domenica 29 dicembre 2013
Test prenatale per individuare la sindrome di Down: quali effetti?
Prenatalsafe: ultima frontiera del test prenatale, tutto italiano, per rilevare anomalie genetiche nel bambino ancora nel ventre materno.
Si tratta di un esame ematico della madre, circa alla decima settimana di gravidanza: attraverso l’analisi del DNA, si possono riscontrare eventuali anomalie nel nascituro sfruttando le tracce del suo patrimonio genetico in circolo nel sangue della donna.
Margini di errore? Inferiori all’1% garantiscono i curatori del progetto. In 7 giorni lavorativi ricevi il tuo responso.
Pur essendo il test indirizzato a tutte le anomalie genetiche, particolare attenzione viene rivolta nei confronti della sindrome di Down, certamente la più frequente tra tutte.
Il test è sicuro per il bambino e per la mamma. A differenza dell’amniocentesi, per esempio, non comporta rischi di aborto causati proprio dall’operazione. Questo è uno degli aspetti che fanno di questo studio un progetto molto interessante.
Ma il classico rovescio della medaglia è che, proprio “grazie” a tale nuova via, le potenzialità di morte per questi bambini aumentano esponenzialmente: in un sistema sanitario che investe molto di più nella ricerca diagnostica della sindrome di Down invece che concentrarsi anche sulla cura, a quante donne verrà messo il dubbio sulla propria gravidanza? A quante di queste verrà spiegato quanto sia crudele mettere al mondo un bambino con anomalie genetiche? E in quante di queste il dubbio attecchirà a tal punto da trovare una soluzione solamente nell’aborto?
La diagnosi è un aspetto fondamentale nell’ambito medico ma se collegata alla cura, non alla selezione eugenetica.
Redazione
Leggi l’articolo sul portale web RaiNews.
Fonte: http://www.prolifenews.it/
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Nuovo studio: al bambino servono un padre e una madre
Sul sito web del “McGill University Health Centre”, ovvero una delle più grandi istituzioni mediche in Canada, è comparso un articolo in cui si divulgano i risultati di uno studio scientifico realizzato dai suoi ricercatori: «Anche con la tecnologia di oggi, occorre ancora che ci sia un maschio e una femmina per fare un bambino. Ma è importante che entrambi i genitori accolgano quel bambino? Molti studi hanno fino ad ora indicato il valore della madre, ma pochi hanno chiaramente definito l’importanza di un padre», si legge.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Cerebral Cortex”, mostra infatti che l’assenza del padre durante i periodi di crescita critici, porta al deterioramento delle abilità sociali e comportamentali in fase adulta. «Anche se abbiamo utilizzato topi, i risultati sono estremamente rilevanti per gli esseri umani», ha specificato l’autore senior, la psichiatra Gabriella Gobbi. «I
deficit comportamentali che abbiamo osservato sono coerenti con gli
studi umani dei bambini cresciuti senza un padre. Questi bambini hanno
dimostrato di avere un aumentato rischio di comportamenti devianti e, in particolare, le ragazze hanno dimostrato di essere a rischio di abuso di sostanze».
Questi risultati, conclude l’articolo del McGill University Health Centre, «dovrebbero
indurre i ricercatori a guardare più profondamente nel ruolo dei padri
durante le fasi critiche della crescita e suggeriscono che entrambi i genitori sono importanti nello sviluppo della salute mentale dei bambini».
Un altro duro colpo, dunque, per i sostenitori delle adozioni omosessuali o del benessere del bambino nelle famiglie monoparentali. Una donna, pensiamo alle relazioni omosessuali, non si può improvvisare uomo e tanto meno padre. E’ sempre la ricerca a mostrare che le differenze tra uomini e donne (tra padre e madre, dunque) sono di tipo biologico-cerebrale e non culturale. Una donna e un uomo, indipendentemente dai loro sentimenti affettivi e dai loro desideri di non essere quel che sono, rimarranno sempre legati alla loro sessualità biologica. Sempre gli studi, raccolti in gran parte nel nostro dossier specifico, dimostrano che un bambino ha bisogno di crescere all’interno di un equilibrio dato unicamente dalla differenza sessuale, così come d’altra parte la natura ha previsto.
La redazione
Fonte: uccronline.it
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sabato 28 dicembre 2013
mercoledì 25 dicembre 2013
Progetto Genoma 21 (“21 Maps”): una strada verso la scoperta di nuovi approcci terapeutici per la Sindrome di Down
di
Anna Fusina
Progetto
Genoma 21 (“21 Maps”):
è il nome del nuovo progetto guidato dal Prof.
Pierluigi Strippoli, del Dipartimento di Medicina Specialistica,
Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna per la ricerca di una
cura per la Sindrome di Down, la più frequente anomalia cromosomica dell’uomo,
con una frequenza di 1 su 400 concepiti ed 1 su 700 nati vivi.
Si tratta di un
approfonditissimo e rigoroso studio mai sinora eseguito del genoma, del
trascrittoma e del metiloma di ogni soggetto, associato alla raccolta
sistematica ed approfondita di tutti i dati clinici.
Il Progetto ha come scopo l’integrazione di dati derivanti da indagini a livello
clinico, molecolare e bioinformatico, che rendano possibile la costruzione di
“mappe” da cui sia possibile rilevare una rappresentazione di insieme dei
meccanismi patogenetici della trisomia 21, specificatamente per
l’individuazione di marcatori specifici che possano costituire dei “bersagli”
di terapie innovative.
