e lavoriamo ogni giorno perché anche i bambini che lottano contro una malattia genetica possano #andarelontano.

mercoledì 26 agosto 2015

Bimbi Down, Ohio pronto a frenare sull'aborto



 


di Elena Molinari 
 

Presto l’Ohio avrà una legge che proibisce l’aborto volontario in seguito a una diagnosi prenatale di sindrome di Down. L’Assemblea legislativa dello Stato americano dovrebbe approvare la misura già a settembre, grazie all’appoggio di due terzi dei rappresentanti di entrambe le Camere. Anche se il governatore John Kasich, un repubblicano in corsa per la presidenza, non ha ancora preso posizione, la sua opposizione all’interruzione di gravidanza è nota, e dalla sua elezione nel 2010, ha firmato una serie di restrizioni all’aborto.

Mike Gonidakis, il presidente dell’Associazione per il diritto alla vita dell’Ohio, ha detto che il suo gruppo ha fatto del disegno
di legge una priorità, perché la sindrome di Down è così facilmente diagnosticata durante la gravidanza da portare all’aborto quasi automaticamente. Negli Stati Uniti, tra il 60 e il 90 per cento delle diagnosi prenatale di sindrome di Down portano all’aborto, stando a ricerche condotte tra il 1995 e il 2011.

Ma i difensori dell’aborto sostengono che una tale legge violerebbe la sentenza con cui la Corte Suprema americana nel 1973 stabilì il diritto della donna di interrompere una gravidanza fino a quando il feto può sopravvivere fuori dall’utero. Fanno anche notare che la legge riconosce il feto come persona, un principio non ammesso dall’ordinamento statunitense.

Nel corso degli ultimi quattro decenni, decine di Stati Usa hanno disciplinato l’accesso all’aborto, limitando il periodo di tempo
durante il quale è legale. Le leggi che lo vietano sulla base delle motivazioni della madre sono molto meno comuni.

Il precedente più simile è quello del Dakota del Nord, che nel 2013 rese illegale un aborto a causa di anomalie genetiche del feto, inclusa la sindrome di Down. Nessuna causa legale ha sfidato finora il provvedimento. Indiana, Missouri e Dakota del Sud hanno considerato leggi simili quest’anno. E sette Stati – Arizona, Kansas, Carolina del Nord, Dakota del Nord e del Sud, Oklahoma e Pennsylvania – proibiscono l’aborto se il motivo è la selezione del sesso del nascituro. Nel 2012, la Camera dei rappresentanti federale Usa ha respinto una misura simile. L’Arizona vieta anche l’aborto quando il medico sa «che è stato cercato in base al sesso o alla razza del bambino».

