6 novembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
L'aborto è on line con le pillole ammazza bimbi
di Tommaso Scandroglio
«Hai una gravidanza indesiderata? Questo servizio di
aborto farmacologico on line aiuta le donne ad avere accesso all’aborto
sicuro, tramite pillola, al fine di ridurre il numero di morti causate
invece dall’aborto non sicuro». Questa è la presentazione sull’home page
di Women on Web un sito che offre alle donne di quei Paesi in
cui non è possibile accedere all’aborto chimico, realizzato tramite
pilloline varie, la possibilità di ricevere a casa le pasticche
necessarie per l’aborto fai da te. Tu ordini on line e loro spediscono
in tutto il mondo. Da Amazon ad Ammazzo(n). Accanto alla frase di
presentazione troviamo qualche decina di foto di donne sorridenti
incorniciate dalla scritta «Io ho abortito!». Clicchi sulle foto e
ognuna di loro ti racconta la propria esperienza dolorosa e il percorso
che l’ha portata a scegliere l’aborto chimico. Una sorta di Facebook
abortivo.
Il “servizio” è aperto solo alle donne che hanno una gravidanza non oltre la nona settimana. A tal proposito Rebecca Gomperts, la responsabile del sito, spiega in un’intervista a Vanity Fair (l’aborto fai da te alla fine è pure glamour): «procedendo nella gravidanza, il feto si struttura, l’aborto diventa più complicato da gestire in ambiente domestico, senza considerare che può essere scioccante abortire un feto che comincia ad avere sembianze di bambino». Guardare in faccia tuo figlio appena abortito, in effetti, questo sì che è poco glamour. Meglio evitare. Vi sono altre condizioni per ricevere le pillole abortive. Le donne devono vivere in un Paese in cui «l’accesso all’aborto subisce restrizioni» (quindi potenzialmente tutti i Paesi) e non devono essere affette da gravi malattie. La donna deve poi rispondere a 25 domande, una specie di test abortivo. E se mentono? «Non chiediamo nessun esame, nessuna ecografia», spiega la Gomperts, «se una donna ci dice di essere incinta da cinque settimane le crediamo e basta. Come possiamo sapere se è vero? Non abbiamo modo». Siamo all’autocertificazione abortiva, l’esito estremo del principio di autodeterminazione della donna. Infine, dietro il versamento di 90 euro – tanto poco costa la vita di un bambino – ecco che si può procedere alla spedizione del pacco della morte.
«Noi non intendiamo sostituirci al sistema sanitario», tiene a precisare la Gomperts, «semplicemente coprire un buco in quei posti in cui le donne non possono esercitare i loro diritti. Lo facciamo spiegando loro che se assumono una combinazione di due farmaci – il misoprostolo, un gastroprotettore che fa contrarre l’utero, e il mifepristone (meglio noto come RU486) – possono indurre, a casa e in sicurezza, un aborto spontaneo». Come un aborto spontaneo? Se io sparo a una persona forse che gli procuro una morte spontanea? In secondo luogo la dottoressa Gomperts ignora, o forse vuole ignorare, che l’aborto con la RU486, studi alla mano, è ben più pericoloso per la salute psicofisica della donna che l’aborto chirurgico. Aspetto questo comunque marginale dato che il primo come il secondo è sempre ugualmente letale per il bambino
La dottoressa Gomperts prosegue poi il discorso puntellandosi a questa falsa equazione che vedrebbe l’aborto spontaneo essere identico sul piano morale a quello procurato: «Il 20 per cento delle gravidanze si conclude con un aborto spontaneo nel primo trimestre. […] Con l’aborto farmacologico è la stessa cosa: le pillole fanno espellere l’embrione». La dottoressa dà prova inoltre di essere forte in logica applicata: «Le donne non vogliono abortire, semplicemente non vogliono aspettare un figlio». É’ come dire che chi ha problemi con il Fisco per via delle tasse non è che vuole evadere, vuole solo non pagare le tasse. Lo strumento delle pilloline abortive è un grimaldello efficace per farla in barba alla legge. Nessuno, infatti, saprà che la donna avrà ricevuto le pillole illegali e quand’anche ci fossero complicanze che richiedessero l’intervento di un medico o il ricovero sarà impossibile che qualcuno scopra come sono andate veramente le cose: «i medici non potranno sapere se l’aborto è spontaneo o provocato, e la donna non rischierà nulla», ci tranquillizza la dottoressa Gomperts.
