venerdì 26 settembre 2014

Gender nelle scuole italiane, ora ci prova Amnesty International

La nota organizzazione internazionale ha presentato il manuale per insegnanti "Diritti Lgbti, diritti umani", nel quale si promuove il gender e si invocano provvedimenti legislativi su nozze gay e omofobia

 

Roma, (Zenit.org) Federico Cenci 

Non importa che il Pew Research Center abbia pubblicato un rapporto dal quale emerge che l’Italia sia l’ottavo Paese più tollerante al mondo nei confronti degli omosessuali. Non conta che, sempre secondo gli studi del think tank americano, il Belpaese sia quarto nella classifica delle nazioni che hanno compiuto passi da gigante nell’accettazione dell’omosessualità negli ultimi anni.
Ad Amnesty International non interessa nemmeno constatare che due governatori di altrettante Regioni del Sud Italia (Nichi Vendola in Puglia e Rosario Crocetta in Sicilia) siano dichiaratamente omosessuali, oppure che la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini (terza carica dello Stato) abbia presenziato a un gay-pride come paladina delle istanze “arcobaleno”. Secondo la nota organizzazione internazionale, infatti, in Italia “la condizione delle persone Lgbti non ha conosciuto nessun miglioramento” e “viene oggettivamente aggravata dall’assenza di un’adeguata legislazione in materia di discriminazione omofobica”.
Motivo per cui Amnesty International ha deciso di intervenire, provando a scavalcare la sovranità del Parlamento, con un progetto educativo da introdurre nelle scuole superiori. Si tratta di una “guida per docenti” dal titolo Diritti Lgbti, diritti umani. C’è forse una ragione dietro la noncuranza dei dati pubblicati dal Pew Research Center: sotto la fiammella di Amnesty della tutela nei confronti di presunte discriminazioni, si condensa l’obiettivo di veicolare ideologie tese a stravolgere l’antropologia.
Ecco infatti come Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha presentato il progetto: “Sono passati 25 anni da quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Per la prima volta, in un atto internazionale, i minori sono stati riconosciuti come protagonisti: persone che hanno il diritto di partecipare alle scelte che le riguardano, in grado di esprimere idee proprie e prendere decisioni”.
Per esempio, prendere decisioni sull’orientamento sessuale cui appartenere. È così che, all’interno della “guida per docenti”, gli insegnanti vengono persuasi circa il fatto che se un alunno “si sta interrogando sul proprio orientamento sessuale o identità di genere” è “fondamentale dare anche immagini positive della vita delle persone Lgbti”. Attenzione però, l’opera di propaganda va attuata con circospezione, poiché “persone molto vicine agli studenti (le loro famiglie, fidanzati/fidanzate, il gruppo di amici) potrebbero avere idee e comportamenti apertamente discriminatori nei confronti delle persone Lgbti”.
Di qui l’esigenza - scrive Amnesty International - di contattare “un’associazione Lgbti locale” per organizzare conferenze “in cui giovani omosessuali raccontino la propria esperienza di coming out”. Un modo per spingere sul pedale della propaganda ideologica e abbattere quelle “aspettative sociali” che “costringono donne e uomini in ruoli che non sono naturali ma socialmente costruiti”. Il manuale si riferisce a coloro che vengono curiosamente definiti cisgender, ossia “le persone la cui espressione e/o identità di genere è conforme alle aspettative convenzionali sul sesso biologico assegnato loro alla nascita”.
Una buona opera di propaganda - si sa - passa anche dal tubo catodico. È per questo che una sezione del manuale è interamente dedicata ai “film consigliati su visibilità e coming out”, in cui spiccano l’eloquente titolo di una pellicola scandivana, ossia Fucking amal, la trama di The perfect family, intenta a confutare l’idea di una felice famiglia radicata sulla fede cristiana, e la denuncia di una “società bigotta” del film ambientato in Salento Mine vaganti.
Ma non è finita, perché al posto di simili “stereotipi sociali”, Amnesty International punta invece a contribuire all’edificazione una legislazione ad hoc in Italia, che soddisfi i desiderata di alcuni gruppi omosessuali. Il nocciolo della questione è chiaro nel passaggio in cui viene espresso l’auspicio affinché “sia eliminata ogni forma di discriminazione nella legislazione sul matrimonio civile per le coppie omosessuali e garantiti pari diritti ai figli e alle figlie delle persone omosessuali”. Al contempo, si invoca l’introduzione di una legge che punisca i “crimini motivati da discriminazione per orientamento sessuale”. I contenuti degli opuscoli diffusi dall’Unar, usciti dalla porta della scuola italiana qualche mese fa, rischiano ora di rientrare dalla finestra appesantiti pure dall'esposizione politica.

Fonte: zenit.org

 

 

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