Fonte: avvenire.it

lunedì 17 agosto 2015

Cresce l'assuefazione alle madri-schiave







di Assuntina Morresi

giovedì 9 luglio 2015

Sindrome di Down, nel giorno della sua maturità… una lettera a una bimba nata


Silvia e la sua mamma 
Cento centesimi al Liceo delle scienze umane Virgilio di Milano. Silvia Barbarotto, ventenne con sindrome di down è oggi matura e la sua mamma le ha regalato una lettera con emozioni uniche che ha deciso di condividere con noi di Invisibili.
Silvia Barbarotto
Silvia Barbarotto
«Per quanto tempo ti abbiamo cercata, piccola. Ti volevamo, ti chiamavamo, ma tu esitavi, non eri mai pronta a farti avanti. E intanto passavano i mesi e crescevano l’ansia e lo sconforto dell’attesa. Poi, trascinata dai primi odori di un Natale, ho smesso di contare i giorni e ho lasciato di nuovo liberi il cuore, il corpo, il pensiero. E tu, dal tuo piccolo pianeta lontano, hai sorriso: ti arrivava finalmente un richiamo vero, sentivi che si era creato lo spazio per te e così per quel Natale ti sei annunciata».
Abbiamo allora incominciato il nostro grande viaggio insieme. Una gravidanza splendida che ci siamo centellinata e goduta reciprocamente. Tu nel tuo nido morbido e protetto succhiavi linfa per crescere e formarti fisicamente. Io, il tuo nido, succhiavo attraverso di te emozioni e sensazioni mai provate prima. Mi hai permesso, attraverso quel percorso, di scoprire la potenza dell’essere donna, la potenza e la gioia della femminilità, la consapevolezza di un corpo morbido. Ma anche un percorso così ricco di sensazioni e scoperte, così intenso e meraviglioso deve concludersi e si avvicinava il momento di separarci. Io non avrei mai voluto che arrivasse, ero così orgogliosa di mostrarci, così felice di quel rapporto privilegiato tra noi due.
Devo confessare che ero anche piuttosto in ansia di fronte al pensiero di te realmente presente. Una persona nuova, sconosciuta da accudire e proteggere. Forse, per la prima volta, non riuscivo proprio a immaginare come sarebbe stata la vita dopo. Gli ultimi giorni di attesa, per arrivare alla data presunta per il parto, sarebbero stati sicuramente molto combattuti, e tu hai evitato tutto questo prendendomi in contropiede anticipando il nostro incontro di ben sedici giorni.
Ci è stato concesso un parto splendido, in ospedale, ma con la stessa atmosfera che avremmo potuto avere se fossimo state a casa. Solo noi due, il papà e un’ostetrica bravissima, che era già un’amica e che da allora chiamiamo zia. Abbiamo avuto a disposizione il giusto tempo e una mole adeguata di lavoro per salutarci, per prendere coscienza che stavamo per lasciarci, ma che nel contempo stavamo anche per conoscerci.
Durante quel lungo saluto, attraverso quell’abbraccio ritmico e fortissimo, ho scoperto che potevo abbandonarmi fino in fondo, che potevo affidarmi, che sapevo anche vivermi da dentro. Tu avevi una gran fretta di nascere. Ricordo bene il tuo scalciare, il mio assecondarti col respiro, le nostre spinte, la tua testina piena di lunghi capelli neri che già urlava perché ti liberassi tutta. Io in realtà non potevo vederti perché ero in piedi appoggiata al lettino, ma ti ricordo con gli occhi del papà. E poi una scena tenerissima di te, ancora in sala parto, che, completamente nascosta in una copertina, la sollevi, quasi a cercarmi, sentendo la mia voce.
Poco più tardi, sdraiata da sola nella stanza del travaglio, ripenso a quante cose mi hai già dato e mi accorgo che ancora non ti conosco, che, nonostante tu sia stata a lungo sulla mia pancia, non ci siamo ancora guardate negli occhi. Era tutto troppo vorticoso, ma ora c’è calma e vi sto aspettando, te e il papà, per cominciare veramente la nostra vita a tre. Arrivi solo tu e, mentre mi vieni portata perché io ti prenda in braccio offrendoti il seno, finalmente i nostri occhi si incontrano e tu mi guardi con due splendidi occhietti. A mandorla. E’ un istante. Quello per sentire che io voglio abbracciare la mia bambina. Al resto ci penseremo dopo.
Ora hai quasi vent’anni, e oggi ha conseguito la tua maturità a pieni voti. Sei una bella ragazza, sana, inaspettatamente curiosa e determinata, che sa conquistare tutti con la sua straordinaria simpatia. Mi considero una mamma fortunata e vivo in te la mia ‘carta’ per la vita. Una ‘carta’ che tra le tante cose mi ha permesso di conquistare la capacità di vivere veramente il presente raccogliendo ogni giorno quello che può darmi, e che dà a tutti noi la possibilità di riconoscere gli altri oltre la maschera. Siamo una famiglia allegra e mi sembra atroce pensare che, se insieme al papà, non avessimo deciso di evitare un esame per non aumentare (seppur di poco) la percentuale di rischio naturale di una gravidanza tanto desiderata, tu, probabilmente, non saresti mai nata.
Silvia Barbarotto
Silvia Barbarotto
Cosa dirti Silvia oggi se non BRAVA!? Mi ricordo di quando, piccolina, una volta in macchina ti avevo detto che ero molto contenta di te e tu, da dietro, avevi chiesto: “anche fiera e orgogliosa?” Così “fiera e orgogliosa” è diventato parte del lessico famigliare. Sono veramente fiera e orgogliosa di te, di come hai saputo fruire di questi 13 anni di scuola. Sono soddisfatta di come la scuola pubblica italiana ti abbia accolta e accompagnata nella tua crescita, con qualche alto e basso, qualche interruzione anche dolorosa (ma così è la vita), ma anche con tante persone in gamba che ti hanno capita e supportata , credendo in te e scoprendoti, come noi ti scopriamo giorno dopo giorno.
Quando sei nata io e il papà ci siamo ripromessi di guardare avanti e di crescere assieme a te e tu regolarmente ci stupisci, come generalmente stupisci e gratifichi con belle soddisfazioni chi è disposto a investire in te.
Avevo scritto quei pensieri per te durante la stesura della mia tesi (per l’abilitazione all’insegnamento della matematica e delle scienze alle medie). Dovevo preparare un’uscita didattica di un giorno a tema geologico (io biologa!). Così avevo pensato di rapirti per un giorno e di andare a fare insieme il percorso geologico ai Corni di Canzo e dopo una giornata di camminate, appena salita in treno per tornare a casa, ti sei addormentata. Così io, seduta di fronte a te, guardandoti, ho lasciato correre i pensieri scrivendo mentre pensavo. Ho sempre considerato quella lettera la mia vera tesi!
Per la tua tesina di maturità, oltre a una presentazione sul tuo percorso durante questi cinque anni di liceo, hai presentato alcune tue poesie e abbiamo scoperto che non sapevi che anche io scrivo i miei pensieri in modo molto simile al tuo. Così mi è sembrato giusto farti trovare la mia lettera come risposta alla tua maturità.
Non saprei cosa aggiungere oggi, se non che mi dispiace moltissimo che la scuola sia finita (come dispiace a te) e, se non fosse per la promessa fondamentale fatta nei tuoi confronti, direi che sono un po’ spaventata per il futuro. In Italia la scuola ha forse il più alto livello di capacità di inclusione, ma dopo la scuola purtroppo si apre una voragine di vuoto. Sono (quasi) sicura, che anche questa volta troveremo la strada, sarai probabilmente tu (come sempre) a trovare la strada migliore per te. Quindi non mi resta che starti vicina e ripeterti come nella mia lettera, di andare, ma di ricordarti, ogni tanto, di voltarti e di farci uno dei tuoi splendidi sorrisi.