Quest’ultima comprese di avere una vera e propria vocazione all’aborto quando fece la volontaria su una nave di Greenpeace dove ebbe modo di incontrare donne di tutto il mondo che, a suo dire, non potevano abortire nei loro Paesi. Da qui l’idea di avere una nave Greenpeace che solcasse i mari di mezzo mondo non per impedire di uccidere i cuccioli di foca, ma per facilitare l’uccisione di quelli d’uomo. E così nacque girava il: prendi una nave che batte bandiera olandese, vai in quei Paesi dove non si può abortire, tieniti in acque internazionali e accogli sul pontile della nave, che è suolo olandese, quelle donne che vogliono sbarazzarsi del loro figlio. Una baleniera a caccia di bambini che per fiocina usa un aspiratore Karman. E dunque ora la Gomperts con il sito Women on Web ha semplicemente deciso di non navigare più in mare aperto ma in internet, certa che la sua pesca turpe e illegale sarà sempre abbondante.
Fonte: lanuovabq.it
Il “servizio” è aperto solo alle donne che hanno una gravidanza non oltre la nona settimana. A tal proposito Rebecca Gomperts, la responsabile del sito, spiega in un’intervista a Vanity Fair (l’aborto fai da te alla fine è pure glamour): «procedendo nella gravidanza, il feto si struttura, l’aborto diventa più complicato da gestire in ambiente domestico, senza considerare che può essere scioccante abortire un feto che comincia ad avere sembianze di bambino». Guardare in faccia tuo figlio appena abortito, in effetti, questo sì che è poco glamour. Meglio evitare. Vi sono altre condizioni per ricevere le pillole abortive. Le donne devono vivere in un Paese in cui «l’accesso all’aborto subisce restrizioni» (quindi potenzialmente tutti i Paesi) e non devono essere affette da gravi malattie. La donna deve poi rispondere a 25 domande, una specie di test abortivo. E se mentono? «Non chiediamo nessun esame, nessuna ecografia», spiega la Gomperts, «se una donna ci dice di essere incinta da cinque settimane le crediamo e basta. Come possiamo sapere se è vero? Non abbiamo modo». Siamo all’autocertificazione abortiva, l’esito estremo del principio di autodeterminazione della donna. Infine, dietro il versamento di 90 euro – tanto poco costa la vita di un bambino – ecco che si può procedere alla spedizione del pacco della morte.
«Noi non intendiamo sostituirci al sistema sanitario», tiene a precisare la Gomperts, «semplicemente coprire un buco in quei posti in cui le donne non possono esercitare i loro diritti. Lo facciamo spiegando loro che se assumono una combinazione di due farmaci – il misoprostolo, un gastroprotettore che fa contrarre l’utero, e il mifepristone (meglio noto come RU486) – possono indurre, a casa e in sicurezza, un aborto spontaneo». Come un aborto spontaneo? Se io sparo a una persona forse che gli procuro una morte spontanea? In secondo luogo la dottoressa Gomperts ignora, o forse vuole ignorare, che l’aborto con la RU486, studi alla mano, è ben più pericoloso per la salute psicofisica della donna che l’aborto chirurgico. Aspetto questo comunque marginale dato che il primo come il secondo è sempre ugualmente letale per il bambino
La dottoressa Gomperts prosegue poi il discorso puntellandosi a questa falsa equazione che vedrebbe l’aborto spontaneo essere identico sul piano morale a quello procurato: «Il 20 per cento delle gravidanze si conclude con un aborto spontaneo nel primo trimestre. […] Con l’aborto farmacologico è la stessa cosa: le pillole fanno espellere l’embrione». La dottoressa dà prova inoltre di essere forte in logica applicata: «Le donne non vogliono abortire, semplicemente non vogliono aspettare un figlio». É’ come dire che chi ha problemi con il Fisco per via delle tasse non è che vuole evadere, vuole solo non pagare le tasse. Lo strumento delle pilloline abortive è un grimaldello efficace per farla in barba alla legge. Nessuno, infatti, saprà che la donna avrà ricevuto le pillole illegali e quand’anche ci fossero complicanze che richiedessero l’intervento di un medico o il ricovero sarà impossibile che qualcuno scopra come sono andate veramente le cose: «i medici non potranno sapere se l’aborto è spontaneo o provocato, e la donna non rischierà nulla», ci tranquillizza la dottoressa Gomperts.
