domenica 29 dicembre 2013

Test prenatale per individuare la sindrome di Down: quali effetti?

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Prenatalsafe: ultima frontiera del test prenatale, tutto italiano, per rilevare anomalie genetiche nel bambino ancora nel ventre materno.
Si tratta di un esame ematico della madre, circa alla decima settimana di gravidanza: attraverso l’analisi del DNA, si possono riscontrare eventuali anomalie nel nascituro sfruttando le tracce del suo patrimonio genetico in circolo nel sangue della donna.
Margini di errore? Inferiori all’1% garantiscono i curatori del progetto. In 7 giorni lavorativi ricevi il tuo responso.
Pur essendo il test indirizzato a tutte le anomalie genetiche, particolare attenzione viene rivolta nei confronti della sindrome di Down, certamente la più frequente tra tutte.
Il test è sicuro per il bambino e per la mamma. A differenza dell’amniocentesi, per esempio, non comporta rischi di aborto causati proprio dall’operazione. Questo è uno degli aspetti che fanno di questo studio un progetto molto interessante.
Ma il classico rovescio della medaglia è che, proprio “grazie” a tale nuova via, le potenzialità di morte per questi bambini aumentano esponenzialmente: in un sistema sanitario che investe molto di più nella ricerca diagnostica della sindrome di Down invece che concentrarsi anche sulla cura, a quante donne verrà messo il dubbio sulla propria gravidanza? A quante di queste verrà spiegato quanto sia crudele mettere al mondo un bambino con anomalie genetiche? E in quante di queste il dubbio attecchirà a tal punto da trovare una soluzione solamente nell’aborto?
La diagnosi è un aspetto fondamentale nell’ambito medico ma se collegata alla cura, non alla selezione eugenetica.

Redazione

Leggi l’articolo sul portale web RaiNews.

Fonte: http://www.prolifenews.it/

Nuovo studio: al bambino servono un padre e una madre

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Sul sito web del “McGill University Health Centre”, ovvero una delle più grandi istituzioni mediche in Canada, è comparso un articolo in cui si divulgano i risultati di uno studio scientifico realizzato dai suoi ricercatori: «Anche con la tecnologia di oggi, occorre ancora che ci sia un maschio e una femmina per fare un bambino. Ma è importante che entrambi i genitori accolgano quel bambino? Molti studi hanno fino ad ora indicato il valore della madre, ma pochi hanno chiaramente definito l’importanza di un padre», si legge.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Cerebral Cortex”, mostra infatti che l’assenza del padre durante i periodi di crescita critici, porta al deterioramento delle abilità sociali e comportamentali in fase adulta. «Anche se abbiamo utilizzato topi, i risultati sono estremamente rilevanti per gli esseri umani», ha specificato l’autore senior, la psichiatra Gabriella Gobbi. «I deficit comportamentali che abbiamo osservato sono coerenti con gli studi umani dei bambini cresciuti senza un padre. Questi bambini hanno dimostrato di avere un aumentato rischio di comportamenti devianti e, in particolare, le ragazze hanno dimostrato di essere a rischio di abuso di sostanze».
Questi risultati, conclude l’articolo del McGill University Health Centre, «dovrebbero indurre i ricercatori a guardare più profondamente nel ruolo dei padri durante le fasi critiche della crescita e suggeriscono che entrambi i genitori sono importanti nello sviluppo della salute mentale dei bambini».
Un altro duro colpo, dunque, per i sostenitori delle adozioni omosessuali o del benessere del bambino nelle famiglie monoparentali. Una donna, pensiamo alle relazioni omosessuali, non si può improvvisare uomo e tanto meno padre. E’ sempre la ricerca a mostrare che le differenze tra uomini e donne (tra padre e madre, dunque) sono di tipo biologico-cerebrale e non culturale. Una donna e un uomo, indipendentemente dai loro sentimenti affettivi e dai loro desideri di non essere quel che sono, rimarranno sempre legati alla loro sessualità biologica. Sempre gli studi, raccolti in gran parte nel nostro dossier specifico, dimostrano che un bambino ha bisogno di crescere all’interno di un equilibrio dato unicamente dalla differenza sessuale, così come d’altra parte la natura ha previsto.

