domenica 24 febbraio 2013

Ecco perché il feto umano è da considerarsi persona


Feto 11 settimane

“Essere o non essere, questo è il problema”. Contesto, quello della tragedia shakespeariana, completamente diverso da quello in cui mi appresto ad addentrarmi. Ma domanda centrata: “Essere o non essere: questo è il nocciolo della questione!”: il feto è o non è un essere umano vivente, unico ed irripetibile, con coscienza di sé e dunque in quanto tale persona e perciò soggetto di diritti, in primis quello alla vita?
Sembra che di questi tempi tutti tranne che il feto abbiano diritti, e che ciascuno sempre di più ne reclami per se stesso (salvo poi dimenticarsi dei doveri che da questi diritti discendono e che dovrebbero essere la condizione per meritarsi i diritti stessi). Anche tra i più illuminati ben pensanti, un qualche generico diritto anche del feto viene accettato, ma questo è pur sempre subordinato, in second’ordine rispetto a quello della madre. Come dire: un diritto “parziale”, che c’è e non c’è ed è comunque limitato. Limitato dal fatto che il feto non è persona, si dice, e se non è persona non può essere soggetto di diritti.
Ma cosa vuole dire essere una “persona”? E perché il feto non sarebbe una persona? Non sono un filosofo né un teologo e nemmeno un giurista. Quello che voglio proporre è un’opinione che trae spunto da solide evidenze scientifiche.
Ormai anche gli abortisti più convinti (almeno quelli con un minimo di cultura e senso logico), hanno dovuto inchinarsi all’evidenza biologica-genetica-tassonomica che feto ed embrione umani sono un “essere umano vivente unico e irripetibile”. Dal punto di vista genetico l’uomo è diverso da qualsiasi scimmia, gorilla o macaco che sia (se si esclude una certa somiglianza tra questi primati e coloro che si ostinano a negare la suddetta evidenza scientifica!) e ogni uomo è diverso da qualsiasi altro uomo, gemelli inclusi. Un uomo non è il suo patrimonio genetico ma certamente il suo DNA lo caratterizza e lo distingue da tutti gli altri esseri viventi. Su queste evidenze dunque non mi soffermerò, avendolo tra l’altro già fatto in articoli e commenti precedentemente postati su questo sito.
Se dunque ogni embrione e ogni feto è un essere umano vivente unico e irripetibile, come si può giustificarne la soppressione senza che ciò configuri un omicidio e dunque un vero e proprio atto criminoso? Pare che la giustificazione risieda nel fatto che embrione e feto non sarebbero “persona” in senso giuridico e per questa loro condizione dunque non possano essere considerati titolari, soggetti di diritti, ivi incluso quello alla vita.
Ho letto molto spesso ed ho sentito dire altrettante volte che un pre-requisito essenziale della “personalità” è la “coscienza di sé”. E siccome, si sottolinea, il feto non ha coscienza di sé allora non può essere considerato persona e dunque soggetto di diritti. Una difesa del feto nei confronti dell’aborto non può prescindere quindi dalla soluzione di questo primo, originale (nel senso di: “che sta alle origini”) problema, cioè cosa sia la coscienza e se il feto sia cosciente o no. “Essere o non essere”, il dilemma ritorna.
Trovo che per definire la “coscienza” possa essere interessante leggerne la definizione che ne dà il CICAP, ente certamente non confessionale. È una delle più interessanti che ho trovato: “… uno stato soggettivo di consapevolezza sulle sensazioni psicologiche (pensieri, sentimenti, emozioni) e fisiche (tatto, udito, vista) proprie di un essere umano e su tutto ciò che accade intorno ad esso. La soggettività della coscienza è data dal fatto che ogni persona ha una propria modalità di rapportarsi alle esperienze e tale modalità dipende in gran parte da un determinato stile culturale di appartenenza. … In un individuo la consapevolezza di se stessi e dell’ambiente si struttura grazie ad un insieme di funzioni psico-fisiologiche come la percezione, la memoria, l’attenzione, l’immagazzinamento e l’elaborazione delle informazioni, tutte dipendenti l’una dall’altra e controllate dal cervello. Tutte le informazioni, sia esterne che interne, passano attraverso i nostri organi recettori (occhi, naso, recettori muscolari) e, dopo aver raggiunto il sistema nervoso, vengono da quest’ultimo elaborate.”
Un’interessante review di autori francesi pubblicata nel 2009 su Pediatric Research tenta di sostenere come tutte le reazioni identificabili nel feto con le moderne tecnologie siano in realtà probabilmente pre-programmate e con un’origine sottocorticale inconscia. Questi autori sostengono che il feto dorme per la maggior parte del tempo e si trova quindi in stato di incoscienza, in parte anche a causa dell’effetto di una sedazione endogena legata al basso livello di ossigeno del sangue fetale, all’effetto del pregnanolone e della prostaglandina D2 prodotta dalla placenta. Nello stesso articolo però gli autori citano due elementi che dal mio punto di vista indeboliscono la loro posizione. L’evidenza sperimentale che tentare di svegliare un feto con uno stimolo doloroso provoca un aumento della sedazione anziché il risveglio mi fa pensare che lo stato di sedazione, di abbassamento dello stato di coscienza abbia un effetto protettivo nei confronti del feto. Ma, mi chiedo, da cosa dovrebbe essere protetto il feto se non proprio da dolore e sensazioni spiacevoli che, se non avesse un qualche livello di coscienza non significherebbero nulla per lui? Dunque se la natura ha fatto in modo di proteggere il feto dal dolore significa che il feto può esserne cosciente.