Mamma Cristina

Fonte: http://invisibili.corriere.it/

venerdì 19 giugno 2015

Gender, il 20 giugno in piazza per difendere l'ovvio

18/06/2015  Una mobilitazione trasversale di laici e cattolici per ribadire che una famiglia può generare alla vita solo se è composta da un uomo e una donna. E sostenere il principio della libertà di educazione dei figli dopo che nelle scuole, con la scusa della lotta all'omofobia, si insegna che non c'è differenza tra maschile e femminile

 

di Antonio Sanfrancesco

Quel genio di Chesterton l’aveva predetto con l’allegrezza tipica di chi afferma una cosa seria senza essere serioso: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Ecco, ci siamo. Il 20 giugno in piazza San Giovanni a Roma va in scena una mobilitazione trasversale di famiglie, laici, cattolici, non credenti, singoli, parrocchie e associazioni (dalla "Manif pour tous" ai comitati "Sì alla famiglia", dal Cammino neocatecumenale all'Alleanza Evangelica italiana fino al comitato parlamentare per la famiglia con oltre un centinaio di adesioni trasversali).

Per fare cosa? Per difendere l’ovvio: vale a dire che una famiglia può generare alla vita un’altra persona solo se è composta da un uomo e da una donna. E che la strada della rivendicazione del figlio come diritto assoluto, a tutti i costi, per tutti, porta dritta dritta – nel nome di un egoismo mascherato da finto buonismo e della solita, stucchevole retorica dei “diritti civili” – a pratiche pericolosissime e allucinanti come l'utero in affitto o il mercato in provetta dei figli, nuova inquietante frontiera del business del futuro che spezzetta l’uomo, letteralmente, lo divide in parti (ovuli, cellule, embrioni…) e ne fa commercio.

Si scenderà in piazza anche per dire no al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili (ora in Commissione Giustizia al Senato e sul quale si comincerà a votare nei prossimi giorni) che prevede l’apertura alle adozioni gay per via giurisprudenziale con il pericolo più concreto di legittimare surrettiziamente la pratica dell’utero in affitto.

E poi, last but not least, c’è l’ubriacatura della teoria del gender che il Papa ha definito più volte una “colonizzazione ideologica”, un ricatto. Nelle scuole italiane ed europee si è insinuata con la scusa della lotta all’omofobia scippando ai genitori e alle famiglie la libertà di educazione dei propri figli, baluardo irrinunciabile di una società autenticamente liberale e democratica. Insegna, l’ideologia del gender, che non c’è differenza tra maschile e femminile e che l’identità sessuale non è un dato di natura, biologico ma una costruzione sociale, una scelta che il singolo può fare in base ai propri gusti e al contesto storico-sociale. Il gender, nella sua paradossalità, finora è riuscito a incidere profondamente sulle scelte politiche del Parlamento italiano (come dimostra la proposta di legge Scalfarotto già approvata dalla Camera e ora al Senato) e sull’educazione scolastica dei ragazzi attraverso una “Strategia nazionale” voluta dal Governo e diffusa nelle scuole contro l’omofobia, solito grimaldello agitato come strumento di repressione nei confronti di chi sostiene un’antropologia diversa.    

