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di
Anna Fusina
Il
Forum delle Associazioni Familiari dell'Umbria ha lanciato il
Progetto “RispettiAMOci”, rivolto alle scuole di ogni ordine e
grado per un'educazione all'affettività e sessualità basata sul
rispetto e sull'approccio integrale alla persona.
Ne
parliamo con il Presidente del Forum, Dott. Ernesto Rossi.
_
Dott.
Rossi, come e quando è nato il vostro progetto?
L'idea
parte da una riunione della Commissione scuola del Forum delle
Associazioni Familiari dell'Umbria, formata dai professionisti e
volontari delle associazioni impegnate sulle tematiche di scuola e
relazionalità, che si è tenuta nell'aprile dello scorso anno e ha
prodotto un lavoro di sei mesi conclusosi a ottobre, anche se occorre
dire che RispettiAMOci
è un laboratorio in continua evoluzione. La tematica era stata
sollecitata dalle numerosissime segnalazioni e richieste di
attenzione ai corsi sull'educazione all'affettività che molti
genitori e studenti sentivano inadeguati. «Mi
sono sentita a disagio»,
mi ricordo che in una circostanza una studentessa ha usato
esattamente questo termine; testimonianze di questo tipo ne ho
sentite molte. Abbiamo capito che alla fonte c'era una richiesta
molto profonda di riempire un vuoto educativo, e che un certo
approccio improntato al lato tecnico e sociologico, sia alla
sessualità, sia alle relazioni affettive, fosse riduttivo e
risultasse distante e impersonale; talvolta particolarmente assertivo
nel somministrare ricette di vita che non tenevano in conto le
sensibilità di ciascuno. Quando abbiamo indagato, l'impressione che
spesso abbiamo avuto al riguardo è stata effettivamente quella di un
disagio strisciante sia tra gli studenti che tra molti insegnanti.
Una ricerca dell'Università di Bari, segnalataci dal Forum
nazionale, ha sottolineato tutta una serie di aspetti positivi e
negativi di questi processi e progetti educativi, sicché abbiamo
tentato di esprimere una proposta che si ispirasse ai modelli e alle
ricerche più attuali, con un approccio integrale della persona.
Abbiamo voluto riportare tutte queste cose a una dimensione
umanistica che fosse quanto più ricca possibile. In questo senso, le
Raccomandazioni europee e dell'OMS da cui tutti questi corsi prendono
spunto, parlano di dimensione "olistica" dell'educazione,
ma a ben guardare in molte proposte l'aspetto olistico è applicato
alla sola lettura scientifica della questione affettiva/sessuale,
sottovalutando ed escludendo in maniera quasi puerile tutta la
dimensione umanistica e culturale che forma la coscienza di ciascuno.
In questo senso, studi che di per sé sarebbero molto interessanti,
soprattutto nella dimensione sociologica, a mio modo di vedere
presentano una lettura di fondo povera, unidimensionale, uno
scheletro fragile su cui tutto il resto non si sorregge in modo pieno
e florido, e di fatto, poi molti progetti mostrano di non far breccia
tra la popolazione studentesca e familiare, al punto da doverne dare
continua propulsione attraverso iniziative di politiche
amministrative specificamente studiate. Questo è segno della volontà
politica di spingere in una determinata direzione, con la tendenza a
prediligere la visione di certi specifici organismi, e però, proprio
perché tali spinte sono di natura politica, sono vulnerabili a
visioni di parte e dunque a veicolare messaggi ideologicamente
orientati, cosa che abbiamo spesso denunciato essere grave e
inopportuna, perché i figli sono di tutti e devono essere
salvaguardati da pressioni ideologiche e politiche.
-
"RispettiAMOci": perché avete dato questo nome al vostro
Progetto?
Si
fa un gran parlare di bullismo, omofobia, parità, identità, tutte
parole che devono suggerire l'esigenza di incontrarsi su un piano di
riconoscimento reciproco, e certamente dovrebbe sempre essere così;
tutti dobbiamo cercare di andare in quella direzione ogni giorno.
