Il comfort care inizia ad attecchire anche in Italia, una pratica d'amore e accoglienza per dare dignità anche ad un solo minuto di vita.
È arrivata la notizia tanto desiderata: una bambino, o un altro bambino, è in arrivo! I genitori sono al settimo cielo, nonni e parenti anche, purtroppo, però, non sempre tutto va come si era programmato. In alcuni casi arriva un momento in cui si scopre che quel bambino che vive nel proprio corpo non è “perfetto” come si immaginava e si desiderava. Ci sono dei problemi.
Se per alcuni, come nel caso della trisomia 21 (o Sindrome di Down) le possibilità di sopravvivenza subito dopo la nascita sono alte, per altri la speranza di vita dopo il parto – sempre che si riesca a portare a termine la gravidanza – si riduce a poche ore se non minuti.
Ha senso in questo caso scegliere di portare avanti la gravidanza sapendo già che il bambino avrà pochissime ore di vita? Se lo chiedeste ad Elisa, Titti, Cristina, Natascia o Chiara Corbella Petrillo vi risponderebbero che loro non hanno avuto scelta; a loro sono arrivati Benedetto, Benedetta, Maria, Giacomo, Letizia Maria e Davide e li hanno accolti così com’erano, portati nel grembo per nove mesi e stretti tra le braccia fino al loro ultimo istante di vita. Il risultato? Una sovrabbondanza di vita!
Un aiuto fin dall’inizio
Cosa prevede il protocollo di Comfort Care
Secondo il protocollo del Comfort Care la pratica del “conforto” non deve essere riservata solo al piccolo paziente, ma a tutta la famiglia ed è per questo che oltre a prevedere calore, nutrizione e trattamento del dolore per il neonato, vengono predisposte tante altre pratiche per aiutare genitori, fratellini e parenti tutti. Innanzitutto, a discapito delle regole dalla terapia intensiva, il bambino ed i suoi genitori possono essere visitati da chiunque voglia far loro compagnia a qualunque ora del giorno e della notte, è consigliato fare foto e prendere impronte di mani e piedi per avere un ricordo e, per chi lo desidera, si può compiere il rito del Battesimo.Suona il telefono di Elisa, è il Cappellano dell’Ospedale di Cremona, cerca lei e Giovanni perché c’è una mamma che ha appena scoperto che il bimbo che aspetta ha una gravissima malformazione e ha bisogno del suo aiuto e del suo conforto. Adesso sono loro ad offrire la propria amicizia agli altri e questo è una grandissima ricchezza – e non l’unica – che ha lasciato loro in eredità il piccolo Benedetto.
Fonte· unadonna.it
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