Nel suo ultimo saggio, Passaggio d'epoca, il sociologo Pietro Barcellona, non certo uno studioso cattolico, scriveva: «Il problema della vita, o meglio del potere sulla vita e del rapporto tra vita e potere, che per un lungo periodo della storia umana è stato relegato alla dimensione privata, è divenuto la posta in gioco del nostro tempo. Il dominio della vita consiste nel sostituire la natura nei meccanismi del vivente, arrivando alla produzione della vita per mezzo della tecnica, attraverso tecniche di manipolazione e di appropriazione del vivente; oltre ad infrangere ogni sacralità della vita, si afferma così un processo di frantumazione dell'individuo, non più percepito come persona organica, in cui gli aspetti psicologici sono indivisibili dal corpo, ma come entità fisica divisibile in più parti e implementabile con reti neurali e microchip». Ecco qual è la posta in gioco del nostro tempo.

Fonte: famigliacristiana.it

 

 

martedì 9 giugno 2015

Il coraggio di Chiara

Tg2000 Il Post - "Il coraggio di Chiara"


Pubblicato il 09 giu 2015
Con il nostro Tg Post vi raccontiamo la commovente storia di Chiara Corbella, la giovane mamma romana scomparsa tre anni fa, il 13 giugno 2012, a 28 anni, dopo aver scelto di non curare un tumore per dare alla luce il figlio. Stefania Squarcia ha raccolto la testimonianza dei genitori.

venerdì 8 maggio 2015

Mamma di pancia e mamma di cuore


 


di Anna Fusina


Riportiamo la testimonianza di Monica, mamma di cinque figli meravigliosi: tre adottivi e due naturali.

Sono mamma di cinque figli meravigliosi e moglie dell’uomo che ho sposato ormai ventisei anni fa’, nel 1989.
Dopo appena tre anni di matrimonio era talmente grande il mio desiderio di maternità, che iniziammo subito il lungo cammino verso l’adozione. Così nel 1994 ci venne destinato un bambino brasiliano, il nostro primo figlio: Enrico.
Partimmo per il Brasile inconsapevoli di che cosa volesse dire essere genitori, con la paura di non saper amare abbastanza quel bimbo, non avendo avuto il tempo di imparare a conoscerlo nei nove mesi di gravidanza, come solitamente succede. Nel momento in cui ci hanno dato in braccio Enrico, il nostro cuore si è riempito: avevamo veramente la sensazione di avere colmato qualcosa di vuoto. Immediatamente l’abbiamo sentito parte di noi: era proprio nato dal nostro cuore, quello mio e di mio marito. Ed è stato in quel momento che personalmente ho capito che non sarebbero bastati nove mesi, come non ne sarebbero bastati novanta, per essere pronti a fare i genitori, ma è bastato guardare quel bimbo negli occhi e stringerlo tra le braccia, per renderci conto di quanto lui avesse bisogno di noi, così com’eravamo, quanto noi ne avessimo di lui.
Purtroppo nel 1996, dopo neanche due anni, a causa di un tragico incidente lo perdemmo. Proprio lui, che era la nostra grande ragione di vita...
In quel momento ci sentivamo persi, ci chiedevamo continuamente perché proprio a noi, perché proprio Enrico, tanto desiderato e amato. Ma la fede in Dio ci fu di grande aiuto.
Nel 1999 siamo ripartiti con tanta forza per il Brasile ed abbiamo adottato il nostro secondo figlio: Leonardo, bambino dolcissimo, che allora aveva un anno e mezzo ed ora è un ragazzo di diciassette anni, che ci sta dando tante soddisfazioni.
Dopo Leonardo avevamo ritrovato la serenità ed eravamo così felici da pensare ad un fratellino o sorellina per lui, così da voler portare a casa altro amore: è stata la volta della nostra dolcissima Lidya, che aveva appena sei mesi di vita ed ora ha dodici anni. Una bambina etiope allora ridotta a pelle e ossa, che sembrava si stesse spegnendo, ma con la forza dell’amore è rifiorita. Ed ecco che subito abbiamo scoperto in lei energia pura… Aveva il sole dentro.
Tornati dall’Etiopia, dopo quattordici anni di matrimonio e la certezza che non avrei potuto avere figli, ho scoperto di aspettare Linda, per la quale nessuno avrebbe scommesso nulla. Tutti cercavano di fare in modo che io non mi illudessi di poter portare a termine la gravidanza, ma io ero serena e convinta che ce l’avremmo fatta. E così è stato.
Linda è nata nel Novembre 2003, sanissima, e dopo altri due anni è nato Luca, il 16 Agosto: la stessa data di nascita del nostro piccolo Enrico…
Oggi ci ritroviamo con una grande famiglia, dove ogni giorno viviamo emozioni nuove, emozioni che nel tempo saranno l’unica cosa che resterà nei nostri cuori, insieme all’amore.
Concludo con un mio modo di vedere la maternità.
Penso si possa essere mamme di cuore o mamme di pancia, come piace dire a me.
Ma, fondamentalmente, basta guardare in fondo agli occhi di un bimbo, che subito ti rendi conto che saresti disposta a tutto per lui.
In quel momento sei mamma.