In altre parole si tratta di uno stato di “ridotta coscienza” artificiale, esattamente come quella che mettiamo in atto con la sedazione palliativa nei malati terminali o più semplicemente nelle persone che devono sottoporsi ad un intervento chirurgico. Non è che queste persone non abbiano una coscienza; semplicemente l’abbiamo ridotta per evitare loro la sensazione spiacevole del dolore, fisico o psichico. L’altro elemento che trovo contraddittorio di questo articolo è che da una parte gli autori ammettono che il neonato ha un cervello in una fase di sviluppo “transizionale” che progressivamente evolve verso quello dell’adulto, mentre sembrano dimenticare che questo “continuum” di sviluppo ha in realtà origine molto prima della nascita del bambino. Se dunque, come gli autori ammettono, un neonato ha una propria coscienza, ancorché minima ed in evoluzione, perché mai questo non dovrebbe essere altrettanto vero anche per il feto?
In realtà, sempre più lavori originali stanno apparendo in letteratura riguardo l’esperienza sensoriale-intellettiva che un feto è in grado di costruirsi già in epoca molto precoce. Quell’esperienza che a nulla varrebbe se non potesse essere elaborata a livello cosciente e che invece è in grado di strutturargli addirittura una “memoria” propedeutica allo sviluppo successivo, durante la fase post-natale. Posso di seguito citare per brevità, a titolo meramente esemplificativo, solo alcune di queste evidenze scientifiche.
Oggi siamo in grado di  studiare la risposta del feto alla voce della sua mamma con metodiche funzionali non invasive e sappiamo che già dalla 19° settimana di gestazione è possibile osservare una risposta fetale come conseguenza di una stimolazione sonora. Il cuoricino del feto batte in maniera diversa quando ascolta la voce della sua mamma e questo accade già dalla 29° settimana di gestazione. Ma la cosa più bella è che questa sua capacità, con il progredire continuo delle competenze fetali, che segue la maturazione funzionale delle strutture cerebrali a ciò deputate, permette al feto di memorizzare e riconoscere, una volta che sarà nato, la voce della madre tra le tante voci che ascolterà, di provare interesse particolare nei confronti di canzoni o musica che gli siano state fatte ascoltare nel periodo prenatale, addirittura di dimostrarsi più attento e più incline ad imparare fonemi ascoltati in utero anziché espressioni linguistiche non proprie della sua mamma. È ormai assodato che il feto impara ad ascoltare e riconoscere, cioè elabora le sensazioni sonore che lo raggiungono e ne immagazzina nella memoria gli elementi essenziali che poi gli torneranno utili per il successivo sviluppo delle proprie competenze dopo la nascita. Questi ed altri studi suggeriscono una capacità di memorizzare esperienze e di imparare attraverso queste esperienze che, già nel feto, evidentemente devono fare riferimento ad un livello più alto di controllo (sottocorticale/corticale), rispetto a quello rudimentale del tronco encefalico.
Il feto presenta le papille gustative già alla 7° settimana di gestazione ed è dimostrato che l’esposizione in utero a sapori diversi (il feto deglutisce numerose volte nelle 24 ore il liquido amniotico e ne percepisce dunque il sapore che varia al variare dell’alimentazione materna) fa sì che il neonato ricordi e preferisca quei sapori che ha conosciuto in epoca molto precoce durante il suo sviluppo. I gusti del bambino perciò si formano anche grazie all’esperienza maturata nell’ambiente uterino. Anche l’olfatto fetale è già strutturalmente maturo entro il terzo trimestre di vita prenatale e alla nascita il bambino è in grado di riconoscere odori percepiti in utero attraverso il contatto del liquido amniotico con i suoi recettori olfattivi.
