venerdì 23 dicembre 2016
giovedì 3 novembre 2016
giovedì 27 ottobre 2016
giovedì 6 ottobre 2016
lunedì 3 ottobre 2016
domenica 4 settembre 2016
venerdì 5 agosto 2016
La pillola del giorno dopo può causare aborto. Dalla Spagna un'altra conferma.

di Anna Fusina
Uno studio
condotto da un gruppo di scienziati spagnoli guidati dal Dr. Emilio
Jesús Alegre del Rey e pubblicato dall'European Journal of Clinical
Pharmacy ribadisce il potenziale effetto abortivo del Levonorgestrel,
la pillola del giorno dopo.
Il Dr.
Alegre del Rey è farmacista presso il Dipartimento di Farmacia
all'Universitary Hospital di Puerto Real (Cadice) ed effettua
studi da vari anni sulla cosiddetta "contraccezione
d'emergenza".
-
Dr. Alegre del Rey, quando inizia la vita?
R.: Inizia al concepimento, quando lo spermatozoo e l'ovulo formano lo zigote. Questa è una osservazione scientifica.
- Ci viene detto che la gravidanza inizia con l'impianto dell'embrione in utero. Si manipola la lingua per nascondere la realtà?
R.: Sì. Per esempio, è stato ripetuto fino alla nausea che la pillola del giorno dopo non è abortiva. Per affermare questo, si è ipotizzato che l'aborto ponga fine alla gravidanza e che quest'ultima inizi al momento dell'impianto dell'embrione in utero. Ma questo è un gioco di parole, che cancella la realtà.
R.: Inizia al concepimento, quando lo spermatozoo e l'ovulo formano lo zigote. Questa è una osservazione scientifica.
- Ci viene detto che la gravidanza inizia con l'impianto dell'embrione in utero. Si manipola la lingua per nascondere la realtà?
R.: Sì. Per esempio, è stato ripetuto fino alla nausea che la pillola del giorno dopo non è abortiva. Per affermare questo, si è ipotizzato che l'aborto ponga fine alla gravidanza e che quest'ultima inizi al momento dell'impianto dell'embrione in utero. Ma questo è un gioco di parole, che cancella la realtà.
In primo luogo, non è che la gravidanza inizi al momento
dell'impianto, è che è a partire da lì che é possibile rilevarla.
Ma in secondo luogo, e cosa ancora più importante, ciò che è
eticamente rilevante non è la fine della gravidanza, ma la fine
della vita di un essere umano. Pertanto, ciò che conta non è quando
vogliamo dire che inizia la gravidanza, ma quando inizia la vita. La
manipolazione del linguaggio ha un sacco di "magia":
distoglie l'attenzione dagli ascoltatori allo scopo che essi non
guardino al punto chiave della questione.
Tertulliano, già nel III secolo, ha detto: "Homo est qui futurus est" (se in futuro sarà umano, già lo è). Curiosamente, è interessante notare che questa osservazione semplice e saggia è anche un principio fondamentale della embriologia del XXI secolo.
- Il Levonorgestrel, la cosiddetta "pillola del giorno dopo" riduce le gravidanze di oltre l'80% quando assunto entro tre giorni dal rapporto sessuale?
Tertulliano, già nel III secolo, ha detto: "Homo est qui futurus est" (se in futuro sarà umano, già lo è). Curiosamente, è interessante notare che questa osservazione semplice e saggia è anche un principio fondamentale della embriologia del XXI secolo.
- Il Levonorgestrel, la cosiddetta "pillola del giorno dopo" riduce le gravidanze di oltre l'80% quando assunto entro tre giorni dal rapporto sessuale?
Quali
sono le conclusioni del vostro studio?
R. : Il nostro studio si concentra sul meccanismo d'azione del levonorgestrel, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”. Abbiamo confrontato i dati provenienti da diversi studi che sono stati pubblicati, applicando ad essi un'analisi quantitativa. Il risultato mostra che nella metà dei casi in cui le gravidanze erano state impedite assumendo il levonorgestrel, c'era stata stata la fecondazione, è stato concepito un embrione, ma il carico ormonale della pillola ha impedito all'embrione di continuare il suo processo di sviluppo, la sua vita.
- La pillola del giorno dopo è catalogata come mezzo di
contraccezione di emergenza. Questo è quello che ci dicono i media e
la versione scientifica "ufficiale"...
R. : Non c'è un vera "ufficiale" versione scientifica, ma diverse pubblicazioni sull'argomento. Nella scheda tecnica originale del levonorgestrel, all'inizio era stato riconosciuto a quest'ultimo anche l'effetto di impedire l'impianto. Due lavori scientifici puntavano nella stessa direzione (Fertil Steril. 2007 Sep;88(3):565-71. Epub 2007 Feb 22; Ann Pharmacother. 2002 Mar;36(3):465-70). Poi è stata diffusa una nuova versione del produttore e della FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia), che non è indipendente.