La redazione

Fonte: uccronline.it

sabato 28 dicembre 2013

Nel programma contro l'omofobia manca la dignità della persona



di Franco Olearo

Il Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca, assieme al Dipartimento Pari Opportunità e all’Istituto Statale Amerigo Vespucci hanno reso disponibile un opuscolo che presenta il suo piano 2013-2014 per l’organizzazione nelle scuole di interventi contro la discriminazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
L’opuscolo, dopo aver ricordato che è stata istituita per il 17 maggio la Giornata Mondiale contro l’omofobia e la trasfobia, intende promuovere una specifica azione educativa che si concentri su tre direttrici:
- educazione all’affettività e alla sessualità;
- contrasto al bullismo omofobico;- coinvolgimento degli “adulti di riferimento”
L’ambiente scolastico viene considerato prioritario perché secondo le statistiche disponibili l’età prevalente in cui le persone dichiarano di essersi accorti della loro omosessualità oscilla fra gli undici e i quindici anni.
E’ una realtà ormai evidente a tutti che il bullismo scolastico sia in aumento e non si possono che apprezzare  iniziative atte a promuovere il rispetto  reciproco  fra i ragazzi nelle scuole, qualunque siano  le “particolarità” che finiscono per innescare derisioni o addirittura violenze.
Tuttavia il modo con cui l’argomento è stato trattato nell’opuscolo (molte frasi espresse sono semplici traduzioni tratte da un documento dell’American Psycological Association) è fuorviante e ideologicamente condizionato.
Il testo confonde l’incredibile ricchezza umana della realtà scolastica con le peculiarietà che si possono riscontrare nello studio di uno psicanalista; rinchiude la complessità psicologica di un ragazzo in formazione all’interno di riduttivi schemi antropologici.
La varietà dell’essere maschio e femmina
E’ esperienza comune che all’interno delle categorie dell’essere maschio e femmina si celano grandi varietà  caratteriali. Ci sono ragazzi molto sensibili che sembrano quasi femminili pur essendo maschi; ci sono ragazze molto ruvide (spesso si tratta di forme di pudore)  da sembrare quasi  maschili, pur essendo sicuramente donne. Ha avuto un grande successo di pubblico in Francia  il divertente film “Les garçons et Guillaume, à table!": racconta di un ragazzo delicato che  non vuole giocare a calcio ma che  desidera soprattutto diventare un bravo pianista. I genitori, condizionati  dal manicheismo gay, si vogliono mostrare “moderni”: la madre si affretta a circondarlo di tenerezze,  a chiamarlo “cara” salvo poi, con loro grande sconcerto, scoprire che Guillaume si è innamorato di una ragazza.
Il documento del Ministero non fa alcun cenno alla prudenza  con cui va affrontato l’argomento, né alla necessità di  non pervenire a conclusioni  affrettate nei confronti di un adolescente che molto probabilmente sta passando un periodo di incertezza  ma salta direttamente a consigliare i docenti  di contattare le associazioni LGBT come enti erogatori di formazione, per i quali si consiglia  un accreditamento presso il MIUR. Non ci sono proposte alternative ma le associazioni LGBT sono viste come le “uniche” detentrici della sapienza in fatto di omosessualità.
Una non discrimazione ottenuta attraverso una posizione ideologica sulla sessualità
Chi insegna o semplicemente chi è stato un alunno, ricorda che quando si andava alle medie (l’ambiente target principale del documento), si finiva per prendere in giro un po’ tutti, a volte semplicemente attribuendo a quel certo compagno un epiteto che lo caratterizzasse. Si prende in giro il ragazzo grasso che si manifesta goffo durante l’ora di ginnastica, si prende in giro il ragazzo albino o la ragazza dai capelli rossi. Certamente si finisce per prendere in giro anche chi appare troppo timido o effeminato e può darsi che si inneschino atti di violenza. Al contempo però la classe è un ambiente dove si  possono sviluppare grandi solidarietà e  gesti di sostegno nei confronti del compagno che sta in difficoltà.  Chi è insegnante, chi è genitore, sa che l’età che va dagli 11 ai 15 anni è caratterizzata da atteggiamenti in continua oscillazione e niente è definitivo.  E’ importante quindi che si introduca fra i ragazzi il concetto di rispetto della persona, che esprime il valore assoluto e profondo di ognuno, indipendentemente da certe particolarità che possono trasparire dal suo comportamento o dal suo fisico.
L’opuscolo del Ministero  non impiega il tradizionale concetto di dignità e rispetto della persona,  che sarebbe stata  valida per qualsiasi tipo di discriminazione, ma fin dai primi paragrafi porta avanti l’ideologia dei gender (una traduzione del documento americano) distinguendo fra orientamento sessuale e sesso biologico. Alcune pagine dopo ribadisce che “bisogna riconoscere dignità a tutte le espressioni della sessualità in una dimensione di relazione e di affettività”. In sostanza la difesa da ogni discriminazione sessuale passa attraverso una specifica definizione del valore della sessualità , vista in modo riduttivo come espressione di affettuosità, saltando a piè pari la sua funzione procreativa e indirettamente, anche se il tema non è affrontato, proiettandosi verso una definizione sbagliata di matrimonio.
In ciò sta la pericolosità ideologica del documento:  parlare di rispetto della persona vuol dire rispettarla integralmente, per quello che è e per ciò che pensa, senza per questo scadere nella rinuncia a difendere le proprie idee. E’ questa la ricchezza di un costruttivo atteggiamento democratico. Il documento invece “congela” il dibattito forzando tutti a orientarsi verso un’unica definizione del valore della sessualità.
“Quando cambi il modo di osservare le cose, le cose che osservi cambiano”: è una delle frasi conclusive del documento. Una frase che tradisce la tendenza all’ indottrinamento ideologico del documento.

fonte: http://www.documentazione.info

mercoledì 25 dicembre 2013

Progetto Genoma 21 (“21 Maps”): una strada verso la scoperta di nuovi approcci terapeutici per la Sindrome di Down



 