Sappiamo oggi (anche qui) che il feto prova dolore già in epoca molto precoce del suo sviluppo. Perché ci sia dolore occorre non solo che siano funzionanti i recettori che distinguono e raccolgono le sensazioni perifericamente, ma anche che ci sia una struttura centrale in grado di elaborare le varie sensazioni determinando una reazione emozionale. Studi su neonati anche gravemente prematuri dimostrano ampiamente come stimoli tattili o dolorosi evochino una robusta attività corticale e dunque una percezione cosciente del dolore. Così come prova dolore, il feto è capace di elaborare e ricordare anche le sensazioni piacevoli. Tra gli altri studi, molto interessanti sono quelli compiuti osservando le risposte alle coccole materne di neonati molto prematuri (dei feti, in pratica, che vivono e proseguono il loro sviluppo nell’utero surrogato che è l’incubatrice). La kangaroo-care, ad esempio, cioè tenere il piccolo prematuro a contatto della pelle della mamma, tra i suoi seni, sappiamo che tranquillizza il bimbo. È stato anche osservato come un prematuro riesca a concentrarsi sulle parole e le coccole della mamma tanto da essere distratto dal dolore provocato ad esempio da un prelievo venoso. In un bell’articolo pubblicato lo scorso anno gli autori sottolineano come lo sviluppo del feto sia una progressione di eventi all’interno dei quali si può individuare anche un’attività, ancorché rudimentale, di tipo cognitivo, correlata all’apprendimento.
Dunque non mi pare possano esserci dubbi su cosa, chi siano embrione e feto. Salvo voler negare le evidenze scientifiche, alla domanda se “sia o non sia” una persona umana vivente in formazione, unica e irripetibile, con una propria “esperienza” razionale di sé e dell’ambiente che lo circonda e quindi con un qualche livello di seppur minima “coscienza”, genetica, biologia, neurologia, neurobiologia, neuroradiologia, fisiologia, ricerca scientifica e medica e il semplice buon senso danno una risposta inequivocabilmente positiva. Una bella review scritta da un neonatologo intensivista italiano riassume così, nel titolo del suo articolo, l’evidenza: “Il feto è una persona? Un’evidenza clinica”.
Se dunque il Codice Civile Italiano recita che “La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita (462, 687, 715, 784).” mi verrebbe da dire che alla luce delle scoperte scientifiche che, in maniera incrementale, stanno spostando sempre più precocemente l’evidenza di una “personalità” del feto, il Codice Civile dovrebbe essere rivisto. Fissare al momento della nascita il godimento di diritti relativi alla personalità dell’individuo umano è arbitrario, così come lo è fissarlo in un momento specifico dello sviluppo fetale. Limiti fissati sulla base delle conoscenze di ieri sono abbondantemente stati anticipati dalle evidenze disponibili oggi e probabilmente saranno ulteriormente anticipati col progredire della scienza medica e la conoscenza del feto.
Leibniz lo aveva detto, anche se riferendosi ad altro tema: “Natura non facit saltus”. Lo sviluppo dell’uomo è un continuum che inizia al momento del concepimento e continua per tutta la vita, prima intrauterina e poi alla luce del sole. E in questo sviluppo non si può individuare un “salto di qualità” che trasforma completamente una realtà in un’altra. Il feto è uno di noi, una persona; anche se debole e per certi versi “mancante” di alcuni attributi della maturità e del pieno vigore intellettivo (questo non vale forse anche per il prematuro? e per l’ammalato? e per l’anziano? eppure nessuna persona sensata si sognerebbe di dire che prematuro, malato e anziano non sono persone). In altre parole l’essere-uomo coincide con l’essere-persona. E questo non solo guardando la realtà dal punto di vista scientifico.
Ma se il feto è una persona, può essere legittimo un diritto della donna a sopprimere quello che certamente É un INDIVIDUO umano con una propria, ancorché preliminare, “esperienza razionale”? Ed ecco che ancora una volta torna l’amletico dubbio: “Essere o non essere: questo é il punto”. Cioé se sia o non sia un diritto per la donna sopprimere quell’essere umano capace di sentire suoni, gusti e odori, di vedere, di provare piacere e dolore, in altre parole di “assaporare” la vita nell’ambiente che dovrebbe proteggerlo e supportarne lo sviluppo e di crearsi un’esperienza propedeutica al suo adattamento alla vita extrauterina; se sia o non sia un diritto della donna interrompere, negare il diritto di nascere, “abortire” questo meraviglioso continuum che conduce ad un nuovo uomo o a una nuova donna. E, non volendo essere politicamente corretti, la risposta mi é molto chiara: non può esistere un diritto del più forte di sopprimere il più debole, non quando parliamo di uomo.
Spero di avere spiegato il mio pensiero e di avere fornito sufficienti elementi scientifici a supporto della mia opinione. Ho citato solo una piccolissima parte dei lavori presenti nella letteratura scientifica internazionale sull’argomento; chi volesse può approfondire il tema con una semplice ricerca su PubMed.
Il monologo di Amleto continua, dopo il celeberrimo incipit: “…se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli … Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le ingiustizie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? … Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’azione smarriscono anche il nome…”. Quasi un involontario monito per chi, come me, crede fortemente nel valore della vita umana in ogni suo istante di sviluppo, a non schierarsi, per quieto vivere, dalla parte del “politicamente corretto” ma ad impegnarsi, per amore della vita, nella battaglia in sua difesa.