R. : Non c'è un vera "ufficiale" versione scientifica, ma diverse pubblicazioni sull'argomento. Nella scheda tecnica originale del levonorgestrel, all'inizio era stato riconosciuto a quest'ultimo anche l'effetto di impedire l'impianto. Due lavori scientifici puntavano nella stessa direzione (Fertil Steril. 2007 Sep;88(3):565-71. Epub 2007 Feb 22; Ann Pharmacother. 2002 Mar;36(3):465-70). Poi è stata diffusa una nuova versione del produttore e della FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia), che non è indipendente.
Quest'ultima
posizione, che ha negato l'effetto abortivo, si è basata su dati
relativi agli studi su animali, il cui ciclo ormonale non ha nulla a
che fare con quello della donna, e su uno studio su donne con
nessuna validità statistica.
Abbiamo
dimostrato che, con le evidenze attuali, nessuno può seguitare a
negare l'effetto contragestativo, abortivo di questa pillola.
Un contraccettivo è un prodotto che impedisce il concepimento. Nel caso del levonorgestrel, è vero, ma è solo una mezza verità, letteralmente. Per l'altra metà il suo effetto viene esercitato impedendo ad un embrione esistente di continuare il suo sviluppo e la vita. Noi chiamiamo questo effetto "contragestativo", una parola che poche persone conoscono.
Dunque assumendo il levonorgestrel si possono verificare aborti embrionali. Perché i media non ci dicono nulla su questo?
Un contraccettivo è un prodotto che impedisce il concepimento. Nel caso del levonorgestrel, è vero, ma è solo una mezza verità, letteralmente. Per l'altra metà il suo effetto viene esercitato impedendo ad un embrione esistente di continuare il suo sviluppo e la vita. Noi chiamiamo questo effetto "contragestativo", una parola che poche persone conoscono.
Dunque assumendo il levonorgestrel si possono verificare aborti embrionali. Perché i media non ci dicono nulla su questo?
R.: La disinformazione crea un falso senso di sicurezza. Si omettono informazioni-chiave per le utenti, che hanno il diritto di conoscere il potenziale effetto abortivo di questa pillola.
Il motivo per cui non venga fatta questa informazione penso sia in parte commerciale ed in parte ideologico. Si presume che le donne non abbiano bisogno di sapere, che a loro non importi sapere. Tuttavia, in uno studio effettuato su donne spagnole (dell'équipe di Jokin de Irala), è stato loro chiesto se avrebbero assunto quel prodotto sapendo che esso era abortivo. La maggior parte delle donne ha detto di no. Le donne che inconsapevolmente prendono quel prodotto e scoprono poi che si tratta di un abortivo, possono sentirsi ingannate e caricate ingiustamente di questo problema nella loro coscienza.
Quando
la pillola è stata messa in commercio c'è stato un notevole rifiuto
verso di essa; la scheda tecnica del levonorgestrel non ometteva il
possibile effetto anti-annidamento, quindi abortivo. Così il
prodotto ha avuto molte difficoltà ad essere diffuso, ed anche ad
essere approvato nei paesi che proteggono la vita umana dal suo
inizio, come l'America Latina. I produttori quindi hanno usato poi la
strategia di negarne l'effetto abortivo, e fu modificata quindi la
scheda tecnica del levonorgestrel.
Ora,
anche i produttori di un altro “contraccettivo d'emergenza”,
l'ulipristal acetato (EllaOne, la cosiddetta “pillola dei cinque
giorni dopo”) sembrano aver imparato la lezione, e negano che esso
abbia un possibile effetto abortivo. Tuttavia, è evidente che esso
lo abbia, impedendo la gravidanza anche se preso cinque giorni dopo
il rapporto. C'è bisogno solo di un po' di buon senso per rendersi
conto che non è credibile che abbia solamente un effetto
contraccettivo...
- Anche per il personale sanitario è necessaria una accurata e completa informazione su queste pillole…
R. : Certo. Per prendere qualsiasi decisione etica, sia individuale che collettiva, è prima essenziale avere le migliori informazioni scientifiche sul problema, senza pregiudizi di alcun genere. Il personale sanitario ne ha bisogno per due motivi: per informare correttamente gli utenti e per prendere le proprie decisioni etiche, e, se necessario, fare obiezione di coscienza.
Di questo era ben consapevole il genetista francese Jerome Lejeune: una buona etica parte dalla migliore informazione scientifica disponibile. Questa è la ragione del nostro lavoro. Dobbiamo fare in modo che questa informazione sia libera da condizionamenti commerciali, ideologici o da altri tipi di condizionamenti, né in un senso né nell'altro.
- Anche per il personale sanitario è necessaria una accurata e completa informazione su queste pillole…
R. : Certo. Per prendere qualsiasi decisione etica, sia individuale che collettiva, è prima essenziale avere le migliori informazioni scientifiche sul problema, senza pregiudizi di alcun genere. Il personale sanitario ne ha bisogno per due motivi: per informare correttamente gli utenti e per prendere le proprie decisioni etiche, e, se necessario, fare obiezione di coscienza.