Progetto Genoma 21 prevede uno studio sistematico della sindrome
di Down, articolato in vari filoni di ricerca (cfr. www.dimes.unibo.it/it/risorse/files/progetto-genoma-21):
- -
identificazione di marcatori molecolari fenotipo-specifici.
La complessità della sindrome di Down richiede infatti un approccio di studio
integrato al fine di identificare
correlazioni genotipo-fenotipo utili a scoprire nuove terapie fondate
sul meccanismo patogenetico della sindrome di Down. Verrà utilizzata a tale
scopo una nuova tecnologia che ha rivoluzionato negli ultimi anni le analisi
genetiche e genomiche: il “Sequenziamento
massivo di nuova generazione” (Next Generation Sequencing, NGS). L’utilizzo
dell’NGS permetterà al gruppo di eseguire uno studio sistematico della sindrome
di Down che effettuerà una correlazione dei dati clinici e fenotipi con i dati
ottenuti dall’analisi di esoma, trascrittoma, metiloma oltre che dallo
studio del metaboloma;
- - meta-analisi
del profilo di espressione genica di
cellule normali e trisomiche attraverso l’utilizzo di uno strumento di biologia computazionale innovativo (TRAM).
Il software sviluppato dal gruppo di ricerca del Prof. Strippoli (TRAM, Lenzi
et al. 2011) consentirà di produrre
mappe di attività genica (mappe di trascrizione quantitative) che consentiranno
di identificare i geni del cromosoma 21
espressi ad alto livello nei tessuti coinvolti nelle manifestazioni tipiche
della trisomia 21 e di fare il confronto tra cellule dello stesso tipo normali
e con trisomia 21;
- - integrazione di dati disponibili in letteratura
riguardanti indagini citogenetiche eseguite su individui con trisomia parziale
del cromosoma 21;
- -
analisi
di associazioni tra geni localizzati sul cromosoma 21 e codici Gene Ontology
corrispondenti, identificativi della funzione del gene (Gene Ontology è un progetto
bioinformatico che ha lo scopo di
rendere disponibile un vocabolario di termini, “ontologia” appunto, che
descrivano le caratteristiche di un prodotto genico. Attraverso l’uso delle sue
applicazioni il gruppo di ricerca cercherà di costruire una mappa che
rappresenti le funzioni geniche ed i processi biologici sovra-rappresentati
potenzialmente associabili ai sintomi caratteristici della sindrome di Down;
- - elaborazione
di teorie sul funzionamento del genoma umano e del cromosoma 21 utili alla
costruzione di un modello patogenetico complessivo per i sintomi della trisomia
21 ed alla individuazione di nuovi approcci terapeutici.
Il gruppo di ricerca,
guidato dal Prof. Strippoli, ha una
documentata esperienza di ricerca in genetica molecolare, genomica e biologia
computazionale/bioinformatica ed ha
identificato negli ultimi anni anche uno dei geni del cromosoma 21 (presente in
tre copie nelle persone con sindrome di Down) sfuggito alle analisi precedenti
condotte nell’ambito del Progetto Genoma. Ha descritto inoltre alcune
caratteristiche generali della struttura e della funzione del cromosoma 21 nel
suo complesso ed ha messo a punto metodi originali utili per analizzare il
genoma umano. Sta effettuando inoltre uno studio sistematico dell’opera
scientifica di Jérôme Lejeune, scopritore della trisomia 21, i cui articoli
scientifici risultano sorprendentemente
attuali se si pensa che in Genetica gli articoli risultano “datati” nel
giro di pochi anni. Questi studi rappresentano per il gruppo guidato dal Prof. Strippoli una fonte straordinaria di intuizioni ed idee
spesso rimaste non verificate, che oggi potrebbero essere sottoposte al vaglio
dei moderni mezzi della genomica e della bioinformatica.
Per la realizzazione di
Progetto Genoma 21, il gruppo si
avvarrà della collaborazione della Prof.ssa Maria Zannotti, già Professore associato
di Biologia Applicata presso l’Università di Bologna ed attualmente in
pensione, che è stata allieva a Parigi del Prof. Jérôme Lejeune alla fine degli
anni ’60 ed ha portato poi il filone di
ricerca sulla trisomia 21 all’Università di Bologna.
Il Progetto verrà
inoltre realizzato anche attraverso altre collaborazioni, nazionali ed
internazionali: fra cui quelle del Prof.
Guido Cocchi e della Dott.ssa Chiara
Locatelli dell’Unità Operativa di Neonatologia del Policlinico S.
Orsola–Malpighi dell’Università di Bologna, della Dott.ssa Maria Chiara Mimmi, del Dipartimento di Scienze Mediche e
Biologiche dell’Università di Udine, della Dott.ssa
Anna Concetta Berardi del Laboratorio di Cellule Staminali del Dipartimento
di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara, della Dott.ssa
Doris Ricotta e della Dott.ssa
Annalisa Radeghieri del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale
dell’Università di Brescia, della Prof.ssa
Donatella Barisani, del Dipartimento di Scienze della salute
dell’Università di Milano-Bicocca, del Prof.
