La pillola non ha alcun effetto sulla salute pubblica e «le
evidenze prodotte non sono assolutamente in grado di escludere gli
effetti antinidatori, il cui esito è l’aborto». Intervista a Renzo
Puccetti
«La pillola del giorno dopo è un farmaco potenzialmente
abortivo. Mi sorprende che l’Aifa abbia cambiato la dicitura, eliminando
questa informazione dalle avvertenze del farmaco». Renzo
Puccetti, medico e docente di bioetica, membro della Research Unit della
European Medical Association, referenti di Promed Galileo e socio
fondatore dell’Associazione Scienza&Vita, confessa il suo stupore di
fronte all’improvviso mutamento di parere dell’Aifa sulla pillola a
base di levonorgestrel e prodotta dalla Norlevo. «L’autorità del farmaco
italiana – spiega a tempi.it – dovrebbe rendere pubblico l’iter e i
passaggi che hanno portato a questo cambiamento. Dovrebbe spiegare quale
letteratura scientifica è stata citata e come è stata vagliata. E da
ultimo dovrebbe comunicare se questo mutamento di parere è l’esito di
una istanza partita dall’azienda produttrice della pillola».
Perché tutte queste richieste? La pillola non è già stata
sdoganata dalle autorità del farmaco straniere come “contraccettivo
d’emergenza”, smentendo ogni suo potenziale effetto abortivo?
Non appartiene alla metodologia scientifica proporre cambiamenti di
dicitura sugli effetti di un farmaco solo sulla base dell’autorità che
le ha proposte. Si devono controllare le pubblicazioni. Anche nel lavoro
del giornalista si va sempre a vedere qual è la fonte primaria,
soprattutto se si sta scrivendo un articolo delicato. Non ci si basa
soltanto sulle informazioni degli altri giornali. È vero che ci sono dei
“position statement”, pareri, sia da parte della Federazione
internazionale ginecologia e ostetricia del 2008, sia da parte
dell’Associazione ginecologi americani del 2013, che escludono che la
pillola possa indurre un aborto, ma la loro attendibilità scientifica
lascia molto a desiderare. Si basa su una letteratura specialistica
qualitativamente bassa.
Sta dicendo che l’Aifa potrebbe aver eliminato dalle
informazioni della pillola il rischio di aborto, basandosi su
pubblicazioni scientificamente poco attendibili?
Vorrei sapere come sono arrivati a cambiare la dicitura. La posizione
più corretta, dal punto di vista scientifico, sulla pillola del giorno
dopo è che le evidenze prodotte non sono assolutamente in grado di
escludere effetti antinidatori del farmaco, il cui esito è l’aborto.
Sono aspetti estremamente tecnici, ma importantissimi dal punto di vista
etico.
Perché insiste nel dire che gli studi che smentiscono gli effetti abortivi della pillola non sono credibili?
Purtroppo è abbastanza diffuso in tutto l’ambito della cosiddetta salute
riproduttiva trarre conclusioni forti da ricerche deboli o, peggio, da
dati sperimentali che non le confermano assolutamente. Quando si va a
vedere i position statement sulla pillola del giorno dopo di quelle
associazioni che smentiscono i suoi effetti potenzialmente abortivi, uno
penserebbe di trovare un’estesa citazione della letteratura
scientifica, viceversa si trova una citazione di tutte le voci
bibliografiche orientate e largamente omissive. Inoltre molti di quegli
studi giungono alle loro conclusioni grazie alla citazione di altre
pubblicazioni che però – se si va a controllare – non dicono affatto
quello che gli è stato fatto dire. In quasi tutti le pubblicazioni che
propagandano i benefici della pillola del giorno si assiste a questo
sovvertimento della realtà. C’è un controllo di qualità estremamente
basso su questi studi, molti dei quali pubblicati da autori che o sono
in rapporto di collaborazione con le aziende produttrici di questo
farmaco o sono in rapporto di collaborazione con strutture che lo
dispensano. Difficile dar loro credito.
L’autorità del farmaco italiana rischia di trarre in inganno i
consumatori, i medici, i farmacisti, non facendo una corretta
informazione? Non c’è un problema deontologico?
Questa domanda è stata affrontata anche all’interno del dibattito
scientifico. Sono stati contati almeno cinque studi, fra varie
popolazioni, europee e americane, e tutti sono concordi sul fatto che vi
sono tantissime donne che non assumerebbero un prodotto che è venduto
come contraccettivo d’emergenza quando ha un meccanismo d’azione che è
anche solo possibilmente di tipo abortivo. Molte donne affermano che se
stessero assumendo uno di questi presidi, venute a conoscenza di questo
meccanismo, lo interromperebbero.
Alla luce di questi studi, qualcuno potrebbe aver pensato che
fosse meglio eliminare il problema, almeno solo sulla carta. Che
effetti potrebbe avere questo comportamento?
Qui si tratta di un problema enorme che riguarda la validazione del
consenso informato. Allorquando mi venga prescritto un medicamento che
possa essere confliggente con quelle che sono le mie convinzioni etiche
si può addirittura profilare un danno alla persona. E che la pillola del
giorno dopo possa provocare l’aborto è contemplato dalla letteratura
scientifica. Questo fatto non si può ignorare. Basti rimandare al lavoro
di Bruno Mozzanega, che ha pubblicato 170 lavori sulle riviste
internazionali. Un minimo di serenità nel verificare i dati di cui tutti
gli esperti sono a conoscenza.
Perché non si riesce?
C’è un problema di correttezza per quanto riguarda la trasparenza.
Quando le comunità scientifiche prendono determinate posizioni sarebbe
corretto che allegassero alla presa di posizione una “disclosure” sui
loro possibili conflitti d’interesse. D’altra parte, l’autore quando fa
una pubblicazione deve comunicare quelli che sono i possibili conflitti
d’interesse.
Potrebbe però esserci un motivo sociale e umanitario dietro
questo inganno. Meglio la pillola del giorno che abortire in ospedale,
si dice.
In realtà la pillola del giorno dopo non ha fermato gli aborti, dove è
stata utilizzata. È un dato ormai acclarato in letteratura. Conosciuto e
dimostrato da almeno quattro revisioni della letteratura, di cui tre
dall’istituto più prestigioso in questo senso che è l’istituto Cochrane.
In Francia, per esempio, l’ultimo dato dice che a fronte di 1 milione e
100 mila pillole del giorno dopo distribuite anche nelle scuole,
nell’ultimo anno ci sono stati 220 mila aborti, con un tasso di
abortività nettamente più alto fra le adolescenti francesi che quelle
italiane. Che la diffusione della pillola del giorno dopo non esplichi
alcun effetto nell’ambito della salute pubblica è un dato consolidato.
di Francesco Amicone
Fonte: tempi.it
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