Quest’ultima comprese di avere una vera e propria vocazione all’aborto quando fece la volontaria su una nave di Greenpeace dove ebbe modo di incontrare donne di tutto il mondo che, a suo dire, non potevano abortire nei loro Paesi. Da qui l’idea di avere una nave Greenpeace che solcasse i mari di mezzo mondo non per impedire di uccidere i cuccioli di foca, ma per facilitare l’uccisione di quelli d’uomo. E così nacque girava il: prendi una nave che batte bandiera olandese, vai in quei Paesi dove non si può abortire, tieniti in acque internazionali e accogli sul pontile della nave, che è suolo olandese, quelle donne che vogliono sbarazzarsi del loro figlio. Una baleniera a caccia di bambini che per fiocina usa un aspiratore Karman. E dunque ora la Gomperts con il sito Women on Web ha semplicemente deciso di non navigare più in mare aperto ma in internet, certa che la sua pesca turpe e illegale sarà sempre abbondante.
Fonte: lanuovabq.it
martedì 25 novembre 2014
Pillola dei 5 giorni dopo e abortività. Cronaca di un falso ideologico.
L’EMA (European Medicine Agency) raccomanda la vendita della pillola dei 5 giorni dopo senza ricetta medica.
Si tratta di una scelta ingiustificata e spieghiamo perché.
“L’Agenzia europea dei farmaci (Ema) si è pronunciata favorevolmente sulla possibilità di rendere disponibile il contraccettivo di emergenza
a base di ulipristal – meglio noto come la pillola efficace fino a
cinque giorni dopo – senza il bisogno della ricetta. Il farmaco sarebbe
così disponibile direttamente in farmacia senza obbligo di prescrizione
da parte del medico e la decisione dovrebbe essere applicata in tutti
gli stati membri europei nel 2015. L’annuncio è pubblicato sul sito
dell’Ema“
Con queste parole il Corriere della Sera
ha pubblicato il 21 Novembre 2014 la notizia del pronunciamento
dell’Ema riguardo la regolamentazione della vendita di farmaci a base di
ulipristal noti come “pillola dei 5 giorni dopo”. Anche Repubblica se ne è occupata, ecco alcune informazioni riportate:
“L’Italia è a oggi l’unico Paese del vecchio continente dove per ottenere il farmaco è necessaria sia la prescrizione medica, che l’effettuazione di un test di gravidanza che risulti negativo. “
Sono precisazioni importanti, la
richiesta di un test di gravidanza che risulti negativo è infatti
centrale per capire dove sia l’errore nella presa di posizione dell’Ema.
La richiesta di rendere disponibile la
pillola dei cinque giorni dopo senza obbligo di ricetta, si basa infatti
sulla sua inclusione nella categoria dei contraccettivi e più in
generale di quei farmaci che non comportano rischi se assunti in modo
inappropriato, come chiaramente indicato sul sito dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco):
Medicinali soggetti a prescrizione medica:
Sono quei farmaci che per alcune caratteristiche o per la modalità d’impiego potrebbero comportare dei rischi se usati in modo inappropriato. Sono venduti in farmacia e sono facilmente riconoscibili poiché riportano sulla confezione esterna la frase: «Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica».
Il “modo inappropriato” nel caso
dell’ulipristal sarebbe il caso in cui anziché prevenire l’ovulazione il
farmaco venisse assunto a fecondazione avvenuta e impedisse l’impianto
dell’embrione divenendo così da anticoncezionale ad abortivo. Il
meccanismo d’azione anticoncezionale dell’ulipristal si basa infatti
sullo spostamento di circa 5 giorni del momento dell’ovulazione in modo
da non farla coincidere con la possibilità di fecondazione, come
mostrato sul sito della casa produttrice del farmaco EllaOne:
Ma come invece affermato nel report dell’Ema sull’ulipristal (Procedure No. EMEA/H/C/001027),
il farmaco agisce anche impedendo l’impianto dell’embrione nell’utero,
fatto che rende la molecola un abortivo in caso di fecondazione
avvenuta.
Ecco quindi spiegata la richiesta di un test di gravidanza negativo
per poter somministrare la pillola dei 5 giorni dopo, una richiesta
indispensabile per stabilire se il prodotto verrà assunto come
anticoncezionale o come abortivo. La potenzialità abortiva
dell’ulipristal rende evidentemente la richiesta di eliminare la
prescrizione medica del tutto inaccoglibile e quindi il pronunciamento
dell’Ema appare in tutta la sua evidente infondatezza.