di Stefano Bruni (pediatra) 
 
Fonte: uccronline.it

lunedì 18 febbraio 2013

India, il governo condanna 100 medici per aborti selettivi e feticidi femminili

Il ministero per la Salute e l’Associazione medica nazionale hanno portato alla luce parte di un racket diffuso in tutto il Paese. Membro della Pontificia accademia per la vita: “Scegliere il sesso dei feti significa mancare di rispetto verso le donne e favorisce la violenza contro di esse”.


Mumbai (AsiaNews) - Il governo centrale dell'India ha identificato 100 medici che saranno condannati per aver condotto aborti selettivi e feticidi femminili in tutto il Paese. L'indagine è partita dal ministero per la Salute, che attraverso l'Associazione medica nazionale ha individuato i trasgressori del Pre-conception & Pre-Natal Diagnostic Techniques Act 1994, legge che rende illegale l'uso di particolari esami per determinare il sesso del feto. In base al decreto, gli indagati rischiano dai 6 mesi ai 5 anni di carcere, oltre a una multa e la sospensione (o cancellazione) della licenza.
Ad AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, considera "positiva" la mossa del ministero per la Salute, perché "usare forti deterrenti può aiutare a prevenire simili forme di discriminazione e a punire i colpevoli".
Il medico ricorda lo studio Children in India 2012: A Statistical Appraisal, pubblicato dal Centro statistico nazionale, secondo il quale almeno 3 milioni di bambine sono scomparsi nel 2011 a causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. "Questa perdita - nota - avrà conseguenze morali, sociali ed economiche molto negative. Anche la scelta del sesso [del nascituro] è espressione di mancanza di rispetto verso le donne, e una delle cause dell'aumento dei crimini contro di esse".
Purtroppo, sottolinea, "in India c'è questa preferenza culturale verso il figlio maschio, in molti casi legata a ragioni economiche". Per tradizione infatti, una ragazza deve essere istruita e data in moglie, ma può trovare marito solo fornendo una dote consistente (in denaro, gioielli e beni materiali di vario tipo). Anche da sposata una donna non sarà rispettata finché non dà alla luce un bambino. Inoltre, in alcune province dell'India vi è ancora l'usanza del sati, il rogo della vedova sulla pira funebre del marito defunto. Secondo la tradizione indù, un rituale volontario che attesta la devozione verso il consorte; in realtà, un modo per liberarsi del "peso" economico di una donna rimasta sola.
Anche una diffusa "cultura della morte", sottolinea il dr. Carvalho, "è causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. La Chiesa cattolica invece si impegna a promuovere una cultura della vita attraverso il proprio ministero dell'educazione e della salute. In questo modo è possibile proteggere la vita e la dignità delle bambine, e creare un contesto che difenda, valorizzi e incoraggi le giovani donne, oltre a opporsi alle tante forme di discriminazione e violazione dei loro diritti".
Al contrario di quanto si possa pensare, aborti selettivi e feticidi femminili sono diffusi anche tra le famiglie di ceto medio-alto. "Secondo un recente studio intitolato Skewed Sex Rations in India: Physician, Heal Thyself - spiega il dr. Carvalho -, in India le famiglie di medici hanno più figli maschi che femmine".

di Nirmala Carvalho
Fonte: http://www.asianews.it/






sabato 16 febbraio 2013

La gravidanza gemellare


   La gravidanza gemellare
La gravidanza gemellare è un tipo di gravidanza molto raro nelle fecondazioni naturali ma un evento molto più frequente in chi si sottopone a cure di fecondazione assistita.
La gravidanza gemellare può presentarsi in due diversi casi, ossia:
  • a seguito di una doppia ovulazione: ossia le ovaie rilasciano due cellule uovo che vengono fecondate e da cui si svilupperanno i gemelli eterozigoti o gemelli diversi ed ognuno si svilupperà in una sua placenta. I casi di gravidanze eterozigoti si presentano per familiarità oppure a seguito dell’aumento dell’età della madre. Questo tipo di gravidanza è molto comune, si verifica nel 70% dei casi;
  • nel 30% dei casi, viene rilasciato un solo ovocita ma che, a seguito della fecondazione da parte dello spermatozoo, si trasforma in zigote e si divide … cosa che normalmente non accade.
foto gravidanza gemellareNell’ambito di questa seconda casistica, può accadere quindi che:
  • lo zigote si divide tra il primo e terzo giorno dando così vita due placente, due sacchi amniotici;
  • lo zigote si divide tra il quarto e l’ottavo giorno si svilupperà una placenta e due sacche amniotiche;
  • lo zigote si divide tra il nono e il dodicesimo giorno dando vita ad una placenta ed un sacco amniotico;
  • lo zigote si divide dopo il tredicesimo giorno, caso rarissimo, si avrà un unica placenta e un unico sacco amniotico e quindi si svilupperanno i gemelli siamesi.
In questi quattro casi si svilupperanno i gemelli identici e sia nel caso della gravidanza eterozigote che monozigote si potranno avere feti dello stesso sesso o di sesso diverso.
Generalmente il parto di una gravidanza gemellare avviene intorno la 37° settimana gestazionale.
foto gravidanza gemellareSi verifica la posizione dei feti anche durante le contrazioni, se il primo feto è cefalico si procede con parto naturale, favorendo la nascita del secondo sia esso in posizione cefalica o podalica.
Se, invece, il primo gemello è podalico o in posizione trasversa, indipendentemente dal posizione del secondo, si procede con taglio cesareo.
La frequenza della gravidanze gemellari è in costante aumento nel nostro paese.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che sempre più persone ricorrono ai centri di fecondazione assistita per l’aumento dei problemi di fertilità .
Ogni anno in Italia si registrano ben 5600 gravidanze bigemine (a due gemelli) e 280 trigemine (quando i gemelli sono 3).