Di questo era ben consapevole il genetista francese Jerome Lejeune: una buona etica parte dalla migliore informazione scientifica disponibile. Questa è la ragione del nostro lavoro. Dobbiamo fare in modo che questa informazione sia libera da condizionamenti commerciali, ideologici o da altri tipi di condizionamenti, né in un senso né nell'altro.
Nel
nostro team collaborano ricercatori con diversi punti di vista, ma
tutti cerchiamo di dimostrare la realtà, con il metodo scientifico.
-
La pillola del giorno dopo è utilizzata principalmente da
adolescenti, anche più volte. Quali ne sono le conseguenze ed i
rischi?
R. : Gli studi clinici su questa pillola non li ha fatti l'industria farmaceutica, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità, con il denaro pubblico. Si pensò che potesse essere usata abitualmente, ma gli studi di sicurezza con somministrazioni ripetute sono stati disastrosi: frequenti gravi disturbi mestruali, mal di testa, problemi vascolari ... logico, perché per ottenere l'effetto suddetto con una singola dose, queste pillole contengono una quantità di ormone 10-20 volte superiore alla normale pillola contraccettiva quotidiana.
Così
la pillola del giorno dopo è stata lasciata per somministrazioni
eccezionali.
Chiunque
utilizza ripetutamente questa pillola si espone ad un serio rischio.
Purtroppo
in alcuni Paesi questo prodotto è stato approvato anche senza
l'obbligo di prescrizione medica.
Volevo
anche rilevare come l'uso esteso della pillola del giorno dopo non
riduce le gravidanze indesiderate o gli aborti in termini reali. E
'qualcosa che è stato dimostrato in numerosi studi in diversi paesi,
con la massima evidenza.
- La pubblicazione del vostro studio è stata respinta da diverse riviste scientifiche ....
- La pubblicazione del vostro studio è stata respinta da diverse riviste scientifiche ....
R.:
I primi due rifiuti ci hanno stimolati a migliorare l'articolo,
la forma di esposizione dei risultati. Ma siamo rimasti un po'
sorpresi che uno studio sullo stesso argomento, con le conclusioni
contrarie, ma senza l'analisi statistica di base, fosse stato
pubblicato senza problemi.
Abbiamo
parlato con altri gruppi di ricerca che hanno avuto complicazioni
come le nostre quando le conclusioni del loro studio non erano
"politicamente corrette".
In
realtà, ci sono state difficoltà in tutte le epoche. Tuttavia,
questa è scienza, e per fortuna ci sono riviste che esaminano solo
la qualità scientifica di ciò che viene loro inviato. Infatti, di
recente ci è stata accettata la stessa nostra interpretazione in
un'altra rivista.
Non
si può coprire il sole con un dito.
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domenica 10 luglio 2016
venerdì 8 luglio 2016
lunedì 27 giugno 2016
giovedì 16 giugno 2016
venerdì 10 giugno 2016
mercoledì 1 giugno 2016
sabato 21 maggio 2016
La Voce negli Occhi: un film sulla storia di Salvatore Crisafulli

di Anna Fusina
E'
di imminente uscita "La Voce negli Occhi", un film che
ripercorre la vicenda di Salvatore Crisafulli, entrato in stato
vegetativo permanente per due anni a causa di un incidente, ma che
poi si risveglia dal coma, riprende coscienza e comunica, rivelando
che, contrariamente a quanto pensavano i medici relativamente alla
sua situazione, lui sentiva e capiva tutto.
Ne
parliamo con il fratello, Pietro Crisafulli, Presidente di Sicilia
Risvegli
onlus.
-
Pietro, l'11 settembre del 2003 succede qualcosa che sconvolge la
vita di suo fratello e di conseguenza di tutta la vostra famiglia...
Per
Salvatore e per tutti noi famigliari e amici quella data, due anni
esatti dopo l'attentato delle torri gemelle di Manhattan, è
diventata il nostro 11 settembre per antonomasia, il giorno che ha
rivoluzionato le vite di ciascuno di noi e ha segnato l'inizio di un
lungo e penosissimo calvario, in un alternarsi di sofferenze, rese e
ribellioni, diagnosi infauste o possibiliste, disperazioni e flebili
speranze.
-
Per i medici Salvatore era in stato vegetativo permanente...
Esattamente.
I medici che visitavano Salvatore dicevano che era in stato
vegetativo permanente e che per lui non c’era niente da fare. A
Innsbruck, in un istituto importante, che noi consideravamo la nostra
ultima spiaggia, un famosissimo luminare studioso di patologie
cerebrali estreme, quali il coma e lo stato vegetativo, sentenziò
che Salvatore era affetto da sindrome apallica, ci disse anche che
avrebbe vissuto al massimo 3-4 anni, ci disse che sarebbe morto.
Quella diagnosi, quelle due parole, Apallisches Syndrome, hanno
continuato a echeggiare nella mia mente per molti mesi, come un
verdetto di resa senza condizioni, di condanna a morte. In pratica
quel dottore ci disse che Salvatore non sarebbe mai più risvegliato
e che sarebbe scivolato progressivamente verso la morte, ma di fatto,
mentre lui pronunciava la sua sentenza di morte, mio fratello lo
ascoltava, e capiva tutto. Non per niente, dopo, gli venne la febbre!