Ma ecco che in modo analogo a quanto avvenuto nel caso del Norlevo,
la pillola del giorno dopo, anche per l’ulipristal è stato modificato
il foglietto illustrativo eliminando il riferimento alle capacità
abortive. Ma perché solo adesso si è resa necessaria questa modifica?
La risposta sta nel fatto che fino al 2011 l’effetto abortivo delle
pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo era mascherato ricorrendo al
concetto del tutto inventato di pre-embrione, un concetto che negando
lo status di embrione al prodotto del concepimento negava anche
l’avvenuto aborto. Ma a cambiare questo stato di cose è intervenuta
proprio a fine 2011 una sentenza della Corte di giustizia europea che ha stabilito l’inesistenza di un’entità chiamata pre-embrione:
Chiamata ad esprimersi sulla brevettabilità di procedimenti che utilizzano cellule staminali estratte da embrioni umani, la Corte di giustizia europea è andata oltre. E ha emesso una sentenza allargata alla «nozione di embrione umano che deve essere intesa in senso ampio». Dunque è vita nascente anche l’ ovulo fecondato. (Corriere della Sera 19 Ottobre 2011)
L’effetto abortivo dei farmaci levonorgestrel e ulipristal
è stato dunque inizialmente negato ricorrendo al concetto di comodo di
pre-embrione, poi una volta che la Corte di giustizia europea ha
impedito questo stratagemma si proceduto ad ignorare del tutto l’effetto
abortivo segnalando solo quello anticoncezionale. Questo è il modo di
procedere dell’Ema?
Si tratta di una decisione che
non solo è scorretta dal punto di vista dei regolamenti sui farmaci ma
anche lesiva della stessa possibilità di scelta da parte delle donne
alle quali verrebbe proposto un semplice anticoncezionale
mettendole nella condizione di non sapere che potrebbero andare incontro
ad un aborto.
In base a considerazioni di
ordine scientifico e legale il pronunciamento dell’Ema è quindi da non
tenere in alcun conto da parte dell’AIFA, e qualora esso venisse invece
accolto si aprirebbero degli spazi per un’azione legale per la
contestazione del reato di falso ideologico contro un tale provvedimento.
Fonte: www.enzopennetta.it
sabato 22 novembre 2014
Pillola dei 5 giorni dopo senza ricetta. Scienza e Vita: è un abortivo
in Corpus et Salus / on 22 novembre 2014 at 16:46 /
R. – I rischi legati a questa
prescrizione sono sostanzialmente legati al fatto che si mette in
commercio libero, per gli adolescenti e per gli adulti, un farmaco che è
francamente abortivo, nel senso che quattro pillole del giorno dopo
sono quantomeno, se non più, efficaci dei 200 milligrammi di RU486, che
servono per fare l’interruzione di gravidanza farmacologica alla settima
settimana gestazionale. E questi sono dati che compaiono nettamente in
letteratura.
D. – Ecco perché invece c’era qualcuno che sosteneva che la pillola interviene sull’ovulazione…
R. – Io le faccio una domanda che è quella con cui abbiamo aperto un articolo su “Avvenire” io, il dott. Boscia e l’onorevole Gigli, il 15 ottobre. Lei ha un rapporto oggi con sua moglie fertile, che ovula domani, concepisce entro dopodomani, 24 ore ulteriori, cioè a due giorni dal rapporto sessuale. Tuttavia, può ancora prendere questa pillola “ellaOne”, per ulteriori tre giorni, con un’efficacia superiore all’85% e la gravidanza non compare. Le dicono che è un anti-ovulatorio quattro giorni dopo l’ovulazione e tre giorni dopo il concepimento. Non serve essere specialisti per rispondere a questa affermazione. Poi, in letteratura, c’è esplicitamente scritto, nell’unico lavoro che si occupa di questo dato – di Vivian Brake, del 2010 – che il farmaco, dato un giorno o due prima dell’ovulazione, funziona come un placebo, cioè non funziona nei confronti dell’ovulazione, mentre ha effetti endometriali esattamente importanti come la RU486. E’ un anti-progestinico e impedisce al progesterone di preparare il terreno fertile per gli embrioni che deve impiantare. Ma le dico di più: l’Ema, in una posizione ufficiale del 2009, riconosceva già l’azione sull’endometrio e addirittura riconosce anche che l’”Ulipristal” è efficace come la RU486 nell’indurre l’aborto, l’interruzione di gravidanza, nei primati. Sulla donna non è mai stato sperimentato, ma l’Ema riconosce che il problema di un uso di questi farmaci – al di fuori di quello che c’è scritto sulle indicazioni ufficiali per interrompere la gravidanza – è una possibilità concreta, che non si può in alcun modo combattere, se non forse con i controlli delle prescrizioni da parte dei diversi medici. E adesso tolgono anche la prescrizione!
