L’EMA (European Medicine Agency) raccomanda la vendita della pillola dei 5 giorni dopo senza ricetta medica.
Si tratta di una scelta ingiustificata e spieghiamo perché.
“L’Agenzia europea dei farmaci (Ema) si è pronunciata favorevolmente sulla possibilità di rendere disponibile il contraccettivo di emergenza
a base di ulipristal – meglio noto come la pillola efficace fino a
cinque giorni dopo – senza il bisogno della ricetta. Il farmaco sarebbe
così disponibile direttamente in farmacia senza obbligo di prescrizione
da parte del medico e la decisione dovrebbe essere applicata in tutti
gli stati membri europei nel 2015. L’annuncio è pubblicato sul sito
dell’Ema“
Con queste parole il Corriere della Sera
ha pubblicato il 21 Novembre 2014 la notizia del pronunciamento
dell’Ema riguardo la regolamentazione della vendita di farmaci a base di
ulipristal noti come “pillola dei 5 giorni dopo”. Anche Repubblica se ne è occupata, ecco alcune informazioni riportate:
“L’Italia è a oggi l’unico Paese del vecchio continente dove per ottenere il farmaco è necessaria sia la prescrizione medica, che l’effettuazione di un test di gravidanza che risulti negativo. “
Sono precisazioni importanti, la
richiesta di un test di gravidanza che risulti negativo è infatti
centrale per capire dove sia l’errore nella presa di posizione dell’Ema.
La richiesta di rendere disponibile la
pillola dei cinque giorni dopo senza obbligo di ricetta, si basa infatti
sulla sua inclusione nella categoria dei contraccettivi e più in
generale di quei farmaci che non comportano rischi se assunti in modo
inappropriato, come chiaramente indicato sul sito dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco):
Medicinali soggetti a prescrizione medica:
Sono quei farmaci che per alcune caratteristiche o per la modalità d’impiego potrebbero comportare dei rischi se usati in modo inappropriato. Sono venduti in farmacia e sono facilmente riconoscibili poiché riportano sulla confezione esterna la frase: «Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica».
Il “modo inappropriato” nel caso
dell’ulipristal sarebbe il caso in cui anziché prevenire l’ovulazione il
farmaco venisse assunto a fecondazione avvenuta e impedisse l’impianto
dell’embrione divenendo così da anticoncezionale ad abortivo. Il
meccanismo d’azione anticoncezionale dell’ulipristal si basa infatti
sullo spostamento di circa 5 giorni del momento dell’ovulazione in modo
da non farla coincidere con la possibilità di fecondazione, come
mostrato sul sito della casa produttrice del farmaco EllaOne:
Ma come invece affermato nel report dell’Ema sull’ulipristal (Procedure No. EMEA/H/C/001027),
il farmaco agisce anche impedendo l’impianto dell’embrione nell’utero,
fatto che rende la molecola un abortivo in caso di fecondazione
avvenuta.
Ecco quindi spiegata la richiesta di un test di gravidanza negativo
per poter somministrare la pillola dei 5 giorni dopo, una richiesta
indispensabile per stabilire se il prodotto verrà assunto come
anticoncezionale o come abortivo. La potenzialità abortiva
dell’ulipristal rende evidentemente la richiesta di eliminare la
prescrizione medica del tutto inaccoglibile e quindi il pronunciamento
dell’Ema appare in tutta la sua evidente infondatezza.
Ma ecco che in modo analogo a quanto avvenuto nel caso del Norlevo,
la pillola del giorno dopo, anche per l’ulipristal è stato modificato
il foglietto illustrativo eliminando il riferimento alle capacità
abortive. Ma perché solo adesso si è resa necessaria questa modifica?
La risposta sta nel fatto che fino al 2011 l’effetto abortivo delle
pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo era mascherato ricorrendo al
concetto del tutto inventato di pre-embrione, un concetto che negando
lo status di embrione al prodotto del concepimento negava anche
l’avvenuto aborto. Ma a cambiare questo stato di cose è intervenuta
proprio a fine 2011 una sentenza della Corte di giustizia europea che ha stabilito l’inesistenza di un’entità chiamata pre-embrione:
Chiamata ad esprimersi sulla brevettabilità di procedimenti che utilizzano cellule staminali estratte da embrioni umani, la Corte di giustizia europea è andata oltre. E ha emesso una sentenza allargata alla «nozione di embrione umano che deve essere intesa in senso ampio». Dunque è vita nascente anche l’ ovulo fecondato. (Corriere della Sera 19 Ottobre 2011)
L’effetto abortivo dei farmaci levonorgestrel e ulipristal
è stato dunque inizialmente negato ricorrendo al concetto di comodo di
pre-embrione, poi una volta che la Corte di giustizia europea ha
impedito questo stratagemma si proceduto ad ignorare del tutto l’effetto
abortivo segnalando solo quello anticoncezionale. Questo è il modo di
procedere dell’Ema?
Si tratta di una decisione che
non solo è scorretta dal punto di vista dei regolamenti sui farmaci ma
anche lesiva della stessa possibilità di scelta da parte delle donne
alle quali verrebbe proposto un semplice anticoncezionale
mettendole nella condizione di non sapere che potrebbero andare incontro
ad un aborto.
In base a considerazioni di
ordine scientifico e legale il pronunciamento dell’Ema è quindi da non
tenere in alcun conto da parte dell’AIFA, e qualora esso venisse invece
accolto si aprirebbero degli spazi per un’azione legale per la
contestazione del reato di falso ideologico contro un tale provvedimento.
Fonte: www.enzopennetta.it
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