di Anna Fusina

Progetto Genoma 21 (“21 Maps”): è il nome del nuovo progetto guidato dal Prof. Pierluigi Strippoli, del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna per la ricerca di una cura per la Sindrome di Down, la più frequente anomalia cromosomica dell’uomo, con una frequenza di 1 su 400 concepiti ed 1 su 700 nati vivi.
Si tratta di un approfonditissimo e rigoroso studio mai sinora eseguito del genoma, del trascrittoma e del metiloma di ogni soggetto, associato alla raccolta sistematica ed approfondita di tutti i dati clinici.
Il Progetto  ha come scopo l’integrazione  di dati derivanti da indagini a livello clinico, molecolare e bioinformatico, che rendano possibile la costruzione di “mappe” da cui sia possibile rilevare una rappresentazione di insieme dei meccanismi patogenetici della trisomia 21, specificatamente per l’individuazione di marcatori specifici che possano costituire dei “bersagli” di terapie innovative.
Progetto Genoma 21  prevede uno studio sistematico della sindrome di Down, articolato in vari filoni di ricerca (cfr. www.dimes.unibo.it/it/risorse/files/progetto-genoma-21):
-      -  identificazione  di marcatori molecolari fenotipo-specifici. La complessità della sindrome di Down richiede infatti un approccio di studio integrato al fine di identificare  correlazioni genotipo-fenotipo utili a scoprire nuove terapie fondate sul meccanismo patogenetico della sindrome di Down. Verrà utilizzata a tale scopo una nuova tecnologia che ha rivoluzionato negli ultimi anni le analisi genetiche e genomiche: il “Sequenziamento massivo di nuova generazione” (Next Generation Sequencing, NGS). L’utilizzo dell’NGS permetterà al gruppo di eseguire uno studio sistematico della sindrome di Down che effettuerà una correlazione dei dati clinici e fenotipi con i dati ottenuti dall’analisi  di esoma, trascrittoma, metiloma oltre che dallo studio del metaboloma;
-      -   meta-analisi del profilo di espressione  genica di cellule normali e trisomiche attraverso l’utilizzo di uno strumento  di biologia computazionale innovativo (TRAM). Il software sviluppato dal gruppo di ricerca del Prof. Strippoli (TRAM, Lenzi et al. 2011) consentirà  di produrre mappe di attività genica (mappe di trascrizione quantitative) che consentiranno di identificare  i geni del cromosoma 21 espressi ad alto livello nei tessuti coinvolti nelle manifestazioni tipiche della trisomia 21 e di fare il confronto tra cellule dello stesso tipo normali e con trisomia 21;
-      - integrazione  di dati disponibili in letteratura riguardanti indagini citogenetiche eseguite su individui con trisomia parziale del cromosoma 21;
-      -   analisi di associazioni tra geni localizzati sul cromosoma 21 e codici Gene Ontology corrispondenti, identificativi della funzione del gene (Gene Ontology è un progetto bioinformatico che ha lo scopo  di rendere disponibile un vocabolario di termini, “ontologia” appunto, che descrivano le caratteristiche di un prodotto genico. Attraverso l’uso delle sue applicazioni il gruppo di ricerca cercherà di costruire una mappa che rappresenti le funzioni geniche ed i processi biologici sovra-rappresentati potenzialmente associabili ai sintomi caratteristici della sindrome di Down;
-    - elaborazione di teorie sul funzionamento del genoma umano e del cromosoma 21 utili alla costruzione di un modello patogenetico complessivo per i sintomi della trisomia 21 ed alla individuazione di nuovi approcci terapeutici.
Il gruppo di ricerca, guidato dal Prof. Strippoli, ha una documentata esperienza di ricerca in genetica molecolare, genomica e biologia computazionale/bioinformatica ed  ha identificato negli ultimi anni anche uno dei geni del cromosoma 21 (presente in tre copie nelle persone con sindrome di Down) sfuggito alle analisi precedenti condotte nell’ambito del Progetto Genoma. Ha descritto inoltre alcune caratteristiche generali della struttura e della funzione del cromosoma 21 nel suo complesso ed ha messo a punto metodi originali utili per analizzare il genoma umano. Sta effettuando inoltre uno studio sistematico dell’opera scientifica di Jérôme Lejeune, scopritore della trisomia 21, i cui articoli scientifici risultano sorprendentemente  attuali se si pensa che in Genetica gli articoli risultano “datati” nel giro di pochi anni. Questi studi rappresentano per il gruppo guidato dal Prof. Strippoli  una fonte straordinaria di intuizioni ed idee spesso rimaste non verificate, che oggi potrebbero essere sottoposte al vaglio dei moderni mezzi della genomica e della bioinformatica.
Per la realizzazione di Progetto Genoma 21, il gruppo si avvarrà della collaborazione della Prof.ssa  Maria Zannotti, già Professore associato di Biologia Applicata presso l’Università di Bologna ed attualmente in pensione, che è stata allieva a Parigi del Prof. Jérôme Lejeune alla fine degli anni ’60 ed ha portato poi il  filone di ricerca sulla trisomia 21 all’Università di Bologna.
Il Progetto verrà inoltre realizzato anche attraverso altre collaborazioni, nazionali ed internazionali: fra cui quelle del Prof. Guido Cocchi e della Dott.ssa Chiara Locatelli dell’Unità Operativa di Neonatologia del Policlinico S. Orsola–Malpighi dell’Università di Bologna, della Dott.ssa Maria Chiara Mimmi, del Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche dell’Università di Udine, della Dott.ssa Anna Concetta Berardi del Laboratorio di Cellule Staminali del Dipartimento di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara, della Dott.ssa  Doris Ricotta e della Dott.ssa Annalisa Radeghieri del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia, della Prof.ssa Donatella Barisani, del Dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Milano-Bicocca, del Prof. Mark Basik del Laboratorio di Genomica dei Tumori, Dipartimento di Oncologia e Chirurgia dell’Istituto Lady Davis dell’Università McGill di Montreal (Canada), della Dott.ssa Maria Chiara Monaco, del Laboratorio di Medicina Molecolare e Neuroscienze dell’Istituto  Nazionale di Malattie Neurologiche e Danni Cerebrovascolari dell’Istituto Nazionale della Salute di Bethesda (U.S.A.), del Dott. Alessandro Ghezzo, del Dipartimento  di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES) dell’Alma Mater Studiorum (Università di Bologna) e del Prof. Marco Seri, dell’Unità operativa di Genetica Medica del Policlinico S. Orsola-Malpighi, del Dipartimento  di Scienze Mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna.
La realizzazione di Progetto Genoma 21 dipende dai fondi che si otterranno per il suo finanziamento, che risente della carenza di sovvenzioni dedicate alla ricerca sperimentale e dall’indirizzamento  di molti studi alla diagnosi prenatale della sindrome di Down, anzichè alla sua cura. Per questo motivo ogni contributo è essenziale al fine di sostenere questa attività di ricerca. Per effettuare donazioni a sostegno di questo progetto attualmente in corso si possono reperire le indicazioni  al  link disponibile in fondo alla pagina web: http://apollo11.isto.unibo.it/ .