Di Mamma Stefania
in http://bambinizerotre.it 

venerdì 15 febbraio 2013

Il bambino in gestazione parla ai suoi genitori

Parla un bambino dall’utero materno:

Sono felice che mi abbiate dato la possibilità di comunicare col mondo, perché ho tante cose da dire, anche a nome di tutti i bambini, quelli prossimi alla nascita, ma anche quelli che verranno concepiti in futuro.

Prima di tutto vorrei ringraziare la mia Mamma che, con molta dolcezza, mi fa giungere non solo il nutrimento che serve per la costruzione del mio corpo, ma anche le sue dimostrazioni di tenerezza manifestate in varie forme. Io sento tutte queste cose, sento che mi vuole già molto bene e che attende ansiosamente il giorno di potermi stringere fra le sue braccia. Anch’io non vedo l’ora che giunga quel momento per conoscere il suo volto, il suo profumo, il suo calore ! Ma dobbiamo attendere con pazienza. Intanto mi piace sentire la sua voce, specialmente quando mi parla. E anche se lo fa soltanto col pensiero, io la percepisco, perché in questo lungo periodo di nove mesi noi siamo un essere solo, anche se al tempo stesso siamo due persone distinte, ognuna con il proprio destino e col proprio programma di vita.

E, come sento il suo pensiero, recepisco anche i suoi sentimenti e gioisco quando la sento serena e tranquilla. Se è tranquilla lei, lo posso essere anch’io; e, quando sono tranquillo, posso badare meglio alla costruzione delle cellule che devono andare a formare tutte le varie parti del mio corpicino. È un grosso lavoro, ma la mia Mamma mi aiuta facendomi giungere tutte le sostanze necessarie più pure e più importanti. Io le sono molto grato, anche perché tutto quello che mi manda è intriso di amore. I suoi pensieri e i suoi sentimenti, tutto è intriso di amore, ed è così che ricevo gli elementi necessari per formare anche la mia psiche. E questa collaborazione è bellissima. Grazie, Mamma!

Quanto mi piace quando canta per me! Sento che udire delle belle musiche mi fa bene e mi aiuta a crescere. La Mamma conosce tante belle canzoni. Ci sono delle ninnananne dolcissime, e sono sicuro che me le canterà anche dopo, quando sarò nella mia culla. Udendo i canti che già conosco, nei momenti di agitazione certamente mi calmerò, perché capirò che la nascita era soltanto un passaggio dal prima al dopo.

Forse, è proprio per questo che le mie orecchie sono già in grado di udire, per memorizzare tutto sin da ora e per riconoscerlo e apprezzarlo meglio dopo.

Infatti, conosco tutti i rumori della mia casa esterna: il telefono, l’aspirapolvere, ma quello che mi piace di più è la voce della mia Mamma, non solo quando mi parla, ma specialmente quando canta.

Sono trascorsi cinque mesi e sono già in grado di partecipare a tutto ciò che accade nel mondo circostante. Non riconosco soltanto la voce della mia Mamma, ma anche quella più grave del Papà. Che bello quando mi accarezza! In realtà, lui accarezza il pancione della Mamma, ma io sento che è lui. È un tocco speciale che mi fa gioire tutte le volte. E, quando giochiamo a ‘calcetto’, come mi diverto! Anche Mamma e Papà si divertono, perché mi sentono presente, e io sono felice più di loro perché sento di essere atteso e amato. Infatti, per noi piccini, l’amore è un nutrimento fondamentale.

Mi dispiace per tutti i bambini che in passato non hanno potuto vivere questi momenti così gioiosi. Una volta tutti credevano che, prima della nascita, noi piccini fossimo degli esserini insensibili, incapaci di percepire alcunché, nemmeno il dolore fisico. Dicevano che soltanto alla nascita saremmo diventati una persona; prima ci consideravano soltanto una massa di cellule. Solo la nostra Mamma ci portava nel cuore. Purtroppo, a volte nemmeno lei, ma di questo non voglio parlare. È troppo doloroso.


Ora tutto è diverso, e ciò lo dobbiamo ai numerosi gli scienziati e ai ricercatori che ormai da tanti anni sondano il nostro mondo che sta nella pancia della Mamma. Lo possono fare perché ora dispongono di apparecchi, che però a noi piccini non piacciono affatto perché sono terribilmente rumorosi. È però vero che ora Mamma e Papà possono osservarci su una finestrella, e per loro questa possibilità suscita una forte emozione, in quanto si trovano di fronte a una realtà che prima era in gran parte ancora soltanto un sogno. Così ci possono vedere succhiare il pollice o mentre facciamo la pipì, ci vedono mentre ci muoviamo e, molto spesso, riescono persino a capire se siamo un maschietto o una femminuccia. Di solito è il Papà che vorrebbe sapere,
mentre la Mamma dice che per lei non è importante, purché il bambino sia sano e perfetto.