R. – Io le faccio una domanda che è quella con cui abbiamo aperto un articolo su “Avvenire” io, il dott. Boscia e l’onorevole Gigli, il 15 ottobre. Lei ha un rapporto oggi con sua moglie fertile, che ovula domani, concepisce entro dopodomani, 24 ore ulteriori, cioè a due giorni dal rapporto sessuale. Tuttavia, può ancora prendere questa pillola “ellaOne”, per ulteriori tre giorni, con un’efficacia superiore all’85% e la gravidanza non compare. Le dicono che è un anti-ovulatorio quattro giorni dopo l’ovulazione e tre giorni dopo il concepimento. Non serve essere specialisti per rispondere a questa affermazione. Poi, in letteratura, c’è esplicitamente scritto, nell’unico lavoro che si occupa di questo dato – di Vivian Brake, del 2010 – che il farmaco, dato un giorno o due prima dell’ovulazione, funziona come un placebo, cioè non funziona nei confronti dell’ovulazione, mentre ha effetti endometriali esattamente importanti come la RU486. E’ un anti-progestinico e impedisce al progesterone di preparare il terreno fertile per gli embrioni che deve impiantare. Ma le dico di più: l’Ema, in una posizione ufficiale del 2009, riconosceva già l’azione sull’endometrio e addirittura riconosce anche che l’”Ulipristal” è efficace come la RU486 nell’indurre l’aborto, l’interruzione di gravidanza, nei primati. Sulla donna non è mai stato sperimentato, ma l’Ema riconosce che il problema di un uso di questi farmaci – al di fuori di quello che c’è scritto sulle indicazioni ufficiali per interrompere la gravidanza – è una possibilità concreta, che non si può in alcun modo combattere, se non forse con i controlli delle prescrizioni da parte dei diversi medici. E adesso tolgono anche la prescrizione!
D. – Mi spieghi perché appunto è importante che ci sia questa prescrizione?
R. – Primo, questo farmaco non ha spazio nella nostra legislazione nazionale, perché le nostre leggi tutelano, nella procreazione responsabile, anche il prodotto del concepimento. L’unica cosa da fare sarebbe non avere questo farmaco, perché non rispetta il concepito, nel senso che è un post-concezionale. Punto. Premesso questo, che è fondamentale, sarebbe anche inutile fare proibizionismi, perché queste pillole si possono comprare in Internet dall’Inghilterra e ti arrivano il giorno dopo e ormai, quindi, l’unica cosa è fare cultura e dare informazioni. Tuttavia, attraverso una prescrizione uno può dire: a questa signora è stato prescritto quattro volte, a questa persona cinque volte, nel giro di una settimana, è evidente che sta facendo collezione per un uso diverso. Attraverso la prescrizione, forse, si può controllare se qualcuno lo prende ripetutamente. Certamente, metterla al corrente del fatto che sta usando un farmaco, che non è per niente anti-ovulatorio, ma è anti-embrione, sarebbe il presupposto di un consenso informato. Io credo che su questi temi dobbiamo fare un’ampia azione informativa alla popolazione: sulla fisiologia riproduttiva, perché se non capisci la fisiologia, poi non capisci i discorsi ulteriori. Se io non so che il progesterone serve per preparare l’impianto e che questo ormone mi viene prodotto dopo l’ovulazione, mi è difficile capire come funziona questo farmaco. Quindi, io penso che noi dovremmo veramente educare ad una profonda conoscenza della fisiologia della riproduzione e poi alla distinzione fra i metodi, che sono in grado di prevenire il concepimento, e quelli invece, come questo farmaco qui, come l’Ulipristal e il Levonorgestrel, hanno un’azione prevalente di tipo anti-impianto, di tipo anti-vita dell’embrione. L’educazione è l’unica arma che abbiamo e non mi meraviglia che non venga data. E’ utile, a chi vuole divulgare queste bugie, tenere la popolazione nell’ignoranza.