martedì 24 dicembre 2013

Gli Angeli sulla Terra

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Si racconta che un giorno dal cielo il Signore Iddio stava osservando come si comportavano gli uomini sulla terra. Fra loro regnava la desolazione.
«Sono più di 5 miliardi gli uomini sulla terra e ancora sembrano pochi per accogliere tutta la grandezza dell’amore» disse fra sé.
Vide che vi erano tanti fratelli in guerra; sposi e spose che non si sopportavano più; ricchi e poveri che si disprezzavano divisi fra loro; sani e ammalati lontani e indifferenti gli uni dagli altri; netta separazione e distinzione tra liberi e schiavi…
Un bel giorno il Signore riunì un esercito di angeli e disse loro:
«Avete visto gli esseri umani? Hanno bisogno di aiuto! Sarà necessario che voi andiate giù sulla terra in mezzo a loro».
«Noi?» chiesero gli angeli preoccupati ed emozionati, anche se pieni di fede.
«Sì – continuò il Signore – voi siete proprio le persone adatte. Nessun altro potrebbe assolvere l’incarico che sto per darvi. Ascoltate: quando ho creato l’uomo, l’ho fatto ad immagine e somiglianza mia, ma con talenti speciali per ognuno. Ho desiderato differenze fra loro, perché tutti insieme formassero il Regno. Così ho progettato per loro il mio piano. Alcuni dovevano essere molto ricchi per poter dividere le proprie ricchezze con i poveri; altri dovevano godere di buona salute per poter aver cura degli ammalati. Alcuni dovevano essere saggi e altri molto semplici, per manifestare tra loro sentimenti di amore, di ammirazione e di rispetto. I buoni dovevano pregare per coloro che si comportavano come se fossero cattivi. Il paziente e mansueto doveva tollerare il nervoso e collerico… ma… ma tutto questo non è stato!
Voglio fermamente che il mio piano si realizzi, perché desidero che l’uomo possa godere, già nella sua esistenza sulla terra, la felicità eterna. Per realizzarlo voi andrete laggiù sulla terra con loro!»
«Ma di che si tratta?» domandarono gli angeli un po’ inquieti.
Allora il Signore spiegò ogni cosa:
«Siccome gli uomini hanno dimenticato che li ho creati distinti e diversi tra loro, perché si completassero gli uni gli altri così da formare il corpo del mio amato Figlio, e inoltre sembra che non si rendano conto che io li voglio differenti perché raggiungano la perfezione, voi stessi andrete sulla terra con loro dotati di varie “distinzioni”».
E diede a ciascuno il suo incarico:
«Tu avrai memoria e capacità di concentrazione superlativa: sarai cieco.
Tu avrai pensieri profondi, scriverai libri, sarai poeta: avrai paralisi cerebrale infantile.
A te darò il dono dell’amore personificato, ci saranno molti altri come te su tutta la terra e non ci sarà distinzione di razza, perché tutti avranno la faccia, gli occhi, le mani e il corpo come se fossero fratelli di sangue: avrai sindrome di Down.
Tu sarai piccolo di statura, ma la tua simpatia e il tuo senso dell’umore arriveranno fino al cielo: sarai osteocondrodisplasico (di bassa statura).
Tu userai la creazione nel mondo, che io ho pianificato per gli uomini. Avrai un’alterazione mentale e mentre gli altri si preoccuperanno per i progressi scientifici e tecnologici, tu ti arricchirai osservando una formica, un fiore. Sarai felice, molto felice, perché amerai tutti e non giudicherai nessuno. Vivrai sulla terra, ma la tua mente si manterrà in cielo: preferirai ascoltare la mia voce piuttosto che quella degli uomini: avrai autismo.
Tu sarai abile come nessun altro: sarai focomelico e farai tutto con le gambe e con la bocca.
Infine all’ultimo angelo disse:
Tu sarai un genio, ti toglierai le ali prima di andare sulla terra e andrai laggiù con la spina dorsale aperta, gli uomini ripareranno il tuo corpo però dovrai darti da fare per trionfare: avrai mielomeningocele, che significa “miele venuto dal cielo”».
Gli angeli si sentirono felici con le “distinzioni” del Signore, però provarono grande pena al pensiero di doversi allontanare dal cielo per compiere la loro missione e chiesero al Signore:
«Quanto tempo dovremmo vivere senza vederti? Quanto tempo lontano da te?»
«Non preoccupatevi, starò con voi tutti i giorni. Comunque al massimo questa esperienza durerà dai sessanta agli ottanta anni terrestri».
«Sta bene, Padre. Sarà come tu dici. 80 anni sono un istante nell’orologio eterno, ci rivedremo qui tra poco!» dissero gli angeli all’unisono e discesero sulla terra emozionati.
Ognuno giunse al ventre di una madre. Lì si formarono durante 6, 7, 8 o 9 mesi. Alla nascita furono accolti con profondo dolore, causarono paura e angustia.
Alcuni genitori ricusarono il peso e il compito, altri l’accettarono come allibiti, altri si sentirono in colpa fino a rompere il matrimonio e dividersi e altri ancora piansero con amore e accettarono il loro dovere.
In ogni modo, qualunque sia stata la sorte di ciascuno, siccome gli angeli conoscono la loro missione e possiedono le virtù della fede, della speranza e della carità – e tante altre ancora, tutte governate dall’amore – hanno saputo perdonare ed ora con grande pazienza passano la vita illuminando tutti coloro che hanno voluto amarli.
Continuano a giungere angeli sulla terra con spiriti superiori in corpi limitati e continueranno ad arrivare finché ci saranno uomini sul pianeta.
Dio vuole che stiano tra noi per darci l’opportunità di lavorare per loro, di imparare da loro. Lavorare è servire, servire è vivere, vivere è amare, perché la vita ci è stata data per questo. «Colui che non vive per servire, non serve per vivere».