Monica


domenica 3 maggio 2015

Nostra figlia con sindrome di Down: una spirale di amore



 
di Anna Fusina




Riportiamo la bellissima testimonianza di Anna, mamma di sei figli, di cui l'ultima con sindrome di Down.

Era il 21 novembre 2012, il giorno della Madonna della salute, festa a me cara. Ero molto felice: nel mio grembo si stava formando una nuova vita, la nostra famiglia sarebbe cresciuta!
Sono andata a fare l’ecografia del terzo mese con il cuore in festa, serena, tranquilla. Ma il viso della dottoressa che mi percorreva la pancia con la sonda ecografica mi ha spaventata: lei era tesa, preoccupata. Mi ha detto che qualcosa non andava, che appariva un’immagine anomala che poteva associarsi a molte patologie, anche gravi….
Ho subito chiamato mio marito, che è corso veloce da me, e, con la sua mano stretta alla mia, abbiamo ripetuto nuovamente l’ecografia all’ospedale, dove hanno confermato l’evidenza di una gravidanza con problemi.
Non è facile tradurre a parole le emozioni che si provano in simili circostanze…. gelo, paura, angoscia, totale smarrimento. Ma eravamo assieme, mio marito e io.
Ci siamo tenuti stretti le mani e uniti i cuori. E siamo andati avanti.
Ci siamo sottoposti alle indagini suggerite dai medici. L’attesa dei risultati è stata particolarmente dolorosa, perché non sapevamo a cosa andavamo incontro.
Ricordiamo con tenerezza il momento in cui ci hanno comunicato la diagnosi.
La dottoressa era molto dispiaciuta nel comunicarci che la nostra bambina aveva la Sindrome di Down, ma ricordo che noi, usciti in corridoio, ci siamo abbracciati stretti e ci siamo sentiti fortunati che avesse ‘solo’ la sindrome di Down.
Ci sono famiglie che affrontano con coraggio disabilità ben più gravi. A noi veniva chiesto di accogliere lei e ci siamo sentiti di dire “Sì”.
A rafforzare questo “Sì” sono stati i nostri figli…
E' stato commovente il momento in cui li abbiamo radunati attorno al tavolo e abbiamo spiegato che la loro sorellina sarebbe stata diversa, che avrebbe imparato tante cose, ma più lentamente.
Hanno fatto a gara nell’immaginare cosa ognuno di loro le avrebbe insegnato! Che dono grande hanno i bambini!
Attraverso i loro occhi si può guardare senza paura la realtà...
Con il passare dei giorni, tuttavia, in me, mamma, hanno cominciato ad alternarsi momenti di fiducia e momenti di sconforto, di inadeguatezza, di paura. Sono giunta a pensare se sarei stata capace di volerle bene, se avrei avuto il coraggio di passeggiare con lei lungo i corridoi dell’ospedale, se mi sarebbe piaciuto il suo visino diverso...
Mi chiedevo cosa sarebbe stata in grado di fare, che vita avrebbe avuto...
Pensieri scomodi da vivere e da riportare.
Nostra figlia è nata un po' prima del previsto.
Nel suo visino così piccolo, i segni della sua diversità a suscitare una tenerezza infinita in noi e nel personale medico che ci ha assistiti...
Ancora una volta a darci la carica sono stati i nostri figli. Sono arrivati in camera correndo, se la sono contesa, ripetevano: “Mamma, è bellissima”, “Mamma, com'è bella!". L'hanno portata a turno in giro per i corridoi, tutti fieri. Le persone che ci vogliono bene, i nostri amici, la nostra comunità, hanno accolto la nostra bimba con tanto affetto. Diciamo sempre che la sua nascita ha innescato una spirale d'amore, perché ci ha fatto sentire tanto amati. Ora la nostra piccola sta crescendo, sta imparando a fare tante piccole cose, lentamente, con i suoi tempi. Quando la vediamo fare qualcosa di nuovo, è una festa! Con lei ogni piccolo traguardo sembra avere più valore, perché frutto di più fatica...
Una sera di qualche mese fa, osservavo la nebbia che ricopriva la pianura, mentre in collina splendeva la luna e il cielo era punteggiato di stelle. Ho pensato che in situazioni difficili della vita ci sentiamo smarriti, come se brancolassimo nella nebbia, e non pensiamo che solo qualche metro più su ci sono le stelle e la luna e il sereno... Basta fidarsi, basta guardare un po' in su e avere fede.


