Comunicato n° 149 del 30 Luglio 2014
“Nell’apprendere che la fecondazione eterologa sarà
inserita nei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), non
possiamo fare a meno di chiederci perché lo Stato
non si attivi allo stesso modo per le adozioni, che
rappresentano una risposta all’infertilità che
esiste già e che coinvolge migliaia di coppie che
ora sono vittime di un’ingiustificata
disparità e di un’inaccettabile disuguaglianza. Forse
che sono considerate meno adatte
all’accoglienza della vita di chi sceglie l’opzione
artificiale?”. Questo il commento di Paola Ricci Sindoni e
Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali
dell’Associazione Scienza & Vita.
“Non si sottolineeranno mai abbastanza i problemi etici e antropologici connaturati alla fecondazione eterologa e guardiamo con attenzione allo sviluppo e alla stesura delle normative in materia, dal momento che è in gioco la vita delle coppie e dei nascituri. Al netto delle considerazioni etiche, che pure sono imprescindibili, vanno raddoppiate la cautela, l’attenzione, la precauzione e il discernimento anche sul piano medico”.
“In primo luogo non possono essere trattate con superficialità le questioni riguardanti la ‘donazione’ di gameti che, in particolare per quanto riguarda gli ovociti, è una procedura tutt’altro che leggera per chi vi si sottopone. Quello che prima era un rischio – portato dall’intensa stimolazione ormonale e il prelievo sotto sedazione profonda – solo per la donna che affrontava le procedure di procreazione medicalmente assistita, ora viene traslato anche sulla donna che si sottopone all’ovodonazione. Se, come è giusto, non deve esserci alcuna forma di lucro o di retribuzione, chi vorrà subire procedure invasive e difficoltose per puro spirito di altruismo? Il rischio che si crei un fiorente mercato sotterraneo è altissimo”.
“Resta poi il nodo ineludibile dell’anonimato dei donatori. In un’epoca in cui vediamo moltiplicarsi i test preventivi del Dna e dove sempre più le indagini genetiche si dimostrano importanti per la salute e coinvolte nella valutazione sanitaria dell’individuo, avere la tracciabilità del proprio patrimonio genetico è fondamentale. Pensiamo a quanto questo verrà moltiplicato nel caso della ‘doppia eterologa’, in cui entrambi i gameti sono esterni alla coppia e dove i rischi di manipolazione ed errore sono doppi: chi terrà conto di questo puzzle genetico di cui il figlio si troverà gravato suo malgrado? Chi risponderà all’incertezza psicologica e affettiva di chi non si può riconoscere?”
“Non si sottolineeranno mai abbastanza i problemi etici e antropologici connaturati alla fecondazione eterologa e guardiamo con attenzione allo sviluppo e alla stesura delle normative in materia, dal momento che è in gioco la vita delle coppie e dei nascituri. Al netto delle considerazioni etiche, che pure sono imprescindibili, vanno raddoppiate la cautela, l’attenzione, la precauzione e il discernimento anche sul piano medico”.
“In primo luogo non possono essere trattate con superficialità le questioni riguardanti la ‘donazione’ di gameti che, in particolare per quanto riguarda gli ovociti, è una procedura tutt’altro che leggera per chi vi si sottopone. Quello che prima era un rischio – portato dall’intensa stimolazione ormonale e il prelievo sotto sedazione profonda – solo per la donna che affrontava le procedure di procreazione medicalmente assistita, ora viene traslato anche sulla donna che si sottopone all’ovodonazione. Se, come è giusto, non deve esserci alcuna forma di lucro o di retribuzione, chi vorrà subire procedure invasive e difficoltose per puro spirito di altruismo? Il rischio che si crei un fiorente mercato sotterraneo è altissimo”.
“Resta poi il nodo ineludibile dell’anonimato dei donatori. In un’epoca in cui vediamo moltiplicarsi i test preventivi del Dna e dove sempre più le indagini genetiche si dimostrano importanti per la salute e coinvolte nella valutazione sanitaria dell’individuo, avere la tracciabilità del proprio patrimonio genetico è fondamentale. Pensiamo a quanto questo verrà moltiplicato nel caso della ‘doppia eterologa’, in cui entrambi i gameti sono esterni alla coppia e dove i rischi di manipolazione ed errore sono doppi: chi terrà conto di questo puzzle genetico di cui il figlio si troverà gravato suo malgrado? Chi risponderà all’incertezza psicologica e affettiva di chi non si può riconoscere?”
Fonte: scienzaevita.org
tel.: 06.6819.2554 fax: 06.6819.5205
I
giornali di mezzo mondo hanno esultato per il «primo successo» di un
nuovo metodo di fecondazione assistita «selettiva» che dovrebbe
permettere ai genitori di non trasmettere ai figli le proprie malattie
genetiche. Il primo caso, come riportato dal