Al via un originale ciclo di dibattiti sulla maternità promosso dal MAXXI di Roma
Roma, (Zenit.org) Maria Gabriella Filippi
Collegare il museo alla sala parto, perché il museo, che è fucina dell’arte e del pensiero, è un luogo molto simile a quello in cui viene alla luce la più grande opera d’arte, la vita di un nuovo essere umano.L’iniziativa che ha preso il via venerdì 5 settembre, si svolgerà in altri cinque incontri a cadenza settimanale: uno per ogni fase della gravidanza, dal concepimento fino al parto.
Il primo appuntamento svoltosi venerdì scorso presso il museo MAXXI di Roma è stato dedicato all’“annunciazione della gravidanza” e al suo primo trimestre. La visione di sculture, opere di street art, video e audio installazioni si è intrecciata ai contributi di medici, artisti e storici dell’arte: sono intervenuti la biologa Irene Martini, l’artista Donato Piccolo, la genetista Maria Lisa Dentici e l’ostetrica e poetessa Silvia Battistini.
Da Giotto alla Madonna del parto di Monterchi, affresco di Piero della Francesca e opera ispiratrice di questo progetto, a Beato Angelico e ai fiamminghi, per giungere alla ‘Gravida’ di Aurelio Bulzatti e ad altri contemporanei come Luigi Ontani, sono tante le opere d’arte incentrate sul tema dell’annunciazione di una gravidanza; le loro radici sono rintracciabili in testimonianze letterarie sublimi - la prima di tradizione romana pagana, è la narrazione di Apuleio del mito di Amore e Psiche; per non parlare dell’insuperabile racconto dei Vangeli, con l’apparizione dell’angelo a Maria, segno indelebile per l’intera cultura occidentale.
“La sala travaglio è il mio pane quotidiano”, ha spiegato Martino durante l’incontro. Innamoratosi dell’arte contemporanea 25 anni fa, il medico ha avuto l’idea di condividere la sua passione e le sue conoscenze con le partorienti, le neo mamme e i papà, con l’obiettivo di allentare l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e di restituire lo stupore e la serenità nel vivere la bellezza di questo evento irripetibile.
In un periodo storico in cui viene penalizzata la maternità, la coppia e la famiglia, in cui la gravidanza sembra essere vissuta come un’attesa a cui di dolce è rimasto ben poco e che assomiglia sempre più ad una condizione patologica, questo percorso vuole avere la funzione di abbassare il livello dell’ansia e della tensione, fino a contribuire alla prevenzione della depressione post parto.
“Come ginecologo – ha raccontato Martino - ho fatto nascere almeno cinquemila bambini e con tutto questo vissuto in prima persona, difficile e pieno di responsabilità ma meraviglioso, mi sono reso conto che a questa esperienza straordinaria mancava quella dimensione filosofica e artistica che fosse in grado di far apprezzare ancora con più forza e coscienza, alle donne e alle loro famiglie, l’esperienza della gravidanza”.
“In fondo - ha concluso il ginecologo - pure noi ginecologi siamo degli artisti, perché in alcuni casi le decisioni da prendere, pure quelle difficili” ma “mai andando contro i protocolli, nascono sicuramente da sensibilità, capacità ed intuito personali”.
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