giovedì 23 aprile 2015

EllaOne, la pillola dei 5 giorni dopo: urge una corretta informazione


EllaOne_pillola_prescrizione medica


di Anna Fusina


Nella seduta della Camera nr. 408 del 14 aprile scorso, l'On. Gian Luigi Gigli ha presentato un'interrogazione al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, relativamente ad ellaOne, la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo”.
L'On. Gigli rileva che, con interpellanza urgente dell'8 gennaio scorso era stata segnalata al Governo l'incongruenza evidente fra l'informazione contenuta nel foglietto illustrativo del farmaco ellaOne (Ulipristal acetato, la pillola dei cinque giorni dopo) e quanto invece emerge dalla letteratura medica e, seppure contraddetto dalle conclusioni, anche dai documenti ufficiali dell'EMA (Agenzia europea dei medicinali).
L'On. interpellante sottolinea infatti che ellaOne, presentata come farmaco che previene l'ovulazione e il concepimento, ha una possibile efficacia anti-annidamento: può impedire cioè che un figlio già concepito si annidi nell'utero materno. “I dati in letteratura medica - aggiunge l'On. Gigli - suggeriscono che proprio questa sia la modalità d'azione prevalente del farmaco.”
In risposta all'interpellanza dell'8 gennaio, il Ministro della salute aveva annunciato l'intenzione di effettuare un approfondimento tecnico presso il Consiglio superiore di sanità allo scopo di approfondire i profili di sicurezza del medicinale e di esprimersi nuovamente alla luce della intervenuta variazione a livello comunitario.
L'On. Gigli osserva che dagli organi di stampa si è appreso che il parere del Consiglio superiore di sanità è stato consegnato al Ministro il 10 marzo 2015, ma ad oggi, tuttavia, detto parere non è stato ancora reso pubblico.
Frattanto, in data 25 marzo 2015, l'AIFA ha deciso di trasformare l'ulipristal acetato in un prodotto da banco, limitando la necessità di prescrizione medica alle sole minorenni.
L'On. Gigli ribadisce l'importanza che il parere del Consiglio superiore di sanità venga reso noto: “Una corretta informazione è dovuta alle donne, - afferma l'On. interpellante - affinché esse possano conoscere i farmaci che sono messi a loro disposizione: la scelta, in caso contrario,non sarebbe libera ma condizionata da una falsa informazione. Ne seguirebbe l'impossibilità di un consenso informato in un campo, quello della procreazione, a elevato impatto esistenziale”.
“L'informazione – prosegue l'On. Gigli - è altresì indispensabile per i medici e, più in generale, per tutti gli operatori sanitari. Non può prescinderne, infatti, un esercizio della professione che voglia essere libero e consapevole, nonché rispettoso di una utenza che anche nel ricevere una informazione corretta e completa deve sentirsi rispettata e resa responsabile.”
L'On. Gigli evidenzia quindi l'opportunità che sia reso pubblico il testo integrale del parere espresso dal Consiglio superiore di sanità in data 10 marzo 2015, in risposta ai quesiti illustrati nella interpellanza citata, e chiede se, in relazione al meccanismo d'azione di ellaOne, il Consiglio superiore di sanità abbia chiarito se si possono escludere effetti anti-annidamento e se, per la similarità con la molecola del mifepristone, sia stato escluso l'effetto abortivo per assunzione di dosi multiple del farmaco.


domenica 19 aprile 2015

Sei incinta? Gravidanza inaspettata? Sai quando inizia una vita?




Pubblicato il 17 apr 2015
Sono qui, mi senti mamma? Sono tua figlia... le parole che ogni bambino appena concepito dice alla sua mamma. E tu conosci il miracolo della vita?

Cav Cornuda

giovedì 19 marzo 2015

Da Vita a Vita : un viaggio alla scoperta della riproduzione umana













di Anna Fusina


"Da Vita a Vita - viaggio alla scoperta della riproduzione umana" è il titolo del libro edito dalla Società Editrice Universo e scritto dal Prof. Bruno Mozzanega, ricercatore universitario presso la Clinica ginecologica ed ostetrica dell'Università di Padova e presidente della SIPRe (Società Italiana Procreazione Responsabile), di recente costituzione.

Ne parliamo con l'autore.

- Prof. Mozzanega, come e quando è nata l'idea di questo libro?

Il libro nasce dalla attività di formazione che ho svolto nelle scuole medie, in collaborazione con i docenti di Scienze, negli anni in cui lavoravo nel consultorio familiare pubblico.