Eppure, non si può parlare di questi vocaboli soltanto se li si
guarda da una sola direzione, dall'idea di una libertà fine a sé
stessa, avulsa da ogni confine di rispetto per l'altro, come se nelle
questioni della vita delle persone si fosse obbligati ad annullare il
proprio criterio di giudizio, la propria coscienza, la dimensione
morale, etica, religiosa, culturale, il proprio vissuto; ciò in
ossequio a una ricetta sociale somministrata a tutti forzatamente
allo stesso modo. Non funziona così; la panacea per tutti i mali non
esiste, specialmente quando una proposta è priva della condivisione
dialogata, perché questo porta esattamente nella direzione opposta,
cioè a imporre agli altri quello che si crede giusto per sé stessi.
La realtà della vita, delle persone e delle scelte personali è
infinitamente sfaccettata, richiede enorme rispetto, molto più di
quanto chi usa quelle parole come una bandiera si illude di
praticare. In questo senso, quando pure enunciamo tutti quei termini
citati all'inizio, che nelle intenzioni vorrebbero dire tante cose
buone, senza un vero approccio integrale alla persona non riusciamo a
raggiungere l'ideale ambìto. Per questo nel nostro piccolo abbiamo
pensato che il termine «rispetto» dovesse essere abbracciato nella
sua forma più autentica di amore verso l'essenza umana di tutti,
nessuno escluso; poi, dal rispetto a RispettiAMOci
il passo è stato nelle cose.
-
L'azione educativa della scuola nell'ambito dell'educazione
all'affettività
ed
alla sessualità
deve
essere informata a due principi: il principio di sussidiarietà
(il
diritto-dovere dei genitori di educare è insostituibile) e il
principio di subordinazione (l'intervento della scuola deve essere
soggetto al controllo da parte dei genitori)...
Questo
dovrebbe essere il principio che regola la nostra scuola. Dico
dovrebbe, perché, come tante cose scritte bene nelle nostre leggi,
l'applicazione pratica trova spesso difetto. Per fortuna non tutti i
progetti sono discutibili, sono però troppi i progetti che giungono
ai ragazzi senza che i genitori ne sappiano nulla. Certamente le
procedure burocratiche spesso sono farraginose, talvolta è difficile
procedere a una comunicazione pratica, ma è innegabile che la
casistica esprima numeri che devono far riflettere; e visto che sta
aumentando ogni giorno di più l'insoddisfazione per come certe
procedure sono ordinariamente condotte, la prima azione che
dovrebbero svolgere la scuola e i promotori dei corsi, sarebbe quella
di un pieno e attivo coinvolgimento dei genitori. Dico attivo, nel
senso che non si può pensare di aver sbrigato l'obbligo informativo
con una semplice circolare su un sito internet, o su un POF vagabondo
in una segreteria. Ci deve essere una volontà attiva e agita di
coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica dei figli da parte
degli operatori scolastici. Non di meno i genitori devono rendersi
conto che l'educazione dei figli non può essere una cambiale in
bianco delegata o scaricata sulla scuola. Anche i genitori devono
svolgere una funzione educativa attiva in questo senso. Ciò è il
fulcro e l'essenza del patto di corresponsabilità educativa, cioè
dell'alleanza educativa tra scuola e famiglia per far sì che i
nostri figli siano costruttori saggi e responsabili della società
del futuro che noi tutti sogniamo.
-
Per chi è pensato "RispettiAMOci"?
Abbiamo
pensato “RispettiAMOci” con un criterio modulare, adatto a
bambine e bambini, ragazze e ragazzi di tutte le scuole di ogni
ordine e grado, quindi a partire dalle scuole materne fino alle
superiori, con un criterio di applicazione locale e regionale.
Inoltre esiste il progetto "Rispettiamoci+"
(con il suffisso più), con una struttura più articolata che poggia
su una rete di cinque regioni che sono: Lazio, Abruzzo, Umbria,
Lombardia e Sardegna; ha una dimensione e un coordinamento nazionale,
ed è anche più articolato ed elaborato. Ciononostante i principi
educativi rimangono gli stessi.
-
Quali obiettivi si prefigge il vostro Progetto?
