Scicchitano: “ciò che va evitato è la forzatura, il cercare di piegare il dato di realtà ad esigenze ideologiche”
Nella caccia affannosa al regalo giusto di Natale
per ciascun destinatario, c'è almeno qualche certezza riguardo ai più
piccoli: bambole per le bambine e trenini per i maschietti. O no? Alcune
associazioni (per esempio “Let toys be Toys”, Lasciate che i giochi
siano solo giochi) fanno pressione sulla grande distribuzione per giochi
“neutrali” dal punto di vista del genere. Ma i giocattoli sono in grado
di veicolare stereotipi sessisti tra maschi e femmine così da fomentare
“discriminazioni di genere”? Aleteia ha passato “la palla” allo
psicologo e psicoterapeuta Marco Scicchitano, autore insieme a Tonino Cantelmi di “Educare al femminile e al maschile” (Ed. Paoline).
Scicchitano: Sicuramente no. Maschi e femmine si è, non ci si orienta ad esserlo perché non si arriva ad esserlo: è come spiegavo prima, un punto di partenza. Si può esserlo in molti modi differenti, eterogenei e diversificati tra loro, ma sempre rimanendo o maschi o femmine. Il sesso è dato. Quello che è possibile orientare o condizionare in qualche modo è il genere. Per genere si intende indicare tutto ciò che è sovrapponibile al biologicamente dato, quindi l’esperienza psicologica, relazionale e culturale. Attraverso i regali, che sono una manifestazione concreta dell’affetto, è chiaramente possibile operare un “condizionamento”. La psicologia comportamentista chiama questo processo come “rinforzo positivo” intendendo descrivere l’attività di gratificazione e soddisfazione che si fa provare ad un soggetto in relazione ad un comportamento che si vuole in qualche modo premiare e rendere più stabile, duraturo e costitutivo. Vari aspetti e dimensioni della persona sono implicati nella definizione dell’identità di genere, come ad esempio personalità, carattere, inclinazioni e passioni, il modo di concepirsi ed emozionarsi, il ruolo che si aspetta di avere nelle relazioni. Tutti questi aspetti sono sensibili al rinforzo positivo rappresentato da un regalo. Esistono però inclinazioni e preferenze precedenti a qualsiasi condizionamento che sono state riscontrate già ad otto settimane dal concepimento. Questi studi hanno analizzato l’impatto che l’esposizione agli ormoni quali il testosterone ha sul cervello neonatale, mostrando che quando le cellule delle varie zone del cervello maschile vengono stimolate si attivano geni che daranno luogo allo sviluppo delle aree cerebrali implicate nell’impulso di individuare ed inseguire oggetti in movimento, colpire bersagli, mettere alla prova la propria forza e giocare a combattere nemici immaginari. Regalare ad un bambino che ha queste inclinazioni una pistola d’acqua o una palla con cui giocare non vuol dire forzare e direzionare in modo coercitivo e “illiberale” la sua natura, ma semplicemente assecondare e venire incontro a modi di giocare e divertirsi che gli vengono spontanei ed innati.
Cosa è maschile e femminile? quanto c'è di innato o di indotto dall'educazione?
Scicchitano: Rispetto allo stabilire quanto ci sia di innato o
indirizzato dall’educazione, è molto importante stare ai fatti. I dati
semplici e riscontrabili da chiunque sono che i sessi sono due: maschile
e femminile. Già intorno al secondo mese il bambino nella pancia della
mamma vive percorsi di crescita e sviluppo neurofisiologico differenti
in base al sesso. Nei maschi avviene un cambiamento radicale della
struttura cerebrale mediante sostanze chimiche come il testosterone e un
ormone detto MIS (sostanza di inibizione mulleriana). Tali mutamenti
favoriscono la crescita e “mascolinizzazione” dei circuiti neurologici
deputati al comportamento sessuale, al comportamento esplorativo ai
movimenti muscolari per gli scontri fisici. Questo dato ci mostra come
esista incontrovertibilmente una differenza preordinata a qualsiasi
possibile influenza sociale o ambientale. Evidentemente nel corso dello
sviluppo le interazioni ambientali assumono una importanza cruciale ed
estremamente significativa ed un punto fondamentale da ricordare è che
le variabilità individuali sono elevatissime all’interno di un insieme
di persone, per cui non abbiamo nessun problema a riconoscere che ci
possono essere maschi poco attratti dal sesso, caratterialmente miti e
non aggressivi, così come donne competitive ed esplorative. La persona
umana è sempre talmente ricca e profonda che deve essere riconosciuta
anzitutto come individuo con risorse e caratteristiche proprie ed
uniche. Tuttavia, essendoci delle costanti riconoscibili, documentate
che caratterizzano il maschile e il femminile, è utile stabilire quali
sono e come possono essere valorizzate. L’educazione ha un valore
essenziale in questo processo e, secondo il nostro avviso, dovrebbe
affermare che l’uguaglianza tra i sessi è possibile, anzi, auspicabile,
all’interno di una concezione antropologica che affermi, apprezzi e
valorizzi la differenza.
