martedì 27 maggio 2014

Pillola del giorno dopo, lo Stato è impreparato

di Gianfranco Amato

pillola

Giuristi per la vita, Unione Cattolica dei Farmacisti Italiani, Forum delle Associazioni Familiari, AIGOC Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici e Associazione Pro Vita Onlus, hanno proposto ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio avverso contro il Ministero della Salute, la stessa Agenzia Italiana del Farmaco, la società francese Laboratoire HRA Pharma, e la società Aziende Chimiche Riunite Angelini Francesco A.C.R.A.F. S.p.A.
Oggetto dell'impugnazione è “l’annullamento, previa sospensione, della determinazione emessa dall’Agenzia Italiana per il farmaco il 17 dicembre 2013, e pubblicata per estratto sulla Gazzetta Ufficiale n. 28 del 4 febbraio 2014”, con cui si è provveduto a modificare l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Norlevo”, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, anche con particolare riguardo alla parte in cui si afferma in modo apodittico e indimostrato che il farmaco non può impedire l’impianto nell’utero di un ovulo fecondato, causando l’interruzione della gravidanza, cioè un aborto, e provocando conseguentemente la morte dell’embrione.
Il 30 aprile, davanti alla Terza Sezione Quater del Tribunale Amministrativo del Lazio, è stata discussa l'istanza cautelare diretta alla sospensione degli effetti giuridici del provvedimento impugnato. L'Avvocatura di Stato, costituitasi per l'AIFA, ha subito tentato di sminuire l'oggetto del ricorso, quasi che questo riguardasse solamente l’aspetto formale della modifica del foglietto illustrativo del farmaco, quando invece è evidente che in gioco ci sono valori e diritti fondamentali quali il diritto alla vita, alla dignità dell'embrione, alla corretta informazione, all'obiezione di coscienza.
Dopo aver sollevato una debole eccezione formale relativa alla notifica del ricorso alla Hra Pharma Italia S.r.l. anziché alla casa madre francese, l’Avvocatura di Stato è apparsa del tutto impreparata sul piano sostanziale. A fronte della ponderosa, esaustiva e difficilmente contestabile relazione della società scientifica Promed Galileo, prodotta dai ricorrenti, che dimostra la possibilità del farmaco di determinare l’interruzione della gravidanza e la morte dell'embrione, la stessa Avvocatura non ha potuto sviluppare alcun argomento contrario. Infatti, si è limitata ad affermare di non avere avuto alcuna relazione dal Ministero o dall'AIFA, ed ha, quindi, chiesto di rinviare l'udienza di discussione dell'istanza cautelare ad altra data, richiesta che i giudici hanno prontamente accolto nonostante l'opposizione del difensore dei ricorrenti.
La motivazione ufficiale del rinvio addotta dall’Avvocatura dello Stato è che una causa “delicata” come questa merita un approfondito esame. La verità è che l'AIFA ha autorizzato la modifica del foglietto illustrativo della pillola “Norlevo” senza alcuna istruttoria, e senza un benché minimo supporto di evidenza scientifica. Tale circostanza, peraltro, appare ampiamente confermata anche dall'interpellanza urgente presentata alla Camera dei deputati l’8 aprile scorso dall’on. Gian Luigi Gigli proprio su questo tema. Anche in quell'occasione, infatti, il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, non ha saputo indicare alcuna prova scientifica o clinica capace di motivare l'illegittimo provvedimento dell'AIFA.
I giudici del TAR del Lazio, concedendo il rinvio della causa al prossimo 28 maggio, dimostrando un’inconsueta benevola flessibilità nell’applicazione delle norme procedura, hanno deciso di graziare, per questa volta, l'impreparazione dello Stato. Vedremo cosa accadrà alla prossima udienza.

fonte: http://www.lanuovabq.it

lunedì 19 maggio 2014

Legge 194/78: quali interventi di prevenzione dell'aborto? Interrogazione degli On. Gigli e Binetti