So che sembrerà strano, ma devo riconoscere che ho scoperto quanto sia affascinante la biologia della riproduzione nel momento in cui ho iniziato ad illustrarla ai ragazzi. Naturalmente ne avevo già affrontato lo studio nell'ambito dei programmi del corso di laurea e di quelli più specifici della Scuola di Specializzazione. Tuttavia l'armonia che ne lega gli eventi mi era sfuggita, forse a causa della preoccupazione, allora preminente, di approfondirne in modo analitico i singoli particolari. La necessità di presentare ai ragazzi questi argomenti in modo organico, con lo scopo di far capire prima ancora che far imparare, mi ha spinto a riorganizzare le informazioni che avevo e a ricercare le relazioni che più intimamente le legano e le unificano in vista di quell'obiettivo, unico e fondamentale, che è la comparsa della vita umana. Ne è uscito un percorso di informazioni che si susseguono, concatenate le une alle altre, e che accompagnano il lettore a comprendere con gradualità i meccanismi della riproduzione ed insieme a ripercorrere le origini della propria storia.

Una volta smessa l’attività nel consultorio, ho deciso che nulla dovesse essere perso e l’ho trascritto. La prima edizione di “Da Vita a Vita” è del 1992. Le edizioni successive sono riccamente aggiornate, anche se i dati anatomici e la fisiologia del ciclo mestruale restano sostanzialmente invariati.


- “Da Vita a Vita”... perché questo titolo?


Il titolo traduce l'ampio respiro del testo. E’ la vita stessa che fluisce e si perpetua, in un modo che ci vede, insieme, protagonisti e strumenti. Già appena concepiti, nelle primissime fasi della nostra esistenza, si differenziano in noi le cellule germinali primordiali che ci consentiranno, un giorno, di trasmettere la Vita e di essere partecipi, spero sempre consapevolmente, di questa immensa opportunità che ci è data.


- Un "viaggio" alla scoperta della riproduzione umana?
Sì. E’ una Bellezza da scoprire nella sua meraviglia e nella sua perfezione. Riga dopo riga, nell’apprendere o nel sistemare nozioni che magari già possiede, chi legge si rende conto di leggere di sé. In questo viaggio il ragazzo, l'uomo, capisce di essere prezioso: il suo ruolo biologico è insostituibile, ovviamente. Ma capisce anche che è la donna la “garante” della vita umana: è il suo organismo a determinare i tempi della fertilità, quelli nei quali all’affettività si associa la procreazione. E’ lei la custode di questi eventi. Lei ospita il figlio e lo sente vivere e crescere in sé. Lei gli offre il cibo, la protezione, la prima e immediata comunicazione. E gli organi destinati a consentire tutto questo sono protetti all’interno del suo corpo, a differenza dei genitali maschili, pure importanti, è ovvio, ma che sono all’esterno e sono del tutto complementari a quelli femminili. E poi l’emergere della nostra prima cellula..

- "La vita che nasce non si esaurisce in una serie di eventi mirabili che si ripetono da millenni; essa porta in sé anche lo stupore e la magia di un evento unico, che trascende la biologia e si fa irripetibile..."


Sì. Sono eventi che si ripetono da millenni e millenni, è vero, e che a volte possono rischiare di passare come routine. Ma nella realtà ogni volta avviene un prodigio: viene alla vita un individuo unico nel tempo e nello spazio, prescelto, selezionato fra infinite possibilità.

Sei tu, sono io, sono tutte le persone, così particolari nella loro individualità, che hanno popolato e popoleranno questa Terra. Che l’arricchiranno con le loro storie particolari.

La magia è nella selezione dell’uovo che sarà scelto, quello contenuto nel follicolo ovarico che crescerà meglio degli altri. La magia è nella gara degli spermatozoi: un percorso ad eliminazione che ne porta solo uno a fecondare l’uovo: uno fra le decine e decine di milioni che vengono emesse ogni volta e poste all’ingresso delle vie genitale femminili. La magia è quella della prima cellula, che inizia immediatamente a svilupparsi e a crescere, secondo le istruzioni già presenti nel genoma nelle quali è scritto immediatamente chi siamo, il genoma che noi siamo... Quel singolo e irripetibile genoma (l’insieme di tutti i nostri geni) che è singolarmente ognuno di noi. E l’immediato rapporto del figlio con l’organismo della madre, della quale inibisce le difese immunitarie locali, quasi a dire: “Ci sono... iniziamo a collaborare”. E’ straordinario.

Raccontarlo è rischioso. Raccontare la perfezione è rischioso: il rischio è farlo male, non tradurla e non trasmetterne il senso; non suscitare lo stupore che questa Bellezza inevitabilmente dovrebbe evocare.


- Qual è per lei il significato profondo della sessualità? L'informazione biologica è sufficiente al fine di una completa educazione della sessualità?

La sessualità è forse il livello di comunicazione più profonda che ci sia dato di sperimentare.

La conoscenza della biologia è il presupposto ineludibile perché si viva pienamente una sessualità che sia consapevole. Consapevole della ricchezza che la sessualità ha in sé, della possibilità che ne consegua la procreazione, delle responsabilità che tutto ciò comporta nei confronti dell’altro e del figlio che può emergere alla vita. Una consapevolezza che nulla tolga alla spontaneità e a tutti gli altri infiniti significati e portati che sono propri della sessualità, ma che li integri tutti insieme in una relazione positiva e consapevole.