Fiaba sudamericana
Traduzione di don Mario Castagnini

sabato 21 dicembre 2013

CONTRACCEZIONE E CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA



di Anna Fusina 

Contraccezione: analisi del termine
Con il termine “contraccezione[1] vengono raggruppati complessivamente  ed in modo generico tutti i metodi che si usano per il controllo delle  nascite.
Ciò  risulta  però essere ambiguo, poiché le nascite potrebbero essere limitate anche attraverso l’aborto, cioè l’interruzione di gravidanze già iniziate.
E’ opportuno dunque fare chiarezza, distinguendo i vari metodi anticoncezionali in ante e post-concezionali, a seconda che essi prevengano il concepimento o che invece agiscano successivamente al concepimento. 
La differenza è fondamentale,  poiché  i metodi che tendono ad evitare il concepimento non interferiscono con l’esistenza di un nuovo essere umano, mentre quelli che agiscono successivamente al concepimento interferiscono con l’esistenza del figlio eventualmente concepito rendendo l’utero materno inospitale: avvenuto il concepimento infatti egli non troverà nella madre le condizioni indispensabili per crescere, svilupparsi e continuare a vivere. 
Per essere precisi si dovrebbe parlare di metodi contraccettivi e metodi intercettivi.[2]
La contraccezione in senso proprio è un tecnica che viene utilizzata allo scopo di controllare e di impedire (contro) il concepimento (concezione), cioè l’incontro della cellula uovo con lo spermatozoo.
L’intercezione è una tecnica che intercetta l’embrione rendendone impossibile l’annidamento nella parete uterina. In questo caso non si ha dunque un effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè abortivo.
Occorre precisare che a livello internazionale il termine contraccezione non viene utilizzato in modo univoco.[3]
Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone, ma anche in molti Paesi europei si usa il termine “contraccezione  includendovi anche metodi che impediscono l’annidamento dell’embrione in utero (intercezione) o che  agiscono successivamente ad esso (contra- gestazione), con un meccanismo quindi abortivo.
Ricordiamo ad esempio  che (…) già nel 1990 la Federazione Internazionale dei Ginecologi e degli Ostetrici (F.I.G.O.), la massima Autorità mondiale in campo ginecologico, includeva il vaccino anti-hCG tra i “contraccettivi” del futuro, intravedendone ampie prospettive di diffusione (F.I.G.O. Manual of Human Reproduction).(…) l’hCG è la sostanza prodotta specificamente dall’embrione al fine di mantenere nell’utero le condizioni indispensabili al proprio sviluppo: quella stessa che si dosa con il test di gravidanza e  che è presente nel sangue materno solo dopo l’annidamento. In questo caso il termine “contraccezione” include metodi francamente abortivi, essendo chiaramente già iniziata la gravidanza”.[4]