-
La
vostra famiglia ha sempre pensato che si potesse fare qualcosa per
Salvatore. Sua mamma Angela è sempre stata convinta che suo fratello
capisse tutto, al 100%...
Salvatore
capiva tutto, era cosciente. Lui sentiva i medici che dicevano che
sarebbe morto e che i suoi gesti erano involontari. Lui, senza poter
interagire, sentiva le profezie funeste dei medici, la forza
irresistibile del nostro amore senza limiti, le lunghe battaglie
disperate contro strutture sanitarie inaccessibili, costose e sorde
alle mie proteste, anche la ribellione pubblica con la minaccia
plateale di staccargli la spina.
Lui
apriva e chiudeva gli occhi per attirare l'attenzione. Ma non serviva
a niente. Un giorno mia madre, osservandolo attentamente, scoprì che
Salvatore cercava di comunicare. Mi ricordo che siamo entrati nella
sua stanza insieme a mia madre, i miei fratelli, mia moglie, i miei
figli, ed un altro parente. Gli abbiamo chiesto di aprire e chiudere
gli occhi per rispondere alle nostre domande. Gli dicevamo:
“Salvatore, se ci senti apri gli occhi”. E lui eseguiva. Ci siamo
messi insieme a piangere. Facevamo le prove con dei fogli scritti
oppure colorati, lui con gli occhi indicava quello esatto.
-Lei
Pietro ha lottato per suo fratello con grande tenacia, ha bussato a
tante porte...
Durante
un anno e mezzo d'instancabili peregrinazioni e sacrifici umilianti,
Salvatore, muto mendicante di cure e attenzioni, fu trasportato, in
camper, nei migliori centri neurologici di mezza Europa, da Catania a
Messina, dalla Toscana a Milano, dalla Svizzera all'Austria. Ma
nulla, con quella terribile diagnosi di STATO VEGETATIVO PERMANENTE
ovunque bussavamo per chiedere aiuto, ci veniva risposto con
malcelata commiserazione che non c'era niente da fare, che ormai mio
fratello era diagnosticato neuroleso cronico incurabile, quando non
addirittura malato in fase terminale.
Nel
marzo 2005 scoppiò il caso di Terri Schiavo, la ragazza americana in
stato vegetativo da quindici anni. Lo scalpore suscitato dal caso
Schiavo, che portava all’attenzione del mondo il dibattito
sull’eutanasia, mi diede il coraggio di alzare la voce, di urlare
pubblicamente che Salvatore non doveva essere abbandonato nei gorghi
della malasanità, senza cure né assistenza, come una inutile pianta
destinata ad appassire. Partecipai a trasmissioni televisive a forte
impatto di ascolto, minacciai di staccare la spina a Salvatore, se
non fosse stata soddisfatta la mia umanissima aspettativa. Sentivo
nel mio cuore che il mio adorato fratello, dal profondo del suo pozzo
di solitudine, mi chiamava, mi sentiva soffriva con me, mi incitava a
vincere la sua impotenza e a comunicare al mondo la sua voglia di
vivere.
Il
mio appello non cadde nel vuoto, l'opinione pubblica era scossa,
l’idea che un uomo in Italia potesse staccare la spina al fratello
era intollerabile in quel momento storico, intervenne il Ministro
della Salute. Salvatore pochi giorni dopo venne ricoverato in una
struttura specializzata di Arezzo, dove fu verificato che noi
familiari avevamo ragione: Salvatore capiva davvero tutto quello che
gli accadeva intorno, era affetto dalla sindrome da incarceramento
(Locked-In), di cui si sa molto poco.
-La
storia di Salvatore è diventata anche un libro "Con gli occhi
sbarrati..."
«Voglio
raccontare al mondo la mia esperienza. Voglio che tutti sappiano che
cosa vuol dire vivere paralizzati su un letto, senza poter muoversi
né parlare, con i medici che dicono che non capisci niente. Voglio
farlo per aiutare me stesso, le persone come me e i loro familiari».
Con queste parole, Salvatore ci chiese di aiutarlo a scrivere la sua
storia in un libro. Così grazie anche alla giornalista Tamara
Ferrari riuscimmo, dopo quasi un anno dal riconoscimento che
Salvatore era cosciente, a scrivere il libro. Salvatore in quel
momento riusciva a comunicare soltanto grazie a un computer,
selezionando con gli occhi le lettere sullo schermo. Raccontare la
sua storia non è stato facile. Comporre anche la più semplice delle
parole richiedeva a Salvatore uno sforzo tremendo, perché doveva
attendere che tutte le lettere dell'alfabeto scorressero davanti ai
suoi occhi prima di poter selezionare quella che gli serviva. E così,
ogni volta che gli rivolgevamo una domanda, passava anche un intera
giornata prima che lui rispondesse. Soprattutto all'inizio quando,
turbato dai ricordi, smetteva di scrivere e scoppiava a piangere. Da
quel giorno Salvatore iniziò a raccontarci la storia impressionante
di un malato precipitato in una dimensione esistenziale sconosciuta e
misteriosa per tutti, anche per la scienza.