Mark Basik del Laboratorio di Genomica dei Tumori, Dipartimento di
Oncologia e Chirurgia dell’Istituto Lady Davis dell’Università McGill di
Montreal (Canada), della Dott.ssa Maria
Chiara Monaco, del Laboratorio di Medicina Molecolare e Neuroscienze
dell’Istituto Nazionale di Malattie
Neurologiche e Danni Cerebrovascolari dell’Istituto Nazionale della Salute di
Bethesda (U.S.A.), del Dott. Alessandro
Ghezzo, del Dipartimento di Medicina
Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES) dell’Alma Mater Studiorum
(Università di Bologna) e del Prof. Marco
Seri, dell’Unità operativa di Genetica Medica del Policlinico S. Orsola-Malpighi,
del Dipartimento di Scienze Mediche e
chirurgiche dell’Università di Bologna.
La realizzazione di Progetto Genoma 21 dipende dai fondi che si otterranno per il suo
finanziamento, che risente della carenza di sovvenzioni dedicate alla ricerca
sperimentale e dall’indirizzamento di
molti studi alla diagnosi prenatale della sindrome di Down, anzichè alla sua
cura. Per questo motivo ogni contributo è essenziale al fine di sostenere
questa attività di ricerca. Per effettuare donazioni a sostegno di questo
progetto attualmente in corso si possono reperire le indicazioni al link
disponibile in fondo alla pagina web: http://apollo11.isto.unibo.it/
.
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martedì 24 dicembre 2013
Gli Angeli sulla Terra
Si racconta che un giorno dal cielo il Signore Iddio stava osservando come si comportavano gli uomini sulla terra. Fra loro regnava la desolazione.
«Sono più di 5 miliardi gli uomini sulla terra e ancora sembrano pochi per accogliere tutta la grandezza dell’amore» disse fra sé.
Vide che vi erano tanti fratelli in guerra; sposi e spose che non si sopportavano più; ricchi e poveri che si disprezzavano divisi fra loro; sani e ammalati lontani e indifferenti gli uni dagli altri; netta separazione e distinzione tra liberi e schiavi…
Un bel giorno il Signore riunì un esercito di angeli e disse loro:
«Avete visto gli esseri umani? Hanno bisogno di aiuto! Sarà necessario che voi andiate giù sulla terra in mezzo a loro».
«Noi?» chiesero gli angeli preoccupati ed emozionati, anche se pieni di fede.
«Sì – continuò il Signore – voi siete proprio le persone adatte. Nessun altro potrebbe assolvere l’incarico che sto per darvi. Ascoltate: quando ho creato l’uomo, l’ho fatto ad immagine e somiglianza mia, ma con talenti speciali per ognuno. Ho desiderato differenze fra loro, perché tutti insieme formassero il Regno. Così ho progettato per loro il mio piano. Alcuni dovevano essere molto ricchi per poter dividere le proprie ricchezze con i poveri; altri dovevano godere di buona salute per poter aver cura degli ammalati. Alcuni dovevano essere saggi e altri molto semplici, per manifestare tra loro sentimenti di amore, di ammirazione e di rispetto. I buoni dovevano pregare per coloro che si comportavano come se fossero cattivi. Il paziente e mansueto doveva tollerare il nervoso e collerico… ma… ma tutto questo non è stato!
Voglio fermamente che il mio piano si realizzi, perché desidero che l’uomo possa godere, già nella sua esistenza sulla terra, la felicità eterna. Per realizzarlo voi andrete laggiù sulla terra con loro!»
«Ma di che si tratta?» domandarono gli angeli un po’ inquieti.
Allora il Signore spiegò ogni cosa:
«Siccome gli uomini hanno dimenticato che li ho creati distinti e diversi tra loro, perché si completassero gli uni gli altri così da formare il corpo del mio amato Figlio, e inoltre sembra che non si rendano conto che io li voglio differenti perché raggiungano la perfezione, voi stessi andrete sulla terra con loro dotati di varie “distinzioni”».
E diede a ciascuno il suo incarico:
«Tu avrai memoria e capacità di concentrazione superlativa: sarai cieco.
Tu avrai pensieri profondi, scriverai libri, sarai poeta: avrai paralisi cerebrale infantile.
A te darò il dono dell’amore personificato, ci saranno molti altri come te su tutta la terra e non ci sarà distinzione di razza, perché tutti avranno la faccia, gli occhi, le mani e il corpo come se fossero fratelli di sangue: avrai sindrome di Down.
Tu sarai piccolo di statura, ma la tua simpatia e il tuo senso dell’umore arriveranno fino al cielo: sarai osteocondrodisplasico (di bassa statura).
Tu userai la creazione nel mondo, che io ho pianificato per gli uomini. Avrai un’alterazione mentale e mentre gli altri si preoccuperanno per i progressi scientifici e tecnologici, tu ti arricchirai osservando una formica, un fiore. Sarai felice, molto felice, perché amerai tutti e non giudicherai nessuno. Vivrai sulla terra, ma la tua mente si manterrà in cielo: preferirai ascoltare la mia voce piuttosto che quella degli uomini: avrai autismo.
Tu sarai abile come nessun altro: sarai focomelico e farai tutto con le gambe e con la bocca.
Infine all’ultimo angelo disse:
Tu sarai un genio, ti toglierai le ali prima di andare sulla terra e andrai laggiù con la spina dorsale aperta, gli uomini ripareranno il tuo corpo però dovrai darti da fare per trionfare: avrai mielomeningocele, che significa “miele venuto dal cielo”».