Regalare bambole o trenini è un modo per orientare all'essere maschio o femmina?
Scicchitano: Sicuramente no. Maschi e femmine si è, non ci si orienta ad esserlo perché non si arriva ad esserlo: è come spiegavo prima, un punto di partenza. Si può esserlo in molti modi differenti, eterogenei e diversificati tra loro, ma sempre rimanendo o maschi o femmine. Il sesso è dato. Quello che è possibile orientare o condizionare in qualche modo è il genere. Per genere si intende indicare tutto ciò che è sovrapponibile al biologicamente dato, quindi l’esperienza psicologica, relazionale e culturale. Attraverso i regali, che sono una manifestazione concreta dell’affetto, è chiaramente possibile operare un “condizionamento”. La psicologia comportamentista chiama questo processo come “rinforzo positivo” intendendo descrivere l’attività di gratificazione e soddisfazione che si fa provare ad un soggetto in relazione ad un comportamento che si vuole in qualche modo premiare e rendere più stabile, duraturo e costitutivo. Vari aspetti e dimensioni della persona sono implicati nella definizione dell’identità di genere, come ad esempio personalità, carattere, inclinazioni e passioni, il modo di concepirsi ed emozionarsi, il ruolo che si aspetta di avere nelle relazioni. Tutti questi aspetti sono sensibili al rinforzo positivo rappresentato da un regalo. Esistono però inclinazioni e preferenze precedenti a qualsiasi condizionamento che sono state riscontrate già ad otto settimane dal concepimento. Questi studi hanno analizzato l’impatto che l’esposizione agli ormoni quali il testosterone ha sul cervello neonatale, mostrando che quando le cellule delle varie zone del cervello maschile vengono stimolate si attivano geni che daranno luogo allo sviluppo delle aree cerebrali implicate nell’impulso di individuare ed inseguire oggetti in movimento, colpire bersagli, mettere alla prova la propria forza e giocare a combattere nemici immaginari. Regalare ad un bambino che ha queste inclinazioni una pistola d’acqua o una palla con cui giocare non vuol dire forzare e direzionare in modo coercitivo e “illiberale” la sua natura, ma semplicemente assecondare e venire incontro a modi di giocare e divertirsi che gli vengono spontanei ed innati.
Ci può fare un esempio?