Trasformazione semantica dei concetti di “concepimento” e “gravidanza”
É interessante esaminare come è avvenuta l’evoluzione semantica dei termini “concepimento” e “gravidanza”.
Nel suo testo “The facts of life”, Brian Clowes ne analizza la genesi[5].
Antecedentemente al 1965 con il termine “concepimento” viene indicato il momento della fusione di un ovulo con lo spermatozoo (fecondazione) nella tuba di Falloppio.
Nel 1963, il Dipartimento della Salute, Istruzione e Welfare (HEW) degli Stati Uniti definisce “aborto” come “tutte le misure che possono pregiudicare la vitalità dello zigote in qualsiasi momento tra l’istante della fecondazione e il completamento del lavoro”.[6]
Le associazioni abortiste avevano capito che per rendere i prodotti abortivi accettabili per le donne a livello etico e poter aggirare le leggi volte  a vietare l’aborto (la ricerca su questo tipo di prodotti era già in corso in Giappone ed in diversi paesi europei) era necessario un cambiamento di terminologia, atto a confondere il confine tra azione contraccettiva ed azione abortiva.
Ciò si poteva realizzare solamente trasformando la definizione di “concepimento” da momento della fecondazione (unione di spermatozoo e ovulo) a momento dell’impianto in utero dell’embrione, stabilendo così che  se un dispositivo o farmaco avesse impedito l’annidamento, non si sarebbe verificato un aborto.
Storicamente questo cambiamento semantico affonda le proprie  radici in un Congresso che ebbe luogo nel 1959, organizzato congiuntamente dalla Planned Parenthood e dalla Population Council, entrambe associazioni abortiste. In quel convegno il Dott. Bent Bowing, un ricercatore svedese, sostenne la necessità di modificare la definizione di concepimento,  spostando il momento del concepimento da quando avviene la fecondazione a quando si è verificato l’impianto: ”whether eventual control of implantation can be reserved the social advantage of being considered to prevent conception rather than to destroy  an established pregnancy could depend upon something so simple as a prudent habith of speech.”[7]: che al controllo dell’impianto [del concepito nell’endometrio (n.d.r.)] possa essere riservata la funzione socialmente vantaggiosa di poter impedire il concepimento e non quella di interrompere una gravidanza in corso, potrebbe dipendere da qualcosa di così semplice come l’abitudine di prudenza verbale.”
Una questione di “prudenza verbale”: è sicuramente più conveniente dire che la gravidanza inizia con l’impianto perché ciò ci consente di agire sul concepito nella sua fase pre-impianto.
Dopo pochissimo tempo, nel 1962, la Dott.ssa Mary Calderone, allora direttore medico di Planned Parenthood dice: ”if it turns out that these intrauterine devices operate as abortifaciens, not only the Catholic Church will be against them, but Protestant churches as well”.[8]: ”Se si scopre che questi dispositivi intrauterini (ricordiamo che a quel tempo si parlava molto di spirale) agiscono come abortivi, non solo avremo contro la Chiesa cattolica ma pure le Chiese protestanti”.
Nel simposio della Population Council  del 1964, il dott. Samuel Wishik sottolinea che l’accettazione o il rifiuto del controllo delle nascite potrebbe dipendere dal fatto che esso abbia causato o meno un aborto precoce.
Nel 1964 Christopher Tietze del Planned Parenthood e Population Council, sacerdote della libertà procreativa, spinge questa propaganda ulteriormente. Infatti, dopo aver notato che molti esperti religiosi e giuridici accettavano il consenso medico, dice: “if a medical consensus develops and is mantained that pregnancy, and therefore life, begins at implantation, eventually our brothers from the other faculties will listen.”[9]: “Se si sviluppa un consenso medico e si sostiene che la vita, e quindi la gravidanza, comincia dall’impianto, alla fine i nostri fratelli delle altre facoltà ascolteranno.
Tiezte avrebbe poi vinto la Planned Parenthood Federation of America Award Margareth Sanger per contributi eccezionali al movimento pro-aborto.
Alla fine le associazioni abortiste raggiungono il loro obiettivo: il cambiamento di terminologia.
Nel 1965 infatti l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), la maggiore organizzazione di ginecologi negli U.S.A., pubblica il suo primo  Terminology Bulletin (Bollettino di terminologia) introducendo  abilmente una profonda trasformazione semantica: viene stabilito che il concepimento è l’impianto di un ovulo fecondato, cioè il momento in cui esso si annida nell’utero materno.[10]
Con il termine “fecondazione”  (indicata nel mondo anglosassone con “fertilization”) si intende ancora  la singamia, cioè il processo che inizia con la penetrazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo e la fusione dei pronuclei maschile e femminile, ma il concepimento (“conception”), da questo momento, non è più identificato con la fecondazione, ma con l’impianto dell’embrione.
Nel Bollettino terminologico dell’ ACOG vengono coniati altri due termini fuorvianti nei confronti dell’aborto precoce: “post-conceptive contraception” e “post-conceptive fertility control”.[11]
Nel 1972 l’ACOG ridefinisce conseguentemente anche il concetto di gravidanza: con il termine “gravidanza” viene indicato il periodo che inizia con l’annidamento dell’embrione in utero e che termina con il parto.[12]
Si tratta di metamorfosi semantiche non suffragate in alcun modo da nuove acquisizioni scientifiche. Si possono considerare piuttosto manipolazioni verbali di carattere strumentale.
Come abbiamo visto,  si voleva riuscire a ridurre la resistenza avverso l’utilizzo di alcuni prodotti con meccanismo d’azione intercettivo (cioè abortivo), includendoli nella categoria dei contraccettivi in senso stretto, per poter così affermare che un prodotto ad azione antinidatoria non è abortivo.
Non tutti accettano queste manipolazioni semantiche.
Il Dott. Richard Sosnowski, capo della Southern  Association of Obstetricians and Ginecologists  e membro di ACOG, evidenzia chiaramente questa strategia nel suo discorso presidenziale del 1984 e si dice preoccupato: ” (…) that with no scientific evidence to validate the change, the definition of conception as the successful spermatic penetration of an ovum was redefined as the implantation of a fertilized ovum. It appears to me that the only reason for this was the dilemma produced by the possibility that the intrauterine contraceptive device might function as an abortifacient.”[13]: “(…) che, senza prove scientifiche per convalidarne la modifica, la definizione del concepimento, intesa come successo della penetrazione dello sperma nella cellula uovo è stata ridefinita come l’impianto di un ovulo fecondato. Mi sembra che l’unica ragione per questo era il dilemma prodotto dalla possibilità che il dispositivo contraccettivo intrauterino potesse funzionare come un abortivo.“
Non c’è dunque nessun contenuto scientifico nel cambiamento, non c’è nessuna valenza descrittiva, ma ovviamente una valenza di tipo manipolatoria, “operativa”.
La scienza dimostra che la vita inizia dal concepimento, identificato come il momento della fecondazione, quando spermatozoo e ovulo si uniscono, formando uno zigote. Testi di embriologia attualmente utilizzati nell’insegnamento universitario lo riportano.[14]
Nel 1998 Joseph A.Spinnato, del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Louisville, pubblica uno studio il cui scopo è quelloInizio modulo
 di valutare l'uso della definizione di concepimento dell’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) nella pratica clinica dei suoi membri e di esplorare le implicazioni delle diverse definizioni di concepimento e di gravidanza in rapporto al processo di formazione del consenso informato.[15]
Viene inviato un sondaggio  a 112 membri dell’Ob/Gyn Society di Louisville chiedendo quale definizione del concepimento essi abbiano usato nella loro pratica clinica e quando hanno ritenuto che la gravidanza abbia avuto inizio.
Sono pervenute le risposte dall’86% (96 su 112) dei soci. Un totale del 73% (70 su 96) (95% CI 69-77%) dei soci ha indicato che il concepimento era un sinonimo per indicare la fecondazione, e il 24% (23 su 96) (95% CI 21-28%) ha indicato che concepimento era sinonimo di impianto. Tra i membri dell’ACOG, il 50% (48 su 96) ha indicato che la gravidanza inizia con la fecondazione, e il 48% (46 su 96) ha indicato che la gravidanza inizia con l'impianto.
Lo studio conclude che, potenzialmente, il processo del consenso informato è compromesso da queste ambiguità ed invita l’ACOG  a riconsiderare le sue definizioni.

La contraccezione d’emergenza
Già a partire dalla prima segnalazione in letteratura nel 1964, l’utilizzazione di preparati ormonali atti ad impedire la gravidanza successivamente al rapporto sessuale è  stata fonte di un acceso dibattito scientifico e bioetico.[16]
Detti prodotti sono stati denominati, a livello internazionale, “contraccettivi d’emergenza”.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) afferma che la contraccezione d’emergenza o post-coitale si riferisce a  metodi contraccettivi che possono essere utilizzati per prevenire la gravidanza  nei primi giorni dopo il rapporto.[17]
Questa definizione tre le sue origini dall’introduzione del cambiamento terminologico avvenuto nel 1965 ad opera dell’Associazione dei ginecologi americani (ACOG) (esclusivamente di carattere semantico, come approfondito nel precedente paragrafo) che ha ridefinito il concepimento e quindi l’inizio della gravidanza come il momento  dell’annidamento dell’ovulo fecondato in utero.
Sicuramente non estranei a tale mutamento erano gli interessi che premevano per l’inclusione nell’ambito dei contraccettivi anche di presidi agenti con meccanismo anti-nidatorio.[18]
L’OMS afferma anche che ogni donna in età riproduttiva può aver bisogno, ad un certo punto, della contraccezione d’emergenza per evitare una gravidanza indesiderata ed indica le situazioni in cui deve essere usata dopo che si è avuto il rapporto sessuale.[19] Queste ultime sono riportate anche dalla S.I.C. (Società Italiana della Contraccezione)  nel suo “Position paper sulla contraccezione per via orale” del 6 giugno 2011:

La contraccezione d’emergenza è da utilizzarsi nelle seguenti condizioni:
-          quando non sia stato utilizzato alcun metodo contraccettivo;
-          quando via sia stato il fallimento o l’utilizzo non corretto di un altro metodo contraccettivo, come ad esempio:
° rottura accidentale, scivolamento o errato utilizzo del condom;
° dimenticanza della assunzione di pillole contraccettive combinate orali (…);
° ritardo di più di 12 ore nell’assunzione del contraccettivo orale a base di solo progestinico (desogestrel)
° ritardo di più di 14 giorni dell’iniezione mensile di preparati depot;
° ritardo nell’applicazione o rimozione intempestiva, volontaria o involontaria, di  cerotto contraccettivo o di anello contraccettivo vaginale;
° rottura, lacerazione o rimozione precoce di diaframma  o cappuccio cervicale;
° fallimento del coito interrotto (esempio di eiaculazione in vagina o sui genitali esterni);
° uso improprio o fallimento nell’applicazione di tavolette o creme spermicide;
° errori di calcolo o mancanza di astensione nei giorni fertili del ciclo in donne che   utilizzano metodi basati sull’astinenza periodica;
° espulsione di dispositivo contraccettivo intrauterino;
° in caso di violenza sessuale quando la donna non sia adeguatamente protetta da  un metodo contraccettivo.”[20]

La Società Italiana della Contraccezione, nel Position paper citato, puntualizza che “la  contraccezione d’emergenza viene definita come “metodica contraccettiva” poiché può solo prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto (…) “metodica di supporto” in quanto il suo utilizzo non è da considerarsi come metodo contraccettivo abituale o di prima scelta, ma solo quando altri metodi non siano stati del tutto o correttamente utilizzati”.[21] Afferma inoltre che “il termine complementare di “emergenza” suggerisce la necessità dell’uso tempestivo, dopo un rapporto non adeguatamente protetto, per massimizzarne l’efficacia, e sottolinea ulteriormente che tali regimi non sono proposti per un uso abituale, ma esclusivamente sporadico.”[22]
La definizione di “contraccezione d’emergenza” dell’OMS, ripresa poi dalla S.I.C. è stata ed è tuttora oggetto di discussione in ambito scientifico e bioetico. Il nocciolo della questione è sempre da ricondurre al fatto della ridefinizione  del concetto di concepimento e gravidanza da parte dell’ACOG.
La Società Medico-Scientifica Interdisciplinare PROMED Galileo rileva che “questa definizione, puramente convenzionale, ha consentito di considerare come “contraccettivo” qualsiasi strumento in grado di ostacolare la gravidanza, ma non è però scevra da problematicità. Se da un lato infatti  si vuole individuare l’inizio della gravidanza nel momento dell’impianto dell’embrione (evento che per la completa realizzazione richiede peraltro circa un settimana di tempo), nei giorni che intercorrono tra il concepimento e l’adesione  dell’embrione alla mucosa uterina (normalmente circa 5 giorni) si è comunque in presenza di un embrione”.[23]
Non si è di fronte quindi ad un effetto “contraccettivo” ma “antinidatorio”.
Le Dott.sse Maria Luisa di Pietro e Roberta Minacori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, affermano che: “l’evidenza scientifica di tale effetto antinidatorio smentisce, quindi, la stessa terminologia utilizzata per definire l’utilizzo di dati prodotti: non si tratta di un meccanismo contraccettivo (l’inibizione del concepimento avviene solo in una piccola percentuale di casi), bensì di un meccanismo prevalentemente abortivo qual è quello antinidatorio, che si estrinseca dopo l’avvenuta fecondazione, quando è già iniziato il processo di sviluppo di un nuova vita umana.”[24]
J. Scotson,  nel 1995, in “Emergency Contraception. Use of the Term is Erroneus“, afferma  che: “It is vital to be accurate when using words and phrases.(...) contraception means against conception that which prevents conception occurring. The object of using the postcoital contraceptive  pills is to prevent nidation and further development of the conceptus and to procure an early chemical abortion. One cannot prevent what has already occurred, and therefore the use of the term emergency contraception for early abortion is erroneous”: “E' fondamentale essere precisi quando si usano parole e frasi. (...) contraccezione significa “contro la concezione”, ciò che  impedisce che si verifichi la fecondazione. Lo scopo dell’utilizzo delle pillole contraccettive post-coitali  è quello di prevenire l'annidamento e l'ulteriore sviluppo del concepito e di procurare un aborto chimico. Non si può impedire ciò che è già avvenuto, e quindi l'uso del termine “contraccezione d'emergenza” per l'aborto precoce è errato.”[25]
Per tale ragione R.G. Rahwan, nel suo articolo “Morning-after birth control”, apparso su Lancet nel 1995, afferma che il termine “contraccezione d’emergenza” è equivoco e che è necessario parlare di “intercezione d’emergenza” o di “interruzione della gravidanza d’emergenza”.[26]  
     




Note
[1] Cfr.: Bruno Mozzanega, Da vita a vita – Viaggio alla scoperta della riproduzione umana, SEU, Roma,      2010, pp. 174, 202-203 e  Bruno Mozzanega, “Educazione sessuale: aspetti biologici” in F. Bonarini, F. Ongaro e C. Viafora (a cura di), Sessualità e riproduzione: tutto sotto controllo?, FrancoAngeli, Milano, 2004, pp. 241-250
[2] Giovanni Russo (a cura di), Enciclopedia di Bioetica e Sessuologia, Elledici, Torino, 2004, pp. 538-539