Intanto i medici ci osservano, ci controllano, ci misurano e giudicano se tutto procede bene. Per noi, però, la cosa non è tanto gradevole; ho sentito dire che saremo tutti una generazione di giovani amanti degli elicotteri, perché l’apparecchio che ci scruta fa lo stesso rumore, tutto a colpi.

A volte entrano nel sacco che ci racchiude con un ago molto lungo per prelevare del liquido, e questa è una cosa che fa paura. So che certi bambini riescono con la manina ad allontanare l’ago per paura che faccia loro del male. Sono tutte cose strane, però dicono che siano importanti.
Comunque, è a tutti i ricercatori che dobbiamo essere grati, perché sono stati loro a metterci nella posizione che meritiamo, facendo sì che anche noi nascituri veniamo presi in consi-derazione e curati come è giusto fare, perché anche noi abbiamo delle esigenze, non soltanto i bambini già nati. In generale si parla sempre solo di loro, mentre anche noi siamo il futuro di una società in fase di rinnovamento.

Una cosa che mi piace tanto è quando Mamma e Papà vanno a fare una passeggiata in mezzo alla natura. In quelle occasioni sento proprio che mi giunge l’apporto benefico di qualcosa che chiamano ‘ossigeno’. Dicono che sia molto importante per la formazione del nostro cervello. Dicono che quando il cervello è bene sviluppato, ciò vada a beneficio anche di tutti gli altri organi. Infatti, io sento che è proprio così. Spero proprio che Mamma e Papà vadano spesso a fare un giretto in campagna, non soltanto per me, ma anche perché per loro è un momento di incontro molto bello.

La maggior parte del loro tempo lo trascorrono sempre al lavoro, per cui queste belle passeggiate sono momenti di riavvicinamento che, includendo anche me – perché i loro discorsi sono sempre rivolti al futuro con il loro bambino, che sarei io – aiutano a consolidare quello che chiamano ‘bonding’ (legame) Mamma/Papà/bambino, che ci terrà vicini e uniti anche in seguito. E questa unione mi dà molta tranquillità e sicurezza, perché sento che avrò in loro sempre dei grandi e sinceri amici.

Ora sono contento di aver potuto dire tutte queste cose. Ce ne sarebbero molte altre da aggiungere, ma lo farò un’altra volta. Ah, no, ho ancora due cose da far sapere: una è che quando dovrò nascere, vorrei che il mio Papà fosse con noi, per assisterci ed esserci vicino, e sono sicuro che anche la Mamma lo vorrebbe. La seconda è che, subito dopo la mia nascita, avrò bisogno di rimanere con la mia Mamma. Il passaggio da feto a bambino è un momento molto delicato, e vicino alla mia Mamma mi sentirò più protetto e al sicuro. Appena nato, è importante che io rimanga accanto alla mia Mamma, anche per incontrare il suo sguardo e ricevere i suoi baci e le sue carezze. Dobbiamo rimanere insieme per far nascere nella realtà tutti quei sentimenti che avevamo sognato nei mesi precedenti. Che gioia grande sarà essere preso fra le sue braccia!

La presenza di Papà sarà pure molto importante.
Vorrei che fosse lui a tagliare il cordone ombelicale e a separarmi dalla Mamma per costituire così la nostra famiglia. Sarebbe bello che fosse Papà a farmi il primo bagnetto. Noi piccini siamo molto sensibili a queste amorevoli attenzioni, che ci aiutano a dare un inizio gioioso alla nostra esistenza nel mondo.

Si chiederanno tutti: ma come fa a capire, a distinguere le parole, a sentire quello che gli dicono? Infatti, non sono i significati delle parole che mi giungono, ma quel flusso di
sentimenti profondi che superano tutte le barriere, che non ha bisogno di frasi o di concetti, ma che giunge diretto al mio cuoricino, sempre molto sensibile e aperto a ogni sentimento sincero e amorevole.

È così che vado incontro con tanta fiducia alla mia vita nel mondo, e sento che sarò una creatura che vive in positivo, con tutte le conseguenze del caso, grazie naturalmente alla mia Mamma prima di tutto, ma anche a Papà e a tutti coloro che già mi aspettano con tanto amore.

Quello che vorrei aggiungere è che nella Carta dei Diritti dei Bambini sarebbe giusto che venis-sero contemplati anche i diritti dei bambini che devono ancora nascere. Infatti, vorremmo far valere il nostro diritto di nascere in una famiglia che ci ha concepiti perché ci desiderava veramente, che ci ama già sebbene non ci conosca ancora personalmente e che possa darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per andare incontro a una vita sana, piena di interessi e utile alla nostra crescita fisica e psichica, alla nostra famiglia e a tutta la società. Si eliminerebbero così tanti guai e dispiaceri che attualmente formano la preoccupazione di tutti.

Noi non abbiamo tante pretese; abbiamo bisogno soltanto di essere amati, perché per noi l’amore è cibo.
E se riceviamo tanto amore oggi, quando saremo grandi lo restituiremo in dose centuplicata, per il bene di tutti.