Gli angeli si sentirono felici con le “distinzioni” del Signore, però provarono grande pena al pensiero di doversi allontanare dal cielo per compiere la loro missione e chiesero al Signore:
«Quanto tempo dovremmo vivere senza vederti? Quanto tempo lontano da te?»
«Non preoccupatevi, starò con voi tutti i giorni. Comunque al massimo questa esperienza durerà dai sessanta agli ottanta anni terrestri».
«Sta bene, Padre. Sarà come tu dici. 80 anni sono un istante nell’orologio eterno, ci rivedremo qui tra poco!» dissero gli angeli all’unisono e discesero sulla terra emozionati.
Ognuno giunse al ventre di una madre. Lì si formarono durante 6, 7, 8 o 9 mesi. Alla nascita furono accolti con profondo dolore, causarono paura e angustia.
Alcuni genitori ricusarono il peso e il compito, altri l’accettarono come allibiti, altri si sentirono in colpa fino a rompere il matrimonio e dividersi e altri ancora piansero con amore e accettarono il loro dovere.
In ogni modo, qualunque sia stata la sorte di ciascuno, siccome gli angeli conoscono la loro missione e possiedono le virtù della fede, della speranza e della carità – e tante altre ancora, tutte governate dall’amore – hanno saputo perdonare ed ora con grande pazienza passano la vita illuminando tutti coloro che hanno voluto amarli.
Continuano a giungere angeli sulla terra con spiriti superiori in corpi limitati e continueranno ad arrivare finché ci saranno uomini sul pianeta.
Dio vuole che stiano tra noi per darci l’opportunità di lavorare per loro, di imparare da loro. Lavorare è servire, servire è vivere, vivere è amare, perché la vita ci è stata data per questo. «Colui che non vive per servire, non serve per vivere».
Fiaba sudamericana
Traduzione di don Mario Castagnini
Fonte: ceps.it
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sabato 21 dicembre 2013
CONTRACCEZIONE E CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA
di Anna Fusina
Contraccezione: analisi del termine
Con il termine “contraccezione”[1]
vengono raggruppati complessivamente ed
in modo generico tutti i metodi che si usano per il controllo delle nascite.
Ciò risulta però essere ambiguo, poiché le nascite
potrebbero essere limitate anche attraverso l’aborto, cioè l’interruzione di
gravidanze già iniziate.
E’ opportuno
dunque fare chiarezza, distinguendo i vari metodi anticoncezionali in ante e post-concezionali, a seconda che essi prevengano il concepimento o
che invece agiscano successivamente al concepimento.
La differenza è
fondamentale, poiché i metodi che tendono ad evitare il
concepimento non interferiscono con l’esistenza di un nuovo essere umano, mentre
quelli che agiscono successivamente al concepimento interferiscono con
l’esistenza del figlio eventualmente concepito rendendo l’utero materno
inospitale: avvenuto il concepimento infatti egli non troverà nella madre le
condizioni indispensabili per crescere, svilupparsi e continuare a vivere.
Per essere
precisi si dovrebbe parlare di metodi
contraccettivi e metodi intercettivi.[2]
La contraccezione in senso proprio è un
tecnica che viene utilizzata allo scopo di controllare e di impedire (contro) il concepimento (concezione), cioè l’incontro della
cellula uovo con lo spermatozoo.
L’intercezione è una tecnica che
intercetta l’embrione rendendone impossibile l’annidamento nella parete
uterina. In questo caso non si ha dunque un effetto contraccettivo, ma
antinidatorio, cioè abortivo.
Occorre
precisare che a livello internazionale il termine contraccezione non viene
utilizzato in modo univoco.[3]
Negli Stati
Uniti e nel mondo anglosassone, ma anche in molti Paesi europei si usa il
termine “contraccezione” includendovi anche metodi che impediscono l’annidamento
dell’embrione in utero (intercezione)
o che agiscono successivamente ad esso (contra- gestazione), con un meccanismo quindi abortivo.
Ricordiamo ad
esempio che “(…) già nel 1990 la
Federazione Internazionale dei Ginecologi e degli Ostetrici (F.I.G.O.), la
massima Autorità mondiale in campo ginecologico, includeva il vaccino anti-hCG tra i “contraccettivi” del futuro,
intravedendone ampie prospettive di diffusione (F.I.G.O. Manual of Human
Reproduction).(…) l’hCG è la sostanza
prodotta specificamente dall’embrione al fine di mantenere nell’utero le
condizioni indispensabili al proprio sviluppo: quella stessa che si dosa con il
test di gravidanza e che è presente nel
sangue materno solo dopo l’annidamento. In questo caso il termine
“contraccezione” include metodi francamente abortivi, essendo chiaramente già
iniziata la gravidanza”.[4]
Trasformazione semantica dei concetti di “concepimento” e “gravidanza”
É interessante esaminare come è avvenuta l’evoluzione semantica dei termini “concepimento” e “gravidanza”.
É interessante esaminare come è avvenuta l’evoluzione semantica dei termini “concepimento” e “gravidanza”.
Nel suo testo “The facts of life”, Brian Clowes ne
analizza la genesi[5].
Antecedentemente
al 1965 con il termine “concepimento”
viene indicato il momento della fusione di un ovulo con lo spermatozoo (fecondazione) nella tuba di Falloppio.