In
parte l'abbiamo già detto, ma mi preme sottolineare che un obiettivo
che ci sta a cuore è far capire ai bambini e alle bambine, e alle
ragazze e ai ragazzi, quanto loro stessi siano preziosi come persone,
e quanta dignità e rispetto ciascuno di noi merita di dare e
ricevere.
-
Quali tematiche vengono affrontate durante lo svolgimento del
Progetto?
Questa
risposta esigerebbe un discorso molto ampio e una risposta anche
tecnica, ma a voler essere didascalici, a seconda dell'età dei
ragazzi vengono affrontati in maniera più o meno articolata gli
argomenti della crescita, della personalità e della persona, dei
sentimenti e dell'amore, della relazione e dell'affetto, dello
sviluppo biologico e psicologico, dell'identità del sé; del
rispetto di ogni persona e della sua cultura ed educazione; del
dialogo tra ragazzi e con gli adulti. Vengono affrontati gli aspetti
della sessualità e della conoscenza e consapevolezza del proprio
corpo. Il tutto sempre rapportato al concetto integrale di persona e
dell'importanza e delicatezza delle relazioni, della comunicazione
con il prossimo, sia duale che in famiglia o nel gruppo sociale, sia
attraverso i numerosi mezzi di comunicazione oggi disponibili.
-
All'interno dei temi affrontati vi è anche la cultura del rispetto.
Vi proponete anche la prevenzione della discriminazione, la
consapevolezza degli effetti negativi degli stereotipi...
Sì,
questo è strutturale in “RispettiAMOci.”
In particolare vorremmo riuscire a suscitare negli alunni il
desiderio di dotarsi degli strumenti critici per essere in grado di
ragionare e decidere con la propria testa, avere fiducia in loro
stessi e di quante cose buone e preziose sono in loro. Uno stereotipo
è tale quando è subìto acriticamente o passivamente, o peggio
imposto, mentre una scelta consapevole e coscienziosa, orientata a un
bene che è per sé e anche comune non è uno stereotipo per
definizione.
-
Negli ultimi mesi si è
avuta notizia che sono stati proposti in alcune scuole dei progetti
che presentavano come obiettivi l'educazione alle differenze e la
lotta al bullismo, ma che in realtà
promuovevano
l'ideologia gender, spesso ad insaputa dei gentori...
Sta
capitando che molti progetti dai contenuti insondabili arrivino fino
agli studenti. In certi casi i Comitati di genitori riferiscono di
approvazioni di cui mai sono venuti a conoscenza neanche nei Consigli
d'Istituto, e questo è davvero grave, tant'è che mi hanno confidato
che si stanno valutando eventuali interventi disciplinari. Proprio
per questa ragione e per riportare un po' di ordine e rispetto delle
procedure non solo formale ma sostanziale nei confronti delle
famiglie, è stato naturale aderire alla petizione
di ProVita per fermare la deriva gender nelle scuole. Sulla
questione del gender c'è una gran confusione e una disinformazione
ingiustificabile. Si parla di introdurre nuovi paradigmi educativi,
nuove visioni sociali e nuovi modelli culturali che non possono
essere buttati là nel mezzo, tra i minorenni anche molto piccoli,
senza aver minimamente allargato e aperto onestamente un dibattito
con la popolazione tutta. Ciò che mi sembra poco serio è far
credere che questi modelli culturali siano una normale operazione
educativa. Questo non è affatto vero, troppe volte sono promossi con
l'intenzione di veicolare un preciso modello sociale e culturale
completamente diverso dal modello educativo delle famiglie di
origine, e questo in realtà non fa che introdurre un nuovo tipo di
stereotipo, una contraddizione nei termini. Rispetto a questo
“RispettiAMOci"
ha un afflato di libertà estremamente più ampio e un approccio
molto onesto.
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A chi si
può rivolgere chi
volesse avere ulteriori informazioni sul vostro Progetto?
Può
contattare la nostra segreteria attraverso le indicazioni sul sito
internet www.forumfamiglieumbria.org
o può scrivere a info@forumfamiglieumbria.org
Inoltre
è possibile contattare il Forum nazionale attraverso i contatti in
www.forumfamiglie.org
Fonte: http://vitanascente.blogspot.it/
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