di Anna Fusina

Lo scorso 13 maggio, nella seduta della Camera nr. 227, gli On. Gian Luigi Gigli e Paola Binetti hanno presentato un'interrogazione urgente (n. 3-00826) al Ministro della Salute Lorenzin in cui chiedevano notizie relativamente alle azioni intraprese dal Governo al fine di conoscere gli interventi di prevenzione dell'aborto previsti dalla Legge 194.
All''articolo 1 della legge n. 194 del 1978 infatti, come ribadito dagli interpellanti, si afferma che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio, mentre l'interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite e si dispone, altresì, che lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovano e sviluppino i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
I consultori familiari sono tenuti, ai sensi dell'articolo 2 della stessa legge, - come evidenziato nell'interrogazione parlamentare degli On. Gigli e Binetti - ad informare la donna in stato di gravidanza sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio, oltre che sulle modalità idonee ad ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante. Gli stessi consultori debbono anche contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza e possono avvalersi, per attuare i fini previsti dalla legge, della collaborazione di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita. “Ai sensi dell'articolo 5 della stessa legge” - come ricorda ancora il testo dell'interrogazione parlamentare suddetta -, il consultorio e le strutture socio-sanitarie hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all'interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto.
Al fine di adempiere ai compiti ulteriori assegnati dalla legge n. 194 del 1978 ai consultori familiari è stata prevista l'assegnazione di specifiche risorse finanziarie.
Dall'esame delle annuali relazioni al Parlamento del Ministro della salute sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, però - osservano gli interpellanti -, non risultano dati riguardanti le attività sopra descritte previste dagli articoli 2, 3 e 5 della L. 194/78 e finanziate a norma dell'articolo 4.”
In data 29 maggio 2013, in risposta ad un'interrogazione degli stessi On. Gigli e Binetti, il Sottosegretario pro tempore Paolo Fadda dichiarava che i dati richiesti dagli interroganti sugli interventi di prevenzione dell'aborto non erano in possesso del Ministero della salute, anche per oggettive carenze dei flussi informativi.
Lo stesso Sottosegretario comunicava contestualmente l'impegno del Ministero della salute ad avviare presso le regioni un'adeguata iniziativa, anche con formale lettera, non solo per sensibilizzare le strutture sanitarie con particolare riguardo al mondo del volontariato per promuovere e sostenere importanti canali di collaborazione e supporto tra i consultori e le associazioni di volontariato, ma soprattutto per richiedere una specifica dei dati con maggiore livello di dettaglio in relazione ai singoli quesiti posti.
Più recentemente – osservano ancora Gigli e Binetti nell'interrogazione urgente al Ministro del 13 maggio scorso -, la XII Commissione permanente della Camera dei deputati, in riferimento alla relazione del Ministro della salute sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, ha approvato, in data 6 marzo 2014, una risoluzione nella quale, dopo aver confermato la necessità di una maggiore valutazione dei consultori familiari quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo, ha impegnato il Governo «a dare piena attuazione agli articoli 2 e 5 della legge n. 194 del 1978» per favorire la tutela sociale della maternità”.
Gli interpellanti hanno chiesto infine se, a seguito dell'impegno assunto dal Sottosegretario pro tempore Fadda, “sia stata predisposta l'implementazione di una scheda di raccolta dati sull'attuazione della legge n. 194 del 1978, tale da prevedere da parte delle regioni la comunicazione dei dati utili a calcolare il numero delle gestanti per le quali siano stati attivati i colloqui previsti dalla legge, a esaminare le cause che inducono all'interruzione volontaria della gravidanza, per tentarne la rimozione, a conoscere il numero delle gestanti per cui siano stati disposti interventi personalizzati a sostegno della maternità, a quantificare il numero di aborti evitati e l'ammontare degli impegni finanziari assunti a tale scopo, nonché a riferire il numero e la tipologia delle collaborazioni attivate con le associazioni di volontariato che hanno come finalità statutaria l'aiuto alle gestanti in difficoltà.”
La risposta del Ministro Lorenzin all'interrogazione suddetta è avvenuta durante lo svolgimento del Question Time alla Camera del 14 maggio, ed è stata davvero deludente.
L'On. Gigli si è dichiarato insoddisfatto di quanto affermato dal Ministro, che ha solamente reso nota l'adozione di una scheda di raccolta dati con cui viene chiesto ai consultori di sapere il numero delle donne che hanno effettuato un colloquio a fini Ivg e il numero dei certificati rilasciati, ma senza alcuna richiesta relativamente agli interventi effettuati a sostegno delle maternità difficili per ragioni socio-economiche per poter prevenire l'aborto.
L'On. Gigli ha chiesto al Ministro “se invece non sia da cambiare l'atteggiamento del nostro sistema sanitario nei confronti dell'aborto in virtù proprio di quello che la legge n. 194 prevede, cioè la tutela sociale della maternità.”
Si tratta di andare al di là di quello che viene normalmente inteso come un diritto soggettivo – ha proseguito Gian Luigi Gigli - e che invece, per quanto riguarda la legge, è nient'altro che la dolorosa presa d'atto di un male sociale che dovrebbe essere nostro dovere, per quanto possibile, contenere non attraverso la sanzione ma attraverso proprio la prevenzione e l'educazione. È questo tipo di sforzo che si vorrebbe, ma se non c’è nemmeno il dato di conoscenza su ciò che oggi viene fatto e su ciò che si potrebbe fare, non aiuteremo mai le gestanti in difficoltà e tradiremo lo spirito stesso della legge n. 194.”



domenica 18 maggio 2014

L'amore è il più bel dono della vita, la vita il più bel dono dell'amore.




L'amore è il più bel dono della vita,
la vita il più bel dono dell'amore.

