di Andrea Zambrano
REGGIO - Siamo
così abituati a considerare le tecnoscienze lo strumento del nostro
futuro che queste ci sorpassano, ma mentre mettono la freccia neanche ce
ne accorgiamo. Negli Stati Uniti è stata a messa a punto una tecnica
non invasiva attraverso la quale con il semplice prelievo del sangue
materno si possono scoprire eventuali anomalie cromosomiche del
nascituro. La nuova metodica, che è destinata a soppiantare le ben più
invasive amniocentesi o analisi dei villi coriali, è testata anche a
Reggio dove molto presto si potrà effettuare l'esame.
La
notizia, data con risalto da un quotidiano locale, è effettivamente di
una portata notevole. Tutto ciò che va a vantaggio della ricerca
scientifica e della salute della donna in gravidanza non può che
rappresentare un passo avanti per la civiltà. Ma, e qui veniamo alla
freccia di prima, in questo entusiasmo tecnoscientifico rischiamo di
perdere qualcosa. L'esame infatti permette di scoprire con una
percentuale bassissima di fallimento le anomalie genetiche del feto,
come la Trisomia 21 (sindrome di Down) e la Trisomia 18 (sindrome di
Edwards).
Lo
scopo è dunque quello che sempre più donne si sottopongano all'esame in
sicurezza per scoprire se il loro figlio sarà sano. Un futuro felice e
armonioso per tutti. Che rischia però di nascondere il suo lato B. Più
sono gli esami, maggiore è la probabilità che in caso di risposta
positiva, la donna decida di abortire il feto. Non si può certo
incolpare la ricerca scientifica di questo, anche perchè questa tende a
progredire sempre per il bene dell'uomo, è l'uomo che decide come e dove
incanalarla. Per questo, se da un lato un test non invasivo e
attendibile rappresenta una vittoria della scienza, dall'altro è il fine
che ne fa l'uomo a interrogarci. A che cosa serve il semplice scoprire
le anomalie del feto se non si può intervenire per curarle o modificarne
il corso? La risposta è legata alla facilità con la quale ormai
l'aborto è considerato non solo dalle leggi degli Stati, ma ormai da
tanta parte dell'opinione pubblica, un fatto normale, in alcuni casi
sacrosanto. Che normale e sacrosanto però non è. Per questo quando una
scoperta scientifica ci fa sobbalzare di gioia, il primo quesito da
porsi è sempre lo stesso: cui prodest? A chi giova tutto ciò? All'uomo,
certo. Anche a quello indifeso nel grembo materno?
da Prima Pagina
Fonte: http://zambrano-andrea.blogspot.it
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