mercoledì 12 febbraio 2014

La pillola del giorno dopo non è abortiva? Non ci sono prove. Perché l’Aifa ha cambiato parere?

La pillola non ha alcun effetto sulla salute pubblica e «le evidenze prodotte non sono assolutamente in grado di escludere gli effetti antinidatori, il cui esito è l’aborto». Intervista a Renzo Puccetti
«La pillola del giorno dopo è un farmaco potenzialmente abortivo. Mi sorprende che l’Aifa abbia cambiato la dicitura, eliminando questa informazione dalle avvertenze del farmaco». Renzo Puccetti, medico e docente di bioetica, membro della Research Unit della European Medical Association, referenti di Promed Galileo e socio fondatore dell’Associazione Scienza&Vita, confessa il suo stupore di fronte all’improvviso mutamento di parere dell’Aifa sulla pillola a base di levonorgestrel e prodotta dalla Norlevo. «L’autorità del farmaco italiana – spiega a tempi.it – dovrebbe rendere pubblico l’iter e i passaggi che hanno portato a questo cambiamento. Dovrebbe spiegare quale letteratura scientifica è stata citata e come è stata vagliata. E da ultimo dovrebbe comunicare se questo mutamento di parere è l’esito di una istanza partita dall’azienda produttrice della pillola».
Perché tutte queste richieste? La pillola non è già stata sdoganata dalle autorità del farmaco straniere come “contraccettivo d’emergenza”, smentendo ogni suo potenziale effetto abortivo?
Non appartiene alla metodologia scientifica proporre cambiamenti di dicitura sugli effetti di un farmaco solo sulla base dell’autorità che le ha proposte. Si devono controllare le pubblicazioni. Anche nel lavoro del giornalista si va sempre a vedere qual è la fonte primaria, soprattutto se si sta scrivendo un articolo delicato. Non ci si basa soltanto sulle informazioni degli altri giornali. È vero che ci sono dei “position statement”, pareri, sia da parte della Federazione internazionale ginecologia e ostetricia del 2008, sia da parte dell’Associazione ginecologi americani del 2013, che escludono che la pillola possa indurre un aborto, ma la loro attendibilità scientifica lascia molto a desiderare. Si basa su una letteratura specialistica qualitativamente bassa.
Sta dicendo che l’Aifa potrebbe aver eliminato dalle informazioni della pillola il rischio di aborto, basandosi su pubblicazioni scientificamente poco attendibili?
Vorrei sapere come sono arrivati a cambiare la dicitura. La posizione più corretta, dal punto di vista scientifico, sulla pillola del giorno dopo è che le evidenze prodotte non sono assolutamente in grado di escludere effetti antinidatori del farmaco, il cui esito è l’aborto. Sono aspetti estremamente tecnici, ma importantissimi dal punto di vista etico.
Perché insiste nel dire che gli studi che smentiscono gli effetti abortivi della pillola non sono credibili?
Purtroppo è abbastanza diffuso in tutto l’ambito della cosiddetta salute riproduttiva trarre conclusioni forti da ricerche deboli o, peggio, da dati sperimentali che non le confermano assolutamente. Quando si va a vedere i position statement sulla pillola del giorno dopo di quelle associazioni che smentiscono i suoi effetti potenzialmente abortivi, uno penserebbe di trovare un’estesa citazione della letteratura scientifica, viceversa si trova una citazione di tutte le voci bibliografiche orientate e largamente omissive. Inoltre molti di quegli studi giungono alle loro conclusioni grazie alla citazione di altre pubblicazioni che però – se si va a controllare – non dicono affatto quello che gli è stato fatto dire. In quasi tutti le pubblicazioni che propagandano i benefici della pillola del giorno si assiste a questo sovvertimento della realtà. C’è un controllo di qualità estremamente basso su questi studi, molti dei quali pubblicati da autori che o sono in rapporto di collaborazione con le aziende produttrici di questo farmaco o sono in rapporto di collaborazione con strutture che lo dispensano. Difficile dar loro credito.
L’autorità del farmaco italiana rischia di trarre in inganno i consumatori, i medici, i farmacisti, non facendo una corretta informazione? Non c’è un problema deontologico?
Questa domanda è stata affrontata anche all’interno del dibattito scientifico. Sono stati contati almeno cinque studi, fra varie popolazioni, europee e americane, e tutti sono concordi sul fatto che vi sono tantissime donne che non assumerebbero un prodotto che è venduto come contraccettivo d’emergenza quando ha un meccanismo d’azione che è anche solo possibilmente di tipo abortivo. Molte donne affermano che se stessero assumendo uno di questi presidi, venute a conoscenza di questo meccanismo, lo interromperebbero.
Alla luce di questi studi, qualcuno potrebbe aver pensato che fosse meglio eliminare il problema, almeno solo sulla carta. Che effetti potrebbe avere questo comportamento?
Qui si tratta di un problema enorme che riguarda la validazione del consenso informato. Allorquando mi venga prescritto un medicamento che possa essere confliggente con quelle che sono le mie convinzioni etiche si può addirittura profilare un danno alla persona. E che la pillola del giorno dopo possa provocare l’aborto è contemplato dalla letteratura scientifica. Questo fatto non si può ignorare. Basti rimandare al lavoro di Bruno Mozzanega, che ha pubblicato 170 lavori sulle riviste internazionali. Un minimo di serenità nel verificare i dati di cui tutti gli esperti sono a conoscenza.
Perché non si riesce?
C’è un problema di correttezza per quanto riguarda la trasparenza. Quando le comunità scientifiche prendono determinate posizioni sarebbe corretto che allegassero alla presa di posizione una “disclosure” sui loro possibili conflitti d’interesse. D’altra parte, l’autore quando fa una pubblicazione deve comunicare quelli che sono i possibili conflitti d’interesse.
Potrebbe però esserci un motivo sociale e umanitario dietro questo inganno. Meglio la pillola del giorno che abortire in ospedale, si dice.
In realtà la pillola del giorno dopo non ha fermato gli aborti, dove è stata utilizzata. È un dato ormai acclarato in letteratura. Conosciuto e dimostrato da almeno quattro revisioni della letteratura, di cui tre dall’istituto più prestigioso in questo senso che è l’istituto Cochrane. In Francia, per esempio, l’ultimo dato dice che a fronte di 1 milione e 100 mila pillole del giorno dopo distribuite anche nelle scuole, nell’ultimo anno ci sono stati 220 mila aborti, con un tasso di abortività nettamente più alto fra le adolescenti francesi che quelle italiane. Che la diffusione della pillola del giorno dopo non esplichi alcun effetto nell’ambito della salute pubblica è un dato consolidato.

di Francesco Amicone

Fonte: tempi.it

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