giovedì 25 settembre 2014

Sterilità in Occidente, «un’epidemia»

September 25th, 2014
LogoAvvenireCarlo Bellieni

U
n’epidemia di sterilità percorre il mondo indu­strializzato. Il quotidiano
 Bloomberg news in set­tembre traccia il calo demografico Usa, descri­vendo un’ipotetica 25enne felice di aver fatto cre­scere per un anno un bonsai, ma non ancora pronta per avere un cagnolino e «men che me­no un bambino»; il Telegraph lamenta che anche gli im­migrati, che finora avevano sostenuto il tasso di fertilità inglese, stanno accodandosi alla media di figli/donna dei britannici; e secondo un rapporto presentato al Parla­mento locale, la Corea del Sud va verso l’estinzione nei prossimi decenni, con un tasso di 1,19 figli per donna. Anche in Italia vediamo il minimo storico: 1,29 fi­gli/ donna secondo l’Istat, complice certo la crisi econo­mica, ma anche una riduzione patologica di fertilità. Già, perché anche chi vuole avere un figlio oggi vi riesce con molta più difficoltà di anni addietro. La rivistaEn­vironmental international di questo mese riporta un am­pio studio in cui mostra il legame tra inquinamento am­bientale, traffico, e infertilità; e in maggio su Fertility and sterility un importante studio riportava che la presenza di plastiche nell’organismo nei maschi porta un calo del 20% in fertilità. Per non parlare del tasso di infertilità che cala con l’aumentare dell’età materna (per moda o per esigenze di lavoro ormai sempre più avanzata): nel­le ventenni la possibilità di concepire durante un ciclo mestruale è 1 su quattro, ma cala a 1 su 5 a 30 anni per crollare a 1 su 20 dopo i 40 (dati American Society of Reproductive Medicine e ministero della Sanità cana­dese).
Crollano le percentuali di chi riesce a mettere al mondo un bebè, ma invece di ricercare le cause si continua a ignorare l’avanzare di un mondo inquinato e vecchio. E il ricorso alla provetta è frutto dell’illusione che «la medicina può tutto»
Il Daily Mail riporta che una coppia su sei in In­ghilterra ha difficoltà a concepire.
Insomma, la società del benessere è malata di sterilità, ma invece di puntare il dito su chi non ha fatto preven­zione – e i rischi sono sotto gli occhi di tutti, basti pen­sare al diffondersi di pesticidi, di plastiche, di solventi, di lavori stressanti, di gravidanze procrastinate – si dà la caccia a chi vuole discutere sulle glorificazioni acritiche delle tecniche di laboratorio per concepire. Così non va: la sterilità è in crescita.
C
resce per motivi sociali o ambientali: perché si fan­no figli quando inizia a diventare difficile concepi­re, o perché l’inquinamento genera nell’ambiente sostanze che entrano nell’organismo con una struttura simile a quella dei nostri ormoni, tanto che alla fine l’or­ganismo gli ormoni finisce per produrli di meno con va­rie
 conseguenze, tra cui l’infertilità. E in questo clima epidemico, di coppie che arrivano al­ladisperazione perché non riescono a fare figli, tutto quello che vediamo pubblicizzato a gran voce sui gior­nali sono i mille modi di fecondazione che sono però una corsa ai ripari quando l’epidemia è già scoppiata. Ma non si parla di prevenzione. È un po’ come se si vo­lesse combattere la malaria distribuendo un po’ di chi­nino invece di bonificare le paludi. È un modo di agire che guarda solo a correggere alcune conseguenze inve­ce che le cause.
L’impressione è che si è più attenti a dare spazio ai co­siddetti «nuovi diritti riproduttivi» – molto di moda – piuttosto che a una seria lotta all’infertilità.
A
ddirittura l’eccesso nel decantare la Fiv può essere un ulteriore problema, inducendo a procrastinare la gravidanza, nell’illusione che «tanto la medicina può tutto»; tanto che la rivista
 Plos Onerecentemente pub­blicava uno studio tedesco in cui si mostrava che la po­polazione sottostimava il rischio che l’avanzare dell’età porta alla fertilità, e sovrastimava molto le possibilità di successo della fecondazione in vitro. Senza ricordare che anche la Fiv dopo una certa età – o in presenza di certi fattori inquinanti – ha basse possibilità. Forse tanto chiacchierare sul diritto alla Fiv è un’arma inconscia di distrazione di massa per non guardare in faccia il pro­gressivo ammalarsi di un mondo inquinato e invec­chiato, di cui la sterilità è solo un sintomo e ai cui ri­medi non vuole metter mano.

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