Che cos'è l'uomo perchè te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune
9 luglio – 21 luglio 2013 Santuario di Oropa – Galleria Sant’Eusebio
Presentazione della mostra
La mostra è composta da 40 pannelli
A cura di: Associazione Euresis e Fondazione Jérôme Lejeune.
In collaborazione con: Associazione Medicina e Persona e Centro Culturale Crossroads
La mostra mette a tema l’uomo e il suo destino. Quella che viene proposta è un’indagine sulla “natura umana” a partire dalla testimonianza di Jérôme Lejeune, seguendo gli sviluppi della genetica clinica e attraverso un confronto con le più recenti acquisizioni della biologia evoluzionista sul determinismo genetico.
Il percorso espositivo inizia ripercorrendo le fasi della formazione scientifica di Lejeune, pioniere della citogenetica,
nel contesto delle conoscenze biomediche del suo tempo; viene quindi
illustrata la sua attività scientifica, il suo approccio alla ricerca e
le sue scoperte: in particolare, viene descritto il processo che l’ha
portato a dimostrare il nesso tra sindrome di Down e trisomia 21.
Lejeune è un ricercatore ma è anche un medico, in particolare medico pediatrico: la sua ricerca scientifica è mossa dal desiderio di conoscere per poter curare; e curare significa prendersi cura della persona, di ogni singolo malato.
L’attività medica di Lejeune è una testimonianza dell’importanza per il
malato di un contesto umano, anche nei casi dove non registrino
significativi progressi conoscitivi e terapeutici. È una esperienza
professionale e umana fondata su una precisa visione dell’uomo e della
realtà, che ha alimentato anche le sue decise prese di posizione
pubbliche in favore della vita: visione sintetizzabile nell’idea che
ogni uomo sia “unico” e “insostituibile” e come tale vada guardato.
Dalle scoperte di Lejeune a oggi la genetica ha fatto enormi progressi. Conosciamo
ormai gran parte dei geni dell’uomo e l’intera sequenza del suo DNA; è
possibile quindi individuare le basi genetiche di numerose malattie.
Non solo. Con le tecnologie attuali e con relativamente poca spesa
possiamo ottenere l’intera sequenza del DNA di numerosi singoli
individui.
Sorgono a questo punto inevitabile interrogativi.
Qual è lo scopo di tali pratiche? Quali informazione possiamo
ricavarne? È proprio vero, come alcuni sostengono, che potremo sapere se
una persona è portatrice di malattie genetiche, se è predisposta a
malattie degenerative, addirittura quale saranno le sue doti, il suo
carattere, le sue inclinazioni? Soprattutto, queste conoscenze sono per
curare meglio, come affermava Lejeune, o sono proiettate verso nuove
forme di eugenetica?
Infine,
ampliando lo sguardo, viene sottoposta a critica l’idea, peraltro molto
diffusa, che ci sia un “gene per” ogni caratteristica umana; è l’idea
che l’uomo, e più in generale ogni organismo vivente, sia la somma di
tanti “geni per”. La moderna biologia evolutiva suggerisce però un’altra
prospettiva: ci dice che il corredo genetico più che un “programma esecutivo” è un insieme di “strumenti” che l’organismo biologico usa, insieme a molte altre fonti di informazione, per costruire la sua vita.
Quindi
risulta difficile pensare ai viventi, e soprattutto all’uomo, come a
esseri totalmente determinati e dipendenti dai geni. E riaffiora
quell’immagine, cara a Lejeune, dell’unicità irriducibile dell’uomo e della contingenza di ogni vivente:
potevamo non esserci , invece ci siamo e questo sguardo sul reale non
può non essere una continua e inesauribile fonte di sorpresa e di
domanda.
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