di
Anna Fusina
Lo
scorso 13 maggio, nella seduta della Camera nr. 227, gli On. Gian
Luigi Gigli e Paola Binetti hanno presentato un'interrogazione
urgente (n. 3-00826) al Ministro della Salute Lorenzin in cui
chiedevano notizie relativamente alle azioni intraprese dal Governo
al fine di conoscere gli interventi di prevenzione dell'aborto
previsti dalla Legge 194.
All''articolo
1 della legge n. 194 del 1978 infatti, come ribadito dagli
interpellanti, si afferma che lo Stato garantisce il diritto alla
procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale
della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio, mentre
l'interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il
controllo delle nascite e si dispone, altresì, che lo Stato, le
regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e
competenze, promuovano e sviluppino i servizi socio-sanitari, nonché
altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai
fini della limitazione delle nascite.
I
consultori familiari sono tenuti, ai sensi dell'articolo 2 della
stessa legge, - come evidenziato nell'interrogazione parlamentare
degli On. Gigli e Binetti - ad informare la donna in stato di
gravidanza sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione
statale e regionale e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali
concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio, oltre
che sulle modalità idonee ad ottenere il rispetto delle norme della
legislazione sul lavoro a tutela della gestante. Gli stessi
consultori debbono anche contribuire a far superare le cause che
potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza e
possono avvalersi, per attuare i fini previsti dalla legge, della
collaborazione di associazioni del volontariato, che possono anche
aiutare la maternità difficile dopo la nascita. “Ai
sensi dell'articolo 5 della stessa legge”
- come ricorda ancora il testo dell'interrogazione parlamentare
suddetta -, il consultorio
e le strutture socio-sanitarie hanno il compito in ogni caso, e
specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia
motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o
familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna le
possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le
cause che la porterebbero all'interruzione della gravidanza, di
metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di
madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la
donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la
gravidanza sia dopo il parto.”
Al
fine di adempiere ai compiti ulteriori assegnati dalla legge n. 194
del 1978 ai consultori familiari è stata prevista l'assegnazione di
specifiche risorse finanziarie.
“Dall'esame
delle annuali relazioni al Parlamento del Ministro della salute sullo
stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, però
- osservano gli interpellanti -, non
risultano dati riguardanti le attività sopra descritte previste
dagli articoli 2, 3 e 5 della L. 194/78 e finanziate a norma
dell'articolo 4.”
In
data 29 maggio 2013, in risposta ad un'interrogazione degli stessi
On. Gigli e Binetti, il Sottosegretario
pro tempore Paolo Fadda dichiarava che i dati richiesti dagli
interroganti sugli interventi di prevenzione dell'aborto non erano in
possesso del Ministero della salute, anche per oggettive carenze dei
flussi informativi.
Lo
stesso Sottosegretario comunicava contestualmente l'impegno del
Ministero della salute ad avviare presso le regioni un'adeguata
iniziativa, anche con formale lettera, non solo per sensibilizzare le
strutture sanitarie con particolare riguardo al mondo del
volontariato per promuovere e sostenere importanti canali di
collaborazione e supporto tra i consultori e le associazioni di
volontariato, ma soprattutto per richiedere una specifica dei dati
con maggiore livello di dettaglio in relazione ai singoli quesiti
posti.
“Più
recentemente – osservano
ancora Gigli e Binetti nell'interrogazione urgente al Ministro del 13
maggio scorso -, la XII
Commissione permanente della Camera dei deputati, in riferimento alla
relazione del Ministro della salute sullo stato di attuazione della
legge n. 194 del 1978, ha approvato, in data 6 marzo 2014, una
risoluzione nella quale, dopo aver confermato la necessità di una
maggiore valutazione dei consultori familiari quali servizi primari
di prevenzione del fenomeno abortivo, ha impegnato il Governo
«a dare piena attuazione
agli articoli 2 e 5 della legge n. 194 del 1978» per favorire la
tutela sociale della maternità”.
Gli
interpellanti hanno chiesto infine se, a seguito dell'impegno assunto
dal Sottosegretario pro tempore Fadda, “sia
stata predisposta l'implementazione di una scheda di raccolta dati
sull'attuazione della legge n. 194 del 1978, tale da prevedere da
parte delle regioni la comunicazione dei dati utili a calcolare il
numero delle gestanti per le quali siano stati attivati i colloqui
previsti dalla legge, a esaminare le cause che inducono
all'interruzione volontaria della gravidanza, per tentarne la
rimozione, a conoscere il numero delle gestanti per cui siano stati
disposti interventi personalizzati a sostegno della maternità, a
quantificare il numero di aborti evitati e l'ammontare degli impegni
finanziari assunti a tale scopo, nonché a riferire il numero e la
tipologia delle collaborazioni attivate con le associazioni di
volontariato che hanno come finalità statutaria l'aiuto alle
gestanti in difficoltà.”
La
risposta del Ministro Lorenzin all'interrogazione suddetta è
avvenuta durante lo svolgimento del Question Time alla Camera del 14
maggio, ed è stata davvero deludente.
L'On.
Gigli si è dichiarato insoddisfatto di quanto affermato dal
Ministro, che ha solamente reso nota l'adozione di una scheda di
raccolta dati con cui viene chiesto ai consultori di sapere il numero
delle donne che hanno effettuato un colloquio a fini Ivg e il numero
dei certificati rilasciati, ma senza alcuna richiesta relativamente
agli interventi effettuati a sostegno delle maternità difficili per
ragioni socio-economiche per poter prevenire l'aborto.
L'On.
Gigli ha chiesto al Ministro “se
invece non sia da cambiare l'atteggiamento del nostro sistema
sanitario nei confronti dell'aborto in virtù proprio di quello che
la legge n. 194 prevede, cioè la tutela sociale della maternità.”
“Si
tratta di andare al di là di quello che viene normalmente inteso
come un diritto soggettivo – ha proseguito Gian Luigi Gigli - e che
invece, per quanto riguarda la legge, è nient'altro che la dolorosa
presa d'atto di un male sociale che dovrebbe essere nostro dovere,
per quanto possibile, contenere non attraverso la sanzione ma
attraverso proprio la prevenzione e l'educazione. È questo tipo di
sforzo che si vorrebbe, ma se non c’è nemmeno il dato di
conoscenza su ciò che oggi viene fatto e su ciò che si potrebbe
fare, non aiuteremo mai le gestanti in difficoltà e tradiremo lo
spirito stesso della legge n. 194.”
Fonte:
vitanascente.blogspot.it
Nessun commento:
Posta un commento