Direi che la conoscenza è una condizione sine qua non, e che il momento informativo è essenziale. E’ preliminare. Dobbiamo sapere bene cosa succede nel nostro organismo e quali tesori ci siano stati dati da custodire e utilizzare con responsabilità.

L’essere informati, o meglio ancora il conoscere, è il presupposto fondante di un processo educativo e auto-educativo che dura per sempre e che forse si concluderà solo alla fine della vita. Credo che la vita stessa possa anche intendersi come un’avventura che continuamente ci educa.


- Attualmente è diventato difficile attribuire significati univoci a termini scientifici come "concepimento" e "gravidanza". Si parla di contraccezione di emergenza per nascondere metodiche potenzialmente abortive....


La vita inizia con il concepimento. Nel testo è tutto molto chiaro, ma prima ancora lo è nella realtà della biologia. Nei primi giorni di vita l’embrione si nutre delle riserve che erano nella cellula uovo, la cellula più grande che esiste in natura. Dialoga, in termini biologici, con l’organismo materno e infine si annida, per ricevere il nutrimento che gli serve per poter crescere e svilupparsi. L’embrione è ben vivo dal primo istante.

Un organismo morto (non vivo) non potrebbe mai annidarsi, potrebbe soltanto andare in disfacimento, come succede a noi, a qualunque età.

Anche se accettassimo l’assunto che, per definizione, la “gravidanza” inizi con l’impianto (che peraltro non è un colpo di calamita ma un processo che si perfeziona in più giorni), la vita comunque inizia dal concepimento.

L’importante è non utilizzare queste distinzioni terminologiche per ingannare: oggi si pretende che la gravidanza inizi con l’impianto e non comprenda la prima settimana di vita del figlio: quella in cui l’embrione inizia a crescere e si prepara ad annidarsi.

Dal momento che la definizione comune di aborto è interruzione della gravidanza, pretendendo che la gravidanza inizi con l’annidamento si esclude dalla definizione di aborto tutto ciò che sopprime l’embrione prima dell’impianto nella sua prima settimana di vita.

Ma tutte le nostre Leggi, e prima ancora i nostri princìpi, tutelano esplicitamente il concepito e quindi anche la sua prima settimana di vita: eliminarlo prima che si annidi non può certo essere procreazione responsabile.

I contraccettivi d’emergenza agiscono prevalentemente dopo il concepimento: in Europa e nel mondo accademico si accetta passivamente che la contraccezione si estenda fino a impedire l’impianto, ma è aberrante e anche contrario al sentire comune.

A differenza di quanto pretende il mondo accademico, la gente comune ritiene correttamente che “contraccettivo” sia tutto ciò che impedisce il concepimento e “abortivo” sia, invece, tutto ciò che agisce dopo il concepimento eliminando il concepito.
- A chi è destinato il libro "Da Vita a Vita"?


Come scrivo nell’introduzione, il libro è diretto soprattutto ai ragazzi, agli studenti: credo che leggendo la prima parte, auspicabilmente insieme ai loro insegnanti che li aiutino a consolidare le informazioni, essi non possano che appropriarsi con stupore della perfezione di questi apparati e meccanismi fisiologici che permetteranno loro di trasmettere la vita. Credo anche che, divenendone consapevoli, essi apprendano come sia possibile regolare la propria capacità di procreare senza mai interferire con l’esistenza di un figlio e cioè che essi sappiano distinguere con chiarezza le metodiche che consentono di prevenire i concepimenti da quelle che, al contrario, impediscono al figlio di sopravvivere. E soprattutto che il rispetto per la vita del figlio dal suo inizio possa essere il criterio fondamentale in ogni scelta inerente la procreazione.

”Da Vita a Vita” è diretto anche agli operatori del settore, a chi tiene corsi di educazione sessuale, alle coppie che desiderino vivere responsabilmente la propria capacità di procreare. E’ diretto a chiunque voglia conoscere l’immenso mistero della procreazione, almeno nei termini biologici in cui esso si realizza, e in esso riconoscere anche la propria storia fin dai suoi primi istanti.

Il testo è rigorosamente scientifico, ma è intriso della perfezione degli eventi che descrive e dall’affetto e dal profondo rispetto per quel piccolo essere umano che può emergerne.

Vorrei che ognuno apprezzasse questa grande Bellezza, se ne innamorasse, la sentisse intimamente costitutiva di sé e la proteggesse come un bene prezioso, in se stesso e negli altri.


Fonte: http://vitanascente.blogspot.it/