La
Corte Costituzionale, con sentenza del 9 aprile 2014, ha dichiarato
incostituzionale il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa per
le coppie sterili, perché, come dice la sentenza, la scelta di
“diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli
costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”.
Vicende come questa mostrano
l’esistenza di vuoti legislativi in difesa dei più deboli. In questo
momento storico, infatti, manca qualsiasi forma di protezione dei
diritti del nascituro. La possibilità di potere ricorrere alla fecondazione eterologa determinerà profonde ferite nel tessuto sociale.
Ne abbiamo individuate quattro:
1-Viola i diritti del nascituro
E’ l’aspetto più evidente, già sottolineato dal segretario della Cei
Nunzio Galantino: “una sentenza che non garantisce i più deboli”. La
fecondazione eterologa di fatto “fabbrica artificialmente” un orfano, di
padre o di madre a seconda dei casi. Non si tratta dell’orfano che per
un ingrato destino si trova senza di uno o entrambi i genitori e verso
il quale è ammirabile qualsiasi gesto di solidarietà: si tratta di un
ragazzo/a che è stato volontariamente privato dei rapporti con il suo
vero padre (o madre). Un ragazzo che si domanderà sempre come sarebbe
vissuto se fosse stato educato dal suo vero padre, con il quale avrebbe,
ad esempio, potuto condividere quella vocazione musicale (o atletica o
altro) verso la quale si sente particolarmente portato e che non trova
riscontro nel genitore adottivo.
Un concepito che si trova nel grembo materno non è un semplice
ammasso di tessuti; è già un essere umano completo di tutte quelle
caratteristiche, doti, inclinazioni che gli sono state dai suoi genitori
biologici; ha solo bisogno di venir alimentato da sua madre per
crescere e svilupparsi.
2- Crea squilibrio all’interno della coppia
Nel caso di coppie sterili, il gesto più bello e generoso che essi
possano fare è quello di allevare un orfano. Si tratta di un gesto che
possiamo definire “simmetrico” perché entrambi i coniugi si trovano ad
accogliere questo bambino: un impegno che li consolida nella loro
unione. Al contrario il ricorso alla fecondazione eterologa è un atto
profondamente asimmetrico: se l’infertilità è dell’uomo, la donna potrà
avere dalla fecondazione eterologa piena soddisfazione per il suo
istinto materno, mentre il marito si troverà nell’incomoda situazione di
esser coinvolto all’interno di uno strano “menage a trois”. Il film americano “Provetta d’amore” (The babymakers)
uscito nelle sale a luglio 2014, sviluppa una satira particolarmente
mordace nei confronti della fecondazione eterologa: un amico della
coppia sterile, venuto a conoscenza dei loro problemi, propone loro di
evitare il fastidioso procedimento della fecondazione artificiale e si
offre quindi come donatore “naturale”, unendosi alla donna nel modo più
classico. Al di là delle buone intenzioni e della generosità dei
coniugi, la fecondazione eterologa è un atto divisivo della coppia e
oggettivamente egoistico nella sua ricerca di una soluzione unilaterale
al problema dell’infertilità.
3-Viola una volontà popolare chiaramente espressa
Il referendum abrogativo del giugno 2005 sulla legge 40 conteneva
espressamente un quesito sulla fecondazione eterologa. Se sommiamo le
persone che non si sono presentate alle urne a quelle che hanno votato
no all’abrogazione di questo punto, possiamo concludere che il il 79,9%
degli italiani iscritti a votare si è manifestata contraria alla
fecondazione eterologa. La Corte Costituzionale (indiscrezioni parlano
di un solo voto di scarto) ha considerato illegittima questa chiara
espressione della volontà popolare. Al di là di cosa prescrive
l’ordinamento giuridico italiano, è lecito domandarsi cosa ha più
significato: una sentenza dei 13 magistrati della Corte Costituzionale o
la volontà democratica, soprattutto quando espressa in un modo così
plebiscitario? Il lavoro dei magistrati della Corte, se ben fatto (cosa
di cui non dubitiamo), è necessariamente circoscritto: debbono
rivolgersi al passato per garantire che le leggi del parlamento siano
coerenti con i principi espressi dalla Costituzione del 1947. Nella
fattispecie della fecondazione eterologa è inevitabile il rischio di
aleatorietà su una tematica che non poteva minimamente venir concepita
67 anni fa dai padri costituenti. Con i risultati del referendum del
2005 il popolo italiano si è chiaramente espresso intorno a una
situazione che al contrario gli è ben presente perché contemporanea.
Chi si è espresso per il no all’eterologa ha percepito molto bene quali
sono i presupposti di qualsiasi vero amore genitoriale: bisogna
concepire il figlio come un totalmente altro-da-se, degno della massima
dignità e rispetto, che non può in alcun modo essere manipolato per
diventare un mezzo che soddisfare la propria aspirazione alla
genitorialità. Occorre ben riflettere, in questa come in analoghe
situazioni future, se sia opportuno che la volontà espressa da un voto
popolare, soprattutto quando raggiunge questi livelli di consenso, debba
risultare vincolante anche nei confronti della magistratura
4- Determina un cambiamento di atteggiamento: dalla procreazione all’acquisto
La scelta del seme del donatore è una delle attività da compiere per
attuare la fecondazione eterologa. Si sta discutendo in questo momento
su come limitare tale scelta (fino a che punto e fino a quando il
donatore dovrà restare segreto?) e contenere le speculazioni su questo
business nascente (solo donazioni gratuite? Ma se è lecito il rimborso
spese, ci saranno mille modi per aggirare l’ostacolo). Anche se si
cercherà di porre un argine a questo fenomeno è facile ipotizzare nei
prossimi anni una spinta verso una sempre maggiore liberalizzazione.
Sappiamo, da quanto accade in altri paesi, che la scelta del donatore è
diventata una vera procedura di acquisto con tanto di cataloghi
fotografici per scegliere la più bella o il più prestante. Nel serial
televisivo americano “Brothers & Sisters” due giovani che stanno
insieme da tempo si ritrovano una sera nella casa di lei quando lui
scopre nel frigo la presenza di un contenitore di sperma. La donna gli
manifesta chiaramente le sue intenzioni: non vuole un figlio da lui ma
ha comprato a caro prezzo il seme di un famoso atleta perché desidera
assolutamente avere, tramite inseminazione artificiale, quello che ha
sempre desiderato: un figlio che possa diventare un campione sportivo.
La paternità e la maternità sono sempre state un servizio, quasi sempre
non facile, di donazione totale e incondizionata. Come sarà possibile
conservare questo atteggiamento quando si sarà cercato di acquistare il
“meglio” e questo “meglio” poi non si manifesta?
Conclusione
La fecondazione eterologa determinerà gravi ingiustizie nei confronti
dei nascituri e sta mettendo a nudo pesanti deficienze legislative: se
si considera che in Italia non è consentita la soppressione dei cani
randagi, perché ciò è ritenuto indegno di una civiltà evoluta, dobbiamo
concludere che oggi, in assenza di leggi che definiscano i diritti dei
nascituri, un cane randagio ha maggiori tutele di un essere umano.
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