-Prossimamente
uscirà il film "La voce negli Occhi", un film sulla
vicenda di suo fratello Salvatore . Un sogno diventato realtà?
Esattamente,
grazie anche al suo memoriale, questo sogno è diventato realtà.
Film autoprodotto dalla nostra associazione Sicilia Risvegli onlus.
Tengo a precisare in particolar modo che questo film non è stato
compartecipato da nessuna istituzione interpellata. Con grandi
sacrifici economici, mi sono indebitato fino al collo. "La voce
negli occhi" è stato in parte finanziato da mio nipote Rosario,
che ci ha donato i soldi ricevuti da un risarcimento assicurativo. Il
film racconta la nostra storia sin da bambini, fin dagli anni
trascorsi insieme in collegio. Io e mio fratello eravamo
inseparabili. Una storia toccante, di lotta reale e di bellezza pura
con momenti anche leggeri e divertenti, come i flashback di
Salvatore. Tra passato e presente, nella speranza di un futuro
migliore, il film abbraccia un intreccio di storie dal tono
entusiasta e a tratti nostalgico. Lo spazio per i momenti di
sofferenza vissuti non saranno tanti perché questo progetto è un
grande tributo alla storia di un grande guerriero di nome Salvatore.
Molto presto "La voce negli occhi" sarà diffuso.
-Sul
set anche qualcuno della vostra famiglia?
Sì,
nel mio stesso ruolo ci sono io, e non nascondo che non è stata
assolutamente una passeggiata. Molti ricordi, sofferenza, ho pianto
in diverse scene, uno strazio interminabile. Ma in tanti ci siamo
accorti che accanto a noi c'era Salvatore che ci guidava. Sono
contento di aver trovato un grande regista come Rosario Neri, che
quando lo conobbi mi disse: “Questo film sarà la mia anima”. Da
quel momento iniziò a sistemare la sceneggiatura, ed oggi posso
affermare che si tratta di un vero capolavoro. Nel film ci sono anche
tanti esordienti, tutti in scena per ricordare un uomo dal forte
spirito e coraggio, che seppe sopportare e sorridere al mondo intero
dal lettino nel quale è stato costretto negli ultimi quasi 10 anni
della propria esistenza. Un set cinematografico straordinario, tutte
le persone hanno partecipato gratuitamente. In campo quasi 150 attori
provenienti da tutta Italia. Con la partecipazione straordinaria di
attori già noti, come Enzo Campisi, Giuseppe Santostefano, Maurizio
e Rosalba Bologna, ed Agata Reale, tutti con ruoli molto importanti.
I protagonisti principali oltre a me, sono Carmelo De Luca, che
interpreta Salvatore, Giovanni Gagliano che fa mio fratello Marcello,
e Francesca Tropea nei panni di Rita (mia moglie). Nei panni di mia
madre Angela, la quale non ha mollato mai come noi, c'è Maria
Maugeri.
-
"La voce negli occhi": un film che farà discutere?
Credo
proprio di sì. Ovviamente la storia di Salvatore ha scosso la
comunità politica e scientifica, imponendo l’urgenza di una
riflessione sui parametri assistenziali medici ed etici che segnano
il confine tra vita e morte. Sarà uno stimolo importante alla
ricerca scientifica e, per altro verso, un richiamo a migliorare la
Sanità anche sotto l’aspetto socio-assistenziale.
Fonte: vitanascente.blogspot.it
venerdì 22 aprile 2016
22 Aprile Giornata Nazionale Salute della Donna con CiaoLapo Onlus
Il 22 Aprile 2016 è la Prima Giornata
Nazionale della Salute della Donna.
A Roma, presso l'Aranciera di San Sisto si terranno dieci tavoli
tematici, e ciascuno affronterà un aspetto della salute femminile.
Ci sarà anche il tavolo Sessualità, Fertilità e Salute Materna, cui
CiaoLapo desidera fare pervenire alcune richieste, importanti per la
salute delle donne, delle madri e delle loro famiglie.
Beatrice Lorenzin, attuale ministro della Salute, ha chiesto alle cittadine di partecipare attivamente ai dieci tavoli di discussione sulla salute femminile, attraverso
l'invio di domande e di riflessioni via web. Non potevamo lasciare
inascoltata questa richiesta, ed ecco dunque le nostre 10 proposte, che
vi preghiamo di condividere il più possibile nelle vostre pagine, sui
vostri canali, usando gli hashtag scelti dal Ministero #SD16 #MAMME #fertilità #mentalhealth aggiungendo #CiaoLapo e alcuni o tutti gli hashtag citati in fondo all'articolo.
I canali social da utilizzare sono questi (twitter e facebook), il programma completo della giornata si può scaricare qui.
Per saperne di più, visitate il sito.
Premessa
In Italia, 1 gravidanza su sei si
conclude purtroppo con una perdita: ogni anno sono circa 150.000 le
donne che devono affrontare questo evento, troppo spesso senza alcun
sostegno, e troppo spesso subendone pesanti conseguenze, in termini di
salute psicofisica.