R. – Primo, questo farmaco non ha spazio nella nostra legislazione nazionale, perché le nostre leggi tutelano, nella procreazione responsabile, anche il prodotto del concepimento. L’unica cosa da fare sarebbe non avere questo farmaco, perché non rispetta il concepito, nel senso che è un post-concezionale. Punto. Premesso questo, che è fondamentale, sarebbe anche inutile fare proibizionismi, perché queste pillole si possono comprare in Internet dall’Inghilterra e ti arrivano il giorno dopo e ormai, quindi, l’unica cosa è fare cultura e dare informazioni. Tuttavia, attraverso una prescrizione uno può dire: a questa signora è stato prescritto quattro volte, a questa persona cinque volte, nel giro di una settimana, è evidente che sta facendo collezione per un uso diverso. Attraverso la prescrizione, forse, si può controllare se qualcuno lo prende ripetutamente. Certamente, metterla al corrente del fatto che sta usando un farmaco, che non è per niente anti-ovulatorio, ma è anti-embrione, sarebbe il presupposto di un consenso informato. Io credo che su questi temi dobbiamo fare un’ampia azione informativa alla popolazione: sulla fisiologia riproduttiva, perché se non capisci la fisiologia, poi non capisci i discorsi ulteriori. Se io non so che il progesterone serve per preparare l’impianto e che questo ormone mi viene prodotto dopo l’ovulazione, mi è difficile capire come funziona questo farmaco. Quindi, io penso che noi dovremmo veramente educare ad una profonda conoscenza della fisiologia della riproduzione e poi alla distinzione fra i metodi, che sono in grado di prevenire il concepimento, e quelli invece, come questo farmaco qui, come l’Ulipristal e il Levonorgestrel, hanno un’azione prevalente di tipo anti-impianto, di tipo anti-vita dell’embrione. L’educazione è l’unica arma che abbiamo e non mi meraviglia che non venga data. E’ utile, a chi vuole divulgare queste bugie, tenere la popolazione nell’ignoranza.
A cura di Redazione Papaboys
fonte: Radio Vaticana
0
http://www.papaboys.org
sabato 15 novembre 2014
Il Comfort Care, un protocollo per neonati terminali e le loro famiglie
Il comfort care inizia ad attecchire anche in Italia, una pratica d'amore e accoglienza per dare dignità anche ad un solo minuto di vita.
Se per alcuni, come nel caso della trisomia 21 (o Sindrome di Down) le possibilità di sopravvivenza subito dopo la nascita sono alte, per altri la speranza di vita dopo il parto – sempre che si riesca a portare a termine la gravidanza – si riduce a poche ore se non minuti.
Ha senso in questo caso scegliere di portare avanti la gravidanza sapendo già che il bambino avrà pochissime ore di vita? Se lo chiedeste ad Elisa, Titti, Cristina, Natascia o Chiara Corbella Petrillo vi risponderebbero che loro non hanno avuto scelta; a loro sono arrivati Benedetto, Benedetta, Maria, Giacomo, Letizia Maria e Davide e li hanno accolti così com’erano, portati nel grembo per nove mesi e stretti tra le braccia fino al loro ultimo istante di vita. Il risultato? Una sovrabbondanza di vita!
Un aiuto fin dall’inizio
Elisa con il piccolo Benedetto subito dopo il parto
Cosa prevede il protocollo di Comfort Care
Secondo il protocollo del Comfort Care la pratica del “conforto” non deve essere riservata solo al piccolo paziente, ma a tutta la famiglia ed è per questo che oltre a prevedere calore, nutrizione e trattamento del dolore per il neonato, vengono predisposte tante altre pratiche per aiutare genitori, fratellini e parenti tutti. Innanzitutto, a discapito delle regole dalla terapia intensiva, il bambino ed i suoi genitori possono essere visitati da chiunque voglia far loro compagnia a qualunque ora del giorno e della notte, è consigliato fare foto e prendere impronte di mani e piedi per avere un ricordo e, per chi lo desidera, si può compiere il rito del Battesimo.
In attesa di vedere Benedetto in terapia intensiva. I suoi tre fratelli con i loro amichetti.