Con tanta gratitudine
Un bambino prenatale




Le parole del bambino prenatale rispecchiano i concetti enunciati dai numerosi scienziati e ricercatori di tutto il mondo che esplorano e studiano il mondo intrauterino e tutto ciò che riguarda la formazione fisica e psichica del bambino prima della nascita. L’ignoranza di un tempo non è più tollerata, tanto più se si considera che, quale periodo determinante, la fase prenatale si riflette su tutto il resto dell’esistenza.
Bianca Buchal

 www.gravidanzaconsapevole.org















giovedì 14 febbraio 2013

Gravidanza: l’acido folico allontana l’autismo

L’acido folico è stato prescritto alle donne in dolce attesa per decenni, prevalentemente per contrastare il rischio che il feto fosse affetto da spina bifida. Uno studio pubblicato su Journal of the American Medical Association suggerisce che possa essere utile anche per allontanare la possibilità di dare alla luce un piccolo affetto da autismo. La ricerca è partita dai dati dello studio prospettico nazionale condotto su madri e figli norvegesi: le future mamme che avevano assunto integratori per 4 settimane prima del parto hanno ridotto del 40% il rischio di mettere al mondo un bebé autistico. La ricerca pubblicata su JAMA sottolinea che non ci sono ancora prove sufficienti per accertare il valore dell’acido folico in questo frangente, ma sottolinea il ruolo fonamentale di questo elemento per un buono sviluppo neurologico del feto.

di

in http://www.west-info.eu/it/

Acido folico in gravidanza scudo anti-autismo


martedì 12 febbraio 2013

Anormale sviluppo del cervello nel bambino di donne sovrappeso

Il feto di una mamma in gravidanza che sia obesa si è scoperto sviluppare in modo anormale il cervello. Un’altra prova a sostegno dell’impatto dell’obesità in gravidanza sulla salute di mamma e bambino
Il sovrappeso e l’obesità sono già di per sé un problema per chi ne è oggetto.
Se poi questa si presenta in gravidanza, si può avere una somma di effetti negativi sia sulla madre che sul nascituro.

In particolare, un nuovo studio che sarà presentato il 15 febbraio 2013 a San Francisco, in occasione del Society for Maternal-Fetal Medicine’s annual meeting, The Pregnancy Meeting ™, e che è stato condotto dai ricercatori del Mother Infant Research Institute (MIRI) presso il Tufts Medical Center di Boston, ha messo in evidenza come a soffrirne in modo drastico sia il cervello del feto che, quando vi sia un problema di peso da parte della madre, tende a svilupparsi in modo anormale.

Per arrivare alla loro scoperta, i ricercatori coordinati dalla dottoressa Diana Bianchi, hanno reclutato 16 donne in gravidanza – di cui otto erano magre e altrettante otto erano obese.
Lo scopo era quello di valutare l’espressione genica del feto in base all’impatto esercitato dall’obesità o meno.
Ciò che hanno potuto osservare gli studiosi è che vi erano differenze nell’espressione genica già a partire dal secondo trimestre di gravidanza, nel feto delle donne obese – rispetto alle donne normopeso.
Nello specifico, queste differenze si sono rilevate nei modelli di espressione genica relativi allo sviluppo cerebrale.

Durante lo studio è apparso chiaro come a essere interessato in negativo fosse il normale processo di apoptosi (morte cellulare programmata) che è una fase importante dello sviluppo neurologico. Nelle donne obese, questo processo era rallentato, e vi era un’apoptosi ridotta.
Una ridotta apoptosi non permette di creare lo spazio necessario affinché vi sia la nuova crescita neuronale.

«Le donne non saranno sorprese di sapere che essere obese durante la gravidanza può portare a obesità nel bambino [come suggerito da un altro studio] – ha commentato nel comunicato Society for Maternal-Fetal Medicine la dottoressa Andrea Edlow, autore principale dello studio – Ma quello che potrebbe sorprenderle è il potenziale effetto che ha sullo sviluppo del cervello del bambino non ancora nato».
Questa scoperta avrà senz’altro delle forti implicazioni su quanto si sa circa gli effetti negativi dell’obesità in gravidanza, anche tenendo conto che questa piaga è in rapida espansione in tutto in mondo occidentale.
Lo studio potrebbe anche far luce sul crescente numero di casi di alterato sviluppo delle facoltà  cerebrali, l’autismo e un’alterata regolazione dell’appetito da parte dell’ipotalamo – che predispone il bambino all’obesità.
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Fonte: la stampa.it