Questo decalogo riguarda migliaia di
famiglie. E' importante che venga letto, recepito e discusso, è
importante che questi cambiamenti vengano posti in essere. Le due serie monografiche di The Lancet sulla morte in utero (2011 e 2016), cui CiaoLapo ha partecipato come unica realtà italiana, ci hanno mostrato che per ogni vita salvata, un paese ne ricava un quadruplo guadagno:
sopravvivenza e salute della donna, del bambino in utero, del neonato e
miglior sviluppo psicofisico del bambino, con un conseguente miglior
benessere globale della famiglia. Questo ha importanti ricadute in
termini di "risparmio" nella spesa sanitaria e nelle spese assistenziali
dello Stato. Quindi, una buona assistenza alle donne in gravidanza
conviene davvero a tutti.
Chiediamo
dunque al Ministro Lorenzin e al Tavolo di esperti in sessualità,
fertilità e salute materna di investire nella salute materno infantile,
anche in quella delle 150.000 donne che ogni anno affrontano una perdita
per ottenere anche in Italia il quadruplo guadagno.
Noi stiamo già lavorando da 10 anni per questo.
I dieci punti per le donne e le famiglie Italiane promossi da CiaoLapo Onlus.
- Applicazione delle Linee Guida Ministeriali sulla natimortalità pubblicate già nel 2008 in tutti i punti nascita italiani;
- Adeguato sostegno psicologico e adeguate competenze relazionali da parte di ogni membro dell'equipe curante in tutti i punti nascita, per tutte le donne e i loro compagni, indipendentemente dal tipo di gravidanza (appena iniziata o a termine), di parto (vaginale, cesareo, pretermine o a termine, abortivo o fisiologico), di esito (bambino nato vivo o nato morto);
- Adeguata formazione per tutti i membri dell'equipe curante per offrire un sostegno efficace in tutti i casi critici (morte perinatale, diagnosi infausta, patologia fetale, morte fetale, poliabortività, infertilità), nel rispetto delle Linee Guida Internazionali (per approfondimenti consultare i due numeri monografici sulla morte in utero Lancet 2011 e 2016);
- Adeguato sostegno all'equipe attraverso audit e sedute di debriefing dopo eventi avversi in sala parto o in TIN per migliorare le
competenze relazionali del singolo e del gruppo curante, per aggiornare la loro formazione sulla comunicazione e sulla relazione d'aiuto e ridurre il carico di stress e il rischio di burnout; - Adeguato follow-up di tutte le gravidanze sia fisiologiche che a medio ed alto rischio comprese quelle conclusesi con la morte del feto o del neonato, migliorando la rete tra ospedale e territorio in tutte le regioni italiane e lavorando concretamente per ridurre il rischio di depressione post partum o di lutto complicato, sia nella donna che nel partner (esiste la depressione post partum paterna, e spesso si associa a quella materna con ricadute gravissime sulla coppia e sui figli);
- Adeguato monitoraggio e sostegno alle gravidanze successive ad una perdita perinatale, con attenzione alla condizione psicologica della famiglia, offrendo un sostegno personalizzato alla madre, stimolando le sue risorse e rispettando la fisiologia ogni volta che si può;
- Educazione della popolazione italiana sui fattori di rischio evitabili e non evitabili correlati a perdita perinatale e promozione del cambiamento degli stili di vita associati a esito infausto con apposite campagne informative rivolte ai giovanissimi e ai giovani;
- Riconoscimento del 15 Ottobre come giornata internazionale della consapevolezza e della sensibilizzazione sulla perdita in gravidanza e dopo la nascita in modo da facilitare la rete territoriale, la promozione delle risorse locali attraverso il confronto e lo scambio diretto tra donne, famiglie, operatori dell'area materno infantile e le istituzioni, come da proposta di legge promossa da CiaoLapo Onlus e presentata per la prima volta nel 2012;
- Istituzione di un database nazionale che raccolga tutti i dati sulla morte in utero (come già espresso nel modello delle Linee Guida Ministeriali del 2008), così da poter aumentare ed approfondire la conoscenza del fenomeno, valutare tutti i fattori associati e contribuire al corretto inquadramento di ogni singolo caso, al fine di evitare ricorrenze nelle famiglie a rischio e di raggiungere il tasso statistico di 2 nati morti su 1000, come richiestoci dall'OMS, salvando circa 700 bambini sani ogni anno;
- Istituzione di una mappa nazionale dei centri di eccellenza per la ricerca, l'approfondimento diagnostico e la gestione delle gravidanze dopo una perdita perinatale così da permettere ad ogni cittadina di accedere al centro più vicino e più competente secondo i criteri nazionali e internazionali per affrontare la gravidanza successiva in modo il più attento e sereno possibile.
L'Associazione CiaoLapo Onlus da
10 anni rappresenta in Italia circa 10.000 donne colpite da aborto,
morte in utero e perinatale. CiaoLapo tutela loro, i loro figli, i loro
compagni, le loro famiglie e gli operatori sanitari che le assistono,
proponendosi come interlocutore con le realtà scientifiche e
assistenziali, le istituzioni e gli enti regolatori per rappresentare la
voce dei cittadini e degli operatori dell'area materno infantile nella
sfida globale alla riduzione del gap tra il nostro paese e i paesi più
virtuosi, per ridurre il numero di eventi infausti e per innalzare gli
standard di assistenza.