Nel 1963, il
Dipartimento della Salute, Istruzione e Welfare (HEW) degli Stati Uniti
definisce “aborto” come “tutte le misure che possono pregiudicare la
vitalità dello zigote in qualsiasi momento tra l’istante della fecondazione e
il completamento del lavoro”.[6]
Le associazioni
abortiste avevano capito che per rendere i prodotti abortivi accettabili per le
donne a livello etico e poter aggirare le leggi volte a vietare l’aborto (la ricerca su questo tipo
di prodotti era già in corso in Giappone ed in diversi paesi europei) era
necessario un cambiamento di terminologia, atto a confondere il confine tra
azione contraccettiva ed azione abortiva.
Ciò si poteva
realizzare solamente trasformando la definizione di “concepimento” da momento
della fecondazione (unione di spermatozoo e ovulo) a momento dell’impianto in utero dell’embrione, stabilendo così che se un dispositivo o farmaco avesse impedito
l’annidamento, non si sarebbe verificato un aborto.
Storicamente
questo cambiamento semantico affonda le proprie radici in un Congresso che ebbe luogo nel
1959, organizzato congiuntamente dalla Planned
Parenthood e dalla Population Council,
entrambe associazioni abortiste. In quel convegno il Dott. Bent Bowing, un ricercatore svedese, sostenne la necessità di modificare
la definizione di concepimento, spostando il momento del concepimento da
quando avviene la fecondazione a quando si è verificato l’impianto: ”whether eventual control of implantation can
be reserved the social advantage of being considered to prevent conception
rather than to destroy an established
pregnancy could depend upon something so simple as a prudent habith of speech.”[7]: “che
al controllo dell’impianto [del concepito nell’endometrio (n.d.r.)] possa
essere riservata la funzione socialmente vantaggiosa di poter impedire il
concepimento e non quella di interrompere una gravidanza in corso, potrebbe
dipendere da qualcosa di così semplice come l’abitudine di prudenza verbale.”
Una questione di
“prudenza verbale”: è sicuramente più
conveniente dire che la gravidanza inizia con l’impianto perché ciò ci consente
di agire sul concepito nella sua fase pre-impianto.
Dopo pochissimo
tempo, nel 1962, la Dott.ssa Mary
Calderone, allora direttore medico di Planned
Parenthood dice: ”if it turns out
that these intrauterine devices operate as abortifaciens, not only the Catholic
Church will be against them, but Protestant churches as well”.[8]: ”Se si scopre che questi dispositivi
intrauterini (ricordiamo che a quel tempo si parlava molto di spirale) agiscono come abortivi, non solo avremo
contro la Chiesa cattolica ma pure le Chiese protestanti”.
Nel simposio della
Population Council del 1964, il dott. Samuel Wishik sottolinea che l’accettazione o il rifiuto del
controllo delle nascite potrebbe dipendere dal fatto che esso abbia causato o
meno un aborto precoce.
Nel 1964 Christopher Tietze del Planned Parenthood e Population Council, sacerdote della
libertà procreativa, spinge questa propaganda ulteriormente. Infatti, dopo aver
notato che molti esperti religiosi e giuridici accettavano il consenso medico,
dice: “if a medical consensus develops
and is mantained that pregnancy, and therefore life, begins at implantation,
eventually our brothers from the other faculties will listen.”[9]: “Se si sviluppa un consenso medico e si
sostiene che la vita, e quindi la gravidanza, comincia dall’impianto, alla fine
i nostri fratelli delle altre facoltà ascolteranno.“
Tiezte avrebbe poi
vinto la Planned Parenthood Federation of
America Award Margareth Sanger per contributi eccezionali al movimento
pro-aborto.
Alla fine le
associazioni abortiste raggiungono il loro obiettivo: il cambiamento di
terminologia.
Nel 1965 infatti
l’American College of Obstetricians and
Gynecologists (ACOG), la maggiore organizzazione di ginecologi negli
U.S.A., pubblica il suo primo Terminology Bulletin (Bollettino di
terminologia) introducendo abilmente una
profonda trasformazione semantica: viene stabilito che il concepimento è
l’impianto di un ovulo fecondato, cioè il momento in cui esso si annida
nell’utero materno.[10]
Con il termine “fecondazione” (indicata nel mondo anglosassone con “fertilization”) si intende ancora la singamia,
cioè il processo che inizia con la penetrazione dell’ovocita da parte dello
spermatozoo e la fusione dei pronuclei maschile e femminile, ma il concepimento (“conception”), da questo momento, non è più identificato con la
fecondazione, ma con l’impianto dell’embrione.
Nel Bollettino
terminologico dell’ ACOG vengono coniati altri due termini fuorvianti nei
confronti dell’aborto precoce: “post-conceptive
contraception” e “post-conceptive
fertility control”.[11]
Nel 1972 l’ACOG ridefinisce
conseguentemente anche il concetto di gravidanza: con il termine “gravidanza” viene indicato il periodo
che inizia con l’annidamento dell’embrione in utero e che termina con il parto.[12]
Si tratta di metamorfosi
semantiche non suffragate in alcun modo da nuove acquisizioni scientifiche. Si
possono considerare piuttosto manipolazioni verbali di carattere strumentale.
Come abbiamo
visto, si voleva riuscire a ridurre la
resistenza avverso l’utilizzo di alcuni prodotti con meccanismo d’azione
intercettivo (cioè abortivo), includendoli nella categoria dei contraccettivi
in senso stretto, per poter così affermare che un prodotto ad azione
antinidatoria non è abortivo.
Non tutti
accettano queste manipolazioni semantiche.
