mercoledì 3 aprile 2013

Essere obiettori in farmacia



Per parlare dell’Obiezione di Coscienza dei farmacisti prendo spunto dalla mia esperienza quotidiana. Nella mia vita professionale vengo a contatto con molte persone, colleghi, malati e loro famiglie, tutti con necessità e problemi diversi. È necessario offrire la massima disponibilità, avere rispetto per chi si ha di fronte, cercare il dialogo per comprendere e farsi comprendere: la più totale attenzione è rivolta all’altro, mai a se stessi, perché è nel rapporto con gli altri che si sviluppa la nostra professionalità. In quest’ambito il rispetto per la vita è fondamentale, perché il nostro ruolo e il nostro consiglio hanno come fine la cura della persona umana nella sua integrità: il farmaco viene consegnato per migliorare lo stato fisico e psichico del paziente, perché sia d’aiuto in una determinata patologia. In ultima analisi ciò che viene dispensato in farmacia ha lo scopo di “salvare” la vita, o meglio, migliorarne le condizioni alleviando sintomi ed effetti negativi di una malattia.

Vi sono farmaci che sono nati senza un fine terapeutico, soltanto per essere usati come scorciatoie per risolvere problematiche non di natura patologica. Lo scopo della pillola del giorno dopo e di quella dei cinque giorni dopo è soltanto quello di evitare una gravidanza indesiderata. Ma a che prezzo? Com’é evidente dagli studi più recenti, nella maggior parte dei casi questi “farmaci” agiscono evitando che l’embrione si annidi nell’utero materno per svilupparsi. La loro azione non evita l’incontro dei due gameti, ma impedisce lo sviluppo del concepito, dell’ovulo fecondato, che possiede nel proprio DNA tutte le potenzialità per diventare un essere umano adulto.

Il farmacista si trova di fronte ad un grande dilemma: agendo secondo l’etica professionale, nel rispetto del Codice Deontologico, deve scegliere se seguire pedissequamente le leggi vigenti, che lo obbligano a consegnare il farmaco, o ascoltare la propria coscienza e sottrarsi all’obbligo. Credo che se dobbiamo mettere al centro delle nostre azioni il rispetto per la vita umana, la scelta non può che essere quella di evitare di dispensare sostanze che servono a sopprimere una vita, anche se questa è piccolissima e al suo inizio.
Mi rivolgo ai colleghi che hanno criticato aspramente la nostra posizione: consegnereste con tranquillità un farmaco ad una persona ben sapendo che lo userà per togliersi la vita o per uccidere un altro uomo? Analoga condizione la ritroviamo nella dispensazione di farmaci che impediscono lo sviluppo del concepito, anche se in questo caso non vediamo l’essere umano che viene coinvolto. Per questo motivo è fondamentale la conoscenza, soprattutto nella nostra professione.

Uno dei principali compiti del farmacista è informare adeguatamente il paziente sui farmaci dispensati. Non dobbiamo quindi sottrarci al nostro ruolo, ma essere corretti nelle informazioni che forniamo.
Essere obiettori non significa esprimere un rifiuto, ma dare testimonianza di fede e di verità, accompagnata da una precisa spiegazione. Il nostro ruolo fondamentale è quindi contribuire ad una completa ed esauriente informazione rivolta alla donna, la sua scelta dipenderà poi dalla sua coscienza. Nessuno di noi vuole opporsi alla libertà della donna, ma la libertà degli altri non può ledere la nostra, proprio perché la libertà di tutti è sancita dalla nostra Costituzione. Costringere per legge a svolgere un’azione contro i propri principi, è paradossale per un Paese occidentale civile: eppure basterebbe così poco per legiferare garantendo i diritti del farmacista e della paziente.

È difficile far capire il nostro punto di vista ed ancor più arduo è trovare chi condivide le nostre posizioni. Ciò che mi rammarica non è tanto l’isolamento nel quale dobbiamo abituarci a vivere, ma la mancanza di rispetto nei confronti di un principio che prima di essere religioso, è etico e morale, ma ancor più lo definirei profondamente umano.
Il farmacista obiettore è l’unico operatore sanitario a non essere tutelato né dalla legge italiana, né dall’Ordine professionale. Chi agisce seguendo i propri principi morali con coscienza, lo fa a suo rischio e pericolo: la mia farmacia viene continuamente boicottata attraverso campagne denigratorie non sempre velate; in passato alcuni colleghi sono stati oggetto di aggressioni non solo verbali, con danneggiamento di loro proprietà; altri hanno subito denunce; alcuni collaboratori hanno perso il posto di lavoro. E tutto questo per quale ragione? Per aver rispettato la dignità e l’integrità dell’uomo e aver detto sì alla vita!


                                                                                                          Farmacista obiettore


 
(tratto dal sito www.ucfivenezia.it)

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