Scicchitano: Nel libro scritto insieme al prof. Cantelmi, citiamo un
esempio in cui un padre, a sua insaputa, ha cercato di falsificare
questa assunzione. Inutilmente. In una mattina fredda e uggiosa,
Isabella, particolarmente assonnata e stanca, non aveva alcuna
intenzione di andare a scuola, e manifestava il suo diniego con una
sorta di reticenza e ostruzionismo passivo che logorava il papà già di
prima mattina. Tuttavia il papà non era totalmente nuovo e impreparato a
queste «giornate no» e aveva già imparato una tecnica fondamentale: al
di là dell’importanza di trasmettere il senso del dovere e della
responsabilità, se vuoi che un bambino ti segua, devi attrarre la sua
curiosità e stimolare la sua naturale propensione al gioco. Così
recuperando le sue personali esperienze di gioco, propose alla piccola
di andare con la bici, spiegandole che avrebbero fatto finta di essere
guerrieri con archi e frecce. Avrebbero dovuto superare ostacoli,
combattere contro i nemici, evitarli, correre ed inseguire. La cosa
parve funzionare, ma solo dal letto fino al parcheggio della bici, dove
nuovamente Isabella aveva cominciato a fare resistenza passiva. Il padre
aveva avuto allora un’illuminazione: «La bici ha freddo!» Anzi no. «Il
cavallo-bici ha freddo! Poverino… e si sente solo a stare li ad
aspettare tutta la notte», «vedi Isabella?» Immediatamente i lineamenti
della bimba avevano cominciato a distendersi improvvisamente e lo
sguardo era divenuto un po’ complice con il padre, e un po’ preoccupato
per il povero cavallo-bici infreddolito e triste. E così, nel nuovo
gioco, la bici che prima era solo un mezzo di trasporto tutta salti e
velocità, si riempiva istantaneamente di contenuti emotivi e
relazionali. Allora Isabella, gli si era avvicinata sussurrando: «Povero
cavallo-bici, adesso ti do la colazione calda calda eh?». E i problemi
di accompagnamento a scuola, ci racconta il padre, finirono per un bel
po’ di tempo. Evidentemente non si tratta di condizionamento sociale, il
padre aveva provato in un primo momento a fare “giochi da maschi”, ma
aveva desistito vedendo il disinteresse della figlia e cercando di
cambiare strategia motivazionale ha centrato un punto fondamentale e
vincente: l’interesse per gli aspetti relazionali e gli atteggiamenti di
cura. Ci sono studi che dimostrano come le bambine facciano “a turno”
durante i giochi venti volte più dei maschi, che si intrattengano
volentieri con giochi di simulazione riguardanti rapporti di cura e
protezione.
Proporre gli stessi giocattoli a tutti i bambini, maschi e femmine, è
un modo di veicolare la teoria del gender e del sesso che "si sceglie"?
Sciacchitano: Non necessariamente. Il giocattolo spesso diviene uno
strumento nella fervida mente del bambino, che sa utilizzarlo secondo il
modo che gli viene più congeniale e interessante. L’esempio di
“cavallo-bici” è un chiaro esempio di questo procedimento, nel quale un
oggetto tipicamente deputato al movimento e ad essere un mezzo di
trasporto era diventato per la bambina qualcuno di cui prendersi cura e
di cui interessarsi. Similmente la Brinzendine nel suo libro sul
cervello delle donne cita il caso di una sua collega che aveva sorpreso
la figlia in atteggiamenti materni e rassicurativi “non preoccuparti,
andrà tutto bene” a giocare con l’ultimo regalo fattole, il camioncino
dei pompieri avvolto in una copertina e coccolato amorosamente. Ciò che
va evitato è la forzatura, il cercare di piegare il dato di realtà ad
esigenze ideologiche. Non ascoltare e non vedere il proprio bambino per
chi è e per ciò che gli piace è una grave responsabilità. Spesso i
giochi infantili rappresentano quelle che sono inclinazioni e primi
passi nel mondo, timidi e ancora insicuri modi di entrarci in rapporto.
Il bambino deve trovare una collocazione all’interno del suo ambiente di
vita e le sue spontanee e innate caratteristiche non sempre bastano a
sé stesse, ma necessitano della conferma e rassicurazione da parte degli
adulti di riferimento, genitori parenti ed educatori. La validazione è
un processo fondamentale nello sviluppo e aiuta i bambini a sviluppare
un senso della propria identità integro e sicuro. Il rinforzo positivo,
di cui si parlava prima, ha in questo un ruolo fondamentale e
arricchente. Nella fase di età scolare è necessario che l’adulto si
ponga come guida e fonte di riconoscimento delle caratteristiche del
bambino e regalare macchinine ai maschi e bambole alle femmine si
inscrive perfettamente in questa cornice di significato. È infinitamente
più importante tutelare il ruolo di “validatore” dell’adulto rispetto
all’assumere quell’atteggiamento di neutralità che avocano i sostenitori
della teoria del “sesso che si sceglie” alla quale faceva riferimento
nella domanda. Mancare questo ruolo per esigenze di aderenza a forme
ideologiche è secondo il mio punto di vista una grave responsabilità. Al
di là di queste considerazioni vorrei sottolineare che il valore di un
regalo si apprezza soprattutto all’interno della relazione nella quale
avviene e spesso, purtroppo quello che manca è proprio la relazione, il
tempo, la condivisione. Il regalo più prezioso che possiamo fare ai
nostri bambini, è il dono di sé.
di Chiara Santomiero
Fonte: aleteia.org
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