Il Dott. Richard Sosnowski, capo della Southern
Association of Obstetricians and Ginecologists e membro di ACOG, evidenzia chiaramente questa
strategia nel suo discorso presidenziale del 1984 e si dice preoccupato: ” (…) that with no scientific evidence to validate
the change, the definition of conception as the successful spermatic
penetration of an ovum was redefined as the implantation of a fertilized ovum.
It appears to me that the only reason for this was the dilemma produced by the
possibility that the intrauterine contraceptive device might function as an
abortifacient.”[13]: “(…)
che, senza prove scientifiche per
convalidarne la modifica, la definizione del concepimento, intesa come successo
della penetrazione dello sperma nella cellula uovo è stata ridefinita come
l’impianto di un ovulo fecondato. Mi sembra che l’unica ragione per questo era
il dilemma prodotto dalla possibilità che il dispositivo contraccettivo
intrauterino potesse funzionare come un abortivo.“
Non c’è dunque nessun
contenuto scientifico nel cambiamento, non c’è nessuna valenza descrittiva, ma
ovviamente una valenza di tipo manipolatoria, “operativa”.
La scienza
dimostra che la vita inizia dal concepimento, identificato come il momento
della fecondazione, quando spermatozoo e ovulo si uniscono, formando uno zigote.
Testi di embriologia attualmente utilizzati nell’insegnamento universitario lo
riportano.[14]
Nel 1998 Joseph A.Spinnato, del Dipartimento di
Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Louisville, pubblica uno studio il
cui scopo è quelloInizio modulo
di valutare l'uso della definizione di
concepimento dell’American College of
Obstetricians and Gynecologists (ACOG) nella pratica clinica dei suoi
membri e di esplorare le implicazioni delle diverse definizioni di concepimento
e di gravidanza in rapporto al processo di formazione del consenso informato.[15]
Viene inviato un
sondaggio a 112 membri dell’Ob/Gyn Society di Louisville chiedendo quale
definizione del concepimento essi abbiano usato nella loro pratica clinica e
quando hanno ritenuto che la gravidanza abbia avuto inizio.
Sono pervenute
le risposte dall’86% (96 su 112) dei soci. Un totale del 73% (70 su 96) (95% CI
69-77%) dei soci ha indicato che il concepimento era un sinonimo per indicare la
fecondazione, e il 24% (23 su 96) (95% CI 21-28%) ha indicato che concepimento
era sinonimo di impianto. Tra i membri dell’ACOG, il 50% (48 su 96) ha indicato
che la gravidanza inizia con la fecondazione, e il 48% (46 su 96) ha indicato
che la gravidanza inizia con l'impianto.
Lo studio
conclude che, potenzialmente, il processo del consenso informato è compromesso da
queste ambiguità ed invita l’ACOG a
riconsiderare le sue definizioni.
La contraccezione d’emergenza
Già a partire
dalla prima segnalazione in letteratura nel 1964, l’utilizzazione di preparati
ormonali atti ad impedire la gravidanza successivamente al rapporto sessuale
è stata fonte di un acceso dibattito
scientifico e bioetico.[16]
Detti prodotti
sono stati denominati, a livello internazionale, “contraccettivi d’emergenza”.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) afferma che la contraccezione
d’emergenza o post-coitale si
riferisce a metodi contraccettivi che
possono essere utilizzati per prevenire la gravidanza nei primi giorni dopo il rapporto.[17]
Questa
definizione tre le sue origini dall’introduzione del cambiamento terminologico avvenuto
nel 1965 ad opera dell’Associazione dei ginecologi americani (ACOG) (esclusivamente
di carattere semantico, come approfondito nel precedente paragrafo) che ha ridefinito
il concepimento e quindi l’inizio della gravidanza come il momento dell’annidamento dell’ovulo fecondato in
utero.
Sicuramente non
estranei a tale mutamento erano gli interessi che premevano per l’inclusione nell’ambito
dei contraccettivi anche di presidi agenti con meccanismo anti-nidatorio.[18]
L’OMS afferma
anche che ogni donna in età riproduttiva può aver bisogno, ad un certo punto,
della contraccezione d’emergenza per evitare una gravidanza indesiderata ed
indica le situazioni in cui deve essere usata dopo che si è avuto il rapporto
sessuale.[19]
Queste ultime sono riportate anche dalla S.I.C.