Suona il telefono di Elisa, è il Cappellano dell’Ospedale di Cremona, cerca lei e Giovanni perché c’è una mamma che ha appena scoperto che il bimbo che aspetta ha una gravissima malformazione e ha bisogno del suo aiuto e del suo conforto. Adesso sono loro ad offrire la propria amicizia agli altri e questo è una grandissima ricchezza – e non l’unica – che ha lasciato loro in eredità il piccolo Benedetto.
Fonte· unadonna.it
mercoledì 12 novembre 2014
giovedì 6 novembre 2014
Messaggio per la 37a Giornata per la Vita
I vescovi: «Solidali per la vita»
«I
bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini
perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono
l'esperienza e la saggezza della loro vita». Queste parole ricordate da
Papa Francesco sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona
umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al suo
naturale termine. È l’invito a farci servitori di ciò che “è seminato
nella debolezza” (1 Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni
uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto
primordiale alla vita.
Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società.
Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo?
Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impedendo ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai.
Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla crisi economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità.
È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando “quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14).
La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata.
Una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla genesi dell’umanità: “dov’è tuo fratello?”(cfr. Gen 4,9). Grido troppo spesso soffocato, in quanto, come ammonisce Papa Francesco “in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.
La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: «vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città». La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.
Roma, 7 ottobre 2014
Memoria della Beata Vergine del Rosario
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana
Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società.
Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo?
Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impedendo ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai.
Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla crisi economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità.
È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando “quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14).
La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata.
Una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla genesi dell’umanità: “dov’è tuo fratello?”(cfr. Gen 4,9). Grido troppo spesso soffocato, in quanto, come ammonisce Papa Francesco “in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.
La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: «vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città». La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.
Roma, 7 ottobre 2014
Memoria della Beata Vergine del Rosario
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana
Fonte. avvenire.it
martedì 4 novembre 2014
Ama la vita così com'è. Amala pienamente.
di
Anna Fusina
Intervista
ad Andrea
Piccirillo,
autore della canzone “Ama
la vita”,
un meraviglioso inno alla vita.
Andrea,
parlaci un po' di te...
Andrea
Piccirillo:
Sono
nato a Rivoli, in provincia di Torino, nel 1988 e mi sono laureato al
DAMS (Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo),
specializzandomi in Musica. Da qualche anno sono impegnato a tempo
pieno in attività lavorative e professionali legate al mondo dello
spettacolo, principalmente in qualità di autore, compositore e
cantante. Oltre alla musica però coltivo anche la passione per
l’animazione e l’educazione. In particolare ho collaborato alla
realizzazione di inni e canzoni per diversi Sussidi Estivi Nazionali.
Da qualche anno lavoro presso la RAI di Torino in qualità di
animatore dei bambini per il programma “Le Storie di Gipo”.
Da
quanto tempo scrivi canzoni?
Andrea
Piccirillo: Ho scritto la mia prima canzone all’età di 16 anni. Da
allora non ho più smesso. Parallelamente studiavo canto e tecnica
vocale, ma sentivo dentro di me il forte desiderio di scrivere dei
testi che mi appartenessero e piano piano ho intrapreso la strada
delle canzoni inedite. Un percorso bello, fatto di grandi
soddisfazioni, di fatiche, studio e tanta passione. Mi rendo conto
che ogni volta che scrivo una nuova canzone ho la possibilità di
comunicare agli altri un messaggio importante e per questo motivo
voglio sfruttare al massimo questa opportunità.
Come
e quando è nata l’idea di “Ama la vita”?
Andrea
Piccirillo: La canzone “Ama la vita” è nata nel 2013, in
occasione del concorso Nazionale “Cantiamo la vita” di Pavia. Il
bando di concorso invitava tutti gli autori a scrivere un brano che
parlasse della vita, argomento molto difficile da trattare, poiché
ogni cosa fa parte della vita. Dopo qualche ricerca e riflessione, un
giorno su una rivista mi saltò agli occhi una poesia di Madre Teresa
di Calcutta che inizia con questa frase: “Ama la vita così com'è.
Amala pienamente”. Da quella frase cosi semplice e disarmante
iniziò il processo creativo.
Qualche
mese dopo ero a Pavia a cantare sul palco questo inno alla vita.
Qual
è lo scopo di questa canzone?
Andrea
Piccirillo: Come dicevo prima, ogni volta che scrivi una canzone hai
la possibilità di comunicare agli altri un messaggio importante.