 
Antonio Curnetta

Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=571313542951604&set=pb.231122090304086.-2207520000.1400406675.&type=3&theater

giovedì 1 maggio 2014

Disabilita' e fratelli "Abbiamo adottato una sorella down"

Vivi la tua vita da figlio unico e poi «boom!»: arriva un fratellino o una sorellina. E così vieni detronizzato. Attenzioni e riflettori sono tutti per il nuovo arrivato o la nuova arrivata. E se il nuovo bebè è adottato? E se il bimbo è una bimba? E se la bimba ha la sindrome di down? Non è un «caso di scuola». È vita reale. È la storia della famiglia Gottardi di Trento, una storia non facile, fatta di fatica ma anche di tante gioie e di sorrisi: quelli regalati da quella bambina, oggi quattordicenne, che è diventata parte, se non fulcro, di un rapporto a quattro. Felici papà Cornelio e mamma Mariella. Felice la piccola Lisa, che tanto piccola non è più. Felice, nel ruolo del detronizzato, il primogenito Pierandrea, oggi ventunenne studente di Lettere Moderne all'Università di Trento e coprotagonista, con la sorella, di un documentario dal titolo eloquente: «Fratelli e sorelle d'Italia. Storie di vita a confronto», commissionato dall'Anffas nazionale a Mediaomnia del rivano Franco Delli Guanti. Il film verrà proiettato a Roma il prossimo 12 maggio.

La vicenda dei giovani Gottardi fa parte di una serie di 11 storie: ragazzi e ragazze con diversi tipi di disabilità, che si raccontano in altrettante città italiane. Oltre a Trento, ci sono Varese, Bergamo, Pescara, Grottammare, Forlì, Faenza, Catania, Scoglitti, Patti e Milano. Sono gli stessi fratelli a raccontare - in qualche caso anche senza parlare di come le loro vite siano cambiate.
Non si nascondono le difficoltà. Non le nasconde mamma Mariella, medico anatomo patologo a Trento e non le nasconde il marito Cornelio, responsabile del laboratorio chimico di Dolomiti Energia. Lei ricorda il periodo precedente all'adozione: «Quando alla responsabile del Tribunale dei minori mio marito ed io abbiamo detto che volevamo adottare una bimba con la sindrome di down, lei ci ha guardati con due occhi così e ha detto: "Ma voi siete matti! Ma vi rendete conto del peso che farete portare a vostro figlio?". Noi però eravamo convinti e se dovessimo tornare indietro faremmo la stessa scelta. Lisa non era stata riconosciuta dai suoi genitori biologici. È diventata subito figlia nostra. Non sono mancati gli ostacoli: grazie a tante brave insegnanti (anche se non sono mancati quelli che non hanno capito i nostri problemi e le nostre esigenze) l'abbiamo aiutata ad affrontare gli inevitabili problemi nell'apprendimento. E poi c'è stato l'aiuto dell'Associazione Famiglie per l'Accoglienza, che già conoscevamo e un grosso lavoro è stato fatto grazie al Paese di Oz dell'Anffas».
Tempo e impegno in più per una famiglia che non è come le altre. «Ma vengono ripagati da ogni progresso che ha fatto e che fa. Dovremmo essere sempre in grado, tutti, di stupirci. Vivremmo tutti meglio». Racconta di pregiudizi ma anche di sostegno inaspettato. «Penso ad un'ex vicina di casa che è venuta a trovarci dicendoci che la nostra scelta l'aveva indotta a pensare che c'è ancora qualcosa di buono al mondo. Lisa oggi sa leggere, scrivere e parlare bene. È una ragazzina con una bella energia e una forte componente emotiva. Un insegnante ci ha detto che la sua positività ha contagiato i compagni di classe. Insomma fa del bene».
E veniamo poi a Pierandrea, che nel documentario con Lisa è il cuore della storia. Con l'arrivo della sorella, come tutti i fratelli maggiori è «caduto dal podio». Le attenzioni si sono concentrate sulla nuova arrivata. «Come ci ha detto la pediatra - dice la mamma - la gelosa non finisce mai. Ma il fatto che avesse la sindrome di down non è mai stato un problema nel loro rapporto. Con Lisa è sempre stato attento e affettuoso. Col tempo, da madre, mi sono resa conto che lui ha maturato una maggiore sensibilità rispetto a chi è meno fortunato. Lei lo adora e questo ha aiutato molto fin dall'inizio. Poi, naturalmente, litigano, come tutti i fratelli. E il bello è che lui l'ha sempre trattata come chiunque altro, down o non down».
Abbiamo quindi voluto contattare proprio Pierandrea, durante una pausa dalle sue ore di studio in biblioteca. «Quando è arrivata Lisa in famiglia, la novità è stata grossa - racconta - però il fatto che fosse down non rappresentava un problema. E forse non è stato un problema anche perché all'inizio non mi rendevo conto delle difficoltà che Lisa avrebbe dovuto affrontare. Per me è ed è stata solo una sorella, con tutto il bello e anche le rotture di balle di avere una sorella minore. Per quanto riguarda il presente, posso dire che sono solo contento del fatto che ci sia. È un "bello non scontato". Avere accanto qualcuno che ha delle difficoltà mi costringe a non barare rispetto alle sfide della mia vita». E per quanto riguarda il futuro? Pesa la prospettiva di diventare, inevitabilmente, unico suo punto di riferimento? «C'è un grande punto di domanda, perché non so cosa accadrà in futuro, ma è una domanda a cui voglio rispondere, a cui voglio stare di fronte».

di Andrea Tomasi


Fonte: L'Adige