Il bambino non è mai un rischio
“Ho tenuto per mano il bambino abortito fino a quando il suo cuore ha cessato di battere” di Enrico Masini
“Oggi- dice il neonatologo Bellieni- la
metà delle donne passano la metà della vita facendo di tutto per non
avere figli e la seconda metà a disperarsi perché non gli vengono“. E a rimetterci è sempre chi dovrebbe nascere.
“Una volta è nato vivo un bambino di 20 settimane da un aborto spontaneo. L’
ostetrica lo stava avvolgendo in un panno per buttarlo via. Io,
consapevole che così piccolo non lo potevo rianimare, l’ho battezzato e
gli sono stato vicino tenendogli la mano finché dopo 45 minuti ha
cessato di battergli il cuore. Chi passava mi diceva di lasciar stare, che dovevo buttarlo via. Io
rispondevo che non si può buttar via un bambino, ha il diritto di
morire con tutta la sua dignità“. A raccontare il fatto, straziante e
allo stesso tempo carico di umanità, è il dottor Carlo Bellieni,
neonatologo presso il Policlinico “Le Scotte” di Siena.
“In neonatologia -continua il medico- curiamo i feti, bambino che
stanno nel palmo di una mano e pesano 500 grammi, con un piedino di 2
centimetri. E’ evidente che il feto è una persona, noi li curiamo tutti i
giorni. Il feto prova dolore, più di un adulto, perché non ha ancora
sviluppato la capacità di produrre endorfine. Ricorda e riconosce la
voce e i sapori di ciò che mangia la madre, bevendo. il liquido
amniotico. Almeno dalle 30 settimane sogna, si rileva il sonno REM.
Spesso dobbiamo fare prelievi ai feti ed è per loro dolorosissimo, ma il
dolore scompare se gli stiamo vicini accarezzandogli, parlandogli,
tenendogli la manina. Quello che connota il feto, la persona, fin
dall’utero della mamma è il desiderio di una presenza, qualcuno che stia
con, accanto. Abbiamo scoperto che l’accudimento è il sistema
analgesico e terapeutico fondamentale”. Se dall’esperienza professionale
del medico emerge chiaramente che il feto è persona a tutti gli
effetti, e quindi titolare di diritti, la realtà è ben diversa, e il
fatto che il bambino abbia o meno diritto di nascere si vuol far
dipendere dalla valutazione degli adulti. Una errata visione che,
secondo Bellieni, viene alimentata dagli stessi medici: “In diagnosi
prenatale si usa la parola rischio: “Lei signora ha il rischio di avere
un bambino Down nella percentuale x” E’ una cosa fuorviante, è
oggettivamente sbagliato applicare la parola rischio alla parola
bambino. Si dovrebbe dire “Suo figlio ha la probabilità di essere malato
di .”
Perché il bambino non è mai un rischio.
Di fatto invece, secondo il medico, oggi la gravidanza viene vissuta con angoscia, con il timore continuo che il bambino non sia sano, non sia normale. Un atteggiamento che non ha solo implicazioni sul piano etico ma che porta a conseguenze patologiche sui bambini che devono nascere. E’ il caso, ad esempio, dell’eccessivo ricorso all’amniocentesi, che “ha un rischio di morte per il bambino di 1 su 100 e serve principalmente per la diagnosi della sindrome di Down che colpisce circa 1 bambino su 700.
Di fatto invece, secondo il medico, oggi la gravidanza viene vissuta con angoscia, con il timore continuo che il bambino non sia sano, non sia normale. Un atteggiamento che non ha solo implicazioni sul piano etico ma che porta a conseguenze patologiche sui bambini che devono nascere. E’ il caso, ad esempio, dell’eccessivo ricorso all’amniocentesi, che “ha un rischio di morte per il bambino di 1 su 100 e serve principalmente per la diagnosi della sindrome di Down che colpisce circa 1 bambino su 700.
Quindi nella ricerca esasperata di eliminare un bambino Down si fanno fuori 7 bambini sani”.
Ma Bellieni evidenzia anche un paradosso del nostro tempo:” Oggi la
metà delle donne passano la prima metà della vita facendo di tutto per
non avere figli e la seconda metà a disperarsi perché non gli vengono”.
Si sceglie di avere un figlio quando si sono raggiunte sicurezze sul
piano economico e professionale, ma poi magari il figlio non viene più
(oltre al fatto che “un ‘età materna oltre i 35 anni è legata a maggior
rischio di anomalie per il bambino, di abortività‘ e di prematurità“).
Sempre più frequentemente si ricorre così a pratiche come la
fecondazione in vitro, in cui però “capita che alcuni feti vengano
abortiti selettivamente, si ha un rischio doppio di paralisi cerebrali e
di malformazioni, un rischio 2-3 volte maggiore di peso alla nascita
basissimo, una percentuale di gravidanze gemellari del 15% contro il
dato normale di 2-3%”.
Bellieni, medico, chiama in causa anzitutto la responsabilità della categoria alla quale appartiene:” Ciò che aiuta i genitori è lo sguardo che i medici che attuano le indagini prenatali hanno su quel bambino, dal quale dipende lo sguardo che avranno poi i genitori nei confronti del loro figlio” . “Dobbiamo fare un passo indietro interiore quando si guarda qualcuno- conclude- . La persona che ho davanti è mia proprietà o ha un valore in sé? Questo libera dalla possibilità di poter fare delle sciocchezze. Ci fa rendere conto che io e lui abbiamo lo stesso destino”.
Bellieni, medico, chiama in causa anzitutto la responsabilità della categoria alla quale appartiene:” Ciò che aiuta i genitori è lo sguardo che i medici che attuano le indagini prenatali hanno su quel bambino, dal quale dipende lo sguardo che avranno poi i genitori nei confronti del loro figlio” . “Dobbiamo fare un passo indietro interiore quando si guarda qualcuno- conclude- . La persona che ho davanti è mia proprietà o ha un valore in sé? Questo libera dalla possibilità di poter fare delle sciocchezze. Ci fa rendere conto che io e lui abbiamo lo stesso destino”.
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