TELEFONO ROSSO









di  Anna Fusina

Si chiama “Telefono Rosso” e risponde al numero 06/3050077.
Si tratta dello speciale Servizio Medico gratuito del Centro Studi per la Tutela della Salute della Madre e del Concepito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nato col sostegno della Regione Lazio.
Il Servizio è stato fondato presso il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” nel 1988 e, dall’anno 2000, è parte integrante dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica, Dipartimento per la Tutela della Salute della Donna e della Vita Nascente di tale Policlinico.
Telefono Rosso (al costo della sola telefonata) è attivo lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 09.00 alle ore  13.00 e il martedì e il giovedì dalle ore 14.00 alle ore 18.00 e fornisce consulenze mediche in fase preconcezionale, in gravidanza o durante l’allattamento a chiunque ne faccia richiesta: coppia, donna, personale sanitario o parasanitario.
In particolare, questo Servizio fornisce informazioni circa i rischi materno-fetali in caso di assunzione di farmaci (ad esempio, se un farmaco assunto nelle prime fasi della gravidanza produca una malformazione congenita, quale e con quale probabilità), esposizione a radiazioni ionizzanti, esposizioni professionali, infezioni e patologie materne o per altri problemi in gravidanza.
Inoltre, consiglia le terapie farmacologiche più opportune nelle varie fasi della gravidanza o in epoca preconcezionale, suggerendo anche eventuali approfondimenti diagnostici.
La consulenza viene effettuata da Medici Specialisti in Ostetricia e Ginecologia con particolari competenze nel campo della Medicina Prenatale e dell’assistenza alla gravidanza ad alto rischio e della Teratologia Clinica.
La consulenza, che è un vero e proprio atto medico, rimane nell'ambito del colloquio telefonico, a meno che la paziente non necessiti di particolari indagini o approfondimenti diagnostici o clinici che possono essere eseguiti presso il Servizio di Diagnosi e Terapia Prenatale o nella Divisione di Patologia Ostetrica e Ginecologica del Policlinico "A. Gemelli".
La valutazione del possibile rischio riproduttivo si avvale, oltre che delle specifiche competenze degli operatori, anche di banche dati disponibili a livello internazionale, quali  TERIS e REPROTOX, nonché della sistematica revisione della letteratura scientifica attraverso la consultazione in tempo reale delle pubblicazioni mediche più recenti (MEDLINE).
Inoltre, il Telefono Rosso è integrato nella rete dei Servizi omologhi (Teratology Information Services) Europei (ENTIS) ed Extraeuropei (OTIS), con i quali esiste un rapporto continuo di scambi di informazioni, relative soprattutto alle problematiche che risultano più rare o nuove.
Secondo i dati elaborati dal  Centro Studi per la tutela della salute della madre e del concepito  dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nell’ultimo triennio di attività del Telefono Rosso (2010-2012) sono state eseguite 14.209 consulenze telefoniche provenienti da tutto il territorio nazionale: dal Nord 21%; dal Centro 51%; dal Sud e Isole 28%.
Nel 75% dei casi ha chiamato la donna; nel 15% il marito; nel 9% il medico e nell’1% un operatore socio-sanitario.
La donna che chiama ha un’età media di 31 anni, con figli nel 58% dei casi e con scolarità medio-alta nel 78% dei casi. L’86% delle pazienti chiama in gravidanza, prevalentemente nel I trimestre (69%); nel 10% dei casi in epoca preconcezionale e nel 4% dei casi in allattamento.
Il quesito posto è di tipo retrospettivo nel 71% dei casi (ad es.: “ho preso un farmaco… che rischi corre il mio bambino?…”) e prospettico nel 29% (ad es.: “posso prendere questo farmaco in gravidanza?”). Il motivo prevalente della chiamata è relativo all’esposizione a farmaci (78%), quindi a infezioni (7%) e a radiazioni diagnostiche (7%).
E’ stato evidenziato un aumento del rischio naturale per malformazione solo nel 3% dei casi con possibilità di quantificarlo precisamente nel 71% dei casi ma qualificandolo nel 100% dei casi.
L’aumento del rischio naturale è stato attribuito nel 65% dei casi a farmaci, nel 30% a infezioni e nel 5% ad altre cause.
Tra i farmaci teratogeni il ruolo predominante spetta agli antiepilettici (59%), ad esempio acido valproico, carbamazepina; quindi agli antitiroidei e al litio (14% rispettivamente); ai retinoidi (2%) e ad altri farmaci (10%).
Una sola telefonata è stata sufficiente per concludere la consulenza nel 99% dei casi, il restante 1% ha richiesto un periodo di ulteriore approfondimento da parte dell’operatore e la paziente è stata richiamata entro 2-3 giorni.
Laddove la gravidanza è stata ritenuta a rischio o è stato necessario consigliare esami diagnostici di II/III livello é stata offerta la possibilità di effettuare controlli presso le strutture della Clinica Ostetrica del Policlinico “Agostino Gemelli”. Il 2 % delle pazienti che hanno consultato il Telefono Rosso ha usufruito di tale opportunità.
In diversi casi le donne che chiamano questo servizio sono già indirizzate all’interruzione volontaria della gravidanza, spesso a seguito del consiglio di operatori sanitari,  poiché spaventate dai possibili fattori di rischio. Nel 97% dei casi, tuttavia, i consulenti di Telefono Rosso non riscontrano l’aumento del rischio naturale per malformazione e l’84% delle donne, così tranquillizzate, proseguono la gravidanza.
Si comprende quindi quanto sia importante diffondere la conoscenza del Telefono Rosso. Vanno informati soprattutto i medici di base, ginecologi e consultori, psichiatri, farmacie, laboratori analisi, studi di radiologia e altri medici specialisti.

Fonte: vitanascente.blogspot.it