Se condividi questi 10 punti, diffondili attraverso i social network usando gli hashtag ufficiali della campagna ministeriale.
Twitter: @SaluteDonnaMin
hashtag: #SD16 #CiaoLapo #MAMME #morteperinatale #saluteperinatale #endingpreventablestillbirths
lunedì 18 aprile 2016
“Dimmi una parola”: una canzone per il Giubileo della Misericordia
Intervista
ad Andrea Piccirillo, autore con Massimo Versaci della canzone
“Dimmi una parola”, brano scritto per il Giubileo della
Misericordia
Andrea
Piccirillo
è un giovane cantante, autore e compositore laureato al DAMS di
Torino. Nel suo percorso artistico e di formazione professionale si
conta la partecipazione a numerosi eventi, in collaborazione con Hope
Music, ed a diverse rappresentazioni teatrali. I suoi brani si
muovono tra pop e Christian Music.
Andrea
Piccirillo organizza anche laboratori musicali e percorsi formativi
per le scuole e per gli oratori, con l’obiettivo di far diventare
la musica uno strumento di incontro educativo, di relazione e di
crescita. Tra le varie attività che svolge nell’ambito
educativo-artistico c’è anche quella di actor-coach per i bambini
del programma di RAI YOYO “Le storie di Gipo”.
Andrea,
perchè hai scritto la canzone “Dimmi una parola”?
R:
Questo
brano è nato per essere presentato ad un concorso di brani inediti
per il “Giubileo
della misericordia”.
Ho
scoperto questo concorso
per
caso su Facebook e dopo aver letto il bando, incuriosito e stimolato
dalla proposta, mi sono messo a lavorare sulla musica e sul testo. Il
tempo utile per la composizione non era molto e durante la fase di
scrittura mi sono accorto di aver bisogno di un confronto per poterlo
portare a termine. Ho deciso quindi di chiedere aiuto a Massimo
Versaci, che oltre ad essere uno degli autori di “Emmanuel” (Inno
della XV Giornata Mondiale della Gioventù del 2000) è anche
musicista, cantante, direttore del Grande Coro Hope. Massimo è una
persona molto disponibile e soprattutto competente. Con lui il lavoro
è stato fluido e in un pomeriggio ricco di scambi di idee abbiamo
scritto il brano “Dimmi
una parola”
nella sua versione definitiva. Successivamente è stato arrangiato da
Fabrizio Ronco. In questi anni di Hope Music School, ho imparato che
condividere con altri il proprio percorso musicale aiuta a crescere
come artisti ma soprattutto come persone.
Cos'è
per te la misericordia?
R:
La
misericordia è la capacità di andare oltre le fragilità umane e
oltre i limiti dell’uomo. Sia che chiediamo perdono, sia che
perdoniamo, dobbiamo essere umili, riconoscerci piccoli e dimostrarci
grandi nella comprensione senza giudizio. Non è facile, ma dobbiamo
allenarci a chiedere scusa, grazie e permesso, come ci consiglia Papa
Francesco. Io come cantante ed autore cerco di utilizzare la musica
come uno strumento di incontro e di relazione con gli altri e con
questo brano voglio dire che spesso, quando siamo in difficoltà, la
Parola di Dio può aiutarci a guarire.
Il
ritornello della tua canzone dice: "Dimmi una parola e mi potrò
salvare"...
R:
Prendo
spunto dal Vangelo di Matteo, cap. 8, quando dice: «Signore, io non
son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e
il mio servo sarà guarito. »
Prima
di scrivere questo brano mi sono fatto diverse domande e mi sono
documentato sul tema della misericordia. Fra le tante cose che ho
letto questa è quella che mi ha colpito di più. Questo brano ci
dice che anche nella sofferenza non siamo soli e che nulla è
impossibile a Dio. Tutti quanti abbiamo bisogno di essere perdonati e
dobbiamo imparare a chiedere perdono, affidandoci alla “Sua”
parola, ecco perché ho deciso di inserire questa frase proprio nel
ritornello e di utilizzarla come titolo: Signore … DIMMI UNA PAROLA
… e mi potrò salvare, aiutami a guarire dalle mie fragilità,
aiutami a guarire dall’egoismo, dall’indifferenza, dall’invidia
che provo per gli altri, ecc...
Nel
tuo brano dici: "Ogni errore è sempre un'occasione, il punto di
partenza per essere migliore"…
R:
Gli
errori sono dei punti di partenza, delle occasioni per ripartire e
forse sono addirittura necessari per crescere e diventare persone
migliori. Fin da quando ero piccolo sento la frase “sbagliando si
impara”. Ed è vero, perché il cammino di ognuno di noi può
essere ricco di cadute, ma nella fede siamo chiamati a rialzarci,
sicuri di trovare sempre una Parola di conforto.