(Società Italiana della Contraccezione)
nel suo “Position paper sulla
contraccezione per via orale” del 6 giugno 2011:
“La contraccezione d’emergenza è da
utilizzarsi nelle seguenti condizioni:
-
quando non sia
stato utilizzato alcun metodo contraccettivo;
-
quando via sia
stato il fallimento o l’utilizzo non corretto di un altro metodo
contraccettivo, come ad esempio:
° rottura
accidentale, scivolamento o errato utilizzo del condom;
° dimenticanza
della assunzione di pillole contraccettive combinate orali (…);
° ritardo di più
di 12 ore nell’assunzione del contraccettivo orale a base di solo progestinico
(desogestrel)
° ritardo di più
di 14 giorni dell’iniezione mensile di preparati depot;
° ritardo nell’applicazione
o rimozione intempestiva, volontaria o involontaria, di cerotto contraccettivo o di anello
contraccettivo vaginale;
° rottura,
lacerazione o rimozione precoce di diaframma
o cappuccio cervicale;
° fallimento del
coito interrotto (esempio di eiaculazione in vagina o sui genitali esterni);
° uso improprio
o fallimento nell’applicazione di tavolette o creme spermicide;
° errori di
calcolo o mancanza di astensione nei giorni fertili del ciclo in donne che utilizzano metodi basati sull’astinenza
periodica;
° espulsione di
dispositivo contraccettivo intrauterino;
° in caso di
violenza sessuale quando la donna non sia adeguatamente protetta da un
metodo contraccettivo.”[20]
La Società Italiana della Contraccezione,
nel Position paper citato, puntualizza
che “la
contraccezione d’emergenza viene definita come “metodica contraccettiva”
poiché può solo prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto (…)
“metodica di supporto” in quanto il suo
utilizzo non è da considerarsi come metodo contraccettivo abituale o di prima
scelta, ma solo quando altri metodi non siano stati del tutto o correttamente
utilizzati”.[21]
Afferma inoltre che “il termine
complementare di “emergenza” suggerisce la necessità dell’uso tempestivo, dopo
un rapporto non adeguatamente protetto, per massimizzarne l’efficacia, e
sottolinea ulteriormente che tali regimi non sono proposti per un uso abituale,
ma esclusivamente sporadico.”[22]
La definizione
di “contraccezione d’emergenza” dell’OMS, ripresa poi dalla S.I.C. è stata ed è tuttora oggetto di
discussione in ambito scientifico e bioetico. Il nocciolo della questione è
sempre da ricondurre al fatto della ridefinizione del concetto di concepimento e gravidanza da
parte dell’ACOG.
La Società Medico-Scientifica Interdisciplinare
PROMED Galileo rileva che “questa definizione, puramente convenzionale,
ha consentito di considerare come “contraccettivo” qualsiasi strumento in grado
di ostacolare la gravidanza, ma non è però scevra da problematicità. Se da un
lato infatti si vuole individuare
l’inizio della gravidanza nel momento dell’impianto dell’embrione (evento che
per la completa realizzazione richiede peraltro circa un settimana di tempo),
nei giorni che intercorrono tra il concepimento e l’adesione dell’embrione alla mucosa uterina
(normalmente circa 5 giorni) si è comunque in presenza di un embrione”.[23]
Non si è di
fronte quindi ad un effetto “contraccettivo”
ma “antinidatorio”.
Le Dott.sse Maria Luisa di Pietro e Roberta Minacori dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma, affermano che: “l’evidenza
scientifica di tale effetto antinidatorio smentisce, quindi, la stessa
terminologia utilizzata per definire l’utilizzo di dati prodotti: non si tratta
di un meccanismo contraccettivo (l’inibizione del concepimento avviene solo in
una piccola percentuale di casi), bensì di un meccanismo prevalentemente
abortivo qual è quello antinidatorio, che
si estrinseca dopo l’avvenuta fecondazione, quando è già iniziato il processo
di sviluppo di un nuova vita umana.”[24]
J. Scotson, nel 1995, in “Emergency Contraception. Use of the Term is
Erroneus“, afferma che: “It is vital to be accurate when using words
and phrases.(...) contraception means against conception that which prevents
conception occurring. The object of using the postcoital contraceptive pills is to prevent nidation and further
development of the conceptus and to procure an early chemical abortion. One
cannot prevent what has already occurred, and therefore the use of the term emergency
contraception for early abortion is erroneous”: “E' fondamentale essere precisi quando si usano parole
e frasi. (...) contraccezione significa “contro la concezione”, ciò
che impedisce che si verifichi la
fecondazione. Lo scopo dell’utilizzo delle pillole contraccettive post-coitali è quello di prevenire l'annidamento e
l'ulteriore sviluppo del concepito e di procurare un aborto chimico. Non si può
impedire ciò che è già avvenuto, e quindi l'uso del termine “contraccezione
d'emergenza” per l'aborto precoce è errato.”[25]
Per tale ragione
R.G. Rahwan, nel suo articolo “Morning-after birth control”, apparso su
Lancet nel 1995, afferma che il termine “contraccezione
d’emergenza” è equivoco e che è necessario parlare di “intercezione d’emergenza” o di “interruzione
della gravidanza d’emergenza”.[26]
Note
[1]
Cfr.: Bruno Mozzanega, Da vita a vita –
Viaggio alla scoperta della riproduzione umana, SEU, Roma, 2010, pp. 174, 202-203 e Bruno Mozzanega, “Educazione sessuale: aspetti biologici” in F. Bonarini, F. Ongaro e
C. Viafora (a cura di), Sessualità e riproduzione: tutto sotto controllo?,
FrancoAngeli, Milano, 2004, pp. 241-250
[2]
Giovanni Russo (a cura di), Enciclopedia
di Bioetica e Sessuologia, Elledici, Torino, 2004, pp. 538-539
[3]
Bruno Mozzanega, Considerazioni su
ellaOne e sul suo meccanismo d’azione in
http://www.portaledibioetica.it/documenti/005503/005503.htm
[4]
Bruno Mozzanega, Considerazioni su
ellaOne e sul suo meccanismo d’azione in
http://www.portaledibioetica.it/documenti/005503/005503.htm
[5]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001,
Chapter 2 in
www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[6]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001,
Chapter 2 in
[7] ALL, A declaration of life by pro-life physicians, 1 gennaio 2000
in http://www.all.org/article/index/id/MjUxNQ/
[8] ALL, A
declaration of life by pro-life physicians, 1 gennaio 2000 in http://www.all.org/article/index/id/MjUxNQ/
[9]Paul Pauker, Abortion,
Birth Control, and Medical Deception,in http://liveactionnews.org/investigative/fact-check/abortion-birth-control-and-medical-deception/
[10]Brian Clowes, The Facts of Life, HLI, Virginia 2001,
Chapter 2 in
www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[11] Brian Clowes, The Facts of Life, op. cit., Chapter 2
[12] Brian Clowes, The Facts of Life, op. cit., Chapter 2
www.hli.org/index.php/the-facts-of-life/245?task=view
[14] Cfr. Keith Moore and T.V.N. Persaud, Before We Are Born: Essentials of Embryology
and Birth Defects 5th ed. (Philadelphia: W.B. Saunders Company), 1998, p.