Scrivendo il testo di “Ama la vita”, pensavo alla mia di vita e
alla vita delle persone che conosco, fatta di vittorie e di
sconfitte, di salite e di discese, e mi rendevo conto che proprio la
somma di queste cose, ci rende quelli che siamo. Ognuno può
attingere e leggere il testo della canzone sotto più aspetti, ma se
dovessi estrapolare un messaggio da consegnare a chi ascolta questa
mia canzone direi : “Dobbiamo “Vivere” ogni istante della
nostra vita e lavorare per realizzare nostri sogni.”
“Ama
la vita” è stata premiata più volte...
Andrea
Piccirillo: A Pavia, all’interno del Concorso Nazionale “Cantiamo
la vita”, la canzone è salita sul podio, piazzandosi al secondo
posto. Ma la più grande soddisfazione passa per Roma. Nell'ottobre
del 2013 vinco il concorso “Talenti di famiglia” con questo brano
ed ho la grande fortuna di cantarlo in Piazza San Pietro, in
occasione dell’incontro mondiale delle Famiglie con Papa Francesco.
Un’emozione forte e indimenticabile. Oggi questa canzone è
inserita all’interno di uno spettacolo sul Vangelo dal titolo “Un
secondo per me”, spettacolo di cui sono co-autore ed
attore/cantante. Tra i progetti in cantiere anche un CD, dove troverà
il suo posto anche la canzone “Ama la vita”.
“La
vita va pensata con amore, come un dono da custodire”...
Andrea
Piccirillo: Sì, spesso ci affanniamo per tante cose materiali come
vestiti, viaggi, gioielli e organizziamo nel dettaglio ogni impegno
di lavoro, senza risparmiarci. Cosi facendo però trascuriamo molti
passaggi quotidiani come la gioia di una chiaccherata, la preghiera,
il confronto con un amico, una cena in famiglia. La vita è un dono
prezioso che dobbiamo custodire e restituire agli altri con amore.
Oggi,
purtroppo, il dono della vita a volte non è accolto e custodito.
Pensiamo ad esempio all'aborto e all'eutanasia...
Andrea
Piccirillo: Aborto ed eutanasia sicuramente minacciano il significato
della vita. Su questi due temi sono stati fatti tanti discorsi, se ne
fanno e se ne continueranno a fare. Io penso che la vita sia un dono
che va accolto sempre e comunque, anche quando non coincide con i
nostri progetti, e va custodito fino alla fine, anche quando si
sgualcisce e apparentemente non conta più nulla, perché in fin dei
conti la vita è il più prezioso dei doni.
“La
vita è il tempo che spenderai per dare vita ai sogni tuoi...”
Andrea
Piccirillo: Io uso questa frase come slogan delle mie giornate. Di
sogni ne ho tanti e cerco di dedicare il tempo che ho a disposizione
per realizzarli.
Un
saluto ai nostri lettori...
Andrea
Piccirillo: Un saluto a tutti e grazie per aver regalato qualche
minuto di attenzione alle mie parole. Grazie per avermi dato la
possibilità di raccontarmi. Buona musica a tutti.
Riportiamo
qui sotto il video ed il testo della canzone:
AMA
LA VITA
- Testo e Musica : Andrea Piccirillo
Vita,
che sorpresa questa vita
Vita,
questa vita va pensata con amore
Come
un dono da custodire
Come
favola da raccontare
Vita,
questa vita va aiutata
Vita,
questa vita va capita e va vissuta
E
non devi aver paura
Questa
vita è un avventura
E
non devi aver paura
La
vita è amore, è calore, è sapore
È
il tempo che tu spenderai per dare vita ai sogni tuoi
Vita,
che mistero questa vita
Vita,
è una sfida questa vita e va affrontata
Con
le gioie e coi dolori che dà
Con
il bene e con il male che fa
Con
il bene e con il male
La
vita è amore, è calore, è sapore
È
il tempo che tu spenderai per dare vita ai sogni tuoi
Ama
la vita così com’è, coi suoi perché
Ama
la vita e non smettere mai, di amare mai
Ama
la vita è un sogno
La
vita è amore, è calore, è sapore
È
il tempo che tu spenderai per dare vita ai sogni tuoi
Per
dare vita ai sogni tuoi per dare vita ai sogni
Fonte:
vitanascente.blogspot.it
Iscriviti a:
Post (Atom)