Si
può ascoltare la canzone “Dimmi
una parola”
al seguente link:
Qui
di seguito
il testo:
DIMMI
UNA PAROLA
(Testo
e musica: Andrea Piccirillo / Massimo Versaci)
Non
ricordo più gli errori che ho fatto
ho
già perso il conto
Tutta
colpa del mio cuore distratto
non
mi ero accorto
Che
per gli altri non ho avuto tempo
e
ora vedi come pago caro
il
rumore di questo silenzio
retrogusto
amaro
Dimmi
una parola
ne
basterà una sola
e
mi potrò salvare aiutami a guarire
se
c’è una strada
voglio
a camminare e da qui
ho
grande voglia di ricominciare
Ho
giudicato sempre le persone
pensando
di sapere
ed
ho ferito con le mie parole
taglienti
come lame
è
cosi che io mi sono perso
ho
paura di restare solo
e
da qui dove mi trovo adesso io chiedo
chiedo
il tuo perdono
Dimmi
una parola
ne
basterà una sola
e
mi potrò salvare
aiutami
a guarire
se
c’è una strada
inizio
camminare e da qui
ho
grande voglia di ricominciare
Ogni
errore
è
sempre un’occasione
il
punto di partenza
per
essere migliore
Dammi
forza
io
busso alla tua porta
coi
segni delle mie ferite
pentito
e a mani vuote
Dimmi
una parola
ne
basterà una sola
e
mi potrò salvare
aiutami
a guarire
se
c’è una strada
inizio
camminare e da qui
ho
grande voglia di ricominciare
io
si
Fonte:
vitanascente.blogspot.it
domenica 27 marzo 2016
domenica 20 marzo 2016
sabato 19 marzo 2016
giovedì 3 marzo 2016
mercoledì 2 marzo 2016
lunedì 29 febbraio 2016
Giornata mondiale delle malattie rare: #UniamoLaVoce

di
Anna Fusina
Si
celebra oggi la nona Giornata Mondiale delle malattie rare.
In
più di 80 Paesi questa giornata è dedicata alle malattie che
colpiscono meno di 5 persone su 10.000.
Le
malattie rare conosciute e diagnosticate oscillano tra le 7.000 e le
8.000, ma la cifra sta aumentando con il progredire della ricerca
scientifica, in particolare della ricerca genetica.
Secondo
l'Osservatorio Malattie rare, in Italia le persone affette da
malattie rare sono due milioni, di cui il 70% bambini.
Molte
volte per queste malattie non esistono cure definitive, ma solamente
terapie che ne alleviano i sintomi.
Le
industrie farmaceutiche non sono interessate a sviluppare la ricerca
e produrre i farmaci destinati alla cura delle malattie rare, poiché
i capitali investiti per tale scopo non vengono poi recuperati
attraverso la vendita di tali farmaci, a causa dell'esiguo numero di
persone a cui sono destinati. Ecco perché essi vengono definiti
“farmaci orfani”.
Ma
i malati rari hanno gli stessi diritti di tutti gli altri malati.
Il
tema della Giornata 2016 è “La voce del paziente”. Con
questo tema si vuole riconoscere il ruolo fondamentale che le
persone affette da malattie rare possono avere nel miglioramento
della propria vita ed in quella di chi li assiste, esprimendo in
prima persona le proprie esigenze nei tavoli decisionali.
Lo
slogan per il 2016 : “Unitevi a noi nel far sentire la voce
delle malattie rare” è stato scelto per fare appello a tutti i
cittadini ad unirsi alla comunità dei malati di patologie rare al
fine di comprendere quale impatto hanno queste malattie nella vita
delle persone che ne sono colpite e delle loro famiglie, per romperne
l'isolamento e migliorarne la qualità di vita.
A
questo scopo, la
Federazione Italiana
Malattie Rare lancia la
campagna social
#UniamoLaVoce .
La
campagna, come riporta il sito www.uniamolavoce.org,
“è
stata ideata per coinvolgere l'opinione pubblica nel realizzare e
condividere un vero e proprio grido liberatorio che "dia voce ai
pazienti affetti da malattie rare."
Attraverso
la
forza delle rete, si
cerca di connettere
tutti e far sentire
le persone che vivono situazioni particolari meno sole.
Tutti
sono
invitati a pubblicare un video con il proprio
urlo e, attraverso il meccanismo della "social mention",
invitare
i propri
amici a fare la stessa cosa.
Si
potrà partecipare anche attraverso una foto che immortali l'urlo,
oppure semplicemente scrivendo un tweet di solidarietà per la causa
con l'hashtag #UniamoLaVoce. La campagna sarà attiva fino a sabato 5
marzo e i contributi faranno parte dell'album della Giornata delle
Malattie Rare 2016.
Per
maggiori informazioni, consultare il sito
www.uniamolavoce.org .
giovedì 25 febbraio 2016
venerdì 19 febbraio 2016
lunedì 8 febbraio 2016
mercoledì 3 febbraio 2016
venerdì 8 gennaio 2016
martedì 5 gennaio 2016
venerdì 1 gennaio 2016
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