[3] Bruno Mozzanega, Considerazioni su ellaOne e sul suo meccanismo d’azione in     http://www.portaledibioetica.it/documenti/005503/005503.htm
[4] Bruno Mozzanega, Considerazioni su ellaOne e sul suo meccanismo d’azione in http://www.portaledibioetica.it/documenti/005503/005503.htm
[5]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001, Chapter 2 in
 www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[6]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001, Chapter 2 in
[7] ALL, A declaration of life by pro-life physicians, 1 gennaio 2000 in   http://www.all.org/article/index/id/MjUxNQ/
[8]  ALL, A declaration of life by pro-life physicians, 1 gennaio 2000 in   http://www.all.org/article/index/id/MjUxNQ/
[9]Paul Pauker, Abortion, Birth Control, and Medical Deception,in http://liveactionnews.org/investigative/fact-check/abortion-birth-control-and-medical-deception/
[10]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001, Chapter 2 in
 www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[11] Brian Clowes, The Facts of Life, op. cit., Chapter 2
[12] Brian Clowes, The Facts of Life, op. cit., Chapter 2 
[13] Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001, Chapter 2 in
 www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[14] Cfr. Keith Moore and T.V.N. Persaud, Before We Are Born: Essentials of Embryology and Birth Defects 5th ed. (Philadelphia: W.B. Saunders Company), 1998, p. 36: “Although human development is usually divided into prenatal (before birth) and postnatal (after birth) periods, development is a continuum that begins at fertilization (conception”) in www.unmaskingchoice.ca/training/classroom/science;  Keith L. Moore, T.V.N. Persaud, The Developing Human: Clinically Oriented Embriology (Philadelphia: Saunders, 1998, p. 2-18 (ed. italiana: Moore – Persaud, Lo sviluppo prenatale dell’uomo, EdiSes 2009): “ [lo zigote]deriva dall’unione di un oocita e d uno spermatozoo” (...) Uno zigote è l’inizio di un nuovo essere umano. Lo sviluppo umano inizia dalla fecondazione, il processo durante il quale un gamete maschile o spermatozoo  si unisce con un gamete femminile o  oocita per formare una singola cellula chiamata zigote.(…) questa cellula totipotente, altamente specializzata, segna l’inizio di ognuno di noi come un individuo univoco” in  www.termpaperwarehouse.com/essay-on/Abortion-Is-It-Moral-Or/48874 ;  
G. Goglia, Embriologia umana, Piccin Nuova Libraria, Padova, 1997, Cap.1: “Il primo atto della costituzione di un nuovo individuo è rappresentato dalla fecondazione la quale consiste nella fusione di due speciali cellule, l’una di origine paterna detta spermatozoo, l’altra di origine materna detta ovocita”;Thomas W. Sadler,  Embriologia medica di Langman ( ed. it. a cura di Raffaele De Caro e Sergio Galli), Elsevier Masson srl, Milano 2009, p. 11: “Lo sviluppo di un essere umano comincia con la fecondazione, un processo mediante il quale lo spermatozoo maschile e l’oocita femminile si uniscono per dare origine a un nuovo organismo, lo zigote.”
[15] Joseph A. Spinnato, Informed consent and the ridefinig of Conception: A decision illconceived? in Journal of Maternal and Neonatal Medicine, 1998, vol. 7, No. 6, pp. 264-268 in  www.informahealthcare.com
[16] AA.VV., Levonorgestrel post-coitale: una lettura aggiornata della letteratura medica in Ginecorama n. 2, Aprile 2012, p. 22-23
[17]Who Media Center, Emergency contraception, Fact sheet N.244, luglio 2012 in http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs244/en/index.html: “Emergency contraception, or post-coital contraception, refers to methods of contraception that can be used to prevent pregnancy in the first few days after intercourse.”
[18]  AA.VV., Levonorgestrel post-coitale: una lettura aggiornata della letteratura medica, cit., p. 22-23
[19] Who Media Center, Emergency contraception, Fact sheet N. 244, luglio 2012 in http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs244/en/index.html: “Emergency contraception, or post-coital contraception, refers to methods of contraception that can be used to prevent pregnancy in the first few days after intercourse.”
[20] S.I.C. Società Italiana della Contraccezione, Position paper sulla contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011, p.1
Cfr. anche Royal College of Obstetricians and Gyneacologists (RCOG). Faculty of Sexual & Reproductive Healthcare – Clinical Guidance. Emergency Contraception, Clinical Effectiveness Unit. London: RCOG; August 2011 (Updated January 2012) e International Consortium for Emergency Contraception – International Federation of Gynecology & Obstetrics (FIGO), Emergency Contraceptive Pills. Medical and Service Delivery Guidelines.Third Edition 2012. New York: ICEC, 2012
[21] S.I.C. Società Italiana della Contraccezione, Position paper sulla contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011
[22] S.I.C. Società Italiana della Contraccezione, Position paper sulla contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011
[23] Società Medico-Scientifica Interdisciplinare PROMED Galileo, Ulipristal acetato (CDB 2914)  Meccanismo d’azione: aspetti scientifici, deontologici ed etici - Relazione tecnico –scientifica,  16 aprile 2010 (allegata ad Esposto all’Autorità della Concorrenza e del Mercato su ellaOne dell’Avv. Gianfranco Amato del 3 maggio 2010)
 [24]Maria Luisa Di Pietro, Roberta Minacori, La “contraccezione d’emergenza” in “Medicina e Morale”, n. 1, 2001, pp. 11-39
[25]J. Scotson, Emergency Contraception. Use of the Term is Erroneus, BMJ 1995; 311. 762-763 in http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2349859/?page=1
[26] Maria Luisa Di Pietro, Roberta Minacori, La “contraccezione d’emergenza”, op. cit., p. 11-39