giovedì 17 luglio 2014

La placenta e le differenze tra maschio e femmina


Ci sono delle evidenti differenze di sesso note da tempo, in merito alla crescita fatale intrauterina: i maschi sono mediamente  più grandi delle femmine alla nascita, e ciò a prova del fatto che la crescita dei maschietti avviene più velocemente nel pancione di mamma, rispetto alle bambine.
Le differenze però non si fermano qui. Il sesso del  bambino infatti può determinare, secondo alcuni studi,  un maggiore o minore rischio di complicazioni  come la preeclampsia ad esempio, o  il parto pretermine o alcune difficoltà di crescita.
Il motivo risiede nella placenta e nella sua funzionalità.La placenta pertanto non solo si pone da interfaccia tra la mamma e il feto ma funziona il modo differente a seconda del sesso del bambino.
Per cercare di capire  perchè  la crescita intrauterina maschile è diversa da quella femminile, e perchè i maschi sono più a rischio di complicazioni, la ricercatrice Sam Buckberry  ha condotto approfondite analisi genetiche. Gli studi sono stati fatti per capire come l’espressione genica nei due sessi può contribuire alle strategie di sviluppo fetale sesso-specifiche in utero e come questi dati possano essere usati per prevedere il rischio di complicanze in gravidanza.
I nuclei delle  cellule umane contengono 23 coppie di cromosomi. Di questi, 22 coppie sono autosomiche (identici  in maschi e femmine), la coppia rimanente è rappresentata dai cromosomi sessuali  ( o XX o XY). Le femmine hanno due cromosomi X, mentre i maschi hanno un cromosoma  X e un cromosoma  Y. Pertanto nonostante le ampie differenze di aspetto e fisiologia, i maschi e le  femmine hanno genomi molto simili. Questo suggerisce che molte differenze di sesso siano determinate da precise regolamentazioni sesso-specifiche  dei geni presenti sugli autosomi. Alcuni geni sarebbero espressi in misura diversa a seconda del sesso,  portando a  differenze a livello delle singole cellule, dei tessuti e quindi dell’ organismo.
Determinare quali siano i  geni espressi in modo diverso tra maschi e femmine in un intero genoma è complicatissimo dato che gli esseri umani hanno circa 20.000 – 25.000 geni che codificano a loro volta per  proteine. Esistono delle tecniche specifiche per misurare l’espressione genica  rappresentate dal  sequenziamento del DNA e dai  microarray. In questo studio specifico i ricercatori hanno studiato i dati di espressione genica  di più di 300 campioni di placenta raccolti da tutto il mondo per capire quali sono i geni che vanno a interferire sulle modalità di crescita dei feti maschili e femminili.
 In ogni gravidanza esiste una certa quantità di risorse che una madre può riservare alla crescita fetale. Il feto può utilizzare queste risorse in due modi principali: nello sviluppo del tessuto embrionale e nello sviluppo di tessuti supplementari come la placenta. Vi è un continuo interscambio  tra feto e placenta e tra la placenta e madre.  E questo scambio deve sempre essere in equilibrio.
I risultati dello studio suggeriscono che i maschi investono più nella crescita e sviluppo del tessuto fetale rispetto a quello placentare.
Nella maggior parte dei casi questo non sembra essere un problema, ma se c’è un evento avverso  come la scarsa nutrizione materna, i maschi potrebbero risentirne molto più delle femmine.
 E’ noto che le incidenze di disfunzioni placentari e delle  complicazioni della gravidanza sono  diverse a seconda del sesso del bambino.
Ad esempio  le donne che aspettano un feto di sesso maschile hanno più probabilità di avere un parto pretermine, di incorrere in mef  o avere una diagnosi di preeclampsia verso la fine della gravidanza. Le donne che aspettano  feti femminili hanno più probabilità di avere un  esordio precoce di preeclampsia o partorire una bambina sottopeso. Dato che la la  crescita di un maschio  risente maggiormente degli aventi avversi ,  è importante identificare che cosa provoca questo a livello di regolazione genica placentare.
Le analisi dello studio hanno dimostrato che la maggior parte dei geni con espressione diversa a seconda del sesso, sono presenti sui cromosomi autosomici. In particolare nelle gravidanze di femmine,  nella placenta  c’è un’alta espressione di geni che codificano per la gonadotropina corionica umana (hCG). Questo è l’ormone coinvolto nel riconoscimento e nel  mantenimento della gravidanza e nella regolazione della  tolleranza immunitaria materna della placenta e del feto. E’ anche usato come una misura della funzione placentare, ed è l’ormone tipicamente misurato nei classici test di gravidanza.
Questa maggiore espressione del gene hCG nelle gravidanze di  femmine, ci indica che il sesso del feto è un fattore importante quando si considera la funzione placentare.
I risultati di questo studio sono importantissimi per poter sviluppare test che possano predire il rischio di complicazioni della gravidanza in base all’espressione genica placentare e alla complicanze ambientali.

 Bibliografia:
Sam Buckberry, Tina Bianco-Miotto, Stephen J. Bent, Gustaaf A. Dekker, and Claire T. Roberts  Integrative transcriptome metaanalysis reveals widespread sex-biased gene expression at the human fetal–maternal interface - Molecular Human Reproduction  (2014)doi: 10.1093/molehr/gau035First published online : May 27, 2014

Fonte: periodofertile.it

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