36: “Although human development is usually
divided into prenatal (before birth) and postnatal (after
birth) periods, development is a continuum that begins at fertilization
(conception”) in www.unmaskingchoice.ca/training/classroom/science; Keith L. Moore, T.V.N. Persaud, The Developing Human: Clinically Oriented
Embriology (Philadelphia: Saunders, 1998, p. 2-18 (ed. italiana: Moore –
Persaud, Lo sviluppo prenatale dell’uomo,
EdiSes 2009): “ [lo
zigote]deriva dall’unione di un oocita e d uno spermatozoo” (...) Uno zigote è
l’inizio di un nuovo essere umano. Lo sviluppo umano inizia dalla fecondazione,
il processo durante il quale un gamete maschile o spermatozoo si unisce con un gamete femminile o oocita per formare una singola cellula
chiamata zigote.(…) questa cellula
totipotente, altamente specializzata, segna l’inizio di ognuno di noi come un
individuo univoco” in www.termpaperwarehouse.com/essay-on/Abortion-Is-It-Moral-Or/48874
;
G. Goglia, Embriologia umana, Piccin Nuova Libraria, Padova, 1997, Cap.1: “Il primo atto della costituzione di un nuovo
individuo è rappresentato dalla fecondazione la quale consiste nella fusione di
due speciali cellule, l’una di origine paterna detta spermatozoo, l’altra di
origine materna detta ovocita”;Thomas W. Sadler, Embriologia medica di Langman (
ed. it. a cura di Raffaele De Caro e
Sergio Galli), Elsevier Masson srl,
Milano 2009, p. 11: “Lo sviluppo di
un essere umano comincia con la fecondazione, un processo mediante il quale lo
spermatozoo maschile e l’oocita femminile si uniscono per dare origine a un
nuovo organismo, lo zigote.”
[15] Joseph A. Spinnato, Informed consent and the ridefinig of Conception: A decision
illconceived? in Journal of Maternal and
Neonatal Medicine, 1998, vol. 7, No. 6, pp. 264-268 in www.informahealthcare.com
[16]
AA.VV., Levonorgestrel post-coitale: una
lettura aggiornata della letteratura
medica in Ginecorama n. 2, Aprile
2012, p. 22-23
[17]Who
Media Center, Emergency contraception,
Fact sheet N.244, luglio 2012 in http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs244/en/index.html:
“Emergency contraception, or post-coital
contraception, refers to methods of contraception that can be used to prevent
pregnancy in the first few days after intercourse.”
[18]
AA.VV., Levonorgestrel post-coitale: una lettura aggiornata della letteratura medica, cit., p. 22-23
[19] Who Media Center, Emergency
contraception, Fact sheet N. 244, luglio 2012 in http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs244/en/index.html: “Emergency
contraception, or post-coital contraception, refers to methods of contraception
that can be used to prevent pregnancy in the first few days after intercourse.”
[20]
S.I.C. Società Italiana della
Contraccezione, Position paper sulla
contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011, p.1
Cfr. anche Royal College of Obstetricians and Gyneacologists
(RCOG). Faculty of Sexual & Reproductive
Healthcare – Clinical Guidance. Emergency
Contraception, Clinical Effectiveness Unit. London: RCOG; August 2011
(Updated January 2012) e International Consortium for Emergency Contraception –
International Federation of Gynecology & Obstetrics (FIGO), Emergency Contraceptive Pills. Medical and
Service Delivery Guidelines.Third Edition 2012. New York: ICEC, 2012
[21]
S.I.C. Società Italiana della
Contraccezione, Position paper sulla
contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011
[22]
S.I.C. Società Italiana della
Contraccezione, Position paper sulla
contraccezione d’emergenza per via orale, 6 giugno 2011
[23]
Società Medico-Scientifica Interdisciplinare PROMED Galileo, Ulipristal acetato (CDB 2914) Meccanismo
d’azione: aspetti scientifici, deontologici ed etici - Relazione tecnico
–scientifica, 16 aprile 2010
(allegata ad Esposto all’Autorità della
Concorrenza e del Mercato su ellaOne dell’Avv. Gianfranco Amato del 3
maggio 2010)
[24]Maria
Luisa Di Pietro, Roberta Minacori, La
“contraccezione d’emergenza” in “Medicina
e Morale”, n. 1, 2001, pp. 11-39
[25]J. Scotson, Emergency
Contraception. Use of the Term is Erroneus, BMJ 1995; 311. 762-763
in http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2349859/?page=1
[26]
Maria Luisa Di Pietro, Roberta Minacori, La
“contraccezione d’emergenza”, op. cit., p. 11-39
Fonte: vitanascente.blogspot.it
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