giovedì 1 maggio 2014

Disabilita' e fratelli "Abbiamo adottato una sorella down"

Vivi la tua vita da figlio unico e poi «boom!»: arriva un fratellino o una sorellina. E così vieni detronizzato. Attenzioni e riflettori sono tutti per il nuovo arrivato o la nuova arrivata. E se il nuovo bebè è adottato? E se il bimbo è una bimba? E se la bimba ha la sindrome di down? Non è un «caso di scuola». È vita reale. È la storia della famiglia Gottardi di Trento, una storia non facile, fatta di fatica ma anche di tante gioie e di sorrisi: quelli regalati da quella bambina, oggi quattordicenne, che è diventata parte, se non fulcro, di un rapporto a quattro. Felici papà Cornelio e mamma Mariella. Felice la piccola Lisa, che tanto piccola non è più. Felice, nel ruolo del detronizzato, il primogenito Pierandrea, oggi ventunenne studente di Lettere Moderne all'Università di Trento e coprotagonista, con la sorella, di un documentario dal titolo eloquente: «Fratelli e sorelle d'Italia. Storie di vita a confronto», commissionato dall'Anffas nazionale a Mediaomnia del rivano Franco Delli Guanti. Il film verrà proiettato a Roma il prossimo 12 maggio.

La vicenda dei giovani Gottardi fa parte di una serie di 11 storie: ragazzi e ragazze con diversi tipi di disabilità, che si raccontano in altrettante città italiane. Oltre a Trento, ci sono Varese, Bergamo, Pescara, Grottammare, Forlì, Faenza, Catania, Scoglitti, Patti e Milano. Sono gli stessi fratelli a raccontare - in qualche caso anche senza parlare di come le loro vite siano cambiate.
Non si nascondono le difficoltà. Non le nasconde mamma Mariella, medico anatomo patologo a Trento e non le nasconde il marito Cornelio, responsabile del laboratorio chimico di Dolomiti Energia. Lei ricorda il periodo precedente all'adozione: «Quando alla responsabile del Tribunale dei minori mio marito ed io abbiamo detto che volevamo adottare una bimba con la sindrome di down, lei ci ha guardati con due occhi così e ha detto: "Ma voi siete matti! Ma vi rendete conto del peso che farete portare a vostro figlio?". Noi però eravamo convinti e se dovessimo tornare indietro faremmo la stessa scelta. Lisa non era stata riconosciuta dai suoi genitori biologici. È diventata subito figlia nostra. Non sono mancati gli ostacoli: grazie a tante brave insegnanti (anche se non sono mancati quelli che non hanno capito i nostri problemi e le nostre esigenze) l'abbiamo aiutata ad affrontare gli inevitabili problemi nell'apprendimento. E poi c'è stato l'aiuto dell'Associazione Famiglie per l'Accoglienza, che già conoscevamo e un grosso lavoro è stato fatto grazie al Paese di Oz dell'Anffas».
Tempo e impegno in più per una famiglia che non è come le altre. «Ma vengono ripagati da ogni progresso che ha fatto e che fa. Dovremmo essere sempre in grado, tutti, di stupirci. Vivremmo tutti meglio». Racconta di pregiudizi ma anche di sostegno inaspettato. «Penso ad un'ex vicina di casa che è venuta a trovarci dicendoci che la nostra scelta l'aveva indotta a pensare che c'è ancora qualcosa di buono al mondo. Lisa oggi sa leggere, scrivere e parlare bene. È una ragazzina con una bella energia e una forte componente emotiva. Un insegnante ci ha detto che la sua positività ha contagiato i compagni di classe. Insomma fa del bene».
E veniamo poi a Pierandrea, che nel documentario con Lisa è il cuore della storia. Con l'arrivo della sorella, come tutti i fratelli maggiori è «caduto dal podio». Le attenzioni si sono concentrate sulla nuova arrivata. «Come ci ha detto la pediatra - dice la mamma - la gelosa non finisce mai. Ma il fatto che avesse la sindrome di down non è mai stato un problema nel loro rapporto. Con Lisa è sempre stato attento e affettuoso. Col tempo, da madre, mi sono resa conto che lui ha maturato una maggiore sensibilità rispetto a chi è meno fortunato. Lei lo adora e questo ha aiutato molto fin dall'inizio. Poi, naturalmente, litigano, come tutti i fratelli. E il bello è che lui l'ha sempre trattata come chiunque altro, down o non down».
Abbiamo quindi voluto contattare proprio Pierandrea, durante una pausa dalle sue ore di studio in biblioteca. «Quando è arrivata Lisa in famiglia, la novità è stata grossa - racconta - però il fatto che fosse down non rappresentava un problema. E forse non è stato un problema anche perché all'inizio non mi rendevo conto delle difficoltà che Lisa avrebbe dovuto affrontare. Per me è ed è stata solo una sorella, con tutto il bello e anche le rotture di balle di avere una sorella minore. Per quanto riguarda il presente, posso dire che sono solo contento del fatto che ci sia. È un "bello non scontato". Avere accanto qualcuno che ha delle difficoltà mi costringe a non barare rispetto alle sfide della mia vita». E per quanto riguarda il futuro? Pesa la prospettiva di diventare, inevitabilmente, unico suo punto di riferimento? «C'è un grande punto di domanda, perché non so cosa accadrà in futuro, ma è una domanda a cui voglio rispondere, a cui voglio stare di fronte».

di Andrea Tomasi


Fonte: L'Adige

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